\ f LA R T E DEL CAVALLO ..oV . ;■• . ii , ' ? ■ • f » - -■■■■ V .. . . • - - .K ‘ * ;■ ( v- -f' : i . ' i -- ■ ■ ^ • .... " .. - -, ■ •" • ■ \ V LAUTE DEL CAVALLO D I NICOLA, E LUIGI SANT. A PAULINA. DIVISA IN T RE L 1% RI. Ne primi due , che fon di NICOLA , fi tratta V arte di ridurre à tutta perfettione il Cavallo. Nel terzo , che è di LUIGI, al prefente Cavai.20 della nobil.ma Accademia DELIA di Padova, vi fi aggiunge il modo di ufarlo in Guerra, & in Fella. DEDICATI ALL’ALTEZZA SERENISSIMA D I COSIMO TERZO GRANDUCA DITOSCANA IN P A D O V A, Nella Stan .pai: dei Seminario, M DC X C V I CON L ICENZaì DE’ 6 0? E K 10 R 1 3 E T R IV i LEG IO. Digitized by thè Internet Archive in 2017 with funding from Getty Research Institute https://archive.org/details/lartedelcavalloOOsant 1 à |gf Mas lue jpccies. ve etile f ataue annuir ni dijtmxeru ore , jg diftora credidevisÉC- ì On è mio il merito cl aver con- cepito ìnfieme con quejì ope- rai' alto difegno di con], aerar- la al nome Auguflo di V. A . Ser™ Mio Padre doppoaver raccolte da una lunga ejpe- rienza , e da una matura meditazione le co- gnizioni , che parvero a lui necefjarìe per ag- 3 lmn- giungere ì ultima perfezione aduna delle arti più nobili , e più giovevoli alla Politica ; in- cominciò a dar loro quell' ordine , e quella e fi en- fi one , onde divenì fero poi publici ammaefra- menti. Nell' applicarvi la mano volfe lo /guar- do al gran genio dì V. Al. . Il venerò , e, fentendofi in ciò divenuto maggior dì sè fi e fi- fo per ben impiegar fi nell'onorata fatica , de- fililo co' voti quefl' opera al nome di V. A. Egli doveva e fperarne l afiifìenza , ed offe- rirne il fagrifizio. La Corte dì V, A oltre l’ e fiere fata il Teatro maggiore de fimi e fier- cizii , fiù anche la f cuoia , dove ì fiudorì da lui fparfi nell' infegnare , fatti fecondi dalla 'Reale Beneficenza dì V. A. produ fiero que- flo frutto . V. A. medeftma cooperò poi al di lui accrefci mento , ed alla fua bellezza : allorché corrifpoje con documenti degni di Prencìpe 'a quelle prime regole , & a quel- le prime imprefifwnì , che fi degnò di rice- vere dalla bocca , e dalla mano di mio Pa- dre in una tal arte . Onore , che fi ara fem- pre fcolpito in fronte alia memoria di luì , per rendere venerabile la fua riputazione al- la notìzia de podi eri. Vede V. A. quale [of- fe , e quanto giu/lo il fentìmento di mio "Pa- dre . Vede anche nel medeftmo tempo , che nell' offerire , che io fò , di quefì' opera a V. ho la Jota fortuna di efeguire il di lui dife- gno , e di fodìsfare a quel folo debito, dì cui egli mi fece erede , per mitigare in me il dolore della fua perdita , e per lafciare an- che a me qualche argomento di Gloria pel mio nome . Egli è vero però , che , affine che non rimanejje tronca al di fuori 1 Idea , cb'< egli haveva formata in sè Jìefjo intera , e, perfetta , è convenuto poi , a me lo fendere in ifcritto tutto il terzo libro . Ma in ciò io non sò,qual merito ne abbia riportato , fe tion lavere fpiegatì al "Mondo ì lumi da lui communicatìmì con maniera meno getitile di quella, che aver ebbe adoperata egli feffo. T at- ta via poco importa , quando la moneta è di gran prezzo , e fi dona , sè rozza la ma- no , cbe l'esborfa \ Supplico a V. A. in cui per meravìglia , e lode del nofìro fecolo , per ammaeslr amento de' tempi auvenire id- dio ha fatta vifibile la bella unione di tutte farti proprie dì Trencipe colla più alta , e più f ingoiare pietà , di rivolgere fopra di queff offerta uno di qué guardi , che produco- no la felicità de popoli , accìòche mancan- do alle cofe qui deferì t te quella voce tanto conofciuta da V. A. da cui erano una vol- ta animate , adempia tal difetto la fovra- na fua protezione , col carattere della quale quanto queff opera , ed io infieme ci rende- remo riguardevoli ; tanto io con tutte le prove cf un vero , e profondiamo ojjequio farò fempre Vi V, Serr Umilifs.m® Devotifs,"10 Oflècjuìefs M** SertW? Luigi SantaPaulina. AMI- AMICO. ECORTESE LETTORE | Gcoti finalmente , Amico , e Cortefe Lettore , gli Icritti di mio Padre , i quali fino adeflò hanno dormito nel kno del mio otio cagionato dalla po- co attenta Gioventù per lo più Tem- pre volta ad altri piaceri • Gli hò nielli infieme così , come fono, alla meglio, che hò faputo, e potuto, per compiacere al genio di molti gran Signori, che me ne hanno dato ftimolo, e per retribuire Tempre tutto quello, che devo, à chi mi diede l’effere , e per metter in chiaro, che la mag- gior parte delle cofe ftampate da Gioe Battifta Per- fa fono di mio Padre , e principalmente il modo di ridurre à un numero determinato le nature de Cavalli , come fi vede nel cap. 14. del primo li- bro di quello volume. Lo fervi coftui per Aiutan- te , hebbe da lui molti beneficii , e molti ammae- fìramenti nell’arte; alla fine, l’ufo feguendo degi’- uomini volgari, usò malitia, & ingratitudine , traf- * z cri- (rivendo i fuo fcritti , e cercando à tutto fuo po- tere levargli il merito , e la Lode . Non afpettare di trovarvi dentro ornamenti re- torici , numero di periodo , ò tutta la bellezza del- la più purgata lingua Tofcana 5 mio Padre Icrifie, come Cavallerizzo , e non come Letterato . Oltre di che gF è convenuto ufare ì termini proprii del- ibane, che tratta , fenza i quali averebbe gettata la fatica , nè farebbe flato intefo • Se leggerai con at- tentione, troverai degli infegnamenti , e delle fotti- gliezze , che non averai forfè nè lette in altri libri , nè intefe in altre fcuole» Noto è F intendimento nel- F arte del Cavalcare di Girolamo , che in Napoli lì dice Giommo Santapaulina mio Avo , e di Ni- cola di lui Figlio ? e mio Padre. Mio Avo fù di- fcepolo del famofo Oratio Pinta fio, e quello di Gio: Bardila Pignatelio , il quale , con tanto vantaggio delFarte , inventò il modo di trinciare il Capezzo- ne. Hanno poi fempre quelli con infinito lludio y e con infinita applicatione confummati i giorni della loro vita in quello degno efercitio 5 e lempre ap- preso gran Principi , e nelle Città più antiche , e più rinomate d? Italia. Leggili ( le pure hai vaghez- za di maneggiar Cavalli , e del perfetto modo di Cavalcare ) ancorché ti polla elìer noto, che F ufo delle Sedie ha ormai poco men che fatta perdere la fiima , nella quale deve elfer tenuta quell’ arte, e ri- verita la perfona , che la poffiede . Quell’arte farà fempre Nobile , nè farà mai , ò de- degnamente elercitata, ò con fondamento infegnata, che da perfona Nobile 5 Ignoranti fon quelli , che danno nome di Cavallerizzo ad uno J che nè meri merita quello di Cozzone 5 e fuperbi , òc ingiutti quegl’ altri, che fanno quel conto d’un Cavallerizzo, che fanno d’un mozzo di Italia , ò d’un Cocchie- re , forfè gl’ uni , e gl’ altri ingannati dall’ udire que- llo nome fatto commune anco à plebei, quali melfi.fi à calo , ò per neceffità à quefto meftiere , cercano in- terelfe , e non lode , e, pur che abbiano, onde trar- fi la Fame, poco fi curano nè del Cavallo , nè del Cavaliero. Leggendo t7 accorgerai , che non fi tofto fi diventa Cavallerizzo, nè sì prefto fi ammaeftra un Caval- lo , Conofcerai, che è molto da compatire un Ca- vallerizzo , fe non piglia giufto qualche tempo nell’ operare un Cavallo difficile, e che non ià errore, fe non s’imbellifce à Cavallo. Nel retto aveva intentione mio Padre di far un Dialogo, onde proponere,e rifolvere alcune difficol- tà 5 e forle aveva egli difegno di farlo in Mantova , quando mi chiamò dal fervido della Maeftà della Regina di Svetia . La Morte impedì à lui così bel- la fadca 5 & à me il riunirmi à lui . Vi ho ag- giunti alcuni capitoli , che poflono far la vece del tcizo libro , e lervire in qualche modo à conofcere il fine, per il quale viene ammaeftrato il Cavallo. Potrai leggerli nelle ore più otiofe . Se vi troverai cofa buona , ella è di mio Padre , da lui P appreii , rutto tutto quello, che pizzica d’ignoranza , è mio . Dona' in grafia dell’offerta, che ti fò, dell! pochi fudori di mio Padre , quel perdono, che ti pare al mio ardi- re , e vivi felice. PROE- PROEMIO. I quanta difficoltà fia Farte del cavalcare^ gran prova nè la rarità di quelli, che ne ar- rivano alla perfezione. Ma, quanto ella è dif- ficile, altretanto è bella, e nobile. Eli’ è cofa mirabile il ridurre un animale di - lèmma forza, efpirito, e di niuna ragione ad una ubbidienza così eflatta, che (pedo non fi può impetrare, da chi non lolo è capace, ma fa di più profeffione di ragione. Ben è vero, che per giunge- re à ciò non fido é neceffario l’havere una profonda cognizio- ne della Natura del Cavallo, ma di più il prevedere, à qual errore egli fia (oggetto, e qual errore lia per fare , non fido per correggerlo,quando pecca , ma per prevenirlo, eprefirvarlo dal difetto: e ciò parmi il dovere d’ un infigne Cavallerizzo; im- percioche, quanto è colà buona il caftigare una volta il Cavallo, doppo eh’ ha errato , tanto è necefifario poi il proibirgli il rica- dere, e Finfinuargli il collume, e l’abito delle rette operazio- ni: altrimenti, lafiiandolo in mano al fuo errore, e adoperan- do poi il caftigo, altro non fifa, che renderlo ignorante della sferza, e gettarlo in una eflrema diffrazione : nè a me è ac- cadutodi veder ributtare Cavalli, che da foli amicide’ cali- ghi. Se ciò è difficile, non può però negarli, che non fia bello, giungendoli con ciò à conofcere il difègno d’un animale lenza ragione, a vietargli un errore, à togliergli una difefà, che preparava, con un picciolo ajuto dato à tempo, e così picciolo,. eh’ è invifibile , a chi non ha una perfetta cognizione. A Quin- Quindiè, che vedrete un Cavallo lotto uno diquefti valentuo- mini andar con una facilità, che vi parerà, chevadi fenz’ alcun ajuto, il quale poi cavalcato da un altro farà mille errori, e mille {componimenti ; e quello al certo da altro non proviene, che da una gran cognizione, e gran giultezza di mano. Mà io torno à dire, che perciò bifogna conofoere F errore , che và per fare, e dargli F ajuto proprio, efpecifico, e tanto 3 quanto balta . Tanto deve operare un bravo huomo à Cavallo, mà tanto non balla per poterli chiamare giuridicamente bravo Cavallerizzo, elfendo quella una fuperfìcie, la quale non balla per far perfet- tamente quella bell* arte, eflèndovi di più necefiaria una cogni- zione perfetta del fondamento d9 ella , e quello è nel trotto, quale da molti pochi vien fatto, ed infognato con quelle diltinzioni, e qualità, che li ricercano; cioè à dire, che venga ad elfere ri- foluto, fpicciato, unito, foguito, e compartito; che, febene da tutti viene ollentato ne termini, pochi ne ho io veduti, che lo {appiano fare col riguardo delle nature, & età, e di più col di- llinguere, in qual parte erri il Cavallo, e con queir altre co- gnizioni, che li diranno ne fiioi luoghi, e che fino adeffo non nò trovate ne’ libri d’auttori, fiano antichi , fiano moderni, i quali ò le la fono pallata con regole univerfoli fomplicemente lenza dillinzioni; òvero con lezioni vedute, &apprefo da loro Maedri in cali particolari , dalle quali poi n han formato le re- gole univerfali; dal che nenafoe il ributtamento di molti Ca- valli; in quella guifo appunto, che fuccede ad un inelperto Medico, che con un medefimo Elettuariouno ne rilàna, e die- ci ne ammazza « Di qui deriva , che , fi come la prima volta , che fi vede un uomo adoperare un Cavallo, fi può ben conofcere, foé bello à Cavallo, le hà ajuti giudi, e propri!, fohà cognizio- ne di anca, e mifora; così non fi può già dar giudizio, fo in- tende perfettamente F arte, poiché può haver molte qualità ap- parenti, come buona mano , bella Vita , cognizion d9 anca , a juti , e cadighià tempo acquidati dalla prattica, mà può anche efier nudo della vera cognizione, Se arte. Quedo tale non merita il nome di Cavallerizzo, poiché le qualità fuddette fono necefi {arie, e fi richiedono per efier un bravo, e valorofo Cavaliere, mà per efier un bravo Cavallerizzo non badano le apparen- ze, mà vi vuole la fodanza, la quale confide in una profon- da cognizione di tutte le nature de* Cavalli, quanti gradi di forza , e di ardenza poffiedono , per làperfi regolare nel dargli l’unione à quel legno, che può da elio eflèr (offerta; poiché, dandogliene manco , non verrà mai unito , quanto balla , e dan- dogliene troppo , òli metterà in dilperazione, &in difefe fpro- poiitate, fc farà di lenfo , e più, ie vi farà accompagnato qualche poco di mal cuore ; ò le farà di tutta buona volontà , fi ftroppie- rà; e quelli fono quelli, che fanno creder à molti, che nella Cavallerizza fi llroppiano li Cavalli , il che è falfo , mentre l’ u- nione, che fi dà al Cavallo nella Cavallerizza , non ferve, che per compartire il pelo del corpo (òpra tutte quattro le gambe, avendolo naturalmente il Cavallo la maggior parte su quelle dinanzi, che fono quelle, che per ordinario fi llroppiano; fc dunque le gli levati pefo, & in confeguenza fanno manco fatica, come fi potrà dire, che la Cavallerizza ftro^pia li Ca- valli? Io per me dico, che ficonfèrvano, quando pero fia un Ca- vallerizzo , che abbi tutta la cognizione , e tutto il fondamento ; peraltro, le vorrà più di quello, che un Cavallo gli potrà dare, certo che , come ho detto , ò fi dilperarà , ò fi llroppierà . Quello fondamento dunque io mi piglio l’ affunto di mo* llrare, già che ancora vedo aperta la llrada, e procurerò di farlo con la maggior chiarezza pollibile ; inoltrando , quale deb- ba effer il trotto perfetto di un Cavallo, e di cialcheduno fe- condo la fua Natura, quante forti di Nature fi pollano dare, in qual errore cialcheduna d’effe foglia incorrere, i legni per i quali potrete conolcerli, e finalmente i rimedii, overo ajuti proprii , e Ipecifici per correggerli . Per metterli però in elocu- zione vi vuole una lunga prattica , poiché é neceffaria la co- gnizione di dar l’ajuto à tempo, e quanto balla, e preveder 1’ errore, che và à fare; e per ciò dico, che per arrivar ad ellère un bravo Cavallerizzo , non fi deve efler del tutto privo d’ ogni Icienza, effondo necellaria la cognizione di molte, e fra quelle delle Mattematiche ) che fono neceffariiffime . Comincio il mio libro dal rimetter il Poliedro in Stalla, la- fciando il modo di tenerle Razze , far le monte , allevar i nalcen- ti , & altro fino al tempo di rimetterlo : e quello , perche da altri auttorine é flato foritto con dillinzione ; né io voglio ripetere quello, che altri hanno detto: come ancora nondilcorro dell’ A a im- imbrigliare, cofa neceffariiflima dafaperfi fare da un Cavalle- rizzo, poiché in tal materia ha occupato il luogo Pirr* Antonio Ferrari , fcrivendone con diftinzione, Se esattezza ; da lui dun- que potrà ogn* uno veder le giuftezze delle guardie, & imboc- cature, gl* effetti di ciafcheduna d’ effe, e fecondo le bocche de* Cavalli applicar quella, che li parerà più propria, auver- tendo fèmpre di dar manco offefa, che fia pofiibile, alle Barre, perche eflendo parte affai delicata è più fenfibile il dolore , e ne viene poi, che, incallita quella parte, li Cavalli vengono sboc- cati; Ìi regoli dunque ognuno col giudizio, e con Toflèrva- zioni dal medefimo auttore con diftinzione dette, che io, fa- lciando à lui di quello la gloria, vengo al miopropofito. DELL DELLARTE DEL CAVALLO LIBRO PRIMO. Dì che tempo debbafi rimetter in Stallali Poliedro , e come principiar a cavalcarlo fino ad affilarlo. CAPO PRIMO. Ifferenti fono i coftumi dei Paefi nel rimetter i Polie- dri, alcuni lo fanno di trenta meli, altri di tre anni, & altri di tre, e mezzo. Io per me mi appigliarci più tofto al parere de gl* ultimi, che de3 primi, parendomi quella un'età troppo tenera; e dal metterli alla fatica in tale età ne deriva, che eflfendo ancora Polla tenere facilmente fi ftroppiano : e vediamo , che nei paefi , do- ve vive tal coftume, quando poi hanno ferrato, non fe ne fà più conto. Al contrario ne gl’ altri all'ora principiano ad elfer Cavalli; à tal fe- gno, che nel Levante, e nella Turchia, quando fi fà contratto di Ca- valli, nè pure loro fi guarda in bocca. Il rimetter dunque il Cavallo, à mio parere, dovrebbe farfi di tre anni, e mezzo, perche allora s’in- contra il rinfrefcare del tempo, dove che facendofi di tre anni, fi dà im- mediatemente nel caldo, il quale addoppiandofi nella Stalla, e trovando il Cavallo auvezzo al frefco della Campagna , con facilità gli muove ti- mori perniciofi ne gnocchi, e glie li fà perdere. Il modo di rimetterli è cofa tanto ordinaria, e da tanti altri fcrifta, che io non mi ci voglio allungare , folo dirò , che procuriate d i far- lo fare Tempre con carezze, perche tutte le difefe, che fà il Poliedro nelPaddomefticarfi, per lo piu vengono da felvatichezza , e datimore delThaomo, che però, (è lo caligherete , tanto maggiormente santimo- nia, 6 Dell* drte del Cavallo rirà, & in vece di acldomefticarfi tanto più s’infelvaticherà, piglierà i vizii di zampare, tirar calci, mordere, & anco di auventarfi all* uomo; dovete dunque con le carezze, quanto fra potàbile, farvelo amico, e ridurlo à lafciarfi maneggiare con facilità, e fenza che habbia timore , di chi gli và intorno. Come farà à quefto fegno , gli fi farà veder la Bardella nella Stalla , e poi la fi metta à lui addoffo ; fi pratichi ciò però tenendo rivolto il Cavallo alle Colonne, non alla Mangiatoia, perche potrebbe , fpa venta- to dal fentirfi cofa nuova addoffo, andar avanti con violenza, & urtar con le fpalle alla fuddetta Mangiatoia , e correr rifchio di ftroppiarfi . Si fa- rà poi caminar qualche giorno con la Bardella, e fi vadi auvezzando al Montatore, e quefto per quattro , ò fei giorni, doppo de quali vi fi metta rhuomò addoffo; il che per fare molto mi piace la maniera te- nuta in Firenze nella Scuderia del Serenitàmo Gran Duca, che è di metter un huomo à Cavallo, mà che fia prattico, e fopra un Caval- lo obbediente alla mano per poter Icappare occorrendo . Devefi al Polie- dro fopra il cavezzone mettere una cavezza di corda da un capo folo , e quefto lungo affai ; da quefto l’uomo fuddetto pigli il Poliedro, e l’au vez- zi à feguir dietro, e poi fe lo conduca al Montatore, dove farà il Garzo- ne, che rhaverà addomefticato con lofcozzone; e quefto Montato- re deve effere al capo d’ un diritto lungo affai , come è lunghitàmo in detta Città. Ivi con bella maniera lo faccia accodare, e giunto à fe- gno il Cozzone con leggerezza vi monti fopra. Nel punto medefimo l’uomo à Cavallo, che gli ftà vicino, s incamini di paffo, e faccia, che il Poliedro lo lèguiti, tenendolo più tofto corto. Se il Poliedro fi met- teffein difefe, deve eglifempre procurare che auvanzi, e più che il Pol- iedro lalta, più egli fi avanzi non folo con trottare, mà galoppare, & anco di carriera, fe fà di bifogno, mà però fia fempre feguitato dal Pol- iedro, il quale fe fi voleffe piantare, vi fiano de gl’huomini dietro, i quali e con voce, e con frulloni lo facciano andar avanti; poiché non è mai pericolofa la difefa , quando è avanzata, mà, quando fi pianta, al- lora vi è pericolo, ò di gettarfi in terra, ò di arroverfciarfi. Sempre dun- que avanzarlo; quando poi fi vede, che è sfogato, e che fi và quietan- do, allora con carezze fi procuri, che fi metta fui trotto, e quefto fi continui alquante mattine, fino che fia quietato affatto; allora comin- cierà l’uomo à lafciar, che il Cozzone fe Io domini da per fe, e vada egli reftando indietro; e, quando conofcerà il Cozzone di potetelo regolare, allora gli fi potrà levare quella Cavezza, con cui lo guidava, lafciandolo folo, non lafciando però per qualche mattina di andargli dietro l’ uomo a Cavallo per poter mettetegli innahzi in cafo , che ripigliaffe le difefe, e cosi farà, fino che fia bene atàcurato. Se poi non vi farà il commodo del dritto lungo, bifognerà valerli del luo- go, Libro L Capo II, j go , che fi ha , e far pigliar la guida in mano da un uomo prattico in terra, e prima far trottar un poco il Poliedro per levargli la gon- fiezza, che fogliono havere nel principio, e poi pian piano farlo acco- llare al Montatore , dove farà il Garzone , come hò detto di fopra . 1/ huomo con la guida deve metterli un poco avanti, cioè otto, ò dieci palli, acciò che, fe il Cavallo ufciffe con furia gettandofi dall' una, ÒT altra parte , poffa egli effer pronto ad avanzarlo , e à voltarfi da quella parte. Vi monti poi fopra il Cozzone, e fubito montato fi procuri, che vadi avanti , facendo, che qualcheduno dietro con voce , e frufta lo muovi ad avanzare, e 1’ huomo, che ha la guida, fia fempre dinanzi . Nel pi- gliar la volta lo tiri àpoco à poco, e non tutto in un fiato, cofa , che con facilità lo farebbe cadere . Bifogna anche auvertire, che quelli, che fon dietro con la frufta, gli gridino, e diano ancora, quando però è in di- fefa; mà fubito, che fi quieta, fi fermino anch’eflì; perche fogliono co- ftoro, quando principiano, non la finir mai, e così il Cavallo, invece di quietarli, fi mette maggiormente in furia, &; alle volte fà delle difefe, che non Y haverebbe fitte. Devefi dunque fubito, che il Cavallo li quieta, lalciar il caftigo, che così comprenderà quello, che vogliamo. Nelle prime mattine gli fi dia pochilfima fatica , e , fe và fincero , gli fi facciano carezze , e fi fmonti . S’ accrefca poi la fatica à proporzione nelle mattine feguenti , fino che il Cozzone felo polfi da per sè domina- re, & all’ora 1* uomo in terra anderà reftando indietro, elafciando, che da per sè lo volti, e pari, e , quando sì vedrà ficuro di poterlo fare, fi lafcierà anche andar folo levandogli la guida « Come doppo d‘ effer affilato il Poliedro ha da trottare fino al fegno di porgli la briglia , CAPO SECONDO. Essendomi sbrigato dalle prime minuzie , circa le quali poco fi è potuto foggiungere à quello, che da gl’ altri fin’ ora è ftato detto, fia bene, che cominciando à difcorrere degli ordini più importanti, onde difciplinati fi rendono i Cavalli , fpieghi non folo quello, che l’ ef- perienza m’hà perfuafo, mà elfamini ancora l’altrui opinioni, che per farfi più effattamente fi riferiranno con le ragioni, che probabili l’ hanno rendute à loro Auttori . Nè farà per auventura fuor di propofito prima di paflar oltre, il determinare due punti non meno importanti, che con- troverfì circa alla difciplina de Poliedri; 1’ uno de quali è, fe prima debbafì travagliar per il dritto , ò sù le volte ; 1’ altro , fe dobbiamo va- lerfi dell’ufo del Piliere : e perche il fecondo dipende in gran parte dal primo , è bene il cominciare da quefto'. Tutti gli auttori, c’ hanno fcritto 8 Dell’ Arte del Cavallo di quella profeffione , da Grifone fino à Monfieur di Plovinello , hanno ftimato quella cofa tanto chiara, che, fenza perder tempo in deputarla, s* hanno contentato d’infegnarci, che primieramente dobbiamo trottare il noftro Poliedro per un dritto di 50. in «so. patti, più , ò meno fecondo la forza, ò difpofizione , che moftrarà, e dovendo pigliare la volta, cin- » caricano à doverla pigliar larga per non viziare il collo del Cavallo. Ma Monfieur di Plovinello, havendofi prefilfo d'introdurre il Piliere, ftimò necettario di ftabilire , che il Poliedro fi dovette in prima porre su le volte , il che s’ imaginò di provare conia feguente ragione, come fi vede nel fu o libro à fogli numero 18. e ip. Il Poliedro naturalmente camina , trotta , galoppa , e corre , mà non già volta ; dunque fi deve porre sù la volta , come in maneggio , che vi hà più difficoltà . Al che rifpondo , che non men falla è la fuppofizione , che la confeguenza del Plovinello ; imper- cioche il Poliedro non hà men difpofizione naturale à voltare , che à ca- ni in are , &à correre, nè la natura poteva lafciar d' abilitarlo ad un moto così necettario: e ciò fi vede beniifimone' piccoli Poliedri, chefcherzan- do appretto le madri , doppo d’ haver galoppato , ò corfo con piccioli trotti, pigliano fubito la volta , & affai ftretta . Circa doppo fe fi debba co- minciare dal più facile, òdal più difficile, e più contrario alla difpofition naturale, io credo, che fempre non folo in quella profeffione fi debba co- minciare dal più facile, mà in ogni altra, fiafi ò Arte, ò fcienza. E, fe nelle Matematiche, e nella Eilofofia vien tal ora trattata propofizione, ò materia più difficile, che le feguenti, ciò auviene per la neceffaria de- pendenza, ch'hà T una dall'altra. E per non partire dal noflro propofito, ancorché il Grifone, come fi vede nella pagina decima , volendo provare, che il Poliedro, prima di porlo ad altro maneggio, deve trottarli, fi vale d'ima limile ragione dicendo, che per efieriltrotto più difficile, e men na- turale , fi debba sa quello alleggerirlo. Io, già che la confeguenza è vera, devo efplicare, ò almen lattare la fallacia dell' antecedente, con quella limitazione poco fa accennata , cioè, che qualche volta per la dependenza, chehà il più facile dal più difficile, bifogna pofporlo nell' ordine dell' in- fegnarlo , il che tanto più è necettario, quanto che il facile diverreb- be impercettibile, nonché difficile. Dico dunque al propofito, che, non dovendofi cominciare dal trotto pereffer più facile, fi deve da quello co- minciare, perche tutti li maneggi, per farli bene, fono da quello depen- denti; il che non fi può dire della volta, perche quella depende dal drit- to: oltre che fi deve fapere , che fui bel principio bifogna determinare, ò rifolvere li Poliedri, che altro non vuol dire, che vadan rifolutamente in- nanzi, effendo quali commime à tutti l' andar timidi tra '1 sì, e '1 nò, che ramingarli vien detto da proiettori. Mà per far ciò non pare più à propo- fito l’andar per un dritto lungo, e rifolutamente col Poliedro, che '1 porlo sù le volte, dove e per la maggior difficoltà del moto, e per lo maggior peri- Libro I. Capo //. p pericolo, chetò di cadere, fé ben non fotte pernatura Ramingo, diverreb- be cale. Segue doppo al rifolverlo l’ andargli dando molti buoni abiti, che vertono circa il portamento della tetta, che fi diftingue in forgere , in- cafciare, e fermare; il forgere _ altro non vuole dire, chete, che il Polie- dro porti alta la tetta; incafciare, che la tenga nè garziera, che farebbe1, quando ftà col moftaccio in fuori, nè incapucciata, eh3 è, quando porta il moftaccio voltato verfo il fuo petto; ferma, cioè fare, che 1 Poliedro per niun accidente di moto P abbatti, che fommozzare fi dice, ò la dibat- ta , che , fe vien fatto con un moto piccolo, e fpeflò , con cacciare il moftaccio in fuori, beccheggiare fi dice, come batter di mano, quan- do lo fa con moto maggiore L3 unico mezzo per fare , che s' acquiftino quelli buoni abiti dal Poliedro, fi e il far, che’l Cozzone porti le mani uguali con le corde del Capezzone tele mediocremente , di maniera che fenza caricarli lo- verchiamente, pigli giuftezza , or tirando all3 insù , e portando un pò le mani innanzi per forgerlo , or batte per porlo fotto. Niuna di quelle cofe può farli sòia volta, e molto meno al Filiere, auvenga che , non venendo il Poliedro ad etter trattenuto ugualmente da ambe due le corde , non potrà mai fermarfegli la tetta , anzi ettendo così aframente tirato da quelle ftrappate , eh3 egli medelimo riceve dal Pitterò , or dall3 una, & or dall’ altra mano, verrà à viziarli facilmente il Collo ancor tenero, & à farfelo, come li dice, di fico, difetto importantilfi- mo, che l3 inabilita ad ogni maneggio. Si conclude perciò etter neceflario il dritto per li Poliedri, e mantener- celi fenza far loro vedere la volta , fe prima non fono ben rifoluti , fpiccia- ti, & in gran parte uniti. S’eccettua folamente atti Cavalli intavolati , ò di collo duro, e pure non fidevon mettere alla volta, fe prima non van- no rifoluti per il dritto , e poi fi devono metter ad una volta ben larga , con una guida, ò lunga, che uno in mezzo la volta li vada piegando, & ammollendo il collo, con tirare all’improvifo, & à tempo la detta guida, e, come rilaverà fatto pieghevole, tornare per lo dritto; ò pureà Polie- dri, che fi pigliano la mano, e ciò per far loro foffrire il capezzone, fen- za pericolo dell3 uomo, e refo obbediente , che intenda , e foffra il detto Capezzone, fi torna nel dritto. Andando dunque il Poliedro liberamente innanzi fenza bifogno più di guida, deve il Cozzone trottarlo per lo Ipaziod’un quarto di miglio, fecon- do la forza, e lena, che moftrerà, dovendo etter il trotto rifoluto ( che è, quando il Poliedro và avanti fenza arramingarfi, cioè trattenerli, facendo quel trotto corto, e minuto , reftringendo il corpo in sè fletto ) tenendo le mani uguali per non intavolarlo à niuna delle parti , e ferme per princi- piare à fermarli la tetta, e con le corde più tofto unpochettino lente, che tirate, e per non attaccarfi, acciò il Poliedro non vi s’ appoggi , e per non B darli i q Deli Arte del Cavallo darli maggior foggezione , e anione di quella, chepuole fopportarepfi deve però Tempre bavere riguardo alle Nature de’ Poliedri, la cognizione delle quali trattarò, quando parlerò dell* unione; dirò folo adeffo,che fè *1 Poliedro farà carico davanti, ò diftefo, ò ardente affai, quelli hanno la rifoluzione naturale, onde à quelli il trotto ha da effer più corto, poten- do il Cozzone, tenendo le mani ferme, dar loro diquando, in quando, qual- che rifecatina di capezzone , non ejià per unirli più di quello bifogna , mà per ridurli al trotto rifoluto sì, ma non tanto furiofo, & abbandonato. Deve , trottato che hàun quarto di miglio in circa , come s è detto , tor- nacene di paffo pian piano, permettendoli etiandio qualche libertà ( in cafo però, che non foffe cT ellrema raminghezza , perche allora fi deve lafciare sù’l trotto rifoluto, e bifognando su la fuga) & arrivato al Mon- tatore, tornare un’ altra volta di trotto lo Ipazio di una picciola carriera, e {montarlo , fe però non hà moftrato gran renitenza all* accollarli al Montatore, perche in tal cafo fi dovrà fmontare nel Montatore medefimo . Il Cozzone non deve portar bacchetta in mano, mà fino ad affolarlo deve fervirfi delle corde del Capezzone, in cafo che il Poliedro s’ andaff fe arramingando, ò arrellivando , battendolo con le dette dall’ una, e 1* altra parte del fianco, con accompagnarvi la voce gagliarda , &, affolato che è, deve in vece di bacchetta tenere il nervo. Non fe gli fà portare bacchetta, per non fargli pigliar il vizio di menar la coda, e perche l’ufo della bacchetta è, ò per li ajuti, òper li caftighi, quelli non dovendoli dare al Poliedro, fe non ne cafi fuddetti d’arramingarfi, òrellivarfi, tan- to poffono fervir le corde , & il nervo , effendo gl’ ajuti propriamente ne- ceffarii nel dargli l’ unione , che in modo alcuno , ò infenfibilmente fi de- vono far fentire al Poliedro, perciò apportarebbe più danno, che utile, il fervirfi il Cozzone della bacchetta . Sogliono alcuni Poliedri nel trottare , andarli attraverfando , buttandoli dà qualche lato, e quello nafce, òper l’ irrefoluzione, eh’ hanno, òper paffare vicino al Montatore , ò alla Pial- la ; che però quelli non li devono fmontare vicino detti luoghi, come nè meno Tempre ad un fito, perche à lungo andare piglierebbero la cre- denza di non voler paffar più oltre. Ora molti Cozzoni, nel vedere attraverfare il Poliedro, perelèmpio, sù la mano manca, ed effi tirano la corda dritta, &il Poliedro llendcrà il collo, eia tella sù la mano dritta, mà ad ogni modo anderà di fianco al- la mano manca , e così fenza guadagnarlo gli viziano il collo , facendolo venir molle, e ,come fi è detto, di fico : che perciò il Cozzone deve fubito, che il Poliedro và per incominciar ad attraverfarfi, accollargli il piatto del piede alla fpalla , dove s’ attraverfa, e fenon balla, deve dargli una forte piatonata alla detta fpalla , affieme con una portata di mano con tutte due le corde sù la mano dritta, e poi fubito auvanzarlo avanti, e, (e ciò non foffe fufficiente , nel principio , fi deve far ajutare da uno da terra , che con un Libro I Capo III. i i un bacchettone lo minacci , e bifognando lo caftighi nel tempo fteffo, che il Cozzone gli dà li ajuti fuddetti da Cavallo ; e quello per infino che '1 Poliedro fi mette in obbedienza , e cominci ad intendere, e {offrirei’ aiu- to da Cavallo . Mà fe 1 Poliedro nell’ attraverfarfi, s' andafle ad arreftivare, non volendo andare avanti, allora deve il Cozzone con voce rifoluta, e con due, ò più nervate , dargli alla parte dove s attraverfa , {caparlo furiofamente , e tenendolo à poco, à poco, tornar sul trotto rifoluto, fe la difefa la fà nel principio, dandogli però poca fatica, acciò non perda la forza, e la lena, mà Tela difefa e nell' ultimo, fi può lafciar con la detta fuga. Molti Cozzoni addormentano li Poliedri cosìairajutodi voce , come di piattonate di piede , mentre ad ogni momento li danno, che però li ricor- do , non doverli dare, fe non quando mancano, come {è s* impigrirono, foccorrerli con la voce, efe s'aflofciano,& abbandonano, foccorrerli con il piatto del piede, e la rifecatina diCapezzone; & in conolcere, che li Poliedri alli detti ajuti cominciano ad addormentarfi ,fubito devono ris- vegliarli con una buona nervata al fianco, e con la voce gagliarda, e fe s' impigrifcono troppo, fcaparli, comefe fi abbandonano affai; efe li pic- coli ajuti non ballano, devono accrefcerli, e così ridurli all'obbedienza, e à lo fvegliarli per mezzo delli fuddetti. Ridotto il Poliedro , che trotti rifoluto , e che fcapi dalla mano con rifoluzione,eparicon mediocre obbedienza, fegli può mettere la briglia; mà, prima di palfar avanti, {limo necelfario di difcorrere del Piliere. Dell’ ufo del Piliere # e fe fa giovevole t o damofo per ridurre con maggior facilità li Cavalli à perfezione . CAPO TERZO. POca fatica farà la mia nel far conofcer la fcarfa utilità , anzi il molto danno, che fi trae dall'ufo del Piliere; auvenga che , fe '1 Piliere ( almeno quel folo, che fi pianta in mezo al torno ) non è ad altro ufo , che per legarvi il Poliedro , accioche fenza poter fuggire fia coftretto à voltarvifi intorno , dfendofi quella lezione nel capitolo precedente fatta conofcere per dannofa , viene , in conlèguenza , à re- care infruttuofo affatto il Piliere . Ad ogni modo, {limo bene il dire tutte le ragioni, che ci pervadono per buono un metodo, più d’un altro. E per cominciare dall' orìgine . L' ufo del Piliere fi hebbe in qual- che maniera nella Città di Napoli , da quello, che nell'ultima vecchia- ia usò tal volta Gio: Battifta Pignatello Gentiluomo Napolita- no ( nel fuo tempo à niun altro fecondo in quella profelfione ) della B 2 cui i 2 Deli Arte del Cavallo cui fcola mi glorio effer anch’io, mentre Oratio Pintaffo Maeftro di mio Padre fu fuo fcolare. Or effendo quefto Cavaliere vecchio, e per auventura fprovifto di buon Ajutante, coftumava nel tentar, che fi fa li Poliedri, prima di montarvi su 1* huomo, in vece di tener à mano la guida, dargli una volta ad un certo Arbore, ch’era nel luogo del Maneggio, lo fteffo cred’io doveffe ufare, quando li Cavalli fuggivano la volta. Tra gli altri fcola- ri , ch’hebbe il Pignatello, vi furono Monfieur della Broiie, eMonfieur di Plovinello Gentiluomini Francefi , il primo de’ quali maggiore di età , e per mio giudizio di più fapere , effendo tornato al Paefe in bre- ve fece conofcere al paragone di tutti gl’ altri Maeftri della Francia, di quanta importanza era l’apprendere quefto meftiere in Napo- li . Divenuto dunque famofiffimo , vogliono , che fi ferviffe an- eli’ egli d’ un legno piantato nel torno, che corrifpondeva all’Arbore del Pignatello. Anzi il Cavalier d’ Acquino parlando nel fuo libro di Monfieur della Broiie , e di Plovinello , afferma , che indifferente- mente fi fervivano di quel Palo con tutti li Cavalli . Il Plovinello si , che credette con tal’ ufo farfi Auttore di una maniera più facile , e men perigliofa d’ ammaeftrar Cavalli; mà di Monfieur della Broiie, non so con qual fondamento habbia ciò detto , mentre nell’ opra fua non folo moftra di far poca ftima del Piliere, mà, fe non faccio errore, nel Capitolo vigefimo quinto del primo libro ( parlando delle credenze ) fa menzione del Piliere , come ftromento ufato da gl’ altri , e non da lui, e moftra il poco utile, e ’l molto danno, che poffa con tal ufo apportare alla maggiore parte de Cavalli, & in qualche luogo lo chiama curiofità foverchia , e fi dichiara , ch’egli ricorrerebbe più tofto ad altri mezzi . Et in fontina io non hò trovato , che queft’ Auttore faccia profeffione di far Cavalli al Piliere. Quindi ne deduco una con- ieguenza , che ’l Cavaliere d’ Acquino, il quale prezzava tanto l’- ufo del Piliere , gli habbia voluto far queft’ honore per fua cortefia . Di Monfieur di Plovinello però potè dirlo con verità, perche egli me- defimò nell’opra fua fe ne chiama Auttore, il che non direbbe, fe F ha velie ancora ufato il Broiie, il quale fiori, e fc riffe prima di lui. Monfieur di Plovinello dunque coftumò à fervidi non folo d’ un Palo , mà di due ancora, & ufava il primo, legandovi il Poliedro con un Capezzone inventato da lui, indi lo faceva andare prima di pafto, doppo di trotto , e finalmente di galoppo , e credeva in quefta maniera porlo in obbedienza : lo poneva doppo alli due Pilieri , eh’ eran pali piantati , otto , ò nove piedi lontani 1’ uno dall’ al- tro , e Bandiva così allegerendo , e nel medefimo tempo ^fecon- do lui 1* incafciava , univa , & affettava ; e , perche le novità piac- ciono in ogni luogo , e molto più in Francia , non pafsò gran rem- Libro I. Capo IH, i 3 tempo, che tutti li Maeftri di quel Paefe cominciarono ad tifare il Filie- re , anzi un tal Pietro della Norie prevenendo il medefimo Plovinello in una fua opera, che intitolò Cavalleria Francefe, & Italiana, fcriffe deir ufo del Piliere. Coftui nella medefima fparla malamente de Cavallerizzi Italiani, di- cendo tra 1’ altre colè, che in cinquecento tra Cavallerizzi, e Cavalcatori, che dovevano effere in Italia al fuo tempo, non ve ne erano tre, che fapeffero fcrivere il fuo nome , onde da gente cofi rozza inferifce poter- li fperare poco di buono. Mà , fe bene il detto d’ un Auttore di tal farina non merita , che ce ne pigliamo troppo briga, pollo però aflìcurare, che nel tempo , che fer- veva coftui la fua opera , nella fola Città di Napoli vi erano più di quaranta tra Titolati , Cavalieri , e Gentiluomini , che facevano il me- ftiere , cln per fuo gufto, e chi per iftruir altri, ciafcheduno de quali haveva più d’ un Aiutante , e d’un Cozzone , che potevano infegnare à queft’ auttore, non folo di cavalcare, màdi buona creanza altresì , e già , che fiamo à quello propofito , non voglio lafciar di dire , che da molti, e molti anni à quella parte quafi tutt’i Prencipi dell’ Euro- pa per fervizio della lor perfona, ò per ammaeftrare i figlioli s’han- no per lo più fervito di Cavallerizzi Italiani , ò di Scolari d’ Italiani , fegno evidente, che, fe non habbiamo fortuna di fodisfare à Pietro della Noùe , l’ habbiamo havuta nell’ efier Itati anteporti fino à proprii fudditi, dalli primi Monarchi, e principi dell’ Europa . Ora per conofce- re , che ’l Piliere apporta più danno , che utile , lo dimoftrarò primie- ramente per quello hò detto nel precedente Capitolo, cioè del gran pre- giudizio, che apporta di porre sù la volta il Poliedro, e perche non 10 rifolve, e perche lofà cominciare dal più difficile, e perche gli vi- zia il collo. E, fe bene gl’Auttori del Piliere dicono, che per alle- gerire il Poliedro (opera così neceffaria) fia fìromento più atto il Pi- liere , che le braccia del Cozzone ; auvengache chi mai farà così perito , che nel fuggire , ò fommozzarfi per efempio , che farà il Poliedro , dia la fcapezzonata tanto à tempo , che più à tempo non fe la pigli da fe medefimo? Pofcia non vi elfere proporzione di for- za trà un uomo , & un Cavallo , onde eflendo il Caftigo , che da 11 Piliere, più gagliardo, e più à tempo, di quello, che può venire dal braccio, bifogna confeffare, eh’ almeno per quefto effetto folo d’allege- rire utiliftìmo fia il Piliere . Al che fi rifponde con dimandare à detti Signori , quale effi {lima- no miglior modo , quello , che caftigaffe , ò quello , che proibiffe li difordini de Poliedri; certo non fi può negare, che fia quello , che li proibifee ; di più il Poliedro nel Piliere", ò Pilieri quando riceve la fcapezzonata prima di voler fuggire (fia per efempio ) è mentre ftà i/j. (Z )^//? Cavallo Ha con la tefìa in Tuo luogo ; ò pure nella fuga , e nel far la fom- mozzata 5 certo nel fuggire , e nel far la fommozzata : fegue adun- que , che *1 Filiere non può impedire il difordine, ma folamente ca- ligarlo . Or Thuomo, quando veramente è un huomo, può molte volte pre- venendo impedirli , & in ogni cafo Tempre caligarli ; quante volte una femplice , e minutili! ma trinciata di capezzone , nel volere abban- donarli il Poliedro, fa più effetto, che cinquanta fcapezzonate dop- po , come anche una botticella di capezzone nel principiare di vo- ler fare la fommozzata , ò beccheggiata fa , che il Cavallo non ar- rivi à finirla , cofe tutte, che non le può fare il Piliere . Doppo, gl’ errori de Poliedri , effendo per lo più effetti ò d’ignoran- za , ò debolezza , ò di timidità, richiedono anzi auvertimenti , che rigorofi calighi , e così per quello capo ancora dannofilfimo è 1 Pilie- re , nel quale il Poliedro viene à ricevere llrappate così terribili, e violenti, nè crediate perciò, che meno contumace divenga, anzico- nofcendo da una parte il rigore del caftigo, trova il modo di far il difordine lènza ricevere la botta , perche , tolto la prima volta , che gl’ arriva improvifo, il Poliedro auvertito, faprà abbandonarfi lènza ti- rar tanto la corda , che riceva la Nafata . Di più, non lèmpre T efficacia del calligo dipende daU’elfer dato più forte 3 anzi il mediocre, ch’arriva improvifo, corregge affai più, che il previfto, ancorché gagliardiilimo ; e, perche il caftigo del Pi- liere è fempre previfto dal Cavallo , e quello dato dal braccio non è previfto, potendo Thuomo col variar fito, e cangiar intenzione, in- cannar fpelfo i Cavalli , nella maniera appunto , che vediamo fare a giuocatori di Spada , che mutando partito fecondo T occafione , e taFora fingendo, procurano d’arrivar improvifo , e furtivo all Inimi- co . Sia per efempio , un Cavallo , che ripugna d’alfettarfi , opportu- no farà, non è dubbio, per farlo por Tanca, dargli alquanto di fu- ga , indi tirare gagliardamente le corde del capezzone ; mà in ca- fo , che quello, per timor della botta, s’andalfe da fe ftelfo tratte- nendo , cert’ è, che il pararlo allora farebbe infruttuofo , mà de veli , mu- tando partito , cacciarlo innanzi , mutando etiandio fito , finche vada rilòlutamente , e , dal tirar improvifo doppo del Capezzone , venga ad alfettarfì . Au viene ancora frequentemente , che ’ì Cavallo fà più difordini in un tempo , come farebbe il fuggire , & incapucciarfì , ò pure cacciare il moftaccio , e benché Tuno , e l’altro richieda la tenuta , e non ballando , la trinciata , & anche la botta 5 diverfa , anzi contraria , è la maniera di dargliela , auvengache , quando il Pol- iedro sJ armerà , portando il moftaccio fotto , è di bifogno portar al- quanto le mani innanzi , e trinciando all’ insù , forgerlo , e cacciargli Libm L Capo llf. i ^ il mollacelo avanti , altrimenti faria fecondare il fuo difòrdine , e per contrario, quando s’arma, cacciando il moftaccio infuori, bifogna por- tar le mani baffe, e trinciare in maniera, che non folo fi tenga, mà sì, che fi tiri fotto : e quelli partiti fi hanno da mutare di momento, in momento , come di momento, in momento , può il Poliedro cangiar difefa ; la qual miftura , e varietà di caftighi , fe poffa haverfi da un legno, lo lafcio in confideratione , di chi intende ilmeftiere. Final- mente, feegli è vero , che ne caftighi, ò ajuti fi deve fempre comincia- re dal poco, perche , badando li più dolci , farebbe non folo irragione- vole , mà dannofo ancora , valerli de più rigorofi ; Chi non conferi- rà, effer perniciofiflimo ilPiliere, che non potendoci fervire del trin- ciare ( il quale quafi fempre, quando sà farfi, balla ad allegerire , & à ridurre il Poliedro ) dona fempre afpriflìme botte , e più al prin- cipio, quando il povero Animale nè men sà d’errare? Mà, fe tutti quelli pregiudicii reca l’ufo del Piliere à Cavalli , fiano di qualun- que natura, quanti altri, per au ventura di maggior confeguenza , n’ap- porterà à quelli , che fono molto ardenti , e fenfitivi , li quali faci- litimi à ributtarli da quell’infolito violente caftigo , e foggezione , fi difperano affatto ; & all’ incontro quelli , che fono alquanto timi- di, e di non molto animo, come facilmente accorandofi, diveranno in tutto vili . Quanto polcia Urano parerà al Cavallo di gentile natura , e di molta docilità, il vederli in tal maniera ftrappazzato à botte di fciam- bliere, fenza che poffa conofcere quel , che dà lui fi pretende. Non è però, che in alcune occafioni io nel bel principio non mi vaglia e della volta, e d’un huomo in mezzo d’ effa con la guida , ò lunga in mano, che vale, quanto il Piliere, mà con quella differen- za , che l’ huomo con le tirate à tempo , e nel principio del difender- fi il Poliedro , pigliando quella mifura del più , e del meno , fecondo il bifogno , e tal volta prevenendolo , non faccia altro effetto , di quello può fare il Piliere . Sia, per efempio, un Poliedro facile à pigliarfi la mano, per evitare il pericolo dell’ uomo , con l’ajuto da terra fi metterà in qualche ob- bedienza , e foffrimento , ò che habbia credenza à qualche mano , ò finalmente , che fìa intavolato , per farlo pieghevole ; ma doppo tor- no al dritto, nel quale fi rifolve , fi fpiccia , e fi dà tutta l’unione al Pol- iedro , e nello fteffo tempo riceve la cognizione di moltiifimi a/uti , e la fofferenza di varii caftighi. Del 1 6, Dell* Arte del Cavallo ai Del fito) e fe fia utile faticar li Poliedri nelle askfajefe ] ò fichi à'zA* ratro ; come infegna il Grifoni 9 altri % e de F al fi t e come e con eguali Cavalli devano u far fi ^ e del far fermo al Mon - * ta tore , CAPO QUARTO. H Avendo dimoftrato , che le volte fono dannofe per li Poliedri , e che , in confeguenza , havemo da fervirfi del dritto , fia be- ne il fa pere, come habbia ad elfere quello. Il Grifone , feguitato dà molti altri antichi , c’infegna à fervirfi delle Majefe , dicendo nel primo libro à carte 7. Dapoi che li fa rete addolfo , ed egli farà bene afiolato , andarete alla Campagna di trot- to 5 da dritto in dritto , da circa cento palfi , nella mifura giufta , per terreno , che fia nuovamente rotto à lolchi d’ Aratro, &c. aggiun- ge però à carte 8. del medefimo libro , che , fe il Cavallo è di poco (én- fio , ò veramente è debole , e Magro , allora , fin che egli fiarà ben confueto , e (olito à Cavalcarli , non fi deve operare in detto terre- no rotto. Mà li Poliedri , nell’età di tre anni , ò tre anni, e mezzo, non folo non polfono havere la loro forza , mà li nervi fono tenerilfimi , e deboli 5 che perciò li folchi riefeono loro di fatica maggiore del- la lor forza , e di danno alle Gambe . Di più dovendoli fiempre co- minciare dal più facile , elfendo la Majefe di gran fatica , rielce al povero Poliedro affai difficile, che però per li Poliedri non folo è necefi- fario il dritto, mà che quello fia uguale , è piano , e perche li hà da cominciare dal più facile , e per non dar loro fatica maggiore , di quel- la polfono foffrire 5 oltre à che nell’azione, che hà da fare il Poliedro, prima hà dà procurarfi il trottar rifoluto , poi sbrigato , e poi raccol- to , & unito , mà il terreno uguale è più atto nel trotto rifoluto ; dunque prima s’hà da trottare nel terreno uguale . Per la medefima ragione vengono elclufi li falli per li Poliedri , mà fe ne doveremo valere , doppo che haveranno cominciato a pigliar la loro forza , con maggior , ò minor pendenza , fecondo il lombo , che mollreranno , e la grevezza , che haveranno , e quello non fempre , mà di quando , in quando , come meglio à fuo luogo fi dichiare- rà . Elfendofi nel Gap. del Sbardellare il Poliedro detto alla sfuggi- ta dell’ accollare al Montatore , ò Poggio il Poliedro , & obligando- fi molti auttori à farcelo Ilare fermo , lenza altra dillinzione, e perche vi han Lìh . /. Cap. FI iy vi han paffato de pericoli, dimo non affatto inutile,' il trattarne più dif- furamente . Certo è , che il Poliedro non folo deve accodarli al Montatore con facilità , & obbedienza , e quello fi fa con le piacevolezze , e doven- do venire alle minaccie , e cadisjhi , deve farlo Thuorao da terra , e quello , che è fui Montatore , l’hà fempre da accarezzare , tolto però, che foffe Cavallo fatto , e per mal Cuore , ò per Capriccio qualche volta non voleffe accodare al folito , in tal cafo può anche lui mi- nacciarlo , e cadigarlo ; deve dunque il Poliedro (larvi fermo fino , che vuole il Cavaliero , & al fuo cenno ufcire con obbedienza . Con tutto ciò fi deve fapere, che univerfalmente tutti li Poliedri, c particolarmente quelli , che han forza naturale , con fenfo efcono di dalla gonfi, or,fe quetìi non fi fanno prima muovere à mano, per levar loro quella gonfiezza , fe l’uomo , come è à Cavallo , vel lo vuol tener fermo , ò faranno uno sbilancione , ò un Impennata , ò s' ap- parteranno da effo , ò pure piantandoli , & accofciandofi poi tutto ad un tratto, fi butteranno in terra, ò fi rovescieranno . Lo fleffo può fuc- cedere , ò per felvaggezza , ò per fuperbia , ò per effere dati cadiga- ti , e forzati à darvi fermi . Che perciò fuorno alli fuddetti Poliedri , ò Cavalli , in eflervi sù , deve fubito auvanzarli, anzi, effendo reniten- ti ad ufcire , deve con rifoluzione , e con voce gagliarda farli ufcire , come farli ancora aiutare da quelli , che fono in terra , li quali met- tendoli dietro li detti Poliedri , devono e con le voci , e bifognando , con bacchettate, farli ufcire, & andare avanti', e doppo, che fono sfogati , e sgonfiati , può di paffo tornare al Montatore , ò pure dop- po che havrà finito di travagliarli , venir a fmontarìi al fuddetto Mon- tatore , e facendo loro carezze rimontarli , & ivi tenendoli un poco , dando loro dell’ erba , fmontarìi , e mandarli in dalla , ò fe nell’ufci- re han faltato , devo farli ufcire pian piano , e fmontarìi , e fe non li potete guadagnare in una , ò due volte , contentatevi di rimetterli à poco per volta . Del porre la brìglia al Poliedro ? e quale debba effere 9 e Je fi deve continuare il Capetene 9 dove s9 e j aminar a /’ opinione de F rance fi . CAPO QUINTO. ESsendo il Poliedro ben rifoluto , e che trotti , e fcappi fe nza arra* mingarfi , ò attraverfarfi, & in fine, che fia in dato di qualche ob- bedienza , fe gli deve per dieci , ò più mattine lafciar il filetto inj bocca , con la fola tedierà , e lenza corde , acciò cominci à foffrire il freno in bocca , e doppo detto tempo , fe gli ha da mettere un Can- C none , i8 cDetl Arte del Cavallo none , con le guardie dritte , e lunghe , che alla Calabrefe vieti chia- mato da profeflòri ; e quello per molti capi , e prima , perche confi- llendo Teffére difciplinabile il Cavallo , nell" havere fenfitive le bar- re , fi deve , quanto più è poflibile , procurare di non incallirgliele , ma non v è briglia , che le confervi più del Cannone , dunque la mag- giore è chiara , e la minore fi cava dalla ftruttura del Cannone , che hà quelle parti , che toccano le barre grofle , & uguali , e per con- feguenza meno atte ad offenderle , anzi , per non far fentire al Polie- dro forza , ò durezza alcuna nelle barre , nel principio fe gli metta un Cannone vecchio, Se auvinto , perche è Tempre confumato in quei buchi , dove entrano li baffoni della guardia , che fà , che non lavori con durezza , Se afprezza 5 da quello altresì nafee , che *1 Poliedro non farà battute di mano , perche non fi fentirà offendere , onde ver- rà à fermarfi più preflo di teda . Si deve pero offervare nel ponergli il Cannone 3 come gli paffa la lin- gua j perche , fe la ingorga , bifogna , fe è poflibile ? fenza entrare nel- le montate 3 dargli più libertà , che fi può , con fargli un Cannone più 3 ò meno sfilato , conforme la neceflità richiede . Le guardie hanno da elfere dritte 3 e lunghe $ à proporzione però della grandezza del Poliedro , fe bene , ancorché eccedano un poco nella lunghezza 3 è Tempre utile 5 prima , perche forge , e incalcia più facilmente la tella 3 e fi può provare con una dimollrazione Matematica ; fecondo 5 perche 1* elfere più lunghe fà 3 che il Cavallo ogni volta , che sbatterà la tella , riceverà più incommodo 5 e noja 3 cola , che giova à fermarla . Pollogli dunque la briglia la prima volta 3 per non fargli fentire in un fubito la foggezione , non folo le redine s'hanno da tenere in ma- no lunghiflìme , che non polfano fare alcun effetto 5 mà nè meno fe gli deve mettere il barbazzale , acciò la barba non lènta offefa 5 & il Cannone non lo foggetti ; mà detto barbazzale fi deve legare con una cordellina alla guardia 5 e continuar così per otto giorni , e doppo mettercelo , mà lento , cioè al primo punto, e così à poco , à po- co andar raccogliendo le redini , con fargli però infenfibilmente intendere la foggezione , con ì'auvertenza, che s’ hà d’ havere della-, bocca del Poliedro ; cioè fe naturalmente è vano ? con bocca delica- ta 3 e fenfitiva , mà che ’l Poliedro non pecchi di raminghezza 5 fegli può 3 un poco prima degl' altri , raccoglier la briglia , acciò s'afluefacci à pigliare un dolce appoggio , & anche fermezza di tella , dovendo pe- rò Tempre tenerli più tirate le corde del Capezzone , il quale fi deve continuare di corda, fino che il bifogno oblighi à mutarlo ; che, lè'l Pol- iedro folfe duro di tella , e chel Capezzone di corda non folte ballan- te ad alleggerirlo , ò à tenerlo , allora fe gli può mettere un Capezzo- ne di maglia tonda, e, fe quello non folfe (ufficiente , vi è quello di ma- Libro I, Capo V i g glia quadra , non e {Tendo permeflò al Cozzone di fervidi della fe- ghetta , quale è proprio per unir il Cavallo , doppo che hà la Sella : mà, fe 1 Poliedro folle tanto duro di tefta , che non ftimafle li fudetti Capezzoni ; può in tal cafo mettergli una feghetta , per tre , ò quattro volte , ò fino à tanto, che il moftaccio fi rende più fènfitivo, mà poi tornare al Capezzone à maglia . I Francefi prefto lafciano il Capezzone , fervendofi della fola briglia , e lo fanno, cred’io , perche in vece di eftò fi vagliono del Piliere , mà , come hò moftrato , quello può ben piegare una tefta , mà non già forgerla ; onde non eftendo il Cavallo bene unito , tutti gli ajuti per unirlo s'han da dare con la briglia , come anche con la briglia hanfi à dare li caftighi di botte di mano ? quando il Poliedro ò s accappuc- cia , ò fommozza , ò batte alla mano , onde le barre , e la lingua han Tempre à fentire Toffela ; dal che ne nafce , che li Cavalli hanno poi le bocche incallite , e che in pochiflìmo tempo fono forzati à mutar loro imboccatura , con farne una più gagliarda , ò romperle , fe fono niente piene di carne . Mà elfi vogliono Cavalli leggeriftìmi , come per lo più fono li Ginet- ti , e Barbari , li quali naturalmente fono di bocche dilicate , agili , fen- fitivi , obbedienti , e pofti su lanca dalla natura , e quando capiti loro un Cavallo d’ Italia , greve alla mano , per difpofizione , che habbia , lo deftinano alla Carrozza ; fegno evidente , che , non fapendofi fervire del Capezzone , lo deprezzano . Mà col mezo del Capezzone fi dà al Cavallo la vera unione arti- ficiale , fapendofi però trinciare , quanto , e come bifogna , unendovi gTaltri ajuti ò di fcappate , ò di piccate di fprone , ò di toccate di bacchet- ta , come à fuo luogo dimoftrerò . Di più , eftendo le parti del Capezzone più trà loro difgiunte , e ca» ftigando in luogo di minor fenfo , & importanza , fi potran dare molti ajuti , e caftighi , che non fi poftono dare con la briglia , anzi accaderà {pefto , che con la briglia fi darà un ajuto , e nel me defimo tempo fe ne darà un’ altro col Capezzone , quafi contrario ; come per eftmpio nel trottare *, ò galoppare la volt^, fe accade, che’l Cavallo fiftringa , e non voglia guardar la volta , potrò con la mano della briglia allargarlo , e con il Capezzone obligarloà guardar la volta ; anzi nel dritto ftefto , un Cavallo intavolato à qualche mano , pofto col Capezzone piegargli la tefta , e con la mano della briglia mantenermelo dritto . Finalmente il Capezzpne , & il trotto è neceftario , cosi à Poliedri , come à Cavalli fatti , perche , fe ben quelli fanno fare tutti li maneggi in briglia fola , ad ogni modo nel galoppare , nel raddoppiare , e nel fare tutti gTaltri maneggi fenza Capezzone , à lungo andare fi vanno ad abbandonare sù le fpalle , & ad appoggiarfi sù la briglia 5 che però bifo- C 2 gna 20 Dell ’ u4rte del Cavallo gna di volta 3 involta travagliarli sii *1 Capezzone per unirli, e mantener loro la bocca frefca; anzi nel fine del galoppo il lanciarli fpeffo sù 1 trot- to non è, fe non regola efquifita* come efquifitiffima lezione è, il trot- tarli fenza galopparli , una volta la fettimana , e particolarmente à Cavalli , che hanno del greve , ò à quelli, che fono carichi dalla mano avanti, come anco à Cavalli dirteli, & ardenti , perche effendofi porti nel galoppo sù la fuga , e sù la mano , con trottarli piglieranno unione , flemma , e fi metteranno sù l’anca * 'Del trottar j pie ciato # e che coja Jta » CAPO SESTO. E Stèndo il Poliedro in flato da mettetegli la briglia , fi può comin- ciare dal trotto rifoluto , venire allo fpicciato , che altro non vuol dire , che trottare più difciolto , in maniera , che nel movere il paffo , ò nel moto del trotto , fi pieghino le giunture , così della {palla , come del ginocchio , & anche della paftora . Si dice sbrigato , fpicciato , e difciol- to , à differenza dell3 andare impicciato , e legato , come fi vede ne Poliedri , prima che 1* efercizio habbia loro fnodate le giunture , cioè con le mani dritte , e tele , che impalate da profeffori vengono dette . E, prima di venire al modo,!fia bene di fapere , eh’ effendovi il trotto rifoluto , il trotto fpicciato, & il trotto unito ( il quale è , quando il Ca- vallo nel moto tiene il fuo corpo tutto raccolto in sèrteffo, come diftinta- mente dirò à fuo luogo ) ogff uno di elfi partecipa dell’ altro , come il trotto rifoluto non è fenza fpicciamento, mentre il Poliedro, nel trottar rifoluto , va con le mani ad abbracciar terreno , e per farlo , neceffariamen- te ha dà piegar qualche poco le giunture; così il trotto sbrigato par- tecipa dell’ unito mentre andando il Poliedro nel trotto rifoluto per a avanzar quel paffo , trattenendolo il Cozzone un poco con le corde del Capezzone , verrà ad abbracciar manco terreno , & à piegar più le giunture , che per ciò fare , bifogna > che unifea ancora un poco il fuo corpo . Ma per venir al modo ; il Cozzone deve tenere le mani ferme , & uguali , e fentendofi il Poliedro rifoluto , e che abbracci affai terreno , ha da cominciare à poco , à poco à trattenerlo , & andandofi il Poliedro ad appoggiare , ha da trinciare le corde del Capezzone , tan- to , quanto balli à feortare un poco il trotto , onde il Poliedro , nel feortar quel poco di terreno , viene in confeguenza à piegar più le ma- ni , e forgerà più ancora la tefta , ma di quella ne difeorrerò à parte » Io crederei , che tanto li Cozzoni ,come li Signori Cavallerizzi , non fi doveflero regolare col tempo, cioè à dire, per il trotto .rifoluto vi vuole Lib. I. Capo VI 21 vuole tanto tempo , e così per il trotto fpicciato , &c. mà bene con le nature de Poliedri , mentre quelli , che fono carichi dalla mano avan- ti , ò con fenfo , li diftefi , e poi tutti gli altri ardenti hanno la propenfione d’andar avanti rifolutiffimi , onde à quelli il trotto deve effer corto , come fi fa, quando s’unifce, &, elfendo il Poliedro ardente affai , il trotto non folo hà da effer corto , mà flemmatico , mentre col trattenerlo da sè fi Ipiccia , e s’unifce ancora . Al carico d’ avanti , nella medefima maniera , mà , fe ’l trattenerlo non gli -faceffe follevare le mani , per metterfi in flemma , fi deve Ve- gliare con le toccate di bacchetta , ò nervo alla fpalla , con qualche fifchio di bacchetta , crefcendo gli ajuti , conforme il bifogno, e come diffufamente nel trattato dell’ unione dirò . Il Poliedro poi , che hà del Ramingo , deve il Cozzone mantenerlo affai più al trotto rifoluto, perche in quello sìfpiccierà, mentre detti Ca- valli , havendo naturalmente unione di corpo , e per lo più non effen- do fenza forza , col farli auvanzare verranno à rifolverfi , e , per il lor corpo unito , ad alzar le mani , & in confeguenza fpicciarfi . Anzi à quelli le fcappate lunghe fono di gran giovamento , e non folo li ri- folveranno , mà anche li fpiccieranno , perche mettendofi in ardenza , per la fuga data loro , il Cozzone allora , tenendo le mani ferme , e con le piccole rifecatine trattenendoli , verranno per forza i Poliedri à fnodar le giunture , e fpicciarfi. Se ’l Poliedro è flemmatico , e pigro , mà di forza , anche quello s’- hà da Vegliare con le fcappate , c: mantenerlo più nel trotto rifoluto , che, come lo farà fenza flemma, e pigrizia , allora fi potrà andarlo un pò raccogliendo, acciò fi fpicci, & in fentir, che s’impigrilce , fi deve au- vivarlo con la voce , e fe per la molta flemma non ballafle la voce , ò pure fe fi addormentaffe , e con le molte {cappate andaffe troppo ad abbandonarli , & inlanguidire il corpo , fegli deve dare due , ò tre ner- vate al fianco , fenza dargli mano , che fvegliarà così , & unirà nell* illeffo tempo il corpo , & in fine col giudizio andarfi regolando , mu- tando gli aiuti;, .conforme il bifogno 5 ricordandovi però di non fargli perdere la forza , e la lena , con dargli molta fatica , perche quando il Poliedro l’hà perduta , s’affiofcerà , abbandonerà, e difunirà , anzi, quanto più fpremuta è la lezione , hà da effere altresì più breve , an- zi quella forte de Cavalli Raminghi , e pigri fi devono lafciare qualche volta nella fuga , acciò rellino con fpirito ; e per lo contrario gl* ardenti , e carichi , fi devono lafciare per lo più sù ’l paffo un pò rac- colto , per dar loro flemma , e lena . Ridotto finalmente il Poliedro à trottare rifoluto , e dilèiolto, ò sbri- gato , s’hà ( per cominciare pian , piano , ad unirlo ) à far dare indie- tro , il che fi eleverà ofiervare più frequentemente , fe Uà il Poliedro sù la fu- 22 rDelf j4rte del Cavallo la fuga 3 e s'aggrava foverchio alla mano , e piu di rado , fe è leggero- fo , Se hà inoltrato ramingherà , ò renitenza à rifolverfi . Il Modo , come lì deve dare indietro à tutte le forti de Cavalli , nel feguente Capitolo fi dirà . "Dii dare in dietro . CAPO SETTIMO. NOn folo fi fa dar indietro li Cavalli, per renderli obbedienti in tut- te le occafioni , che poffono occorrere al Cavaliero in qual fi fia operazione , che faccia , come anche ffando fermo , ma per unirli anco- ra; e che fia vero, per effer perfetto il dare indietro , e che faccia Y effetto ds unire il Cavallo , hà da tenere la tefta fotta , ferma , Se inca- feiata , il corpo tutto raccolto in sè ffefib , & hà d’ andar indietro drit- to , e con le mani compartite , e la fpalla follevata , e che venga à fa- re quella bella marcatura di collo , mettendo la groppa fotto , e , le dif- fetta in una , ò più delle fuddette colè , non folo non $’ hà Tintento deir unirlo , ma fi conferma nella fu a difunione . Ma , perche tutte Iterazioni prima s’hanno da capire , e fapere , e doppo farle con perfezione , perciò dico , che fi deve principiare à far dare indietro li Poliedri , quando fono ridotti à qualche piccola obbe- dienza del Capezzone, e della Parata . Onde nel principio il Cozzone fi deve contentare , eh* il Poliedro dia ogni 3 benché minimo , paffb indietro, ancorché folfe col corpo difunito , e col collo diftefo , ban- che che s’attraverfalfe , perche balla , che J1 Poliedro capifca quel , che fi vuole , che doppo , come hò detto , lo farà, come fi deve. Alcuni Poliedri danno indietro non folo con facilità , mà col corpo unito , co- me fe foffèro Cavalli fatti , e quelli fono , non folo di corpo ben lime- trizato , e per lo più di forza , e di union naturale , mà hanno Y olfo della fchiena ben ligato ; per il contrario hanno difficoltà li Cavalli de- boli dì fchiena , lì difìefi , quelli di corpo languido , onde con quelli bifogna haver maggior riguardo , e contentarli del poco ; molte volte à detti difetti s’unilce Federe il Cavallo di dura apprenfiva , come anco- ra di mollacelo , che non può foffrire la rilècata 3 che , unito alla fchiena debole , rielce impercettibile , à chi vuol ufi re il rigore . In fentire dunque , che Poliedro hà difficolta in dare indietro l non deve il Cozzone ollinarfi di voler dà sè folo con le rifecate di Capezzone tirarlo indietro, mà deve farfi aiutare da un huomo da ter- ra , il quale con una bacchetta vada avanti il Poliedro , mà un po- co difèollo , e toccando la bacchetta in terra , lè le vada accollan- do mettergli un poco di paura , ò pure fifchiandogli la bac- Libro I. Capo VII. 2 ^ chetta avanti il modaccio, ò pure con la bacchetta andarli battendo le § inocchia , mentre alcuni temono più uno , che un'altro ajuto , & ob- edendo ogni poto , dargli dell’ Erba , e fmontarlo . Molte volte ancora non bada , perche il Poliedro non auvezzo , in fentire la foggezione , e l'incommodo , che vi fente , ò s'arma pian- tandoli , e in quello cafo datele fubito la mano , e caminatelo po- chi palli , e fenza tirar le corde del Capezzone per non farlo armar di nuovo, mà fate, che colui da terra lo minacci , e voi fubito aitate- lo con le rifecate del Capezzone , e fe obbedifce , (montatelo , iò il Pol- iedro , doppo armato , fa uno sbilancione , ò pure in vece d' andare indietro, và cofi armato avanti , òfi volta tutto ad un tratto , e , fe venite à qualche rigore di bacchetta sù '1 mollacelo , tanto più s' odi- na ; onde allora cambiate di lito , facendolo prima ca minar molti paf fi , e poi paratelo in un altro luogo , e come ho detto di fopra , far , che quello da terra lo minacci prima , e fubito con la rifecata aiutar- lo : mà , quando ciò non balla , e che ’1 Poliedro non fia di gran fen- fo , può l’huomo da terra pigliar le corde del Capezzone , e con pic- cole botticelle procurar , che vada due , ò tre palfi indietro , e molte volte , nè meno quello balla , onde allora fmontate da Cavallo , e con tutte due le corde del Capezzone , prefe da due , fatelo dar indietro , anche bifognando il rigore , e così certo anderà , perche non fente il pefo alla lchiena , nè la foggezione alla bocca , e così per due , ò tre volte , fatelo dare nel medefimo modo indietro , che , quando lo fa con facilità , doppo certo darà indietro con 1* huomo à Caval- lo ancora , Vi fono molti , che vogliono , che li Poliedri diino in dietro , come Cavalli fatti , e non polfono fopportare , che rellino con una mano avanti ( legno veramente di dilunione ) ò che s'attraverlìno , dan- do indietro , e lo tormentano , e lo llufano à tal legno , che fanno loro fare qualche sbaratto , e pigliar qualche credenza , che poi vi fi richiede dell' applicatone à levarcela , mà , come hò detto , circa le nuove lezioni , balla , che le capifchino , benché le facciano con difunione , perche poi à poco à poco le faranno con tutta l'unio- ne , cheli vorrà. Nel redo , come il Poliedro capifce quel , che fi vuo- le , (offre gl’ a; uti , & hà qualche unione , deve dare indietro , come hò detto di fopra , e difettando in qualche parte , quella fi deve aiuta- re , con gl'ajuti proprii, perche , fe dà indietro attraverfandofi , quella corda , dove s’attraverfa , fi deve tirare per dirizzarlo , e non badan- do farfi aiutare da uno da terra , che con la bacchetta lo ajuti , ò cadi- ghi all' idefla parte . O' da indietro slungando il Collo , e dibattendo la teda , fi dà indietro toccando la Spalla con la bacchetta . O' fi difu- nifee , ò inlanguidifce il corpo , fi dà indietro con qualche piccatina 24 Dell* Arte del Cavallo di fprone al fianco. OTe dà indietro con furia, & impazienza, pure fi picca di fprone , mà fi tengono le mani follevate , & avanti più dell* ordinario , e rifecando à Y insù , acciò che folle vi la fpalla , e la tefta , che per lo più , dando così furiofo indietro , Y abbattano , e non ti- rando le corde verfo il petto voftro , non Y obligate à dar così precipi- tofamente indietro , & in fine ajutare la parte , che difetta ; e quefti ajuti gli dà T huomo folo à Cavallo , e fe per accidente puntafie , con abballar la bacchetta all* orecchie , e di batterla , che le tocchi un poco darà indietro . Si come è neceflario , che tutti li Cavalli fappiano dare indietro , così ad alcuni bifogna frequentar loro quella lezione , più che ad altri. Nè hanno di bifogno li Cavalli carichi dalla mano avanti , li Ca- valli diftefi , li Cavalli ardenti , e fe bene quei patti , che il Cavallo dà indietro, li (letti s’ hanno da far auvanzare , ad ogni modo li fuddetti , che hanno la propenfione d’andar avanti , fi devono fmontare dando in die- tro ; per contrario li Cavalli , eh’ hanno del trattenuto , e del ramin- go , quelli di rado fi fanno dare indietro , anzi quelli , che parati , che fono , da sè fletti danno indietro , s’hanno non folo à non farceli andare , mà s hanno da lafciare fempre auvanzandoli avanti . Havrei dovuto difeorrere prima della parata , mà dovendoli quella dare alli Poliedri infenfibilmente , per non offender loro la fchiena , 1* ho voluta trafportare nel feguente Capitolo , dovendo immediatamen- te apprettò trattare dell’unione , nella quale v’ hà qualche parte la pa- rata . Della Parata \ fiua definitone 9 e come fi deve dare % col ri- guardo dell ’ età , for%a ? &c. CAPO OTTAVO. P Arare un Cavallo altro non è , che fermarlo dal moto , in che fi trova , e quello può farli , così nell’ opere di terra , come in quel- le d’ aria . Si para dunque il Cavallo per fermarlo , e li para ancora per unirlo , mentre un Cavallo , per parar bene , hà da fermarfi , mantenendo il fuo corpo sù le anche , con la (palla follevata , la tefta ferma , forta , & incafciata , diritto , fenza piegar il corpo , ò la fpalla , ò la groppa à nefiim lato , e doppo parato ftar ivi fermo , fenza torcerfi , ò dar indietro , ò andare avanti , nè far moto alcuno di tefta ; e, quando lo farà , allora fi può dire , che habbia parato unito ; mà per venire à det- to fegno , bifogna , che fi pari più, e più volte , con quelli ajuti, che ci van- Libro /. Capo VI il. 2el porgere # fermare , O ine aj dar e la Tefta del Cavallo Cag ioni del moto fconcertato d’ejja } firn rimedii f e regole . CAPO UNDECIMO, AVendo difcorfo in pattando del forgere , fermare , & incafciare la te fta del Cavallo , ftimo non affatto inutile dirne qualche cola à parte , tanto più, che tutti dicono, che la tetta deve efler forra , mà non ci prefcrivono il luogo , anzi cenfurano tal volta un virtuofo , il quale, fe bene hà forta à fuo luogo una tefta di Cavallo , che ha il collo corto , e pofto batto , per non vederla accimata , come la porta il Cavallo di collo lungo , con bella fgogliatura , e naturalmente acciaia- to , fubito dicono ; quella tefta non è forta . La tefta dunque d3 un Cavalloni qual fi flanatura, fi deve ridurre ad efler forta, ferma, &incafciata, che vuol dire, che non la porti gar- ziera, cioè col moftaccio in fuori, nè accapucciata , eh3 è voltata verfoil fuo petto. Alla forta non fi può dare mifura determinata , come perefem- pio, che dalla punta della fpalla,dove finifee il collo, e principia l’incon- tro, per in fino alla fine del capo vi abbiano da ettere tanti palmi, e ciò non tanto per la divertita delle grandezze de3 Cavalli , mentre fi po- trebbe dare anche la mifura proportionata dell3 altezza della tefta alla grandezza del Cavallo , mà non fi può dare , per la diverfità de col- li, perche, chi l’hà naturalmente corto, e chi lungo, chi legato baf- fo , e chi alto; che però, chi l3 hà corto, e legato batto, non la potrà forgere , e tenere nel luogo, nel quale la terrà, chiThà lungo, e pofto alto, che accimato fi dice . Per conofcer dunque, fe il Cavallo la tie- ne al fuo luogo , fi deve oflervare, fe il detto collo non è diftefo all3 manzi , mà piegato all3in sù, e che il moftaccio non guardi, nè ver* fo il Cielo , nè fia troppo voltato verfo il fuo petto , mà che dalla punta de labri , fe fi volefle tirar una linea in terra , quefta abbia da efler perfettamente perpendicolare . Allora la tefta farà à fuo luogo* F & ef- 42 'Dell’ ytrte del Cavallo & effendovi , vederete tra il fine della ganafcia ,’ e piegatura del collo molte pieghe . Avendo dunque ad avere la tella quelle tre conditioni^ può un Cavallo difettare in una , in due , ò in tutte tre . Tutti li Poliedri per colli lunghi , e buona fgogliatura , che hab- biano , Tempre avranno di bifogno, che li fiano forte le tefle, mà pe- rò con pochiffima difficoltà . Non così quelli di collo corto , e pollo baffo , che però , per fa- re ^ che col tempo le mantenghino al detto luogo, s’ ha da procurare di forgercele col Capezzone, anche più sù del detto luogo , e fare , che ci acquillino Y abito, perche poi fenza il Capezzone , abbacando- le qualche pocchettino , venghino à mantenerle à luogo proprio . E perche prima fi deve guadagnar una colà , e poi Y altra , e quella hà da clfer la più necelfaria, alla quale hanno relatione Y altre , fi deve prima forgerla , e doppo fermarla , & incafciarla . Nè v’importi , che nel forgerla il Poliedro nel principio faccia diverfi moti d’ infermezza, mà applicate pure à forgerla , che doppo la fermezza viene da fe . Si forge la tella con le refegate di Capezzone, e, fenon balla la pic- cola tirata , sì fà la maggiore , come nel trattato del refegare del Ca- pezzone più diffufamente ne ferivo , e poi , fe il fine è di metter la iella al fuo luogo , le refegate hanno da effer tali , e tante , e quan- to balli ad avere il vollro intento , nè alli Poliedri pretendo che lo facciate in una mattina , perche dovete prima rifolverli , e come van- no con rifolutione 5 la feconda cofa è di forgerli la tella . Viene dop- po il fermarla . La difficoltà , che hanno li Cavalli di fermar la tella ( nè intendo adelfo de Poliedri ) nafee ò da caule naturali, ò ac- cidentali 5 le naturali fono barre fo amate, aguzze, òganafoia, ò bar- ba delicata, ò tutte le parti della bocca , lingua, labro, &c. di tanto fenfo , che fente l’ offefa da ogni appoggio , non che toccata ; L1 acci- dentali fono , ò per non elfere flati difoiplinati bene , ò offefi nelle bocche , ò barbe , dalle ginette , ò altre briglie gagliarde , e con mon- tate. Più difficili perciò fono à fermarli quelle per li difetti naturali , ben- ché li moti non fono tanto grandi , e fconcertati , effondo per lo più- beccheggiate , gangheggiate , e piccole fommozzate , mofirando , nel ricever Y offefa , quel piccolo fogno del loro dolore , mà benché pic- cole nafeendo dal gran fonfo , e delicatezza di dette parti , vi vuol gran tempo à farciele fofferibili , nè ciò fi fà fonia una gran mifura di mano . Hor per fermare la tella à detti Cavalli è neceffario , che foffrino l’ appoggio della briglia , la quale deve elfor un cannone piano , e dol- ciffimo : con tutto ciò , per dolce che fia , hà in ogni modo da cen- tra- L ibro L Capo XI. 43 trattare il ferro con l'otto coperto dalla fola pelle ; onde , come hò det- to , avendole col Capezzone forta la tetta, e che fiano rifoluti, fpic- ciati, & in gran parte uniti, per incafciarli, e fermarli la tetta in un ifteflò tempo , deve il Cavallerizzo raccorre la briglia , non folo nel trotto , mà per farli pigliare maggior appoggio , e foffrimento, il moto del galoppo è più proprio , s’ hà però da galoppare per un dritto lun- go, con la mano della briglia raccolta , e con mediocre attacco, ac- ciò fi attiiefaccino à fofferire il detto ferro , e non fe li deve inoltra- re la volta , per non darli occafione di beccheggiare , ò fare altro moto nel voltare il pugno , e la mano , che alle volte accade fare più dell’ ordinario , che fatta con preftezza fempre partecipa qual- che poco della botta , che li farà fare qualche motivo di tetta . Che però fi deve prima per lo dritto fermarcela , e che ci habbi ben acquiftato T appoggio , e doppo venire alla volta . Li Cavalli di natura agili , forti , e di moderato fenfo , con colli {carichi , mà proportionatamente lunghi , e pieni , e con ganafcia a- fciuta , l’ averanno naturalmente forta , ferma , & incalciata : mentre con molto poca manifattura, anche fotto la bardella , la ridurrana à fuo luogo, & io hò veduto Cavalli di detta natura, con la lor tetta così forta , ferma , & incafciata , che , fe bene chi vi era fopra face- va tutto quello , che poteva per non farcela fermare , mentre, oltre al ftarvi {capoio affai , faceva un tal continuo moto con le fue ma- ni , che averebbe fconcertata anche una tetta di pietra , e pure det- ti Cavalli non la fapevano muovere . Al non forge ria, difettano generalmente li Cavalli di collo corto, ò baffi dalla mano avanti , ò carichi di collo , e carnuti di fpalla , ò Cavalli diftefi , e deboli di Ichiena , ò delicati , e ^lifettofi di gam- be, e di piedi, e tanto maggiormente, quando alcune delle fuddette imperfezioni fono unite infieme , e tanto più , fe vi fi aggiunge la poca forza . Onde in quefti cafi il Cavallerizzo deve con 1* arte a- jutare, quanto può, la natura con il trotto, tenendo però li Capezzo- ni un poco liberi, & applicare nel principio à forgerla , perdonando qualche piccola difunione del corpo , fino à tanto, che 1 Cavallo ac- quifti l’abito à tenerla forta, che doppo li riunirete il corpo al fe- gno , che vorrete . Le pofate ajutano ancora affai , e , fe ben fotte à legno da poterfi galoppare , fi deve ad ogni modo lafciar fu’l trotto per mantenerlo in quell* abito di tener la tetta forta in quel luogo, che la può foftentare , come hò detto di fopra. Hanno difficoltà ad incafciar la tetta li Cavalli con ganafcia grande , e ftretta , li quali cacciano fiiori il moftaccio , andandovi garzieri per Y offefa , e dolo- re , che fèntono in quella parte del collo , dove và à premere 1' otto della mafcella . F 2. An- 44 ^Del) Arte del Cavallo Aneleranno medefimamente garzieri li Cavalli fcarichi , con collo affai lottile , ma per lo più à quelli nafce per le briglie gagliarde, come i Cavalli Turchi, Barbari, e Ginetti di Spagna, mentre li mettono in bocca briglie gagliarde , e con montata altilfima , come fono le Ginette , che li poveri Cavalli fentendone la continua offeia nelle barre , e maggiormente nel palato , per liberarfene portano il modaccio in Cielo, e con le continue battute di mano, fcrollamen- ti di teila , e beccheggiate, ci danno ad intendere il dolore , che vi fentono . Ma quelli levandone la cagione , fe gli leveranno gli effet- ti , come dirò appreffo . " Quando poi s’ unifcono li difetti della ganafcia , e gl* altri da im- pedire il forgimento della teda , non folo la porteranno baffa , mà garziera , e finalmente , fe con li detti v’ è la bocca delicata , nonj la terranno ferma, difetti, che ogn’ uno da per sè dà da fudare , or tanto più uniti infieme , & ancora contrarii tra di loro 5 ad ogni modo con 1* arte fi rimedia à tutto , mentre ad un Cavallo , che por- ti la teda baffa , vada garziero , e non ì’habbia ferma , e voi gua- dagnate prima il più neceffario , cioèjdi forgerle la teda, perche, dop- po che ha acquidato Y abito di tenerla forta , raccogliete la briglia, che r incacierà , e fermerà nello deffo tempo . Difficiliflìmo è fermarla alla Corvetta , ò altr* aria , per V ideffa__, •caufa , mentre venuto sù il Cavallo , per farlo venir giù , fe bene fi tien ferma la mano , bifogna però darcela qualche poco , onde le re- dini s’allungano, e, per riforgerlo, fi deve un poco alzare, che tro- vandoli-le dette redini allungate , &: in confeguenza Y imboccatura^ , che non1 preme le barre , nel forgere verrà la detta imboccatura à premer le dette barre , & il Cavallo , fentendone Y offefa , batterà alla mano : che però vi fi ricerca una gran giudezza , e dolcezza di mano ; giudezza, perche fi hà datenere attaccata , che poco, ò quafi nulla s* allunghino le redini ; e dolcezza , perche 1* attacco non hà da effer premuto, che il Cavallo per fentirfi quell’ attacco forzato, non poten- dolo fofferire, dà nelli fpropofiti, òdi pigliarli la mano, ò d’impen- nata, ò di sbilancione , ò d’altro; mà la dolcezza hà da edere in que- do modo, cioè, raccolta che avete la mano , l’avete da tenere ferma sì , mà non premuta , e fentendo , che il Cavallo fia venuto con la te- ila al luogo, che volete , e che vi dia , in fentirvi la mano premuta, l’avete d’ abballare un taglio di cortello, che fi fà con voltar il pugno, c le dita verfo il petto vodro , come per forgere , molte volte bada il folo voltar le dita verfo il Cielo . ' L’ideda ragione milita per il difetto della barba, dovendoli rime- diare con barbazzali dolciumi, e bifognando anche di cuojo, ò di pel- le foderati di bombace , e doppo con l’ ideffa mifura di mano fuddetta ; * • *•* . & io Ltb • !• Cdpi >| ^ & io à Cavalli , ridotti però à perfezione, e che vanno in briglia fola ; mà per la bocca, ò barba delicata fi rifentono ad ogni portata, ò vol- tata di mano violente con qualche beccheggiata ; neL volere pigliar qualche volta ftretta , non dò^ loro niente di mano , mà m’ajuto con qualche piccatina di fprone , ò appoggiata di gamba dalla parte con- traria . Anche la ganafoia può effer caufa dell’ infermezza della te- tta , fe bene propriamente non la fa incafciare . E la ragione fi è , perche, tenendo la tetta incaciata per forza, e con qualche pati- mento di quella parte di otto, e collo, dove preme la ;[ganafcia , ad ogni poco di dar di mano , nel fentir quella libertà , và con preci- pizio à beccheggiare ò pure fentendofi quell’ offefa nel tener la te- tta nel detto luogo, và à sforzar la 'mano, con cacciar il mollacelo per liberacene , e per quello vi bifogna non folo una gran mifu- ra , e tento di mano , ma il Cavallerizzo deve contentarli , che la metti in quel luogo , che la polli foffrire , fenza gran patimento . Affai meno difficoltà è a fermare una tetta di Cavallo , che hà pre- fo il cattivo abito per le briglie gagliarde , come per lo più fi vede ne’ Cavalli Turchi', e Barbari, à caufa delle dette briglie gagliarde, e con gran montata , la qual montata è caufa , che vanno con la te- tta cosi alta , e garziera . Il Monte propriamente fi fà per dar liber- tà di lingua , e per mettere il moftaccio fotto , mentre, toccando il Monte il palato del Cavallo , tira la tetta fotto per ragion di leva , mà fentendofi il povero Cavallo tormentar da una mano afpra , per li- beracene, caccia, quanto può, il moftaccio in fuori , alzandolo insù, che cosi viene à liberarli dal tormento , che fentiva nel palato . Ora, ancorché pajano le dette tette più difficili per il gran moto , e gran fconcerto , ad ogni modo il difetto non nafce dalla natura , mà è per accidente caufato dalle dette briglie , e, fe bene le barre fo- no offcfe per il gran caftigo ricevuto , con tutto ciò , effendo le det- te barre per altro buone , con metterle un Cannone dolce , e piano , il Cavallo non fornendo l’ offefa, fe fà li motivi, fono per T abi- to prefo, che fi rimedia con la fola fermezza di mano , facendoli tro- var l’ offefa nel moto , e la dolcezza nella fermezza , come appretto vi dirò . Con il Cannone dolce fi deve anco metter il Capezzone parimente dol- ce, particolarmente, fe non l’ha vette mai fontito, come li detti Cavalli Turchi, e Barbari; dovete poi nel principio tener le corde del Capezzo- ne unite in mano, mà non premute, avendo anche la briglia d’uguale lunghezza, e trottatelo per più mattine, fenza però volerlo troppo unire, per non avere ad offendergli il moftaccio , e barre , mà che fola- mente s’affuefaccia à fofferire il Capezzone, e la briglia, & in con- feguenza fermar la tetta ; farà egli nel principio mille battute , e mo- ti fcon- 4Ò Deli Arte del Cavallo ti {concertati di tetta , e voi non gli date punto botte di mano , ma folamente à detti fconcerti fermate le mani, perche lui fentendo dal fuo dibattimento 1* offefa , e che tenendo la fua tetta ferma non fente dolore, mentre che voi tenete le mani ferme , & unite sì, mà dolci , e non premute , da sè ftettb fi fermerà , anzi permettetegli , che fe ci vada ad appoggiar qualche poco , perche come averà ferma la tetta, e che doppo fi caricafle troppo, con le refecate ve 1* alleggerire- te; mà, fe fotte difunito , impicciato, e non rifoluto, e dovette per rifolverlo anche lapparlo, dategli la {cappata con manco mano, che potete , aiutandovi con le ftrette di cofcie , e bacchettate al fianco , e doppo la fuga non pararlo , mà tornare fui trotto, con le mani dol- ci, e ferme, acciò lènta folamente 1* offefa dal fuo fconcerto, e non dalle voftre botte , e così preftiflìmo fermerà la tetta . Quando poi vi s’aggiungono ad un Cavallo le cagioni naturali , & accidentali , tanto maggiore vi farà la difficoltà ; con tutto ciò con l’ arte , e conofcimento della natura del Cavallo s’ arriva , fe non à mutar affatto la detta natura , à ridurla almeno à buon flato , e fer- vibile 5 col tempo ancora, e con l’età, e buone regole, li Cavalli fempre pigliano maggiore appoggio . Li fcafci di parate dati intempeftivamente fono cagioni delle beccheggiate, efòmmozzate, e particolarmente, quando fi vogliono parare , ò pure , quando fi vogliono unire con qualche rifecata, cre- dendo etti di ricevere la botta alla parata , la vogliono prevenire , infin col parare da per loro , e con fare la beccheggiata , ò fommoz- zata , onde a detti Cavalli , hà da levarli detta apprenfione , col pa- rarli dolcemente , anzi infenfibilmente , cioè, che vadino da loro à fer- imrfi , nè finir di parare , fe non parano fenza beccheggiata , ò fom- mozzata .* e tal volta vi riufcirà pararli con la pofata , o con la toc- cata di Spalla fenza muover le mani , acciò non 1* incontrino , & in fine col giudizio cercar l’uno, ò l’altro modo , che riefce più pro- prio , e fpecifico. E , quando alla rifecata fi piantano , per parare con la beccheggiata , voi , tenendo le mani ferme , piccate di fperone , ò date loro una bacchettata al fianco più , ò meno gagliarda fecondo il bifogno , e fenfo del Cavallo . Ora dovendo entrare nel trattato dell’ unione , mi par proprio parlare prima di tutto quello , che vi è di bifogno per unire un Cavallo , come delle {cappate , e pofate , fe bene le prime fono necdfarie , anzi proprie per risolvere , e fpicciare il Cavallo * e a- Libro /. Capo XII. 47 Scappata 9 fua 'Definitone __ per quali cagioni , triodo 9 e come fi deve fare , CAPO DUODECIMO. LA frappata altro non è , che una veloce fuga , che fi dà al Ca- vallo , e quella deve elfere lunga , ò corta , conforme il bifogno del Cavallo, ò volontà del Cavaliere, quando ce la dà per fuo gu- llo . Si frappa dunque il Cavallo con abbalfar la mano della briglia , allargare le gambe avanti , llringendo i ginocchi , e le cofcie , & an- negando la vita , ó^ni cofa in un ifteffo tempo $ e , fe ciò non baltaf- fe , vi s’aggiungono le fperonate , ò bacchettate alli fianchi , ò tutte due afieme , & anche la voce rifoluta , e gagliarda . Per più cagioni fi frappa un Cavallo , cioè per rifolverlo , per fpic- ciarlo , per unirlo , per levare al Cavallo le difefe de contratempi , e rellivezza , per levargli la pavana , quando nafre da gonfiezza , ò raminghezza , e per aggiuftarle l’anca , fe nel galoppo andaffe falfo , in alcune occafioni però , che à fuo luogo dirò ; mà propriamente fi frappa per rifolverlo , come à Poliedri , che non fono rifoluti , e per quelli la frappata deve elfere lunga , che fe folfe corta , in vece di rifolverli, s’arramingherebbero, perche, non folo la feconda volta da fe Itelfi anderebbero à parare , mà in poche volte nè meno ufcireb-, bero alla chiamata della frappata . Non ha da elfere però tanto lun- ga , che ’1 Poliedro sfiatato s’ andaffe da sè Hello trattenendo , per- che tale frappata fervirebbe anzi à levarli , che dargli la fuga , e ri- foluzione ; quella però fi rimette al giudizio del Cavallerizzo , effen- do una frappata di cento cinquanta palfi andanti fulficiente ad ogni Poliedro ; eccettuandoli però quella regola , fe ’l Cavallo s’ andaffe nell’ illeffa carriera arramingando , ò arrellivando , che in tal cafo s’ ha da feguitare à dargli la fuga , e con più velocità, aiutandolo, ò caligandolo con bacchettate , fperonate , e voce gagliarda , nè parar- lo, fe non và rifoluto, nè meno fi deve frappare tanto fpeflo un Pol- iedro , perche, oltre che lo mette sù le fpalle, e difunifee, gli le\a medefimamente la fuga , mentre gli leva la forza , e la lena ; ma fi deve regolare il Cavallerizzo con la natura del Poliedro , frappan- dofi ordinariamente più quelli, che hanno del ramingo, ò del pi- gro . Non fi deve però frappare un Poliedro, le prima non intenda la parata , & à Poliedri , che non hanno alcuna unione , come à Cavalli grevi , & abbandonati , la fuga non fi deve dare con tutta JDelf Arte del Cavallo violenza nel principio , ma cominciando con un galoppo un poco fu- riofo , con andare Tempre incalzando la fuga , particolarmente nel mezzo della Carriera, con gTajuti fopradetti. La ragione fi è, che il Poliedro , ò Cavallo greve , & abbandonato su le fpalle , ò affa- ticato delle mani , dandofegli una improvifa , e veloce furia , vuol fuggire con preftezza, ma, non potendo con agilità alzar le mani , per averci sù il pefo del corpo, e delle fpalle, è facile ad imbrogliati le , e calcar di fpalla , che , doppo le roverfciate , fono le più pe- rìcolofe cadute . Così ancora non fi devono parare li medefimi tutto ad un tratto, nè in due , ò tre falcate , come a Cavalli fatti , mà fcorrendo fc or- rendo , acciò à Poliedri non s’ offenda la fchiena , che è tenera , & à Cavalli grevi, &c. non fucceda il pericolo di cafcare, per 1’ ifteffa ragione fuddetta , mentre , in vece di parare sii Y anca , parano sii le fpalle , facendo tutta la forza sù le mani , che , non potendo reggere il pelo , facilmente traboccano , fi che il pericolo maggiore à Caval- li sì fatti è nel principio della frappata , & al fine nella parata . Con li Cavalli raminghi, ò pigri non v’è quello pericolo, perche la raminghezza , ò pigrizia fa loro tenere il corpo raccolto in fe ftefi fo , onde anche al bel principio fi può metterli in sù la fuga con__. velocità , anzi à quelli è ncceffaria , per farli ufcire , e frappare . Or, fe bene ogni Cavallo deve frappare, non folo con velocità 3 mà con unione ancora , cioè con il corpo non abbandonato , mà rac- colto in sè fteffo , con la tella Torta , ferma , & incafciata , che vuol dire, non baffa, con allungare il collo, e cacciar il moflaccio, per- che , oltre alla brutta villa , e con pericolo di cafcare ; ad ogni mo- do , perche li Poliedri non folo non polfono elfer uniti , ma nel prin- cipio ne menrifoluti, e, dovendoli quelli prima rifolvere, e poi unir- li, deve il Cavallerizzo procurare, che prima fcappino, e corrino ri- folutamente, non importando, che abbiano li requisiti fuddctti d’unio- ne , &c. perche come fugiranno con rifoluzione , e che fi facciano pron- ti alla chiamata della frappata , che in allargar le gambe fubito fcap- pino , come anche in alzar la mano della bacchetta , per darli al fian- co , fubito fi precipitino , allora poi , fenza abbalfar troppo la mano della briglia , mà con il folo cenno della gamba , il Cavallo ufcirà fenza allungar tanto il collo, e difunir il corpo; mà, fe non baflaffero à farlo ufcire con rifoluzione le fole allargate di gambe , in tal calo dar loro una, ò due paja di fperonate , con altretante bacchettate al fianco , ma fenza punto di mano ; che così à poco , à poco fi ridur~ rà à frappar con tutta Y unione , che fi vorrà . Lo Hello s’intende de Cavalli mal difciplinati , che non intendelfe- jro la chiamata della frappata 3 bifogna , che prima intendano la Icap- pata Lib. L Capo XII. 49 pata , c che fuggano con velocità , benché difuniti , e doppo , che fuggano con 1* unione . Si fcappa ancora un Cavallo per fpicciarlo , il quale fpicciamento non è fenza parte d* unione , perche , avendo da principiare il moto dalla fpalla , è imponìbile , che '1 Cavallo polla farla fenza lo fhr fopra dife, ch'altro non è, che ftar unito; E ciò fifa, quando il Ca- vallo è ben riloluto , & hà pofto forza fufficiente à ricevere qual- che unione , dovendofegli quella dare tanto , quanto la detta forza del Cavallo può fofferire . Or,effendo il Cavallo impicciato, cioè, che non alzali , e piegai fe le mani , ma , che trottali con le mani dritte , e tefe , che impa- late fi dicono , ò pure , fe bene le piegale , il moto foli {blamente dal Ginocchio abaffo ; Si deve quello , per fpicciarlo , metterlo in ardenza con la fuga , e con fcapparlo , che llando così il Cavallo per voler fuggire , tenendo allora il Cavaliere le corde del Capezzone unite , con le mani ferme nel trottarlo , volendo il Cavallo metter le mani avanti , & eifendo trattenuto con le rifecatine di Cappezzo- ne , le raccoglierà , e piegarà , e lì verrà anche ad alleggerire , & uni- re in un medefimo tempo : E così ogni volta , che fentirà il Cavalie- re, che il Cavallo ^andati impigrendo , lo deve' fcappare , e quella fiiga hà da elfere Corta , ò lunga , fecondo la fua pigrizia ; perche , fe con la pigrizia vi è unita la raminghezza , la fcappata hà da ef- fe re lunga, mà fe Uà pronto all’ufcire, & ad ogni modo prello $' im- pigrire , bifogna allora adoprare le fcappate corte , e replicate , e co- sì nell' iftelfo tempo , perche fi fcappa , viene à metterli in ardenza , & ad unirli per le dette fcappate corte , e replicate , mentre fi met- te sii l'anca, eh' è parte dell’unione , non potendo slungar troppo il collo , & il corpo , lì perche riceverebbe maggior botta di fchie- na , come ancora perche le fcappate corte fi fanno fenza quafi dar mano: Intendo però fempre, che lìa rifoluto , e pronto , che alta- mente fempre fi deve tornare al principio , cioè fcappate lunghe . Avendolo dunque pollo in qualche ardenza con le dette fcappa- te , mà che in quelle , per havercene date molte , sì mettelfe sù la mano , e s’ abbandonali , e voi , mantenendo le mani ferme , fatte- lo trottare , mà che ’l trotto fii follevato , e che metti prello le ma- ni interra , e, quando s’andafle impigrendo, foccorretelo con la vo- ce , col fdrufeio di lingua, col fifehio di bacchetta , e, quando non balla , e con la fuga fi abbandonali troppo , e voi fvegiiate il cor- po con qualche pajo difperonate, ò con qualche bacchettata al fian- co, mà nell’ ili elfo tempo forgete la mano della briglia , acciò pigli fpirito , e s’unifra . Quella regola però va detta in altra occafione , mà non ftimo fuperfluo il" replicar più volte alcune cole elfen- G ziali , po Deli Arte del Cavallo ziali , acciò non efchino dalla memoria per il frutto , che fe ne ca- va ; come anche quella , che dirò , cioè , che così nel galoppo , co- me nel trotto , alli Cavalli raminghi , e pigri , Arando il Cavaliere à Cavallo col corpo unito , 8c annervato , cioè con le cofcie ftrette , & il corpo raccolto in fe fielfo, mantiene non poco il Cavallo in Spi- rito , & in unione , come per lo contrario à Cavalli ardenti , lo {lar- vi a Cavallo flolcio , e col corpo piu tofio abbandonato , mette il detto Cavallo in flemma . Ma , fe il Cavallo foflfe impicciato sì, ma havefse unione naturale, & il moto foffe corto , e fpeifo , ma impalato , le fcappate à quello hanno da eflere lunghe , e permettergli , che nel trotto più tofto s’ab- bandoni un poco , purché con le mani abbracci terreno , perche nel volere slungar le mani , per forza viene à piegarle . Si {cappa un Cavallo per unirlo , e , fe bene ho detto , che fcap- pandolo per fpicciarlo neceffaria mente s’unifce ; con tutto ciò, quando fi fa per unirlo, e quando il Cavallo non flafìe sù Tanche , che per mettervelo s’ adopra per lo più la fcappata , mentre tutte», le volte, che’l Cavallo non fià sù T anche , non li può dire perfetta- mente unito, e, perche vi fono Cavalli, che non folo hanno molta forza, ma hanno la fchiena polla dalla natura così forte, à cagione di quel- le gionture cofi ben legate , & unite , che , fe ben operano con tutta unione , leggerezza , e fortimento , fi vanno ad ogni modo a difen- dere nella parata, e chi non li piglia all’ improvifo , e di tempo, ab zerano la groppa , in cambio di metter fotto Tanca, che fa bruttiflìma vifla ; onde bifogna farcela mettere fotto à lor difpetto , nè ciò fi può fare, fenon con la fcappata, & in una calata, nella forma, che ho detto nel capo della parata. Di più , fe in tutte T operationi il Cavallo deve avere il corpo unito , non folo per la bella villa , ma per la ficurezza , come hò det- to altrove , quanto maggiormente nella fuga , dove è il pericolo maggiore , onde è neceflario alfuefarlo , che fcappi tenendo il corpo raccolto fopra di fe , e non abbandonato sù le fpalle , e con la telìa al fuo luogo , che fi fa lenza dargli quali niente di mano , ma che el- ea raccolto ad ogni allargata di gambe , e con frappate corte , e re- plicate , e che pari in tre falcate, raccogliendoli sù Tanca . Si fcappa medefimamente un Cavallo per aggiullarlo, quando nel ga- loppo andalfe falfo, così d’anca, come di fpalla . Per la fpalla è , quan- do v andalfe falfo, e s arramingalfe, e più propriamente, quando galop- pa in volta, e la ragione è, che di troppa incommodità farebbe al Ca- vallo andar furiofo in volta falfo di fpalla, anzi Tefperienza ce lo mo- llra , mentre per lo più , fe un Cavallo per lo dritto va falfo di fpal- la , in entrare alla volta da fe Hello s* aggiulla , fegno evidente dell’ . in- Libro L Capo XIII \ yi incommodità, che vi fente. Parrà bene pericolofo il rimedio, mà la fuga non farà in volta , perche , come dirò nel fuo luogo , ogni vol- ta hà quattro dritti , e quattro cantoni , la fuga fe gli può dare da quarto , in quarto , che viene ad eflere ne dritti , e nel pigliar quel cantoncino s’ alza la mano . Per il falfo d’ anca poi s’ aggiuftano per lo più quei Cavalli , che hanno tanta union di corpo , & agilità di gambe , che le mettono avanti , & indietro con una facilità gran- dilfima ; quelli s’ aggiuftano propriamente con la fcappata , e la ra- gione è , che con la fuga abbaftano la fchiena , eh’ è cagione , che giochino li piedi con la detta agilità , oltre che , eftendo qualche^ poco abbandonata la detta fchiena, & andando giufti, con più diffi- coltà falfificheranno , mentre per farlo s'hanno dà riunire, e per que- lla cagione li Cavalli di corpo greve , ò languido diffìcilmente fal- fifìcano, ed eftendo falli, parimente con difficoltà s aggiuftano . Si fcappa finalmente per levar le difefe al Cavallo , come dirò nel cap. delle difefe , e particolarmente la difefa della Pavana , e fe ben pare, che la fuga, e l’ardenza , più tofto che levarla , ce la faccia pigliare , pure con le ragioni fi prova il contrario , e 1’ efperienza lo moftra , come nel cap. delle difefe , & in quella della Pavana fedi- rete . Entrarò adeflò à difeorrere della Pofata . Po fata 9 e come fi fà, CAPO DECIMOTERZO. LA Pofata è quella, quando il Cavallo fenza movere li piedi alza le mani ( mà piegandole ) un braccio , più ò meno dà terra , come lì vuole alta, ò’I bifogno lo comporta; li chiama Pofata dà quel pofare , che fà il Cavallo del fuo corpo sù 1’ Anche : propria- mente fi fà per forgere la fpalla d' un Cavallo , e metterlo sù Tan- che, mentre che, eftendo la fpalla forta , la groppa , e Tanca incon- feguenza è fotto . Si fà ancora per unire il Cavallo , e finalmente per agilitarlo à tutti li maneggi d’ aria , non dovendofi mettere il Cavallo à neflìino d' elfi , fe prima non fà la pofata con perfezione , e facilità , & ancora paufata , ò preda fecondo la volontà , e chia- mata del Cavaliere : Non fi deve però mettere un Cavallo alla pofa- ta , fe prima non Ila ben rifoluto , mediocremente fpicciato , & an- che in qualche parte unito , e che habbia la teda forta , e fo- pra tutto ferma , e la ragione è , che, fe 1 Cavallo non hà la tefta ferma, nel levarli per venire alla pofata, ò nel venir giù, beccheg- gierà , fommo7zerà , e la fcrollerà più del folito , fi come non_^ avendo alcuna unione , nel farcela fentire grande , mentre deve rac- G a coglie- ^‘2 Del? Arte del Cavallo cogliere , e reftringere il Tuo corpo Copra due fole colonne de pie- di, è facile, che fi fconcerti, facendo qualche sbilancione, ò buttan- doli dalla banda , ò almeno levarfi con violenza sù , e venir giù ab- bandonato , con offefa de nervi : Cofi medefimamente non effendi rifoluto , fi può arramingare , & arreftivare . Il luogo, dove fi deve chiamare il Cavallo alle pofate , deve effe- re una calata , almeno per le prime volte , cioè fino che il Cavallo le faccia con facilità . Si chiama un Cavallo alla pofata con forgere le mani , toccar con le punte de piedi , ò ftaffe alle fpalla del Cavallo , ca- lando , e toccando ancora con la bacchetta la fpalla , e con la vo- ce ap , ma tutti li fuddetti ajuti in un fteffo tempo ; e quella chiamata ha da effere , ò più dolce , ò più gagliarda , fecondo il fènfo , ò flemma del Cavallo , mentre all’agile , e lenfitivo la chiamata fi fa dolce , che facendoli gagliarda , facilmente rifponderebbe con una impennata , ò fi ftordirebbe , mettendofi in ardenza , fenza capire quello fi vuole. Alli pigri , e grevi poi la chiamata fi può fare più gagliarda , men- tre per forgerli , hanno di bifogno di molto ajuto ; ricordandovi pe- rò , che fempre dovete cominciare con li ajati piccoli , e quando quelli non ballano , venire alli maggiori . Nel principio deve ballare al Cavallerizzo , che *1 Cavallo inten- da quel , che fi vuole , ne importa , che facci il Cavallo la pofata con quei requifiti , e quell’ unione , che vi fi ricerca , mà gli deve ba- llare , che dia fegno d’intenderla , con alzar tantino le mani , e fe foffe Cavallo ottufo, bafta , che {blamente le pieghi, dandogli dell* erba , facendocela capire con dolcezza , che, fe nel principio v’ufa- rete l’afprezza , crederà , che la detta chiamata fia un caftigo , e mentre egli s* oftina , non v* oftinate voi , perche quella forte di Ca- valli ottufi nel principio peccano per non capire , non per non vo- lere , onde per non venire al caftigo , fi deve mutar fito , per levar- lo di apprenfione, e fvagandolo di paffo, & accarezzandolo fi và ad un altro luogo , e fi chiama , mutando talvolta chiamata , cioè , ò più gagliarda , ò meno, fenza tutti li fuddetti aiuti, mà con la vo- ce , e forta di mano fola , e non improvifa , mà forgendo la mano à poco , à poco , come fe fi voleffe alzare un pefo , e non ballando far fmontare l’huomo, e con le due corde del Capezzone prefe una da uno , e 1* altra dall’ altro in terra , così chiamarlo , e fe la prima Volta non obbedifee per ottufità , non importa , che la mattina ap- preffo fenza trottarlo , ò dargli altra fatica lo chiamarete , mutando partiti chiamandolo ancora al montatore, tenendo un Capezzone da terra , e voi fopra del montatore , e così andar variando , finche ca- Libro I. Capo XIII. pìfca , mà Tempre con dolcezza , perche capita che l’habbia , ne fa- rà più di quelle, che vorrete . Apprefala , & obbedendo alla chiama- ta con facilità, èneceffario, che la faccia poi giuda ; cioè, deve effe- re la Pofata mediocremente alta , con le mani piegate , che venga su con leggerezza , e con la fteffa leggerezza vada giù dritto , con la tefta Torta, ferma, & incafciata, & allo fteffo luogo, d'onde s'è levato, e però non deve effere arredata, che vuol dire, che nei le- varti sù , ò nel venire giù rinculaffe , dando indietro. Onde, per le- varlo da quedo difetto, bifogna ricorrere all’altro oppodo, cioè rin- culando nel levarti , dovete nel chiamarlo dargli 1’ ajuto del piede , non alla fpalla , mà col piatto dello fprone al fianco, e nello deffo tempo forgere le mani avanti , quafi verfo la teda del Cavallo , e vi fi può aggiungere ancora T ajuto da terra dal Cavallerizzo , che Io deve toccare con la bacchetta sù la groppa , acciò non dia indietro t Mà Te rincula nel venir giù , dovraffi , appena gionto in terra , avan- zarlo un piccol paffo , e fubito chiamarlo ad un altra pofata , Tempre avanzando , e così all’ altre fino , che non dia indietro , e (è quedo non bada , e pure rinculi , fi deve cadigare con un pajo di fperonate , avanzandolo , acciò dal catiigo s’ accorga dell’ errore , e dall'avanzare quello, che fi vuole, e facendone una giuda , fargli carezze , e fmontarlo . Non hà da effer caminata , perche venendo giù il Cavallo non fa- rà con unione , mentre fi slunga per andar avanti , e per levargli quedo difetto è neceffario nel chiamarlo forgere le mani , mà verlò il vodro petto, mantenendolo nel venir giù, che non fcorri avanti, e fe pure fcorreffe , cadigarlo con una botta di Capezzone nel pun- to proprio, che vuol andar avanti, che è ’l cadigo proportionato à tal difefa . Nè meno hà da venir giù abbandonato sù le fpalle , cafcando con grevezza , perche , in vece d’ unirlo , fi difunirebbe maggiormente , e col tempo le gambe patirebbero . S’ hà dunque da procurare , che venga giù con unione , e leggerezza , e, per ciò fare , deve il Caval- lerizzo tenere la briglia , e le corde del Capezzone unite in mano, dando auvertito di farlo calcare sù le braccia Tue , che vuol dire , far loro ricevere il pefo del fuo corpo sù ’l Tuo mofiaccio , dal fo- dentamento , e forfè botta del Capezzone , che da fe deffo fi và à pigliare , la quale hà da effere prima , che ’l Cavallo arrivi à mette- re le mani in terra , e così, per non ricevere la detta botta , pen- farà à cafcar fopra di fe . Di più, venuto ch’è in terra , devefi richia- mare con predezza , acciò s* agititi il corpo , s’ unifca , e s allegerif- chi le {palle . Et , avendo il Cavallo pigrizia di fpalle , levandoti con difficoltà , ottima lezione è, fargli far affai pofate , con predezza 3 agi- 9 4 T>ell Arte del Cavallo agilità , e leggerezza , e che in edere in terra torni predo su. E / per- che li detti fogliono levarli con flemma , mà levati la fanno alta af- fai , deve Fuomo à Cavallo, levato che è, dar loro fubito la mano, col fuo corpo un poco avanti, acciò non Allevino tant’alto, màla fac- ciano con preftezza ; così per Foppofto 3 chi fi leva poco, farcene fare meno , mà più elevate . Se il Cavallo averte la bocca delicata , e che fe bene nel trotto , e nel galoppo T avefle ferma , mà che nel levarfì alla pofata , ò nel venir giù andafle à far qualche beccheggiata , deve il Cavaliere fer- virfi un poco più della briglia, e particolarmente nel venir giù la de- ve tenere ferma , & alquanto tirata , accioche pigli appoggio sù la detta briglia , e la chiamata hà da eflere più dolce , e con le mani ben ferme, & in ciò al Cavaliere fi richiede gran mifura di mano, badando per rinfrefcargìi la bocca, che F abbaiti un fol taglio di cor- redo , perche, niente che fofle di più , fubito farebbe la beccheggia- ta . Soglionfi difendere ancora nella pofata con levarfi con violenza, facendo più tofto un impennata ; In tal cafo fegli deve dar fubito la mano, dando la vita avanti , & avanzarlo avanti , e poi portolo in flemma richiamarlo con ajuti dolciflìmi , badando à quefti i (em- piici cenni ; mà feguitando la difefa per vigliaccheria , e per altro fo fi- fe più tofto Cavallo flemmatico , fi deve allora caftigare con una , ò due paja di fperonate , ò qualche bacchettata alli fianchi , ò nel far l5 impennata dargli con un nervo in mezzo F orecchie, & in fi- ne non lafciarlo , fe non la fa con flemma , e con F altezza , che fi vuole ; mà fe fofle ardente , ò rtizzofo , & in confeguenza facile à ftordirfi , ubriacarli , e dar nella difperazione , con quefti , non folo nel principio sì deve ufare gran dolcezza , mà, per levar loro F ap- prenfione, fi muta fito , nè fi devono chiamare, fe non fi habbiano rimedi in flemma . Altri fi levano , mà con difpetto fermandofi in aria , e buttando le mani à modo, che voleflero tirare delle zampate; à quefti proprio è il caftigo , che uno da terra con un bacchettone dia loro sù le mani , mà auvertite, che il caftigo fia nel venir giù , che, fe fofle nelF andar in sù , vi farebbe il pericolo di rovesciarli . Altri fogliono nella pofata far un sbilancione , & à quefti il ca- ftigo è, il fargli dare indietro tutto quel terreno, che hanno slan- ciato ; mà il più proprio farebbe nel tempo giufto , che và per andar avanti, dargli una botta di Capezzone, & anche tenuta della mano della briglia, che non folo lo fà arredar di fare lo slancio, conve- nir giù dove fi trova , mà per il caftigo , così à tempo , gli proibi- rebbe di far piu Amile difefa , & à me è riufcito tempre; ben è vero , Libro L Capo XIII. Vero , che il caftigo è pericolofo à chi non sa pigliar il tempo, men- tre, fe corregge il Cavallo con la botta nell' andare in su , lo può roverfciare , ma , quando fi dà à tempo , non vi è pericolo alcuno . Mi dichiarerò; ogni volta che il Cavallo s’è levato , neceffariamente deve venir giù , ò farà il falto avanti ; ora , fe bene fa il falto , ò slancio , benché avanti , è fempre con andare in giù , ne può torna- re in sù , fe non tócca con le mani in terra , dove piglia la forza per tornar sù, fi che la botta deve effere data nel principio, ch'ha cominciato à far lo slancio, e quefta è la vera botta in aria , au- vertendo però , che nell* andare sù 1 Cavallo devefi portare la vita avanti per isfuggire , che non fi roverfciaffe , come più didimamen- te avrò occafione di ripetere nella difefa dell' impennata ; eifendo quefta regola affai neceffaria per evitare il pericolo mortale. Vi fono finalmente de’ Cavalli, che, per isfuggire 1’ unione della pofata , fi vanno ad appartare , buttandofi di fianco , e chi alla ma- no dritta , chi alla mano manca ; e chi ora all* una , & or ali’ altra . Quelli, che fi buttano ad una mano , ò vi buttano la tetta, e la fpalla , tale in quel cafo deve effere l'ajuto ; fe per efempio fi but- ta sù la mano manca , portate voi la mano della briglia alla mano dritta , tirando , e fottentando il Capezzone dritto , con accodare il piatto del voftro piede manco alla fpalla manca del Cavallo , calan- do, ò toccando con la bacchetta 1* ifteffa fpalla manca ; di più bro- gliandovi il caftigo , farete l’ ifteffe operationi con più violenza , & in appretto nel chiamarlo alla pofata prevenitelo con li fuddetti aiu- ti; mà, feci butta il corpo, e la groppa, allora Tajuto , ò 1 caftigo ha da effere con la gamba al fianco ironico , e con la fotta della mano della briglia , la tirata , e mantenuta del Capezzone manco , e fiftettò farete, fe fi butta alla mano dritta, con rifletti ajuti, mà oppofti : auvertendovi, che 1 Cavallo nel buttarfi fi può arredare , dando più tofto indietro, ò andando avanti ; nell’ arredarli , e dar^_. indietro, voi l'avete à chiamare nel moto, cioè cambiando , e, fat- to che averà la pofata , avanzarlo più tofto fempre un poco a- vanti ; come per foppofto, fe avanza da fe dettò avanti ; e voi chia- matelo nella quiete , cioè prima fermatelo , e poi chiamatelo alla pofata , e, fe doppo venuto giù , fcorreffe qualche paffetto , voi tira- telo indietro tutto quello , che averà fcorfo avanti ; vi ricordo pe- rò fempre d'offervare la natura de Cavalli, perche con gl* ardenti, e ftizzofi dovete nel principio perdonar loro molte cofe , per non metterli in difperazione , contentandovi, che firiduchino all’ obbedien- za poco alla volta , perche, come faranno perfèttamente uniti , Se ob- bedienti alli ajuti , potrete far loro foffrire anche li caftighi , come__, , e quando vi piacerà , mà vi fi richiede tempo , e cognizione delle natu- $ 6 Deli Arte del Cavallo nature , e dare Tajuti proprii , fpecifici . Dalli giovani Cavalieri io fono flato findicato, perche con alcuni Cavalli vedevano, che io per- donavo molti errori , mà efli non capendo, che quelli non erano per mala volontà , mà , ò per non capirli , ò per elferfi già ubriacati , per la loro naturai ardenza , e Aizza , han voluto dà fe fteiTi pro- var la loro opinione , col caftigarli e gl* han ributtati , e con tutto ciò prefumono tanto di fe fteflì , ch’hanno creduto non errar loro } mà indocilità delli Cavalli, errore ordinario de Giovani. Mà, per tornare al mio propofito, alli fuddetti Cavalli , che fi but- tano alla parte , nel principio potete pigliarli ad una tela di muro, e far, chi Cavallo tenga alla parte del muro quella parte del cor- po , che butta , fe poi fi buttafle ora di quà , & ora di là , trovan- doli una calata , ò pendino ftretto , e fondo con un rialto dall’ una parte, e l’altra, farebbe ilquifito, perche à lor marcio dilbetto non fi potrebbero appartare, mà fè non l’avete, andate pure alla tela del muro , perche quello mantiene una parte , e T altra la manterrete voi con ufare T ajuti fopradetti , e credetemi , che ’l pre- venire è quello , che guadagna un Cavallo , e proibifce , che non_ faccia il difetto . Modo ? come / mùfcono lì Cavalli nel trotto 9 le difefe 9 che foglio no occorrervi fecondo le loro ^Stature y e deferita- ne d * effe . CAPO DECIMOQUARTO. P Rendo ora à defcrivervi con alquanto maggior particolarità, in che maniera s’ unifeono fi Cavalli con quelle lezioni da me ac- cennate , Sarà dunque la prima regola quella detta fin da principio , e tan- te volte pofeia da me repplicata , cioè , che fi debba cominciare dal poco ; la quale auvertenza, fe bene milita in tutti gli efercizii, in quelli, che fono più faticofi, e difficili, hà maggior luogo . E qual fcioc- chezza maggiore potrebbe darfi, che’l volere dalle beffie quello, che nè meno può averli da gl uomini? & è, che acquiftino ad un* trat- to quegli abiti , che à gran fatica dona la lunghezza dell’ efercizio , congionta alla perizia del maeftro , & alla buona ’difpofizione , & abilità del Cavallo. Deve dunque il difereto Cavallerizzo andar tirando all* unione li fuoi Cavalli, quafi infenfibilmente , feguitando la maniera, che s’è detto nel Capit. del fpicciare , ne lo deve llringere ad una grand5 unione, fe non vi conofce la forza , e l’età da poterla ricevere , elfen- dovi Cavalli di alcuni Paefi , e particolarmente Ra vie , che prima Libro I. Capo XIV. s7 dell! fette anni, non fono forniti della lor forza, come appunto li Cavalli di Regno , del Carfo , della Razza del G. D. di Tolcana , & altre , ma ben durano poi vigorolì fino li venti anni, e molti paffano li venti cinque, e tal’ uno fino à trentanni. A vera perciò d* aver detti riguardi , ufando in ciò pacienza , e deftrezza, tanto maggiore, quanto maggiore è la difficoltà d’in- contrare Cavallo cosi fornito di forza , e leggerezza , e buona fan- tafia , che molto , ò poco nell’ unirlo non fi difenda , &, effondo la lor natura così diverfa , auviene, che per isfuggire la medefima cofa , tutt’ i medefimi mezzi non fiano proportionati . Quindi nafce, che nel cominciarli à ftringere alcuni di loro sforza- no terribilmente la mano, e contro al caftigo della briglia, e delCa- pezzone s’ armano ò cacciando fuori il moftaccio , ò con 1* accapuc- ciarfi. Altri lafciando quella fermezza, e buona pofitura di tefta or col beccheggiare, or col fommozzare, & in fòmma con mille moti, e dibattimenti di tefta, ci danno ad intendere la noja, che apporta loro l’unione. Altri, ò per malizia di voler fpaventare il Cavaliero, ò per bocca troppo delicata, e fenfitiva s’impenneranno, fermando- fi anche per alquanto in aria fopra de piedi . Altri piu contumaci , e fuperbi , procurano per ogni via, non folo d’ isfuggire l’ unione, mà di liberarli anco dal Cavaliero, onde! ò con furiofilfimi sbilan- cioni, ò con improvifi contratempi, or piantandoli , or {aitando per 10 dritto , & ora in volta , or col piantarli pónendoli tra le gambe 11 capo, e tirando calci, & infino col buttarli in terra, fanno l’ultimo sforzo per abbatterlo, e danneggiarlo, & altri, fe ciò non gli vien fatto , pigliandofi furiofamente la mano , fi pongono in una difpera- ta fuga , venendo in quella maniera , quali in onta del Cavaliero , à fare direttamente l’oppofito di quello, ch’egli pretende . Altri fi- nalmente, per non elfer prolilfo, con la Pavana , col buttar di qua, e di là le groppe, col mortificar l’anca, con lo fcontorcerfi , con rin- tavolarli , con il caricarli , s oppongono , per quanto , polfono al no- ftro volere ; e , fe bene ciafcuna delle fuddette difefe in sè confidera- ta è fempre l’ iftelfa , in quanto però può procedere da natura di- verfa , e da contrarie qualità de Cavalli , richiede correzione diver- fa , e tal’ ora anche contraria . EiTendo non minor imprudenza in un Cavallerizzo il caftigar una difefa fempre ad un modo in qualunque Cavallo di quello farebbe in un Medico , fe con un medefimo Elettua- rio volelfe guarirci di quei dolori , che,fe bene ci affliggono con ugual paflìone la medefima parte , vengono ora cagionati dal caldo, & ora dal freddo. Dalla diverfità delle nature de’ Cavalli, che’l mondo le fa innumerabili, n’ è nato, cred’io, quel detto, che fpeflfe volte hò udito, che ad ogni Cavallerizzo per prattico, e fperimentato che H fia , ^8 *Deli* Arte del Cavallo fia , Tempre occorre d’ incontrar nuovi umori di Cavalli . Mà io flou mi hò voluto diffidare , perche s’è (lato poffibile al T Architetto mili- tare, il dar precetti, che comprendono il modo di fortificare ogni qua- lunque fito irregolare , perche non potrà il Cavallerizzo dar regole , che iftruilcano à difciplinare qualfifia Cavallo , benché di natura info- lita , e (tra vagante ? E, Te , con travaglio per auventura poco uti- le , non hà mancato chi comminando in tutti i modi poffibili le let- tere deir Alfabeto hà rintracciato il numero delle parole, che pof- fono darfi , non sò , perche abbiamo da tralafciare , ò à difperar noi, col vedere, in quante maniere fi poffono accoppiare quelle quali- tà , che fono quafi elementi , nel formare la buona , ò mala difpofi- zione, & abilità ne’ Cavalli. E per qualità non intendo quelle, che procedono dalla mìftura , e predominio degli elementi , come dicono tutti quelli , che di tal materia hanno fcritto , quindi con la conget- tura , che di tal predominio ne porge il mantello , le balzane , & al- tri fegni, fi fono ingegnati quafi nuovi Linci, e Poiemoni, andar con- getturandone la natura , & abilità ; Mà la cofa de fegni hà riufcito con quella certezza , con la quale fogliono aftrologare li Ciarlatani . Sia ciò per efempio , per un Bajo Caftagno , balzano del pie della (biffa , che fia bravo Cavallo , ri hò vifto del medefimo mantello , e nella medefima maniera fegnate delle rozze , e così de5 g Y altri Man- telli, e fegni : Mà per qualità intendo della forza , della leggerezza, e Tuoi contrarii , della buona, ò cattiva fantafia, & altre così fatte.., dalle quali può averfi non folo congettura , mà certezza di quel- lo , che debba riufcire il Cavallo . Le qualità dunque , che fi devono defiderare ad un Cavallo , fi- no la forza , agilità , buon cuore , e per quarto v’ aggiungerei un fenfo , nè troppo ardente , nè troppo flemmatico , mà temperato , e crederei , che quelle tali ( effendo per altro con buona fimetria de membri ) baflaffero per poterlo con l’arte ridurre ad una total per- fezione . Nel buon cuore v’intendo la buona faccia , ò animofità , che vogliamo dire , & anco un’altra , che per mancanza di nome la chia- miamo voglia di travagliare , ò buona volontà . Diraffi dunque af- fatto di buon cuore quel Cavallo, che farà amico dell’ uomo , non contumace , nè iùperbo , e che à qualunque oggetto , ò ftrepito mo- flrerà ficurezza , & ardire , che averà di più una certa inclinazione à travagliare, di maniera che , come dicono li Spagnuoli del Sauro bru- giato , Antes muerto , che canfado , cioè , che prima fi vedrà venir meno le forze , che la volontà del travagliare . Quattro fono dunque le qualità , che conftituifcono principalmente la buona difpofizione nel Cavallo, e quattro altre in confeguenza coftituiranno la mala. Può Libro 1% Ldpo Può dunque ne Cavalli concorrer forza , ò debolezza , agilità , ò grevezza , buon cuore, nella maniera da me {piegato1, ò mal cuore , fenfo ,. che così mi giova lpiegar il fenfo temperato , ò ftupidezza , cioè una ottufità flemmatica . Or ciafcheduna di quelle otto qualità non è dubbio che può ac- copiarlì con tutte l’altre , fuorché con la fua contraria , fe. ben di ra- do , e quali mai li veda quell’ accopiamento trà la leggerezza , e flemma ottufa . Et ecco , che in quella maniera non faranno più innu- merabili le nature de Cavalli , mà finite , anzi non molte , e fe T Aritmetica non m’inganna, non appajonp più, che fedici. Qualunque Cavallo dunque farà , ò Forte , leggiero , buon cuore , e fenlitivo . Forte , leggiero , buon cuore , & ottufo . Forte , leggiero , mal cuore , e fenlitivo . Forte , leggiero , mal cuore , & ottufo . Forte , greve , buon cuore , e fenfitivo . Forte , greve , buon cuore , & ottufo . , Forte , greve , mal cuore , e fenfitivo . Forte , greve y mal cuore , & ottufo . Debole , leggiero , buon cuore , e fenfitivo . Debole , leggiero , buon cuore , & ottufo . Debole , leggiero , mal cuore , e fenfitivo . Debole , leggiero , mal cuore , & ottufo . Debole , greve , buon cuore , e fenfitivo . Debole , greve , buon cuore , & ottufo » Debole , greve , mal cuore , e fenfitivo . Debole , greve , mal cuore , & ottufo . Et eccovi ridotto à folo fedici fpecie la natura de Cavalli,. che s’ è creduto di fpecie infinite ; oltre che potendoli difficilmente unir ( co- me T efperienza mofìra ) la leggerezza , & ottufità , ò ftupidezza , non vengono à vederli , che di rado , e quali mai Cavalli della detta fpecie . Delle quali , come ho detto di fopra , nè il mantel- lo , nè le fattezze ce ne potran dare con certezza il giudizio , fe il Cavallo non fi vede fotto Y uomo , à caufa del moto , eh’ è il più ficur*o. Con tutto ciò , dovendoli pigliare un Poliedro dal Branco , fiamo necelfitati di ricorrere alli fegni , benché meno ficuri . E per- che , come hò detto , il Cavallo può elfer dotato delle quattro qua- lità perfette , ò delle fue contrarie , ò delle mille $ dirò dunque , che propriamente la forza , ò fiacchezza fi conofce dal Mantello , & an- che dalle fattezze ; la leggerezza , ò grevezza , dalle fattezze * ò fi- metria . Il buono , ò mal cuore dall’occhio , e dalli moti dell’ orec- chie , & il fenfo , ò flemma ottufa , dal vederlo muovere , anche à H a mano 6o Dell 9 Arte del Cavallo mano, dall* auvivirlo con un fifchio di bacchetta dando fermo , e fi- nalmente dal vederlo nel Branco trà gl’ altri , & accollandoli à loro il più fpiritofo , e coraggiofo fi moverà prima degl’ altri , e marcian- do s’auvanzerà da gl’ altri, e s* acciaierà vedendoli la fuatefta più al- ta degl’ altri. Mà più dillintamente dirò di ciafcheduna qualità fepa- ratamente , con la cognizione di effe da caule più certe . La forza dunque , ò la fiacchezza fi può conofcere da fegni , che non fono affatto ficuri, come li Pelami ( che io non li deferivo, ef- fendone abaflanza fiato parlato da diverfi Auttori ) la fimmetria del corpo , mentre un Cavallo corto , e raccolto , e che abbia tutti gl* altri membri ben proporzionati , per lo più non fuole elTere fcarfo di forza $ mà la certezza fi cava dal moto , e dalle difefe , mentre che un Cavallo di forza nel caminare , ò trottare mette quei piedi in terra con vigore, moftrando appunto, come la volelfe battere, e, fe ben folfe difunito, nondimeno nel pofare le mani in terra non vi fi vede una languidezza di corpo , come al fiacco , mà più tofio un certo tal raccoglimento, che pare unione di corpo, e, nel levarle da terra non è con languidezza* Si conofce nel progrelfo della fatica , perche il forte mantiene quel vigore , ch’hà moftrato nel principio , fino alF ultimo , eh* il debole perduto , che hà quel ;fior di forza , V anderà ad illanguidire , ed à reggerfi sù le voftre braccia . Si conofce finalmente dalle fue difefe , perche il forte fà falti , e contratempi con la forza della fchiena , la quale non l’ abbaffa così facilmente , mà la mantiene , e li continua per un pezzo , e , fe bene con la rifoluzione 9 efeappate fe li levaffero , ad ogni modo nel tra- vagliarlo , e nel trottarlo , ancorché foife ftracco , fe non fi ftaffe au- vertito , ne farebbe degli altri . Il Debole , fe pure fà de contratempì , fono con languidezza , e prefliffimo finifee , mà per lo più fi difenderà con l’ impennate , con qualche sbilancione , col fcontorcerfi nel pararlo , e buttarfi alla ban- da , fegni tutti della debolezza della fua fchiena . La leggerezza, ògrevezza ( e per leggerezza intendo queir agilità naturale in tutte le operationi ) in un Cavallo fi conofce dalla fim- metria del corpo , mentre che un Cavallo raccolto , fcarico di col- lo , e di fpalla , cioè che la detta (palla fia diftaccata dal collo s con tutti gl5 altri membri ben proporzionati , non è fenza leggerez- za , per T oppofito dalla lungezza del corpo , carichezza di collo , e fpalla, cioè che la parte del collo vicino la detta fpalla fia così pie- no, che riempa la fpalla fenza vederfeci feparazione, e con gran ga- naicia , baffo dalla mano avanti , con gambe Cottili dal ginocchio ab- batto ; con altri difetti di piedi danno indizio della lor grevezza . Mà con più ficurezza dal moto , perche 1* agile , ò leggerofo nel mettere li pie- Lib.L Cap. XIV 6 1 li piedi in terra, e nel levarli lo fa così pretto, e con tanta leggerez- za , che par , che non tocchi la terra . Il Greve hà il moto pefante , e tardo . Nelle difefe, come falti, e contratempi, l’agile li farà forti, alzan- do fempre più lo davanti , che il di dietro . Il Greve vien sù con fa- tica, e nel venir giù par, che cafchi una montagna, oltre che alza fempre più la groppa , che la fpalla . Di più la leggerezza , come ho detto di fopra , è quafi fempre accompagnata con il fenfo , e da qui nafce , che molti fogliono cambiare la forza con la leggerezza , e per contrario la flemma , ò pigrizia con la debolezza . II buono , ò mal cuore del Cavallo fi può conolcere da legni , co- me li sfacciati , e che , come fi dice , bevono in bianco , ma più 1L curo è quello dell’occhio , perche, quando l’hà grande, nero, chiaro, & allegro , moftra con etto fempre la fincerità del cuore , eh’ all’ op- pofto il piccolo, e malinconico indica la malignità , e tanto più , quando lo gira , e volta fpelfo moftrando il bianco , & hò oflervato , che tutti li Cavalli allegri , e burloni , quafi fempre fono di buon cuore , e li malinconici di cattivo , che par , che fempre penfino alla difefa , che han da fare , onde vero è’1 proverbio, che vuol effere il Cavallo allegro , & il cane malinconico . Si conofce poi con più ficurezza dal moto , e dalle difefe . Effen- do il moto del Cavallo di buon cuore , auvanzàto , e lineerò , che quello deljmal cuore trattenuto tràrsì,e’l nò di andare , accompagnando- vi il moto dell’ orecchie , movendone una avanti , e 1’ altra indietro , legno , che vuol fare la vigliaccheria. Li falti, e contratempi del Ca- vallo di buon cuore , fono tutti auvanzati, vedendofi chiaramente , che nafeono dalla forza , e fpirito , mà quelli dal mal cuore fono ar- redati , con piantarli , & impennarli , & or con metterfi la tetta tra le gambe , & or faltando di fianco , e molte altre difefe , eh’ à fuo luogo li diranno. Il mal cuore però ne5 Cavalli è di due fpecie, ò in quella , che dà neLdilperato , e fi vede , che quelli hanno l’ occhio torbido , e ma- linconico , e fe hanno gran lènlo facili fono à precipitarfi ; 1’ altra fpecie è di quelli , che hanno furberia , e quelli hanno l’ occhio pic- colo , e che nel voltarlo moftrano il bianco , e più degl’ altri muo- vono l’ orecchie , e con difficoltà s’unifce à quelli il gran fenfo . Sogliono quelli fpelfo mutar difefe per metter paura , mà fono non- dimeno più facili à rimetterli col caftigo , fe ben fempre procureran- no di provar Y uomo , particolarmente , quando conofcono , che non è quello , che gl’ han guadagnati, e rimelfi. Il fenfo , ò flemma ne Cavalli fi conofce propriamente dal moto , mentre il feti fitivo lo fa pjefto , & il flemmatico tardo . Si conofce ancora Del? jlrte del Cavallo ancora dal vederlo nel ftar fermo , come auvertito ad ogni picciol moto , ne dimorarvi troppo , mà fpeflò muoverli in qua & in là . Il fenfitivo fi rifente ad ogni benché leggiero accento , e sdrufcio di lingua , ò fìfchio di bacchetta , riunendoli con metterli in pofitura , lì di correre , come di faltare , & il flemmatico non fi moverebbe nè men con li puconi , non che con le fperonate . Si conofce medefima- mente dalle difefe , che nel fenfitivo fono con preftezza , e vehemen- za , mà nel flemmatico fono paufate , e con moto tardo . In tutte le fuddette qualità però , in ogni Cavallo fi dà il più, & il meno , che però il Cavaliere dall3 oflfervazione de fuddetti fegni , e moti , deve giudicare , fe un Cavallo hà mediocre , ò gran forza , e così di tutte T altre , come ancora nella miftura dell3 una con 1* altra, che è in elfi Cavalli , di quale ne fia più fornito . Di più una qualità buona ajuta un3 altra men buona , fia per efern- pio la molta forza ajuta non poco la grevezza . Così ancora la mala qualità può convertire in mala la buona , fia per efempio . Il mal cuo- re cambia il fenfo in troppo ardenza , anzi Aizza * ^Natura dì Cavallo forte > leggiero , buon cuore y e fenfitivo fu a deferitone , e come $ unijce . CAPO DECIMOQUINTO. E Sfendo dunque le Nature de Cavalli non più , che fedici , come hò dimoftrato . Comincierò dalla più perfetta , la quale è com- porta della forza , leggerezza, buon cuore, e fenfo . Un Cavallo di sì fatta natura ( e che habbia tutte le fue fattezze con giufta propor- zione ) farà il fuo moto, così nel parto , come nel trotto, & ogn5 al- tra operazione , con una unione naturale , forgimento di tefta , fpi- rito , e grazia , come fe averte qualche anno di fcola ; da che ne fuol nafeere , che li Giovani ? ò chi non è fondato nell3 arte veden- dolo in pochi giorni , non che meli rifoluto , & obbediente per quel- la unione naturale , e buona volontà ,' fenz3 altra confìderazione fubi- to lo ftringe à galoppare nelle volte, & anche à radoppiare , onde non folo non le fpicciano la fpalla , mà maggiormente ce la liga- no, di maniera che, fe da Poliedro moftrava bel moto, in progref- fo di tempo lo perderà , e quello farebbe il manco male , fe nonj r affaticaffero li nervi , e ftroppiaffero le gambe 5 oltre che T opera fu a mai farà perfettamente giufta , fe pur non l3 obligaffero à far qualche difefa , come più lotto dirò . Le fue difefe ( toltone quelle delle prime mattine, che fi sbardel- la , le quali fa per felvaggezza 5 e con tutto ciò iranno avanzate , e forte ) Libro I. Capo XV 6 3 forte ) non fi polTono chiamar difefe , perche il faltàre farà per al- legria, fpirito, e quello per la gran forza, che ha, e particolarmen- te fe hà T inclinazione à qualche aria. Suole nondimeno fare qual- che difefa nel darle Y unione, perche, fe bene han forza, e leggerez- za, difpiacendole ad ogni modo quel moto non naturale del trotto fpicciato , e raccolto per lo più fi difenderà con la Pavana $ come ancora per là fua fcarichezza , e fenfo , conforme non avrà pena à forger, la teda, così Y avrà ad incafciarla, e fermarla, e fi dirénuG- rà con qualche dibattimento, ò fommozzata, e, fe la bocca farà de- licata , con qualche beccheggiata. Parerà ancor difefa la fua troppo obbedienza nel voler prevenire la volontà del Cavaliero , mentre inoltrandole una lezione la feconda volta da per fe la vorrà fare. Si difenderà finalmente per il mal abito acquiftato fotto chi l’hà voluto ftringere fuor di tempo , e con violenza , & afprezza , mentre non avendo potuto foffrire , per la tenerezza de fuoi membri, quel riltringimento d'unione , che bifogna nell' operare alla volta , facil- mente la fuggirà , e rifiuterà, e, fe non è fubito guadagnato , fe ne ricorderà ben fpeflò . Siche , capitandovi un sì fatto Cavallo , lo do^- vete ben guadagnare una volta fola con le dolcezze , le fi potrà , fe nò col rigore , mà doppo per lo dritto dovete farle acquiftare quel , che li manca, cioè l'unione, che, come farà perfettamente unito, lo ridurrete à tutta l’obbedienza , che vorrete . Mà delle difefe ne par- lerò apprelfo , dirò adelfo di finirlo di fpicciare , & unire . Ogni Cavallo di qual fi fia natura s’ hà alla fine da ridurre alla • perfezione , che non fi può fare , fe non farà rifoluto , fpicciato , Si unito , con la tefta forta al fuo luogo , ferma , & incaciata ; onde_ doppo averlo rifoluto , & in parte fpicciato , come hò detto di fopra, bifogna finire di fpicciarlo , & unirlo , cioè , che acquifti 1* abito di portar dà fe il corpo raccolto , e la tefta forta , il che fi deve fare per lo dritto , e col riguardo della fua età , mentre un Cavallo , an- corché di forza , per non aver l’età, parerà debole , e perciò 1* unio- ne fe li deve dare à mifura della forza . Mà avendola , & eflendo della fuddetta natura , con facilità fi finirà d’unire, mentre andando- lo raccogliendo, e trattenendo nel trotto, lo ridurete al trotto perfet- tamente unito, e, fe bene hò in altro luogo defcritta 1* unione, la_ quale è un raccoglimento di membri in fe fteifi , dirò adefto, quali re- quifiti fi ricercano al trotto . Il Cavallo dunque hà da trottare corto , prefto , follevato , e lègui- to . Corto , perche s’ unilca , e raccolga in fe fìefto , mentre col moto lungo il Cavallo fi può difunire , & abbandonare 5 prefto , acciò par- tecipi del rifoluto , e fpicciato , perche col moto tardo fi può impi- grire , & anco inlanguidire ; follevato , acciò non atterri la fpalla 5 mà <$4 Delt Arte del Cavallo ma eh* il moto nafea dalla detta fpalla ; è feguito ] accio non rompi il trotto col galoppetto , ò con la Pavana, ò pure (come molti Cavalli fogliono fare ) raccogliendoli in sè fteffi , trottar con tempi rotti , cioè con un moto corto , & un altro più lungo , che , fe bene non è affat- to Pavana , i tempi non fono uguali tra di loro , come ne difeorro nella difefa della Pavana, con apportarvi i rimedii. E , perche ilfuddetto trotto è di gran fatica * il Cavallo , benché di -qualità perfette , come le fuddette , ad ogni modo ò s anderà inlan- guidendo, e difunendo qualche poco, & allora con una forta di ma- no, e refecatina di Capezzone, e bifognando aggiungervi un fifehio di bacchetta , ò un poco di voce lo riunirete , & anco fvegliarete ; ò s'impigrirà , e la voce , ò fifchio di bacchetta non baftaffe , e voi le farete una piccola allargata di gamba , e doppo tenendolo più rac- colto , e vivo ritornerà al moto prefto , e corto , & in fine vedete , In quali de fuddetti requifiti difetta , in quelli aiutarlo; mà non le fat- te perdere affatto la fua forza , perche quello, che guadagnarete nel ■principio, perderete nel fine , anzi le lezioni fpremute devono effer brevi . Poffono effere due Cavalli della fuddetta qualità , ed uno effereJ gran levatore , e l’ altro nò . Ciò nafee dalla fimmetria , perche uno farà ligato alto , avendo le gambe lunghe , & in confeguenza può fa- re il moto piu grande , e 1* altro ligato più baffo , avrà le gambe più corte , e non potrà aver gran moto , mà bene li moverà con più for- za dell5 altro , mà avrà più difficoltà nello fpicciarfi . Li levatoti dunque nel trotto fogliono difettare nel corto , perche. Z fogliono abbracciar terreno , & in confeguenza il moto farà più pau- fato, onde col refecar li Capezzoni, &auvivirlo, lo ridurrete al trot- to corto , e prefto . Mà li non levatori trotteranno corti , e prefto , mà impicciati , perche col raccoglierfi in sè fteffi fanno quel moticello minuto , e prefto , & atterrano la fpalla ; fi che il trotto di quefti fe- gli hà da far fare lungo , e paufato per fpicciarle la fpalla . Poffono li Cavalli della fuddetta natura , per sfuggire l'unione artificiale , di- fenderli à caufe della lor forza , & agilità con Punirli in sè fteffi , e far la Pavana, provando meno fatica nel ftar così raccolti, & alzarla fpalla , che trottar col moto feguito , e fpicciato , mà offervarete , che non avranno lo giufto appoggio di bocca . Mà per unione natu- rale, che abbino li Cavalli, come non fe li fà acquiftare l'artificiale, mai poffono operar con giuftezza ; per farcela dunque acquiftare bifo- gna farle fentire 1’ appoggio , e^ fi fà con la fuga , la^ quale , facen- dole diftendere il corpo , piglierà appoggio , e trotterà feguito , fe_, voi vi fermarete à Cavallo/ e con le mani ferme ; nè importa, fe '1 corpo fi difunifehi un poco , perche doppo , fe s’ appoggiale troppo , Libro L Capo XVL 6$ col refecare li Capelloni , à poco , à poco , lo unirete , e farete ac- quiftare la detta unione artificiale , eh’ è col corpo raccolto sì , mà col giufto appoggio di bocca , e fua fermezza , e da quella ne nafee , che il Cavallo n rende à tutta obbedienza . Delle nature de ’ Cavalli Forte > Leggiero # 'Buono e mal Cuore > flemmatico # e [enfiavo # CAPO DECIMOSESTO. PErche la flemma , e la leggerezza non s’ accompagnano infième nel primo grado, mentre un Cavallo di grande agilità, non folo non averà gran flemma , mà per lo più farà affai fenfitivo , quando dunque fe ci vedrà della flemma, non averà grand’ agilità ; Se effendo il Cavallo di forza , la flemma lo farà Ramingo , ò un poco pigro , e fi conofcerà dal moto, mentre il Ramingo i’ avrà in sè fieno rac- colto , mà trattenuto , che par fempre , che ftii trà ’l sì , e ’l nò , da, andare avanti , & io ho villo , che li Cavalli Raminghi non fono mai fenza forza; ancorché molti s’ingannano, perche vedendo , che detti Cavalli nell’ operare hanno bifogno d’ajutirifoluti, credono, che fia per mancanza di forza , e non offervano*, che li Cavalli deboli non fi trameneranno da principio, come li Raminghi; oltre che , il trattenerli , è proprio de Raminghi , come de deboli è l’ illanguidir- fi ; e vederete, che il Cavallo Ramingo , effendo nel principio delta fua intiera forza , fe ne vale in unire , raccorre , e trattenere il fuo corpo , mà con la rifoluzione , che fe le dà , ancorché per 1’ efferci- zio manca la forza , va con tutto ciò più rifoluto . Il contrario lì vede nel Debole, il quale havendo nel principio quel fior di forza , fà T operazione con fpirito , e rifoluzione , mà doppo , perche la for- za le manca , và ad illanguidire il corpo , Se in confeguenza à fare il moto più paufato, languido, e trattenuto . Di più negl’ajuti, eca- ftighi conolcerete il Ramingo dal debole , perche à quello per rifci- verlo , vi bifognano fpeffo allargate di gambe , ò fperonate , mà fem- pre con darle la mano per auvanzarlo : Se à quello fempre forte dì mano , toccate di fpalla , e fe dovete darle fperonate , ò bacchetta- te al fianco , e fempre con la forta di mano , per unirle il corpo in- debolito , & illanguidito . Il Pigro havrà il moto , fe non tanto trattenuto , e raccolto in sè fieffo , come il Ramingo , l’ avrà però tardo , Se offervarete , che, lì come generalmente tutti li Cavalli di grande agilità fono fcarichiffimi, particolarmente dalla mano avanti, & avranno poca carne addoffo, co- sì per lo più li flemmatici , Raminghi , e pigri ne faranno ben forniti. I Mà 66 Delt Arte del Cavallo Mà per venire all* unione • fé bene il Ramingo I* hi naturalmén- te ? e che ’l maggiore ftudio confitte nel rifolverlo , e fpicciarlo , ad ogni modo v’è di bifogno dell' ajuto dell* Arte, per ridurlo alla ve- ra , e perfetta unione , la quale , come hò detto , hà da eflfere nel trotto , con moto corto sì , mà pretto , follevato , e feguito , & il Ca- vallo Ramingo , fuorché nel corto , può difettare in tutti gl* altri . Li Cavalli dunque di detta Natura fi devono continuare à trot- tare per il dritto più de gl’ altri, per rifolverli, efpicciarli, e, perche il lor trotto difetterà nel prefto, follevato, e feguito, perciò s’hanno da mantenere fempre auviviti , che nel principio fi farà con una lun- ga /cappata , e bisognando replicata , e rifoluto che farà , e pronto à fcappare , ad ogni benché piccola chiamata d’ allargata di gambe , ò minacciata di bacchetta , ò di fola ftretta di co/cie , allora il Caval- lo , mettendoli in ardenza , necelfariamente fi metterà un poco sù la mano per auvanzare, e slungare il trotto, & ecco che il Cavaliere per mezzo dell’Arte , tenendo le mani unite , e ferme lo trattenerà , & unirà , e, le fi carica/fe qualche poco, con le refecatine di Capez- zone l’allegerirà , e lo rimetterà fopra di sè, e, perch’egli per Y ar- denza , che fe l’è data , anderà à fare il moto lungo con le fuddette tenute , e refecate , in vece d’ abbracciar molto terreno , n’ abbraccie- rà manco, mà folk vera le mani, & in confèguenzafi Spiccierà, cioè comincierà il moto della fpalla , e non dal ginocchio , e nell’ ifte/fo tempo acquifterà 1’ unione vera 5 ricordandovi però, che per lo più detti Cavalli fanno il moto corto , mà non follevato , dovete procu- rare, che’l moto à quefti Ila lungo, c follevato , e fenténdofeli raf- freddare , dovete mantenerli vivi , ò col fdru/cio di lingua , ò con la voce ardita , ò col fifchio di bacchetta , e fé non balta con una pic- ciola allargata di gambe , ò pure , fe ftaflero afpettando la frappata , e nel trotto fi rafFreddaftero , allora potete fvegliarli con un pajo di fperonate , ò bacchettata al fianco , mà fenza auvanzarli ; anzi tenerli , acciò follecitino , e follèvino il moto . Vi dico bene , che molte vol- te è permeflb , per levare un difetto naturale ad un Cavallo , lafciar- lo più tolto col difetto oppofto , e la ragione è , che non v’ è peri- colo , che lo pigli , eflendo così contrario alla fua natura , e, quando 10 piglia/fe,in una, ò due volte fi leva; ila per e/èmpio il flemmati- co lafciarlo sù la fuga , lo greve sù le pofate , ancorché il primo Icappafle da sè, & il "fecondo facefle le pofate da sè, come fuccede moke volte; perche, elfendo Itati fmontati sù le dette lezioni, per li- berarli dalla fatica , l’uno vorrà frappare , e l’altro vorrà fare la po- fata; mà, come poi v’hanno acquiftato l’abito di fare il tutto con giu- ftezza , allora fi hanno da ridurre à tutta l’ obbedienza di afpettare 11 cenno , e la volontà del Cavaliere . Il Lib. /. Capo XVII. 6/ Il Pigro, ma con forza, non diflèrifce altro dal Ramingo, fe non che quello fa il moto raccolto in sè fletto, e trattenuto, mà con agi- lità , che il pigro lo farà trattenuto sì , mà tardo , e fenza agilità , eì raccoglimento in sè llelfo dell’altro . Onde , fé bene le lezioni han- no da elfere 1’ifteffe del Ramingo , vi è quella fola differenza , che, ef- lèndo ridotto quello pronto alle fcappate lunghe , *doppo fe gl* hanno da dare corte , e replicate , acciò non folo li metta in fpirito , mà s’ unilchi, e raccogli in fe llelfo nell’ifteffa fuga, e doppo tenerlo fem- pre in un trotto vivo , pretto , raccolto , fcguito , e mancando , non folo in tutte , mà in una delle fuddette circoftanze , à quella rimedia- re con gl* ajuti proprii , e fpecifici , come hò detto , e tornerò à di- re. Seguitano le altrè due nature limili à quelle , mà in véce del buo- no vi farà il mal cuore , e , perche n’ hò dimoftrato la cognizione nèl difcorfo del buono, e mal cuore, e per fpicciarli, & unirli, s’han da ufare 1* ifteffé regole delle due già dette , s* hà d'avere però il riguardo, di non darle occalione di difenderli, col volerli unire fo- pra la loro età , e forza, ò col ftringerli prima del tempo , onde , fe non Hanno à tutta unione , & obbedienza per il dritto , non li fatte vedere volta , anzi, per il detto dritto, l’unione le gli hà da da- re infenfibilmente , & in accorgervi , che per la troppo unione vi danno légno di volerfi difendere , dovete prevenirli , con darle fubi- to maggiore libertà , particolarmente à Cavalli di molto fenfo , come molte volte alli flemmatici fi previene con una Icappata , mà , facen- do le difefe, caftigarli con li caftighi proprii, e fpecifici dalla difefa, mà fempré con 1’ olfervazione della loro natura ardente , ò flemmati- ca , come io , per non replicare li difcorfi , ne tratterò al Capitolo del- le difefe . ‘Natura lì Cavallo forte s greve 9 luon cuore } fen- fttìvo . CAPO DECIMOSETTIMO. AVendo di tal natura abbafìanza nel capitolo della leggerezza , e grevezza moftrata la cognizione, dirò folo in quello luogo, che la grevezza in un Cavallo forte , e fenfitivo nafcerà , non già da caufe interne , come per abbondanza di flemma, &c. mà dall’efter- ne , come per non effere ben llmmetrizato , cioè carico di collo, fpal- le carnute , ganafcia piena , e non buona bocca , gambe flottili , e difettolò di effe, e de* piedi, ò baffo dalla mano avanti, ò corto di collo 5 onde per li fuddetti difetti non potendo avere 1’ agilità di J a rac- 62 DelH -Arte del Cavallo raccoglierei insèfleffo, s* appoggierà sù la mano, e per il fenfo Tuo T appoggio farà con ardenza , che è, tirar la mano . Può ancora na- feere la grevezza in un Cavallo , dall1 e (Ter lungo , e diftefo , e tan- to più , fe farà debole di fchiena , perche al moto vederete come diflaccata la fpalla dall’anca, dimodoché, fe li fuddetti Cavalli non hanno la forza maggiore della grevezza , ed il moto non fia più che bello , fe ne caverà poco frutto , con molta fatica , oltre che Tempre faranno Cavalli difficili, perche 1’ Arte può ben perfezionare un corpo fano , mà non già fanare un difettofo , nè affatto mutare la natura, mentre un greve, un flemmatico, un fenfitivo , &c. fempre avranno la propenfione al lor naturale , e da qui per lo più nafee il (Indicato de’ poveri Cavallerizzi , perche li Cavalieri virtuofi in X- dea , mà attuali ignoranti , applaudiranno per miracolofa la fattura d’ un Cavallo di tutta forza , agilità , buona volontà , e tutto fpiri- to, nella quale il Cavallerizzo ( ancorché l’abbi fatta à tutta per- fezione , che nè meno lo fan conofcere ) v’ hà avuto poca pena , e (Indicheranno quello d’ un’ altro Cavallo , ò perche vogli qualche ajuto, ò vedendo il Cavallo inclinare al fuo naturale , (limano di- fetto del Cavallerizzo , e non natura del Cavallo, e pure quello po- ver’ uomo avrà fudato fangue , per ridurlo à qualche fegno . Mà per venire alle Regole dell’ unirli. Li Cavalli di forza , buon cuore , e di fènfo , mà grevi , per efler carichi dalla mano avanti, come carnuti di fpalla, ò di collo, con ganakia grande , ò baffi d’ avanti , s’ hanno da trottare , con trotto corto , e flemmatico , mentre per il loro fenfo, e loro carichezza , an- deranno fempre ad auvanzare con ardenza, appoggiandoli alla mano con atterrare la fpalla , e tenere follevata la groppa , & in quello ca- fo , le refecate di Capezzone s’ han da fare forgendo le mani sì , mà verfo il petto voilro, per forgerli la teda , e nell’ ifteflò tempo metterli fotte la groppa , acciò trottino follevati d’ avanti , e con l’anca attefy lata , e, fe nel trotto , per la loro ardenza , tiralfero à fegno , che cqn tutte le relecate ben gagliarde non li potefte tenere , e voi allegeri- teli sù’l palfo, e col fpelfo tirare indietro, faccendoli anche acqui- dar flemma, e ridotti à qualche fegno d’unione, e d’obbedienza, ri- cominciarete , à poco , à poco , il trotto per lo dritto , e come per ^qualche tempo gl’avete data mediocre unione , potete , e dovete , per darcela intieramente , e per metterlo affatto su 1’ Anche , andarvene ad un falfo , ò pendio , formando ivi un torno, falendo , e difenden- do , auvertendovi , che nel falire l’ avete fempre à dare un poco la mano , mentre andando in sù , non fi può difunire , avendo per forza ad alzar le mani, & in confeguenza forger la fpalla, & unire il cor- po, eccettuato però, se 1 Cavallo per la fua ardenza, in cambio di trot« Libro I. Capo XVII. trotto ,' volefle far la falita di galoppo , che allora lo dovete tratte- nere, e romperlo, con qualche tirata, c Infognando botta di Ca- pezzone , e quefto acciò forga , e fpicci la fpalla , e s5 unifchi nel detto trotto, e non slunghi il corpo nel galoppo. Ma nel difende- re, s’hà da fare più auvertito, perche allora potrebbe metterli sù le ipalle, & il detto falfo farebbe Toppofitodi quello fi vuole; s’hà dunque da procurare , che faglia , e fcenda di trotto ; ma lo fende- re hà da eflere folievato d’ avanti , e con T anche fotto , con trot- to raccolto , e feguito, il che fi fa, con mettere il Cavaliere le gam- be avanti , il corpo un poco più indietro delT ordinario , per levar il pefo dalle fpalle, e darlo all* anche, e per mettercele fotto, e con le mani ferme, forte, e vicino il fuo petto, e, fe 1 Cavallo fi di- fendefe col galoppetto, dovete romperlo con le refcate, e tenute di Capezzone. Ma fe ’1 Cavallo havefle Tanca, eia fchiena così dura, e follevata , che nel trotto non la voleffe metter fotto , fe le deve , nella detta Calata , fare qualche fcappata , parandolo forte nel fine di detta Calata, acciò metta Tanca, come nelli difcorfi della fcap- pata, e parata, appieno ne deferivo il modo. Con la fuddetta lezio- ne del falfo, non folo T unirete sù "1 trotto, e con le piccole fcap- pate , le metterete fotto T anca , ma le farete acquiftare obbedien- za , e flemma , anche sù la fuga , à caufa delle parate un poco ga- gliarde ; e come ve lo fentite , che ci abbi acquiftato flemma , & unione potete ritornare nel dritto, nel quale non folo ci hà da trot- tare, unito, leggerofo, fpicciato, feguito, e con la debita flemma, ma vi hà da fcappare con corta , ò lunga fuga , col corpo unito , tefta ferma , e forta , e vi hà da eflere obbediente nella parata , e doppo ripigliare il trotto corto , e flemmatico ; ed ecco come nell’ iftefla fuga s’unife, e sù T iftefla acquifta flemma . Ben è vero, che le fcappate han da eflere date rare volte, perche, con le fpefle, ri- tornerebbero alla loro ardenza . I Cavalli della fuddetta natura fogliono , per fuggire T unione , difenderli col galoppetto propriamente ( mà da molti creduta Pava- na ) e tanto più , fe fono fiati frappati più del bifogno , e nel farlo , fi vanno ad appoggiare sù la mano , e tal volta anche con qualche fommozzata , bene improvifa ; onde non folo fi deve ftare auvertito à darle la botta di Capezzone nel far la fommozzata , mà à tem- po, cioè nel fentirfi principiar à sforzar la mano , dovete fubito ti- rarla in sù con violenza ^ che così verrà à ricevere il caftigo da sè , e penferà à tornarci; ma per levarli il detto galoppetto, oltre la fud- detta botta à tempo, dovete riunirli maggiormente , con molte refeca- te , e replicate , forgendole pure la tefta , e riunendole il corpo , e , come è Torto, & unito,, e leggeroiò , voi ftando con le mani ferme , " . mà yo cDdt Arte del Cavallo ma non attaccate , fatele ripigliare [ il trotto unito , e feguito , e , fe v’ è bifogno di darle un poco la mano , à quelli balla un taglio di tortello, cioè tanto, quanto fi rinfrefchi la bodca, e, fe nel progref- fo del trotto andalfe ad appoggiarli qualche poco, con ogni refecati- na lo riforgerete , & unirete quel poco , che fi farà difunito . O’ la grevezza nafcerà dall’avere corpo lungo , e dillefo , che , quando v’ è unita la forza , non farà grandilììmo , fenon ci folfe grand* ardenza; à quelli l’illelfa regola perii fopradetti vi và. In fine l’ave- te da metter lòtto l’anca nel falfo con le replicate fcappate, e corte . Mà , perche alle volte un Cavallo , ancorché di forza , può avere la Ichiena debole, che con il corpo lungo con difficoltà può unire lo d’ avanti, con lo di dietro , mollrandoun corpo, come fatto in pezzi . A’ quelli, non lolo li fallì li potrebbero elfere di pregiudicio, perche li mortificherebbero l’Anca , mà anche li Icafci di parate ; onde bifo- gna a/utarfi col trotto, anzi, per non mortificar loro l’Anca , s’han da refecare li Capezzoni all’ insù, e più tollo avanti , che verfo il volito Detto ; e , perche limili Cavalli fogliono , per la loro debolezza di fchiena , illanguidire anche il corpo , e voi per riunirlo li farete qualche piccata di fprone , ò bacchettata al fianco , e forta di mano . É finalmente doppo averli uniti quel tanto , che l’arte vi hà potuto contribuire , ne caverete quello , che loro vi daranno , con più faci- lità , e leggerezza , e dove vi hanno più bella grazia , & ivi lo con- fermante, come un bel palleggio, una bella Corvetta, &c. à detti Cavalli fpeffo li ricorderete 1* unione sù 1 trotto , e pofate , anzi , fe gl’ avete galoppati, lafciateli sù’l trotto, fe v’ è refiato fiato badante, doppo l’operazione del galoppo, fe nò, lafciateli un tantino uniti, e con Hemma sùl paflb, & un’altra volta li trottarete unito , regolandoli ol giudizio, e con la prattìca» Delle ^Mature dei Cavalli y forti ? Grevi ^ "Buon 9 e ma! Cuo~ re s flemmatico p e fenfitivo . CAPO DECIMOOTTAVO. DErivando propriamente la flemma da caufia interna, fà, che ’1 Ca- vallo fii pigro, e tardo nel moto, e, fe à quefia vi s’aggìun- sono li difetti edemi, come carichezza di collo , e tutti gli altri , eh’ ho detto nella Natura palfata,, fà la grevezza, che, per edere uni- ta con la flemma , produce Cavalli più buoni per la Carrozza , ò ba- do , che per la Guerra , e maneggio ; e la cognizione di elfi s’ a- vera dalla fimmetria, e dal moto, il quale farà l’oppodo del fenfi- tivo , e leggerofo , mentre , in vece di predo, & agile , farà paufato 3 e gre^ Libro I. Capo XVUL y i z greve, come, per Io più ,/ono alcuni Cavalli di Àiemagna. Ma, perche di tutte le nature fi può dare il più , ed il meno , quando la flemma non fofle nell* ultimo grado , e la gravezza , non tanto dal- li fuddetti accidenti, quanto à caufa della detta flemma, che, dando- le il moto tardo, e pigro, lo fà parer greve , particolarmente, quan- do le le vuol far acquiftare agilità , col metterlo in ardenza per mez- zo delle (cappate, dello fprone, e delle bacchettate, e per altro il mo- to non fofle brutto , ò moftrafle difpozione à qualche aria , la fatica non farebbe infruttuofa per ridurcelo; eflendo ufficio dell* e Iperto Ca- vallerizzo di conofcere le nature de Cavalli , e con Y arte ajutarle , procurando, che acquiftino quello li manca, e fe non alla perfezio- ne , che da una natura buona fi potrebbe cavare , almeno al fegno , che pollino effere fervibili al Cavaliere , ò alla Guerra , ò nelle fe- lle , ò per la manco in un paffeggio . E fe ( come hò detto di fo- pra ) un Cavallerizzo non può infondere nel corpo d’un Cavallo de- bole la forza , potrà con la lunga , e moderata fatica farle acqui- ftare tanto di lena da farlo fervibile , così alla Gravezza darle tan- ta unione, che, operando, non tiri, e tormenti affatto le braccia dei Cavaliere , così al mal cuore renderfeli così fuperiore , eh* à marcio fuo difpetto obbedifehi alla fua volontà, &à quella degl* altri, pur- ché Tappino Ilare à Cavallo con qualche rifoluzione, e cognizione di Cavaliere provetto, mentre li Cavalli di mal cuore, in fentire una mano nuova vogliono provare, le è, come quella, che gfhà guada- gnati ; e finalmente alla flemma darle tanto di fenfo , e fpirito , che fi rendi pronto à tutte le chiamate . Li Cavalli dunque flemmatici, e di forza, e per altro fani de* loro membri , quando fono grevi , la loro flemma non li tà Raminghi , per- che quelli ordinariamente hanno union di corpo , & in confeguenza , fono leggero!! , mà bene fono pigri , e la loro gravezza non è tan- to per andar!! ad appoggiare sù le fpalle , come li fenfitivi , quanto per portare tutto il corpo pigro, & abbandonato, onde, fe à quelli col lòlo forgerli la tefta , mantenendoli con un trotto corto, bafta per unirli, & allegerirli; à quelli non bafta, perche, colfolo refecare di Capezzone , vi forgeranno bene la tefta à fuo luogo , mà con tutto ciò il corpo farà abbandonato, e pigro, che però bifogna aggiun- gervi la rifoluzione , per darli lo lpirito , che li manca , dal quale ne nafee quello fpicciamento di fpalla, & union di corpo, e quelli fono quelli Cavalli , i quali , doppo li Raminghi , fi fanno con la rifoluzione . E per dimoftrarne in qualche parte la maniera . Se’l Cavallo è flato ridotto con le vere lezioni , e regole fino al fegno di darle l'unione , il Cavallerizzo fi leva la briga di far quello , che toc- ca al 7* T>elf .Arte del Cavallo ca al Cozzóne, mà, fe quello ( come per lo più fuole accadere ) non folo non Thà rifoluto, mediocremente fpicciate, Tortale la te- fla , e confeguentemente fattole fentire qualche poco d’ unione , mà fé 1’aveflfe, col trottarlo alla vettorina, fatto confermare nella Tua natura, bifogna, che’l Cavallerizzo, prima d’ogn* altra cofa , le facci cono- fcere li fuoi ajuti di trinciar il Capezzone, e fentir, come è obbe- diente alla parata , e nel dare indietro , & in quello tempo forger- le, quanto può, la tefta, e doppoche fe lo fente da poterlo lappa- re , e tenere , avendolo provato con una , non troppo lunga , nè troppo rifoluta fuga , per non incorrere nel pericolo di non tenerlo, ò che per la difunion del corpo li cafchi fotto , e trovandolo ficuro su quella , T hà da dare fpirito , & unione , come dirò . Trotterà dunque un dritto ben lungo , e doppo haver fatto feflfan- ta , e piu palli , lo fcapperà con una lunga , e rifoluta fuga , doppo ripiglierà il trotto, il quale hà da elfere corto sì, mà predo , il più che fi può, per levarle quella prigrizia da dolfo, fpicciandolo , & unendolo , nel medefimo tempo , e come lui và ad impigrirli , rifcap- parlo di nuovo , mà che la fuga non fii così lunga , fe però /cappa con rifoluzione , e doppo ripigliardo al fuddetto trotto , mà, fe vede- te, che nelle fcappate un poco lunghe illanguidifchi, & abbando- ni il corpo , e voi fattegliele corte , e replicate , che così nella det- ta fuga verrà à pigliar fpirito , & unione di corpo per le fpelfe tenu- te, & ad agilitar li membri , dandovi Tempre il folito ricordo del pò-, co alle lezioni fpremute , dovendo voi conofcere , quanto può foffri- re,equanto fpeflfo l’avete da fcappare , con l’olfervare il Tuo fiato, po- tere , e flemma , che hà . Mà, fe la mattina feguente , ò pure 1* iftelfa conolcete , che la troppa fuga le fà illanguidire , & abbandonare il corpo , ancorché le fcappate fiino corte , e che col folo trotto fi và pure ad impigrire , & abbandonare , e voi in vece di darle fu- ga, le darete qualche bacchettata alli fianchi, forgendo nell’ ifteflò tem- po le mani , acciò s’ unifchi , e non s’inflemmatichifchi , & in fine cambiare or uno , or un’ altro ajuto , ò da uno entrare fubito in un’ altro; come, fe con la bacchettata s’ unifce sì, mà fi trattiene^ fubito darle un poco di fuga , e regolarli, come ne conolcete il bifogno . Di più vi ricordo , che" li fuddetti Cavalli mal difciplinati , non vogliate in una mattina darle tutta l’ unione , benché abbino la forza , perche fentendo un rigore improvifo , potrebbe ributtarfi . Seguitano le due limili nature , fuor che al buono , vi farà il mal cuore , e la cognizione s’è detta nella Tua definizione ; folo vi dirò, che illeggerofo, efenfitivo, e forte, fà conofcere la Tua agilità, nell’ iftelfe difefe , come il greve la Tua grevezza . Nel darli l’unione s’ han da pratticare T ifiteffc regole, che alle due Librò L Capo XIX: 75 due antecedenti nature, con una auvertenza fola, cioè dJ abituarli,' & imbifcottarli nell1 unione 5 à quelli di mal cuore, affai più per lo dritto , per darli meno occafione di difenderli , e nel difcorfo delkj difefe fi dirà il ceffo . Delle altre quattro nature dì debole 9 leggiero , buono e mal cuore # fenfitivo 5 e flemmatico * C A F O D E C I M O N O N O. LÀ natura di Cavallo debole , leggiero , buon cuore , e fenfitivo fa a molti pigliare sbaglio nel dame giudizio , mentre che, ve- dendo in dii un moto agile , e tutto pieno di fpirito , credono , che nafchi dalla forza, ma, fé lo cavalcaffero , ò pure fe ltoffervaffe- ro bene lino alla fine del fuo operare , fi ^^ingannerebbero , per- che, mancandoli quel fior di forza, vanno ad abbandonai , & ad illanguidire il corpo , come ad atterrar le fpalle , & ad inflemmati- chirfi , e perdere il tempo ; ben è vero , che per lo fpirito \ & agi- lità loro, ad ogni, benché piccolo ajuto di lingua, di bacchetta, ò di fprone, s’ auvivifcono , unendoli, e raccogliendoli in sè ftelfi; mà anche prefto, per la mancanza della lor forza, ritornano à loro difetti fuddetti. Il Mantello, e la fimmetria del corpo, come hò detto ne1 dito-orli paffati, ce ne dà li fegni, mà gl’ infallibili fi cavano dal moto , mà continuato , perche quelli confèrvando nel principio quel fior di for- za, unita con 1* agilità, e fpirito, metteranno quelle mani in terra con qualche forza , mà, perduta che l’hanno, ci fi vede la debolez- za del moto , perdendo anche qualche poco dell’agilità, e fpirito. Se efcono dal Montatore faltando, i lor falti fono tutti di fpirito, & agilità, folle vando tèmpre più le fpalle , che la groppa , mà non non ne fanno , che pochi . Se mai quelli fi [difendeffero , nafcendo le loro difefe dall’impotenza, unita con l’ardenza, e non da mal cuore, fogliono effere la Pavana, con beccheggiate, e fommozzate, e, le pure rifiuta fiero qualche mano, glie ne farebbe Hata data l’ oc- cafione , con aver voluto da loro più di quello potevano dare. Nel darli l’ unione , non differifce in altro dal forte , fe non che à quello le le può fpremere ( come fi fuol dire ) più li panni addot- to per la fua forza , mà al debole bifogna far tèntire l’ unione in- tènfibilmente , e , come intendono qualche poco di unione , la mag- gior buona regola , che le le poffi dare , è lo ftarvi affai à Cavallo , mà di palio. E però li nollri antichi ci han lafciato per ricordo, che Io ftar di palio affai affi Cavalli deboli li dona lena, & agl* ardenti fiena- ie ma 74 Del? Arte del Cavallo ma, effendovi à quefta fpecie di natura Y uno , per io più l’altro man- camento 3 acqueteranno nel medefimo tempo e la lena, e la fletti- ma . Per il dritto poi fi trotteranno, facendoli fentire quell’ unione , che., potranno foffrire , offervando 1* iftefle regole di fopra , dette nell’ oc- cafioni di cafi fimili , che potettero accadere , ma col riguardo della_, ìor fona , e fe farete qualche volta necelfitati, ò per fpicciarli mag- giormente, ò pure per unirli di vantaggio, dargli qualche lezione fpre- muta , fia tanto , quanto dura il fior della loro forza , e non più , fe non volete perdere nel fine quel poco , che avete guadagnato nel principio , mentre con la lunga fatica il Cavallo , non avendo più nè forza , nè lena , s’ illanguidirà , abbandonerà , & appoggierà , quand’ anche non fi difendette» Le volte non ce le dovete moftrare , nè anche sù’l trotto , fe pri- ma non è bene fpicciato , & unito per il dritto , & acquetatovi Y abito , e quando è tempo da metercelo , ve l5 avete à pigliare un po- co più con libertà, e tanto più nel galopparcelo , e, fe conofcete, che vi fi folfe qualche poco difunito, e voi lo lafciarete per il dritto con più unione . I Falfi non fogliono effere buoni per detti Cavalli , perché, effendo fatico!! da per loro , vi vuol la forza per poterli reggere . Nel retto ( come ho detto ) à quelli nell’ unirli vi vuol più tempo , che à quelli di forza , mentre v’avete à contentare di quello vi poflo- no dare . Quanto alla natura di debole, leggiero, buon cuore, e flemmati- co, avendo dimoftrato nella Seconda natura li fegni del flemmatico , mà con^ tutte 1* altre buone qualità , non mi retta , che dire di van- taggio à quefta , fe non che ’l moto non differifee in altro , che nel- la debolezza , potendolo fare pigro , ò languido » Quando però così la debolezza , come la flemma non fono gran- di , riefeono Cavalli fenza comparazione più fervibili , che li debo- li, & ardenti , mentre non pigliando!! la fatica con tanta ardenza durano più , c non obliga il Cavaliere in una fetta , ò in una batta- glia , à penlàr di quietare il Cavallo , quando hà d’ applicare à cofe più neceilàrie * Intorno ad unirlo , per non replicare Y iftefle cofe , ufarete le me- de fi me regole , & oflervazioni , che v hò detto nella feconda natu- ra , col riguardo foio della forza , e debolezza , & il più , ò meno flemma , & in fine l’avete da far acquiftar quello , che le manca , riducendolo à quell’ unione , che potrà foffrire , come più ampiamen- te troyarete in diverfi difeorfi , e particolarmente, dove diftintamente diro li difetti, che poffono occorrere nel trotto , cioè fe nella pre- ftez- Ltb. L Capo XX. 7r ftezza del moto , ò nel follevato , e difciolto , ò neiF unito , ò nel fe- guito , &c. Seguitano Y altre due nature limili , fuorché faranno di mal cuore, le difefe de quali faranno pigliarli la mano , impennate , slanzi , rifiutar la mano, &c. che fe ne difcorrerà nel trattato delle dife- fe . Delle ultime quattro nature } cioè di debole % greve buono é mal cuore 9 flemmatico 9 e fenfitivo . CAPO VIGESIMO. DE Cavalli di Natura debole, greve, buon cuore, e fenfitivo, fi come il Mantello vi darà la cognizione della lor fiacchezza, così la fimmetria ve la darà della grevezza , mà con la folita fallacia ; mentre io hò veduto un Bajo lavatifiìmo, e diftefittimo , era folamen- te fcarico, mà infellato, e con collo di Grue , e fotto Y uomo rac- corfi in sè fletto , con agilità , e tanta grazia nelfoperare , che non fi poteva defiderare di vantaggio, e durare alla fatica, benché gran- de : onde bifogna ricorrere alla certezza del moto . Nel darle Y unione non differifee in altro dalla terza natura , le non nella fiacchezza, e perche la debolezza ècaufa, chefia più gre- ve dell’ altro , perciò doppo averle dato qualche unione sù 'I trot- to, che hà da ettere corto, e raccolto, permetterlo infieme, lottar- ci à Cavallo di patto è ’1 fuo antidoto , per darle lena , flemma , & anche unione, anzi, quando la grevezza è grande , con grande ar- denza , non fi può reggere nè meno sù J1 trotto , onde forzatamente bifogna allegerirlo , & unirlo sù 51 patto , e quando sù 1 detto patto fi fono allegeriti , e prefavi flemma , fi torna al trotto . A’ quelli le fcappate non farebbero neceffarie , per la loro arden- za , e grevezza, mà, perche tutti li Cavalli hanno à fa per fare tutte T operazioni , conia debita unione, perla ragione detta di fopra, an- cora quelli sa hanno da fcappare. Di più Y unione maggiore , che fi dà alli Cavalli , è nella fuga , come hò moftrato , & avendone quelli più degl’ altri bifogno , dunque sù la detta fuga ancora li abbiamo da unire , e finalmente sù la detta fuga fe gi’hà da far pigliar flem- ma j ben è vero , che prima sù 1 patto , e sù 1 trotto le gli hà da far acquiftare flemma , & unione , à fegno che paia quali flemmati- co , & allora fi può fcappare , ma poi tornare al trotto flemmatico , e fecondo la fua ardenza, così avete da fare più, e meno Icappate. E fe io configlio le fcappate , perche fono neceffarie à tutti li Ca- valli , con tutto ciò à più Cavatili ardentilfimi fono fiato un an- K 2 no, y6 Dell 9 Arte del Cavallo no 3 e piu à non fcapparlo ; onde col giudizio vi dovete regola- re . A5 detti Cavalli giova non poco il tirarli fpelfo indietro , le pofa- te 3 e li fallì , mà, perche non hanno forza da fomentare la fatica , per quello non sJ hanno da mettere nelli detti fallì , fe prima non hanno ricevuto qualche unione nel dritto , & in età di fopra cinque anni , e coir auvertenza di non sfiatarceli. Vi dico però, che li Ca- valli grevi , per la carichezza della mano avanti, fe bene fono debo- li, fe li può dare il falfo, mentre per la detta carichezza, appoggian- doli su lo d* avanti , le reni non patifcono al falire , e calare del monte 5 non fe li devono però dare Icafci di parata , perche quella li può offendere la fchiena , & in fine, come fentite debole , ò forte la Ichiena, cosfpotete crefcere, ò mancare grajuti, potendoli dare for- univerfale , e forza particolare , cioè un membro del corpo fer- ite , e gl5 altri deboli , come fuccede anche negl’ uomini . I Della natura di debole , Greve , buon cuore , e flemmatico non fe aie dovrebbe decorrere , lì come un Cavallerizzo non dovrebbe pi- gliarli la fatica di cavalcarli , con Iperanza di ridurli perfetti , men- tre, fuorché la buona volontà, hanno tutte Y altre qualità cattive, di ’jnaniera che fempre faranno rozze , e perciò dovrebbero effere de- sinati alla Carrozza , ò altri meflieri limili ; con tutto ciò per far ve- dere , che r Arte d’un valentuomo fi può conofcere maggiormen- te in quelli , che in quelli di buone qualità , ne farò qualche difeor- fo . 4 E per la cognizione ? oltre il pelame , e fattezze , il moto chia- ramente ve la (limollrerà , mentre larà languido , pefante , e tardo , e che in tutte 1* operazioni manifeftamente fi vede , che il Cavaliere , per cosi dire , lo porta sù le fue braccia , mà, per renderlo almen fer- ibile, dovete offervare, à quale delle qualità difetta maggiormente, cioè fe alla debolezza , la quale, unita ad una ipalla carnuta , farà maggior la grevezza , e nel trottare , fe le deve dare poca fatica sì, 3na quella deve elfere unitiffima , e perche per la loro flemma fareb- - • nece.^'a^e frappate , nel principio non le configlio , per Y iitelfe ragioni dette di fopra, mà bifogna a/utarfi con lo /vegliarlo, e ynetterle Ipirito con le Iperonate , e bacchettate al fianco , e forte di rr^ano , come anche toccate di Ipalla, con la bacchetta, e à quella naCura de Cavalli , le refecate di Capezzone hanno da elfere gran- di, e frequenti, per forgerli la fella , e far, che fe la mantengano da per loro , perche niente, che fermate le mani , fubito vi vanno à trovar Y appoggio, & allegeriti che fono su ’l palfo, e trotto, pote- te alleggerirli sù la fuga , mà la fcappata nel principio non s’ hà da dai con violenza per, le ragioni > che hò detto nel cap. delle fcappa- Lib . /. C^/>. XX. jj te , e refolo’ pronto alla fuga, quella ce la dovete dare corta , e re- plicata , e doppo con lo ftarci di palio due volte la jfettimana , le.,, farete acquetare lena . Se’ 1 corpo farà diftefo , lo fogliono illanguidire più , che gl* altri , onde, fe ben fi trincia il Capezzone, forgeranno la tetta, e vende- ranno leggieri , mà’l corpo farà afflofciato, e languido; fi che il fo- 10 refecare non batta, màpiù , che à gl’ altri, vi vogliono le fuddette bacchettate , e fperonate al fianco , con le forte di mano , per unire , e fve^liare detto corpo . Ma , fe la flemma è maggiore della debolezza , inoltreranno il cor- po ben pigro , mà ^ non languido , onde li potete con più ficurezza fcappare , mentre Y iftelfa lor pigrizia le manterrà il lor corpo fopra disè, onde doppo la fcappata potrete meglio fpicciarli, & unirli, co- me ho detto di fopra ; e come doppo fono pronti alle chiamate della fu- ga, e che la faccino con tutta rifoluzione , per unirli non folo nella detta fuga , mà per darli doppo maggior unione nel trotto , li fa- rete delle (cappate corte , e replicate ; e finalmente avendoli levata quella gran pigrizia da dotto , avendo ad ogni modo fempre la pro- penfione alla lor flemma naturale , fi poffono doppo fvegliare , or con allargate di gambe , fenza però darli mano , anzi tenerli , acciò non fcorrino avanti, e cosi fi fveglieranno , & uniranno, medefima- mertge ora con qualche fperonata , ò bacchettata alli fianchi , e te- nuta!, anzi forta di mano , & or col folo fifchio di bacchetta , ò vo- ce , ò fdruccio di lingua , ricordandovi il confueto auvertimento , di non far, che perdino il fiato, per non auvilirli , ò ributtarli . Alcuni , anzi la maggior parte di coloro , i quali non trinciano 11 Capezzone , e che non fi fentono un Cavallo difunito fotto , che dal fuono, cioè, quando s’arrivano à toccare li ferri, non fanno dar- li altro ajuto , ò rimedio, che toccarli con la bacchetta le fpalle, ac- ciò s’ unifchino . Or io, conforme non niego, che la detta toccata di fpalle, con_ la forta di mano , fà unire , e forgere un Cavallo qualche poco , co- sì ettendo diverte le caufe della difunione , in conseguenza non à tut- te è fufficiente , come monftrerò . L’arrivarfi , nel trottare il Cavallo , con i ferri , fempre nafce da difunione , la quale per lo più è accompagnata da fiacchezza , e con avere, ò 1 corpo languido, ò per effere Cavallo diftelò, e, come di- ciamo, lungo alla mano, ò per avere carica, e carnuta la fpalla , el collo, ò batto dalla mano avanti, di maniera che, arnvandofi il Ca- vallo, grajuti non folo hanno da ettere fpecifichi alla loro natura, mà doppo il valentuomo non te lo deve fare arrivare quali più, men- tre lo deve mantenere à quella battuta * &. unione, che vi fi ri- chie- 7 8 Dell! Arte del Cavallo chiede , almeno per non farlo difunire in modo, che s'arrivi . Alli Cavalli dunque di corpo languido, il folo toccarle la fpalh con la bacchetta , con Sorgere anche la mano della briglia, e refecare an- cora li Capezzoni per follevarle la tefta , e-fli ve la forgeranno , ma tanto il corpo farà languido , e , fe bene la refecata , d la forra di ma- no F ha un poco trattenuto , per due palli , che mantiene quel mo- to corto, non s'arriverà, mà un tantino, che s’abbandona, tornerà al fuo difetto, onde per aver F intento s’hà da rimediare alla parte, che difetta. I Cavalli dunque di corpo languido faranno il moto lungo, mà languido , e paufato , che però bifogna raccorre , e fvegliare il fuddetto corpo , e quello li fà , ò con piccate di fprone al fianco , ò con qualche bacchettata al medelimo fianco , mà lèmpre con forta di mano , fe’ I Cavallo è flemmatico , come della fuddetta natura , e con li Suddetti ajuti ci fi trattenefse , lappatelo con corte, mà re- plicate fughe , e doppo trottatelo corto , e vivo , &, illanguidendo- li , foccorretelo con le piccate , e bacchettate fuddette , mà datele po- ca fatica, perche la fuddetta lezione è fpremuta . O’ s’ arriva per efler Cavallo dillefo , mà ardente , & à quello col refecare il Capezzone , e fcortare il moto , anche bisognando di paf- fo , per allegerirlo , e darle flemma , e , doppo che ve lo fentite leg- giero , ritornate al trotto corto . Mà, fe è Cavallo dillefo , e flemma- tico , à quello oltre la forta, e refecata vi va la toccata di Spalla , per Svegliarlo , e riunirlo , & anche à quello fe le dà le piccole , e replicate fcappate . ^ O’ s’arriva per elfere carico, ò balfo dalla man^ avanti, e quelli s’appoggieranno, & aggraveranno su le vollre braccia , che quali non lo potete tenere di trotto, onde unitelo sul palfo , forgendole il più, che potete , le fpalle , mettendole F anca fotto, e doppo , anche à que- lli il trotto hà da elfere corto, e con l’anca aliai fotto . Ed ecco, ch’ho trattato il meglio, che hò faputo, delle Nature de Cavalli^ del- le altre due nature non ne parlo , mentre non differenziandoli da quelle due , che nel mal cuore , il metodo deve elfer F illelfo , e, per quello appartiene alle difefe , ne parlerò ne’ feguenti capitoli delle di » fefe . Delle Difefe in genere > che occorrono all* unione» CAPO VIGESIMO PRIMO. NOn è per auventura fuor di ragione il parere di Senofonte , s’egli intende per Doma quel primo sbozzo , fino al fegno d’unire il Cavallo . Quindi l’ufo di Napoli, non meno antico , che com- Libro I. Capo XXI. 79 commtme, fi è, dilafciare ì Poliedri fino aireffere rifoluti, Spicciati , Se in parte forti , ajlegeriti , e fermi di tefta , in mano à Cozzoni , che sbardellatori fi chiamano . Auvenga che tutto quello, che precede all’ unione, dipendendo da poche regole , e quelle per lo più univerfali , è facile a porfi in ope- ra da un mediocre Cozzone , eziamdio con poca , ò niuna affiften- za del Cavallerizzo . E , fe ben pare , che i difordini maggiori fi fac- ciano da Poliedri sù 1 principio , onde è di molta importanza il gua- dagnarli allora per mezzo de caftighi, quali però non hanno relazio- ne , che alle fole difefe , cagionate da felvaggezza , fe bene anche in quelle vi fi feorge il buono , ò mal cuore , ma fi guadagnano , per ordinario , più con la rifoluzione , e la voce , e rare volte con altri caftighi , Nafoendo dunque le difefe de Poliedri per lo più da felvaggezza , fpirìto , e fenfo , da ciò n è nato , cred’ io , il detto , che, quanto più il Poliedro fi difende , tanto maggiormente indica d’ aver a riufeire un bravo Cavallo . Io non lo niego , ma non è per tutti il conofce- re dalle dette difefe , fe ha da diventare un bravo , ò pure un vigliac- co Cavallo . Oltre che hò veduto de’ Poliedri di tanto buona volon- tà , che la prima volta, nè meno hanno moftrato fegno alcuno di dife- fa , e fono riufeiti veri Cavalli da Principe : fe gl’ è però vifto T agili- tà , e grazia naturale nel moto, benché difunito . Il Poliedro dunque, fé fà i falti auvanzati , non indicano quelli mal cuore , anzi forza , e fenfo ; ma, fe li fà piantandoli , e con la tefta trà le gambe buttandofi in qua , & in là , e parlando , è fegno ò di fuperba felvaggezza , ò di gran mal cuore , e tanto maggiormente, fe continua per più mattine le dette difefe arreflate. Se fi butta in ter- ra , è di mal cuore , e vile . Tutto il contrario auvienc nell’ unire li Cavalli, ìmpercìoche oltre al farfi allora la maggior parte delle difefe , e quelle tanto più diffi- cili, quanto meno offervabili 5 le regole , che vi s’ han da tenere , non fono così generali , che non patifeano infinità d’ eccezioni 5 il che ri- efee affai più intricato, e difficile pernoneffer flato da niuno sin1 ora trovato il modo , come diftinguerle fotto à certe , e determinate caufo ; mà l’aver io più, e più volte fatto fopra ciò qualche riflef- fione , mi rende ardito di fpiegarne i miei fentimenti . Per tre caufe poffono i Cavalli non efeguire ciò , che noi voglia- mo 5 cioè per non fapere , per non potere , e per non volere ; ma di qnefti tre quelli , che procedono dal primo , non devono in alcun modo effer caftigati , quando la difefa non folte d’ una vigliaccheria , cioè d’impennata, ò di pigliarli la mano , ò d’altra fimile , che in tal cafo fi deve caftigar la difefa , perche è cattiva per sè fteffa , mà non 8o Delt Arte del Cavallo non per la caufa : altre forte di difefe leggiere , non devono caftigar- fi 5 mentre il Cavallo le fa, perche non sà, quello fi voglia, e però bifogna con flemma, e dolcezza procurar di fargli capire quello, che vogliamo , & ogni poco , che obbedifca , pararlo , e fmontarlo , per- che così capirà quello volete , e capito lo farà con ogni obbedienza . Dico ora dell5 altre due . 11 non potere, ne* Cavalli, che non fono difetto!! di membro alcu- no , procede , ò per mancanza di forza , ò per difetto di leggerezza , ò d* entrambe , equefto difetto può eflere, ò egualmente in tutto il corpo , ò più in una parte , che in un’ altra. . Il non volere procede ò da fola malignità , ò da poltroneria , ò da ardenza foverchia 5 ò da malignità , e poltroneria ; ò da maligni- tà , & ardenza foverchia ; non accoppiandofi mai ardenza, foverchia e poltroneria . Si conofcono le difefe , che procedono dal non potere , prima da moti del Cavallo , dalla ftruttura del corpo , dal Mantello , dal Pae- fe, dove è nato, & in fomma da tutti gl’ altri fegni , che ho detto . Di più fi vedrà, quando il Cavallo è ; contumace, perche non può , che la difefa farà tentata più nel progreflb della fatica , quando gli manca quel fiordi forza, che aveva sùl principio. Et in fpecie le difefe, che procedono da difetto di forza, faranno piantarli , il fug- gir della volta , il fcontorcerfi tutto , e talora 1* impennarli , e far contratempi , mà con certa languidezza, e paufa, che dà à conofcere T origine del fuo male .* Mà, fe procedono da mancamento di leggerezza , fi vedrà abban- donato sù le fpalle, appoggiarli sù la mano, in modo, che di paflo non fi può tenere , e fe talora falta , fembrano appunto li falti dell* Orfo . E finalmente , fe per mancamento di forza, e leggerezza infieme , fi vedranno , per quanto fono compatibili , accoppiar le fuddette di- fefe. Il rimedio però ne* primi due cafi farà , il dargli, quanto più è godibile , quel , che gli manca , il che fi fà al mancamento della for- za, faticandolo in lungo , mà temperato efercizio , & afpettando il be- neficio degl’ anni; che fciocca cofa farebbe il volerlo sforzare co* ca- lighi all* imponìbile ; fe ben talora fà difordini , non s* hà da ufare altro rigore, che non’ difmontarlo fino, che non fà bene, accioche, pro- vando doppo 1* obbedienza il ripofo , fempre più caro à quelli , che fono più deboli, impari à cavar forza dalla debolezza. E, quando fofle forzato di venire al rigore, quello hà da eflere in queU’iflante, che fà la difefa , come didimamente dirò nelle difefe in fpecie ; mà doppo fi contenterà il difcreto Cavallerizzo non tanto badare à quello , che *1 Cavallo dovrebbe faper fare , in riguardo delle le- zioni Ltb. L Capo XXL ‘ 8 1 zioni precedenti , ma à quel vigore , che vi conofcérà alla gior- nata . V ifteffo ha da ufare , fc 1 non volere procede per mancanza di leggerezza, che più tofto , ché caftigarlo, bifogna darli quel , che li manca . Nel faticarlo però , non s’ hà d * aver tanto riguardo , anzi, fe vi farà buona forza , bifogna valerfi di tutti li mezzi potàbili per alleggerirlo , il che fi farà con il trotto per luoghi difuguali , e lo fpe- folarlo, come abbaftanza nel fuo luogo ho detto. Mà,fe le difefe ver- ranno da una notabile fiacchezza, e grevezza, e Tetà è tant3 oltre che non V è fperanza , eh' abbia da porre forza , il vero caftigo fa- rà il torlo via da quel meftiero , che non è fuo , che gran pazzia fa- rebbe , violentando la natura inaffiare con tanti fudori una pian- ta , che non è mai per produrre frutto , che vaglia . Siino dunque li- mili rozze definiate ad ufo piu vile, che non è fiato forfè fenzafpe- cial providenza d3 Iddio , il farne di più , e meno perfezione , elfen- do talora così inetto un bravo , e generofo Cavallo per tirar la car- retta , come un debole , e poltrone per glJ efercizi più nobili della Guerra . Mà, fe la difefa procede dal non volere , che nel refto abbia for- za, e leggerezza ballante , & il Cavallerizzo Thà ftretto, à poco, à poco, facendolo palfare per le lezioni più facili, allora non s’hà da compatire , mà caftigare fempre ogni difefii , con più però , e meno rigore , fecondo la qualità delle difefe , e fecondo la natura del Ca- vallo . Sia dunque regola generale , che tutte le difefe, che vengono da mal cuore , fenza miftura d3 ardenza foverchia , il Cavallerizzo Fhà da fuperare , e fenza riguardo imaginabile deve alla prima venire al ferro , & al fuoco dè3 cafiighi più gagliardi , che più man- zi vi fi fpiegheranno da me. E, non effendo il mal Cuore ne3 Caval- li altro, che una contumace repugnanza d3 obbedir fuorno, verfo il quale altresì avendo odio procurano , per quanto poflono, di danne- ggilo , fuccede fpeflb , che provata maggiore la perizia di quello della lor malignità , e che le difefe altro non gl’han fruttato , che terribili battiture, e maggior fatica ; fe non alla prima, in pochitàme volte fi guadagnano , e, mentre vengono montati dall3 ifteffo , quafi mai più vi tornano . Mà le difefe , che hanno li Cavalli per mera poltroneria , s' hanno ben da caftigarfì , mà con rigore alquanto più moderato , auvenga che, eflendo quelli per lo più vili d’animo, le percotàe troppo gagliar- de di nervo , e bacchettone , e le fperonate affai frequenti l3 accora- no , & iftupidifeono affatto : tal che in loro vece fi ferviremo della voce, e delle minacele , e, quando ci fin necetàtà di venire al^ cafti- go , quello fempre fia accompagnato dalla voce gagliarda . ht op- L por- 8 2 *Delf Arte del Cavallo portunifiimo fopra ogn5 altro caftigo farà , lo sfiatarlo fopra la mede- lima fua difefa , come per efempio farebbe , fe fi difende col dare in dietro , tirarcelo tanto , che non polli più , e , fe fi difende con F im- pennata , farlo tante volte impennare , che fi riduchi à non poter le- vare le mani da terra 5 auvertendo però, che 1 Cavallo abbi forza , e non molta leggerezza, e, chi V è sù, fia ben prattico , e con dolce tento , ò mifura di mano . Così trovando la pena nel medefimo fuo peccato, quanto maggiormente abborrirà la fatica , tanto meno le ver- rà voglia di ritentare le file difefe . Alle difelè poi , che procedono da foverchia ardenza , s’hà da ave- re riguardo grandilfimo, auvengache, caligandolo con rigore , facil- mente Fardenza trapafla in ftizza , cioè in furore grandilfimo , onde , ò buttandoli in terra , ò urtando nelle muraglie , e fino col precipi- tarli da luoghi alti , procurano con la propria morte di vendicarli $ & au viene ciò tanto più facilmente , perche concorrendogli il fangue accefo ne gF occhi, viene à torgli la villa, onde non vedono ciò, che fi faccino . Deve dunque il perito Cavallerizzo sfuggire più tollo , che calligare, le sì fatte difele, così pigliandolo lèmpre con la piace- volezza , e Itringendolo pian, piano, fi contenterà di guadagnarlo ad onde ; non voglio però, che difendendoli relli lenza caftigo, mà, come dico , hà da eflere moderato’, e rimettendoli fubito accarezzar- lo , dilfimulandogli qualche cofa , per non incorrere nelli fuddetti in- convenienti . Anzi olfervando, per qual caufa s’èdifefo, à quella dare il rimedio ( Sia per efempio ) il Cavallo , benché “Unito per il dritto , volendo- lo far andare con Fiftelfa unione alla volta, lui farà la difefa , al- lora fi deve guadagnare , come hò detto , mà doppo farle fare la volta , mà con più libertà , & un’ altra mattina darle per lo dritto unione più fpremuta , dove con meno pericolo fé li può fare inten- dere ancora diverfi ajuti , & affuefarcelo , come anche à foffrire qualche caftigo , mà fubito acquietandolo farci la pace , e metten- dolo alla volta , darle più libertà , contentandoli d’ogni poco, che obbedirono , perche col tempo fi ridurranno ad ogni obbedienza . Mà tratterò di tutte feparatamente « Libro L Capo XXII. h Delle difefe m Jpecie, CAPO VIGESIMOSEGONDO* De' contrai empì , 1 Contratempi altro non fono , che falti difordinati , e fuor di tem- po , e perciò chiamati contratempi , quelli polfono efìere in tre maniere . O con alzare più il davanti, e quali impennandoli , ò alzan- doli così davanti , come di dietro , ma auvanzandoli , ò con alzar la groppa più della fpalla , e sbalfar il capo lino à porfelo in mezzo le gambe , e tal volta con tirar calci , e tutto ciò , ò piantandoli, ò andando avanti , ò attraverfandofi , e voltandofi in giro . Ciafcheduna di quelle maniere richiede calligo diverfo , impercio- che all’ alzarfi foverchio d’ avanti , ò lo fa arrenandoli , fi procura di farlo fcappare avanti, con darle la mano , e nell' ifìelfo tempo un paro di fperonate , ò nervata al fianco con la voce rifoluta . Se per contrario fi leva con fare un’impennata, & elfendo in aria và à fare un gran slancio , quelli fi calligano rompendoli quel slan- cio , con una botta in aria , facile à dirfi , ma altretanto difficile à farfi , perche vi vuole gran cognizione, e milura di mano, per pi- gliar quel tempo , che, fe non fi piglia giullo , è facile à rovesciarli il Cavallo, che è cafcata mortale , Che però nel tempo, che’i Caval- lo fi leva per impennarfi , non folo fe li deve dar la mano , ma fi deve portar il corpo avanti, acciò non fi roverfci: e fappiate , che un Cavallo fenza l’uomo fi può roverfciare, ma non già con l’uomo, fenza difetto dell’ ifìelfo uomo , e la ragione è , che col portare il corpo avanti , e dandole la mano , impedifce il Cavallo à buttarli indietro , appunto nella maniera, quando uno nel moto di buttarli avanti , un’ altro le dii una fpinta nel petto trattenendolo ; può ben venire meno un piede al Cavallo, mà calcherà di fianco , che non è così pericolofo : e mentre il Cavallo piglia lo slancio , allora con una botta, e tenuta di mano non potrà il Cavallo farlo, mà verrà con li piedi in terra, dove fi trova , fenza pericolo di roverfciarfi , e ciò, perche, le ben fi slancia , il moto è andando in giù , e non può ris- tornare sù, fe prima non viene in terra per ripigliar la forza di ritor- nar sù ; che fe lo fa , ritornate à darle la mano col corpo avanti, co- me prima , e poi nel principio dello slanciarli replicatele la tenuta , e botta di mano , e, fela fate à tempo, il Cavallo refterà attonito , e difficilmente ritornerà sù , e , guadagnato che l’ avete , auvanzatelo L 2 con 8 4 Dell Arte del Cavallo con la frappata , fe non è ardente , e ftizzofo , e fe lo è , auvanza- telo con la voce per inanimirlo , mà di trotto* Il Cavallo , che fa detta difela , non è mai fcarfo d’ agilità , e di fenfo ; come di agilità , e fenfo farà , ,fe falta andando avanti , mà con alzar ugualmente lo davanti , e lo di dietro , che per lo più nafce da forza, e fpirito , e, fe ciò lo fà da Poliedro , vi può ef- fere unita anche la fe lvaggezza, come anche à Cavalli , che fe ben giovani hanno qualche fcola , fuol nafcere da gonfiezza , e fe alli det- ti Cavalli li volete nel bel principio romperli , con caftighi , parti- colarmente di tenute , e botte di mano , è facile à ributtarli , mà biiogna le prime volte lafciarli fgonfiare , e doppo à poco , à poco andarli rompendo, cioè, fe fogliono fare, per efempio, venti, ò più Calti , come laveranno fatti quindici, potete farle qualche tenuta rom- pendoli ; la feconda mattina alli dodeci tempi ; la terza alli otto , che così in poche mattine lo farete ulcire dal montatore , lenza faltare, & in tanto col trotto le darete qualche unione , & obbedienza . ! OTe faltano con alzar la groppa più, che la fpalla , con balfar la telia , fino à porfela tra le gambe, e tal volta con tirar de’ calci , mà auvanzando , e fono Cavalli, che han forza, e particolarmente^ di fchiena , e per lo più con grevezza ; quelli fi guadagnano con alzarli la tclla con botte di Capezzone , mà nel tempo, che vanno à ballar la tefta , e rimelfa sù , lo frapperete, fe però da loro non fcor- reffero troppo avanti faltando, che in tal cafo li guadagnerete , e doppo li trotterete» Mà , fe fidtano piantandoli , fi guadagnano con la rifoluzione , fa- cendoli frappare con le nervate , e fperonate , accompagnate fempre con la voce rifoluta , e lappiate, che un bravo ,-e rifoluto uomo à Cavallo , da fe folo fi rifolverà un Cavallo lenza ajuti da terra , ò di fuoco , ò d'altre invenzioni, e parlo per efperienza . Può bernc^ un Cavallo vigliacco mutar difefe lotto un valent’ uomo , mà mai oftinarfi neiriftelfa, e per lo più Y ultima difefa farà , il 'pigliarli la mano, ò buttarli à qualche muraglia, e,fefà quell’ ultima , allora 11^ raddoppiano li caftighi rifoluti, con la voce gagliarda , mà rimeffo che fi è , fi deve quietarlo , & accarezzarlo ; fe poi fi piglia la mano , e cheli habbi campo da correre , fi deve fare, che l’ iflefla difefa li ferva di calligo, cioè pigliandoli la mano farlo pure fuggire, e, quan- do comincia à venir meno , allora con fperonate , e nervate farlo sfiatare : auverto però, che quella regola è fempre con pericolo , mà alli veri Cavalli vigliacchi è di non gran fenfo , e di gran giova- mento . I fuddetti Cavalli in una, ò al più due volte fi guadagnano , perche, fe bene fi proveranno qualche volta al primo caligo , anzi alla fola voce Libro L Capo XXIL 8^ voce rifofuta, fi rimetteranno; ben è vero, che, ih féntirè mano di- verfa, fi vorranno provare, e, fe'l Cavaliere non lo rimette fubito col caftigo à tempo , torneranno alla difefa , e quelli fono quelli Cavalli (tatari di quel mal cuore furbefco , nè lògliono elfere di quel fenfo generofo , che fi fuol convertire in ftizza . O finalmente falteranno attraverfandofi , e voltandofi in giro , e quelli fi guadagnano pure con farli Scappare , e con li medefimi ca- ftighi, e, pur che fcappino, non importa, che vadino più ad una par- te, che ad un'altra, perche, refili obbedienti alla fcappata , li ren- derete medefimamente obbedienti à farli andare , dove vorrete. In fine dovete olfervare nelle difefe la forza , il fenfo , e Y agili- tà, e di quale è dotato più 5 e doppo , nel volerlo unire , andarli regolando con le regole, che fopra ogn’una d'elfe ho detto. Dell’ Imp e mata • L’ Impennata è , quando il Cavallo fi leva dritto , reggendoli tutto sù li piedi; difefa la più pericolofa di tutte, perche, cal- cando il Cavallo indietro à linea retta , non è fenza pencolo della vita del Cavaliere , non folo per la botta , che riceve la tefla , ma perche il pomo della fella le dà nello ftomaco, ò nel petto con V ur- to , e pefo del corpo del Cavallo . . Li Cavalli facili ad impennarli fempre fono fcarichi , e leggerofi , e per lo più con bocca bilicata, polfono aver forza , &elfer deboli, ma non fono mai fcarfi di fenfo . Li Cavalli di forza polfono farla con più violenza , ma , per la forza di fchiena , polfono anche più tenerfi , particolarmente, quando la fanno per furberia , e non per difperazione di qualche calligo di mano , avuto fuor di tempo , ma li deboli , fe ben per la perizia del Cavaliere non calcheranno indietro , per la debolezza però delle gam- be polfono cafcar di fianco . Avendo diverfi Auttòri fcritto molti ca- llighi , anche artificio!! fopra quella difefa , io non hò conofciuto il più proprio , che 1 romperlo col corpo avanti , come hò detto di fo- pra , e nell’iftelfio tempo dar al Cavallo due nervate al fianco , con due paja di lperonate , e con la voce cacciarfclo avanti , che date à tempo da un bravo , e rifoluto Cavaliere , certo fe lo rifolverà , e, fe '1 Cavallo , per gran vigliaccheria , replicalfe più impennate , giova aliai darle rifolutamente col nervo sù la tella , in mezzo Y orecchie 5 perche lo llordifce, ma fubito replicarle le nervate al fianco , e frap- parlo avanti . La fogliono fare li Cavalli per difenderli da qualche foggezzione , ò caftigo , come ancora per difobbedire à qualche ajuto , ò opera- 26 Del t Àrie del Cavalla zione 5 particolarmente di voltare à qualche mano ; Alli detti Cavalli non bifogna darle Loccafione , con volerne più di quello poflono, di- co nelli principii deli unione per lo dritto , ò collo flringerli alle ope- razioni più ftrette delle volte , non eflendo bene per lo aritto ; e que- fti fi devono tornare alli primi principii, con unirli per lo dritto, quanto la lor forza, & età può foftentare l’unione . Ma , fe 1 Cavallo hà prefo la difefa , e v* unifce la vigliaccheria , s’ hà da guadagnare col caftigo , il qual farà così . Quando il Caval- lo per non voler voltare fà l’impennata, le le hà , come hò detto , Tempre à dar la mano , con portare il corpo avanti , mà nel comin- ciare à venir giù fe li deve fare lina tirata gagliarda del Capezzone da quella parte , dove non vuol voltare , mà fubito dargli la mano annervandofi à Cavallo con allargargli la gamba dall’ ifteflfa parte , acciò fpicchi avanti, e bifognando, mà nell’ifteffo tempo, darle una nervata al mortacelo della parte contraria, che fe li caftighi faranno dati giufti, & à tempo volterà; li Capezzoni , e briglia fi devono tenere lunghi, e liberi in mano, perche non Tenta foggezzione, che forfè farà ìta ta quella , che l’ hà caufato la difefa , e guadagnato, che farà, non è, fe non bene, il divertirlo , ufeendo per il dritto, nel quale con le lezioni feguenti fatele fentire la maggior unione , e non dovete rimetterlo alle volte con le lezioni rtrette , & unite , fe non è ben guadagnato , e che non fe ne ricordi più . Li Cavalli pei , che la fanno per mera vigliaccheria ( nè intendo parlare addio de’ Poliedri, che, come hò detto, con la guida, ò fenza devono elfer diftoltì ccn auvanzarli , e fcapparli , e bifognando il caftigo, fia della voce rifoluta , e, fe non baita , aggiungervi le ner- vate al fianco ) mà parlo de’ Cavalli , che per lo più fi difendono per non (offrire l’unione. Quefti fono, ò Cavalli di forza , ò deboli, e con il mirto di grand’ ardenza , ò pure di flemma : mà li Cavalli di grande ardenza , per lo più la loro farà più torto fuperbia , onde faranno sbilancioni, e,fe faranno impennate , auviene, perche faran- no fiati (aggettati con caftighi , che da difperazione fi pianteranno , butteranno in terra , e faranno impennate precipito lè , che però bi- fogna ben conofcere le nature , e caufe , armarli di patienza , e pi- gliar dalli Cavalli qualche cofa manco , di quello poflono dare . Mà, capitando un Cavallo ributtato con le dette difefe , s’ hà da guadagnare , e farlo andare avanti, non con altro aiuto, che quel- lo della voce allegra di Ahi , Ahi , Ahi ; ò del caftigo di detta vo- ce , ma rifoluta , e gagliarda , e minacciante , nè v’ unire il caftigo delle nervate, (e non nell’ ultima neceffità ; e, fubito ches’auvanza , rimetterlo al trotto fenza punto di foggezzione, e con carezze : li Cavalli poi vigliacchi, mà fenza grand’ardenza, v’ unilcono con l’im- pen- Libro I, Capo XX IL 8 7 pennata altre difefe , cioè fi leva sù , e ci fi ferma , & allora le po- tete dare col nervo in mezzo l’orecchie, come ancora, le leVatofi sù, và così caminando con li foli piedi . O3 fi leva sù , e poi torna giù , mi per tornarfi à levare , & in que- llo cafo con la voce , e nervata gagliarda al fianco lappatelo a- vanti. O’nel venire giù và per porli la tella in mezo le gambe, e far de contratempi , & allora , come altrove ho detto , dateli botta di Ca- pezzone , e guadagnate lui , che non fi polli mettere la tella fiotto ; O’ doppo fatta l3 impennata fi mette à fuggire , e voi tenetelo pure con botte di mano , e tenute , che non fugga , e rimelfofi trottatelo . O’ finalmente fanno l3 impennata per mettere paura , e molti di quelli fono Cavalli di fcola , i quali conofcono li principianti ; or quelli fi devono calligare con riftelfa lor difefa , ma fiotto un aiutante prati- co , ed è , col , llufarlo chiamandolo alla pofata tante volte , finche fi riduchi à non volerli levare più sù . E fopra tutto replicherò fem- pre , che bifogna faper conofcere la natura , e diftinguere li caftighi , altamente in vece di guadagnare fi ributterà il Cavallo. Pigliar fi la mano. DOppo l3 Impennata , la difela-di pigliarli la mano di poco ce- de al pericolo dell3 Impennata . Il principio di quella difefa ordinariamente nafee dall’ offefa , che ricevono li Cavalli nella bocca , ò nel molliccio , ò barba , per a- verli troppo fenfitivi , e delicati , e quelle fono le caufe naturali, ò per caufe accidentali , come fono le briglie troppo gagliarde , e per lo più con montate , barbazzali afpri , e Capezzoni , non folo ga- gliardi , mà che non lavorano ugualmente , ma offendono più una , che un’altra parte ; onde avendo lì Cavalli ricevuto il follie vo del- le parti offefe , doppo , per ogni benché piccola foggezzione ruberan- no la mano 5 la iògliono anche fare li Cavalli di gran malignità , per ultima loro difefa , quando che con Y impennata, e contratempi non han potuto fcavalcare il Cavaliere , anzi che alle loro difefe han ricevuto il condegno caftigo. In due maniere fi poffono li Cavalli armare per pigliarli la mano , ò con abballar la tella incappucciandoli , ò cacciando il molliccio in fuori. Della prima maniera , per lo più non fogliono elfere Cavalli , nè di gran fenfo , nè di gran leggerezza 5 benfi lo fono fempre della fe- conda maniera . Li Cavalli dunque , che sforzano la mano incappucciandoli , la fuga 88 Deli Arie del Cavallo fuga di quelli non è mai violente , e {fendo per lo più ò carichi , ò bafiì della mano avanti , e con mofìaccio duro. Detti Cavalli per lo più fi guadagnano , riforgendo la tefla con tirate violenti di Capezzone all’ insù , e bifognando , con qualche botta di Capezzone , per renderle fenfibile il mollacelo, fe folfe du- ro , nè fi deve tenere li Capezzoni corti per non attaccarfi, e gua- dagnata che è la tella , nel principio , che vi fentite sforzar la ma- no , pigliarlo di tempo , cioè in queir iflelfo punto tirar quella cor- da , che fi fente sforzare , e fubito F altra appreffo , per raddriz- zar la tella , rinfrefeando un tantino la mano , acciò non reffci at- taccata , e che il Cavallo vi fenti la libertà , ma fempre , che lui voglia cercar di guadagnarla , il Cavaliere deve trovarfi pronto per pigliarlo di tempo , che così fi rimetterà. Molte volte però fi difen- dono per il mofìaccio troppo fenfibile , & allora non folo fe gli de- ve mettere un Capezzone dolce , anche di corda, mà far, che foffra detto Capezzone con dolcezza , con non darle troppo unione , e come comincia à foffrirlo , mà che ci fi vada à caricare , fe le può mettere un Capezzone à maglia e finalmente bifognando anche la feghetta. Li Cavalli , che fi pigliano la mano con cacciar il mofìaccio in fuori, hanno fempre la bocca delicata , cioè, ò hanno le barre trop- po aguzze , e {carnate , ò balle ,e piene di carne, facili à romperli, ò anche mofìaccio delicato , e fenfitivo , ò barba delicata , e fe à dette caufe naturali vi s'aggiungono F accidentali di briglie gagliar- de , e particolarmente con montate , come Chiapponi , Piedigatti, s'unilce la caula alla difefa , elfendo quelli foli ballanti à farcela, pigliare , e, fe à tutte le fuddette colè la mano del Cavaliere farà alpra , & attaccata, crefcendo la caufa alla difefa , farà più vio- lente. Si deve dunque rimediare con Capezzone , e briglie dolci , come hò detto di fopra, e doppo unirlo, nè foggettarlo , fe non infenfi- bilmente , nè con quelli fi deve mai Ilare attaccato, mà tenere li Capezzoni liberi in mano , con andarli rifecando dolcemente, mà, ie non . fi può tenere , configlio ( per sfuggire il pericolo delF uo- mo ) di metterle la guida , & in quello cafo il piliero è utile , perche, pigliandofi la mano il Cavallo , riceva da sè ftefìb la botta, e continuar con la guida , fino che cominci à foffrire , & obbedire i e doppo ritornare à darle F unione per lo dritto . Mà in cafo che il Cavallo , mentre F operate per Fofifefa del Capezzone fi piglialfe la mano, e voi allora paratelo con la bri- glia , e lappiate , che per lo più il Cavallo per detta offefa non_J Duole pigliarli la mano à tutta furia , mà sii F iftelfo trotto , ò ga- lop- Libro L Capo XXIL 89 loppo fi arma, e non fi può tenere; ma, fe ciò non batta, bifognU ajutarfi , ò con il voltarlo verfo la muraglia , ò pure con tirare una corda fola, per voltartela tetta da una parte; ma, chi hà mifura , e dolcezza di mano, guadagnerà ogni Cavallo di fimil natura nella forma, che apprettò dirò.^ Ilpigliarfi la mano peri’ offefa, che te fà la briglia per la fua af- prezza alte barre , ò per lo monte , che gl* offende il palato , . il Ca- vallo, nel fuggire, caccierà il moftaccio in fuori, & à mifura dell* offefa , e dell’ ardenza , la fuga farà più , ò meno veloce , che , fe fa- rà meno veloce, farà più facile il tenerlo ; mà, fe ’l Cavallo è fenfi- tivo , & ardente , la fuga farà più furiofa , & in confeguenza più dif- ficile à tenerlo, ad ogni modo un valentuomo , che intendi la mi- fura , e l’arte, fe non al primo, ò fecondo ajuto , al terzo lo terrà; oltre che con la fua mifura di mano , e cognizione , non ridurrà il Cavallo à far la difefa, fe però non l’aveffe fatta altre volte fotto al- tri , e fe l’ a vette prefa per vizio . Sapendoti dunque , che il principio , e caufa d’ effa difefa nafce dall’ offefa delle barre , ò del palato , ò dall’uno , e l’ altre infieme , come da chi hà mano afpra , e s’ attacca , onde il Cavallo , per sfuggire la detta offefa , caccia il moftaccio fuori , & in quefta forma il palato non è più offefo dalla montata , e per la forza , che hà nella tetta , leva l’ operazione alla mano del Cavaliere , non v’ ettendo compara- zione della forza dell’uno, e dell’altro; anzi,fe il Cavaliero fegui- ta ad attaccarli , con più fuga , e difperazione il Cavallo fuggirà , onde hà da ettere tempo, e non forza; & il tempo deve eftere in que- fta maniera , cioè , avendo già il Cavallo cacciato il moftaccio , fe gli hà da dare la mano, perche, fe bene lui fugge, non fentendoft offendere te barre , ò il palato dalla briglia , difarmerà il moftaccio , & allora il Cavaliero te farà una forta di mano, che,fe farà fatta in tempo , che lui è difarmato , per forza fi trattenerà , e trattenuto , che è , rinfrefcarle la mano un poco , mà facilmente tornerà à cac- ciar il moftaccio , & allora il Cavaliero deve tornare à darle la ma- no, e, fentendolo difarmato, lorgerlo con una tirata più gagliarda , mà fubito darle la mano, & immediatamente riforgerlo, come fe ve lo voleffi far venire alla pofata , che così prevenite lui à non ar- marli , e, fermato che è il Cavallo, darle la mano, acciò la briglia non le offendi la bocca, e farle carezze; atticurandovi, che,fefi fa- rà à tempo , fi terrà ogni Cavallo , mentre , oltre le ragioni , che fo- no naturali , tutto quello, che dico , lo dico per efperienza . V’auverto, che,fe un Cavallo è digranfenfo, & ardenza, &all* offefa della briglia il Cavaliero vi unifce caftigo violente , che lo met- ta in maggior ardenza , e che per difperazione fi piglia la mano , s’ • M offuf- po Deli’ Arte del Cavallo criticherà talmente la villa, e s ubbriacherà di si fatta maniera , che non vederà muraglia , perche ci darà di fronte, nè precipizio, perche vi lì butterà , come è fuccefio più volte , con morte dell5 ifteflo Caval- lo, e Cavaliere, ò con pericolo grande, che perciò s'hà da evitar la detta difefa col non Aizzarlo . Anzi , capitando un tal Cavallo, per fug- gire il pericolo , fi può far operare con una guida tenuta da un jprat- tico , ò pure auvolta ad un albero , ò piliero , ma quello non ha da fervire ad altro , che ad evitar il precipizio , e cavalcarlo c on flem- ma , e farle acquiilare 1' obbedienza , e qualche poco d5 unione infen- fibilmente , ricordandovi medefimamente di levar fubito la caufa , cioè, fe è per l'ardenza , quietarlo con carezze, ò fe è la briglia, mutarcela. in un Cannone dolce , ch'il vecchio , & auvinto lo farà , e coil le guardie dritte « Mà, fe naice da mera vigliaccheria , per lo più fuccede, doppo che il Cavallo ha tentato con altre difefe di liberarfi dall' uomo , e che non li è rìufcito , & in quello cafo riefee il ca Angario con l' filetta fua difefa , fe però s'hà un lunghilfimo , e piano dritto , ed è , di farlo correre, quanto vuole, mà, come comincia à perdere la le- na , & il fiato , allora fi deve batterlo , e farlo correre à fio mar- cio difpetto , fin che non polfi veramente più , che così trovando calligo , e non follie vo al fuo tentativo , non vi tornerà più : non niego però , che è un rimedio pe ricciolo per Tuomo, mentre è f og- getto à cafcarle fotto $ ò pure, non avendo dritto lungo, metterlo alla drktura d' una muraglia , acciò riceva la botta con la fua te- fla , e quello ancora è rimedio pericolofo per il Cavallo , e per il Cavaliere 3 ben è vero, che il Cavallo maligno , come farà vici- no à la muraglia , volterà , mà il Cavallerizzo può con la corda con- traria, dì dove vuol voltare, tenerlo dritto , acciò urti , con tut- to che non ci urterà , fe bene le dalfivo fperonate , che anzi darà indietro , & anche quello è guadagnarlo . Concludo però , che un valentuomo fe lo terrà nella maniera , che hò detto di fopra. buttar fi in Terra . IL buttarli in terra è difefa di Cavallo vile , e vigliacco , mà prima fi pianterà , e dal calligo , ciré riceve , in vece di fcap- par avanti , per la fua viltà fi butterà in terra. Quella difefa fuol farfi dalli Poliedri al Montatore , dove io- gliono elfer ligati ad un Anello , che è fopra il muro di detto Montatore , acciò non fcappino, onde, eflendo così legati , fenza Tuomo addotto, nè potendo frappare, fi buttano in terra , ma à forza di frullate fi fanno levare . Mà per tornare alli Cavalli vigliac- chi , Lìb, /• Cólpo 2CXII, p i chi , e non Poliedri , certo è, che un bravo , e rifoluto uomo non li farà buttare in terra , perche con lo caftigo rifoluto , e più rifoluta voce, lo farà fpiccare avanti . Con tutto ciò , s* il Cavallo fi buttaffe , il vero rimedio farà , che, fe l’uomo fi trova in fella, in terra lo deve caftigare fino che fi leva , mà fubito auvanzarlo, dandovi però con libertà , nè farle fentire foggezione. V’auverti- fco, che, prima che il Cavallo fi butti in terra , ve ne dà il fegno, con abballare la fchiena , e piegare le gambe à poco , à poco, onde in fentire il primo moto , con la voce rifoluta , & un paro di fperonate , e bacchettate , ò nervate nell’ ifteffo tempo, fi cac- cierà avanti , e, fe fi sà il difetto , far, che da terra più d’uno, con voce gagliarda , e qualche frullata lo battino , che certo fi pre' venirà , e fi guadagnerà . > rì antar fi . SI può piantare un Cavallo e per viltà , e per difperazio- ne , e per vigliaccheria , & ancora da qualche offefa, che fen- te , come d’effere troppo cignato , d’haver trà la fua fchiena , e fella, ò ftaffa, ò qualche altra cofa, che l’offenda, ò da qualche ftromento nuovo , che non hà più fentito , come di Capezzone , &c- potendo quelle cofe effer caufa , non folo di farlo piantare , mà di rovesciarli , di buttarfi in terra , di faltare , di pigliarli la mano , & in una parola, di farle fare ogni forte di difefa. Quando però nafce da quelle caufe , è facile il conofcerle* , per- che effendo fiato altre volte cavalcato , non 1* hà più fatte , onde fi deve fubito levar la caufa ; e ne potrei addurre più efempi fuc- cefiìmi , dirò folo d’un Morello affuefatto con la fola briglia ; la prima volta , che fe le pofe il Capezzone , fi piantò , nè ci fu rime- dio à farlo andare avanti , e bifognò levarcelo , mà , perche era dif- unito , e moftrava abilità , e grazia , volfi pigliarmi la pena di ri- durlo à perfezione , come mi fucceffe . Cominciai però a metterle due falfe redine alla mufarola della briglia , e così per qualche giorno infenfibilmente le feci fentire qualche foggezione al mortac- elo , doppo le pofi un Capezzone di corda , e doppo di ferro , e fi- nalmente foffrì anche la feghetta , e riufeì un bravo Cavallo. Quando fi pianta per viltà , ò per difperazione , fempre v’hà pre- ceduto ò caftigo grande , ò foggezione , & operazione fopra la fua forza, e capacità , che però il meglio è non obligarcelo, ò pure pre- venirlo , cioè in vederne il fogno , mentre il Cavallo , prima di pian- tarli , s’arramingherà giocando Y orecchie , & alle volte trattenendo- fi , comincierà à voler voltare la tefta , onde fubito fe gli deve da- Ma re la 9z Delt Arte del Cavallo re la mano , e tutta la libertà di briglia , e di Capezzone , accarez- zandolo , che certo fi devierà dal volerli piantare ; mà , fe ciò non baftafle , il maggior caftigo è , il darle animo , e terrore con la vo- ce gagliarda , e Infognando nell’ filettò tempo una , ò due nervate , ma darie tutta la mano , acciò fcappi avanti . Mà, fe fi fotte già piantato , e vedete , che il Cavallo è più tofto vile , che fenfitivo , felvaggio , e difpettofo , è facile , che lo rifol- viate con li caftighi, e ajuti di voce rifoluta, mà, fe fi è difperato , è facile , che alle nervate fi pianti maggiormente , volti la tetta , do- ve lente le nervate ; e , fe bene un uomo rifoluto fe lo farà ulcire , è facile ancora , che 1 Cavallo fi vadi à precipitare , come molte volte l’elperienza Thà moftrato , onde per sfuggire , quanto più fi può, il pericolo , fe si è piantato , & al primo , e fecondo caftigo non è ufcito , fi deve tener fermo così , fino che gli patti queir offùfca- zione , e fe bene fi ftufafle di ftar fermo , tenervelo ancora , mà , poiché voi , e lui lète ftufi , ulcendo lui con tutta libertà , lafciatelo andar avanti , e levarle Y imprettione del caftigo , da altri ricevuto , e per quella volta accarezzarlo , & un" altra volta cavalcacelo con tutta libertà , e fenza darle niente d’unione , vedendovelo , che và per piantarfi , fubito con la voce auvanzarvelo , e per più mattine trottatevelo con detta libertà , e, come ve lo lèntite , che fe gl* è levata Y imperfezione , potete doppo darle qualche unione , mà in- fenfibilmente. Mà, quando tutto ciò non balla , è fegno, che vi è qualche mi- fto di mal cuore , onde bifogna guadagnarlo in tutte le forme, anche col pericolo proprio , fogliono però quelli atti caftighi , in cambio d’andar avanti, pigliar la difefa di dare indietro , e voi allo- ra fatelo pure dare indietro , anche à fuo marcio difpetto , fin che non può più ; che così Io guadagnarete , mà doppo , come hò detto , pigliate da loro quell" unione , che vi può dare. 2{eHho ] IL Piantarfi poi per mera vigliaccheria , che rèftivo propria- mente fi dice , & è quello, che non folo fi pianta, mà fi gira in- torno, s’impenna, fà contratempi , e fi butta anche alla muraglia, lenza voler andar avanti . Nè intendo includere in quella difefa li Poliedri , niuno de quali le prime volte anderà ' avanti fenza la guida , anzi che, chi li vorrà attblare prima del tempo, e lènza il vero metodo ( come hò detto al fuo luogo ) li arreftivera, e ribut- terà 5 come fuccede alla maggior parte delle difefe , le quali per ordinario nafeono , perche fi vuole dalli Cavalli perfettamente ; ò — w - I. Capo XXII. p 5 quello ; che non fanno , ò quello, die non poffono; mi abballati- za Vhò detto in altro luogo. Arredandoli il Cavallo per vigliaccheria , cioè fenza dferglien^ data data la caufa , e che alla minacciata non hà obbedito , fi de- ve venire al caftigo rifoluto , e rigorofo , fino al darle col nervo iti . mezzo l' orecchie, ma vi fii Tempre la voce gagliarda , e minaccian- te, fubito però, che hà obbedito, dovete contentarvi, e darle quell* unione , che può (offrire , come più volte hò dato . *Non voler voltare . SI difendono ancora li Cavalli , col non voler voltar à qualche mano , e per lo più fuccede , quando il Cavallerizzo le vuol da- re nella volta quell’ unione , che fi deve dare per il dritto ; onde Temendo il Cavallo maggior incommodità dall’ unione nel moto obli- quo, che nel moto retto, rifiuta la detta volta, e, Te non Tono fubi- to guadagnati , fi confermano nella credenza , rifiutandola doppo , anche fenza caufa. Quelli dunque certo è , che fi devono guadagnare , anche col ri- gore, Te vi ci obligano con la lor pertinacia, ma guadagnati, che F avete , non dovete farli vedere più la volta , fe non fono bene uni- ti per lo dritto, e, quando lo faranno, potete allora condurli ad una. volta larga , & ivi trottarli , ma con tutta libertà, e, fe in detta fi foffero difuniti qualche poco , dovete ufcir per lo dritto , dandoli quella unione , che han perduta , e fmontarveli ; che così Temendo li Cavalli maggior fatica nel dritto , che nella volta , non fi ci difen- deranno . Mà, fe per F oftinatione , e furberia di detti Cavalli, effi fi difeti- deifero con rifiutar la mano , deve allora il Cavallerizzo metterli la Guida , & un Giovine rifoluto à Cavallo , fe lo deve auvanzare , c l’uomo da terra deve pigliarli di tempo, conia forte tirata nel pun- to, che li Cavalli sJ armano per fuggire la volta, e così feguitare per più mattine, fino che obbedifchino l’uomo à Cavallo, fenza il bìfo- gno dell’ajuto da terra. V’aflìcuro però , che, quando un Cavallo è fiato guadagnato dall* uomo à Cavallo per lo dritto, lo guadagnerà anche alla volta da sè folo , perche lo temerà . Dìf °,fa della Pavana , e Galoppetto . Finalmente fi difendono li Cavalli per fuggire F unione del trotto," ò con la Pavana , ò col galoppetto , e, fe ben pare, che fia una cofa ifteffa , mentre il Cavallo, ò nell’ una , ò nell'altro rompe il trotto col ga- Deli Arte del Cavalla galoppo, fono però diverfe. Pavana propriamente è, quando il Caval- lo rompe il trotto trattenendofi, facendo, come una mezza pofatella , lènza auvanzare. UGalopetto è con diftenderlì , e più, ò meno, cari-, candofi, auvanzar , ò, come diciamo, abbracciar terreno. Faranno la Pavana tutti li Cavalli di forza , mà con union di cor- po , agili, leggerofi , & anche quelli, che hanno del ramingo; per lo contrario , con galopetto fi difendono li grevi , diflefi , baffi , ò carichi dalla mano avanti : farò fopra ciò una digrefìfioncina per uria' mia offervazione , e dico , che tutti li Cavalli , che fi difendono con la pavana , riefcono agili , e con un galoppo raccolto , e quelli del galoppetto, ancorché grevi, hanno nondimeno facilità al moto del galoppo. E, fe offervarete quelli Cavalli, che non fanno rompere il trotto nell’uria , ò nell* altra forma , fempre penarete, così à farli pi- gliare il tempo del galoppo , come à mantenerceli . Or io, fi come non hò detto , nè intefo da altri quella diflinzio- ne , così altri aititi , ò caflighi non danno per romperli la pavana , che la botticella di Capezzone , ò pure la toccata forte di fpalla con la bacchetta , che Fona, e Y altra, nel tempo proprio, la fimo buo- na , ò pure fi fermano à Cavallo, come una fatua , permettendo al Cavallo qualche abbandonamento , acciò acq follino l’abito del trot- to , & anche quella è regola efquifita per le nature de’ Cavalli , che dirò appreffo . Quefte dunque fono le loro regole univerlàli , & in- differentemente ad ogni natura de’ Cavalli . Mà Io hò detto , che il fine del Cavallerizzo è di rifolvere , fpicciare , & unire il Cavallo , e quello fi difende ò con la pava- na , ò col galoppetto per sfuggire la detta unione , e, fe bene il Cavallo hà unione naturale , sfugge nondimeno 1* artificiale , dun- que quella Y abbiamo da fare acquillare, mà con rimediare quella parte , ò quella difefa , con la quale elfi procurano di fuggire Y unione , come dirò ; che , lè lì Cavalli fono difuniti , & impiccia- ti , & all’unione fi difendono con la pavana , ò galoppetto , e voi per levarcele, e per farle acquillare l’abito del trotto , permet- tete , che lì difunifchmo , quando doppo li vorrete unire , ritorne- ranno alla pavana , ò galoppetto , & avete perduto tutto il tem- po , e le fatiche . Li Cavalli fi difendono con la pavana raccoglien- dofi , e trattenendofi in sè fldfi, facendo quel faltetto , ò perche, come hò detto di fopra, fono di corpo raccolto , che hanno del ramingo , ò perche nel principio , che fi montano, fono gonfii , e con fchiena , per non aver con la fatica perduto niente della lor forza , ma con tutto ciò per union naturale , che abbino, non poi» fono foffrlre quel moto artificiale del trotto , e perciò fanno la pa- vana « Per levarcela dunque , bifogna levarle ò la ramingherà , ò Uh. /. Cap. XXII. 8 *Delt Arte del Cavallo 10 rifponderà per aver le fuddette qualità , ad ogni modo , quando non fi difendette in nettima maniera, s'impiccierà , e s' arraminghe- rà , onde , come hò detto , deve il Cavallo ettere prima rifolu- to , Ipicciato , & in parte unito su '1 trotto , e doppo farlo patteg- giare , che potrà non folo foffrirlo , mà vi acquifterà maggior unio- ne . E , fe pure fi può anticipare il tempo à qualche Cavallo , deve ef- fere quello , il quale , ò per la fua carichezza dalla mano avanti , ò con corpo diftefo , mà che abbi ardenza , che su 1 trotto non fi potti tenere , quello fi può patteggiare , e per metterlo in flemma , & alleggerirlo in quel moto , che fi può , per poi unirlo , & allegge- rirlo in quello , che fi deve . E , perche Y unione s' hà da dare à poco à poco , e che 1' acquifti infenfibilmente , il patteggio nel principio hà da ettere auvanzato, cioè trà '1 patto, e 1 trotto, e doppo, come fi lente , che polli foflfrire maggior unione , fi hà d' andar fcortando il detto patteggio , mà , fe detto fcortamento Y avelie fatto più di quello può foflfrire il Cavallo, lui Hello ve lo farà conofcere , per- che fubito, ò anderà ad attraverfarfi , & allora vi rimediarete con ti- rare quella corda di Capezzone , dove lui è andato à buttar la grop- pa , ò '1 fianco , mà nell' filetto tempo portar la mano della briglia alla parte contraria , & abballarla tanto , che fi levi da quel tratte- nimento, & auvanzi , che così raddrizzante, & auvanzarete , facen- dole doppo pigliare quella battuta di patteggio , che può foflfrire , nè in quelli principii dovete fervirvi della gamba , per non farle giocare la coda , oltre che fe volete rimediare con la gamba fola , il Caval- lo fe butta , per efempio , la groppa alla mano dritta , accollandole la gamba dritta , la butterà alla mano manca , e , fe 1' accollante T altra , tornerà à buttarla alla dritta , e così anderà all' infinito , con fare una bruttiflìma villa, anzi all' filetti Cavalli perfezionati, che fi attraverferanno per non poter foflrrire quel patteggio così corto , fe ben fe Y accolla la gamba , pure bifogna darle un tantino la mano , acciò eh' auvanzi un poco, es'addrizzi , che fe nò, tanto s'attrave- ferà in quà , & in là . Mà per parlarne con più fondaménto . Il Cavallerizzo hà da confide- rare le nature de’ Cavalli , le quali , bénche mai più avelie villo un Cavallo , la prima volta , che lo vederete patteggiare , conofcere- te, mentre per fatto, & obbediente , che fia , fempre mollrerà col mo- to la fua propenfione naturale , per efempio , un Cavallo , che hà del Ramingo patteggierà raccolto in sè fletto , mà trattenuto , non auvan- zando , fe non llimolato , da chi v1 è fopra . Se un Cavallo leggerofo , fenfitivo , e di buon cuore , vi vederete 11 moto agile , e pretto , moftrando lui Hello fentirvi gufto , e pre- giar- Libro T. Capo XXI1L 99 giarfene col sbuffare , e con l’operare fenza aiuto alcuno; mà,fe 1 fenfo dà in troppa ardenza, vi fi conofce il moto fatto con ftizza , cioè più pretto, e,fe v’è mal cuore, procurerà, fe non fi ftà auverti- to, or d’ attraverfarfi , or d’arreftarfi, facendo l’operazione con trop- pa bafca , & inquietudine . Se farà greve , & ardente , lo vederete voler fempre auvanzare con 1* appoggiarli sù la mano , e particolarmente , fe hà poca forza , e fe mal cuore, v’accompagnerà T inquietudine, con maggiormente abban- donarli , e con abbaiamenti improvifi di tetta . Se flemmatico, e pigro, il moto farà tardò, e paufato, e,fe vi è la poca forza, il moto farà languido, e tardo, e ,lè bene con 1* arte fe gli fa acquiftare quel, che le manca , con tutto ciò fi vede , che non è naturale , e che il Cavaliero di volta in volta è forza- to foccorrerlo , per non farlo mancare , ò difettare , dove è incli- nato . Or , come ho detto , fecondo le Nature il Cavaliere deve regolarli nel volerlo andar raccogliendo al patteggio , perche , ad un Ramin- go s’hà da mantenere più degl’altri al patteggio auvanzato trà ’1 paf- fo , e ’l trotto, e, volendolo trattenere, fia infenfibilmente , e quel- lo , che fi raccoglie , fii fatto fare con moto più pretto . Ad un Cavallo ardente pure à poco , à poco trattenerlo , e neir iftetto tempo quietarlo , per non farlo attraverfare , ò fare qualche sbilancione ; per non poter foflrir quella tanto pretta unione , e , fi come al difetto di attraverfarfi ci và raddrizzarlo nella forma , che hò detto , così allo sbilancione , che è per difefa , vi và il caftigo del- la botta di Capezzone , mà nell’andare à cafcare, e doppo tirare indietro tutto quello , che hà fcorfo, mà, fe vedete , che fi mette in tanta ftizza , che dà legno di voler fare maggiori fpropofiti , co- me di piantarfi , e doppo impennarfi , ò pigliarli la mano , allora bifogna divertirlo, con tornare sù ’i trotto , e doppo dovete conten- tarvi , che facci qualche patto quieto , e {montarlo, & doppo fen- za farlo patteggiare dateli maggior unione nel trotto , per qual- che dozzina di giorni ; e, rimettendolo al patteggio , fii con tutta libertà di mano , così della briglia , come de’ Capezzoni , & il patteggio fii un patto auvertito , mà flemmatico , facendole cono- fcere meno incommodo in quello , che nel trotto , & in fine farle fare quello , che può foffrire fenza molto incommodo. Di più , per sfuggire , che un Cavallo ardente s’apparti , ò fac- cia lo sbilancione , oltre le regole dette di fopra , nel principio , che ce lo mettete , non le date due foggezioni in un tempo , cioè di briglia , e di Capezzone , mà tenete lunga la briglia in mano , e col Capezzone andate velo trattenendo , & addrizzando , che così N % ve lo o *Dell Arte del Cavallo ve lo faciliterete , e poi à poco , à poco, vi andareté raccogliete do la briglia. Art’ardente , e greve fi può trattenere un poco più , perche lui •ftà sù l’auvanzare , mà nel trattenerlo dovete acquietarlo , e che più tolto vadi di paltò corto , che patteggi , perche , come ve l’ave- te pollo in flemma, e sù l’anca , ogni poco , che i’auvivirete, vi patteggierà . ÀI flemmatico , e pigro , ma con forza , lo potete fpremere più, e raccorlo più pretto , mà che facci il moto più pretto , che^ può. " Al languido , e di poca forza, dovete cavarne quel, che fi può, andandolo foccorrendo , or tergendole la fpalla , con la tocca- ta di ItafFa alla detta fpalla , or raccogliendole il corpo con la picca- ta di fprone , e fcrta di mano , & or con uno , & or con un’al- tro ajuto , mà che fii tempre il proprio , cioè nella parte , che man- ca , e difetta , ricordandovi , che, quando non v’è più fugo , non fe ne può più cavare , e ne nafce , che ’l Cavallo tembra poi una Mula, ò Cavallo da Soma, & il Cavaliere tutto ttracco , e fudato farà una bruttilfima villa con li tanti moti , che fà per far pas- teggiare, chi non hà più terza da reggerfi in piedi ; come fpeflo vedo nelle cavalcate publiche , perche vogliono alcuni Cavalieri , che non fanno , che cola fia Cavallo , far patteggiare con brio un miglio un povero animale , e , fe là crorbette , che le facci per tut- to il corte intiero , che , ancorché il Cavallo abbi forza , fenfo , & agilità , non potendo durare tanta fatica, ò s’ illanguiditee , ò , fe hà troppo fpirito , s’apparta , e perciò à tutti li miei fcolari tempre ricordo, che nelli patteggi fi riferba la forza del Cavallo, per quando fi patta ò avanti Prencipi , ò Dame , & ivi metterlo in brio con corbette , patteggio vivo, ò altra operazione d’aria , e dop- po quietartelo per quei luoghi, dove non v’è perfona di qualità; per potertelo trovare in forza , e pronto , quando viene il bitogno . . : Dì far intender la Gamba al Cavallo. CAPO V1GES1MOQUARTO. PÀrrà tirano , che io fino adetfo non abbi trattato del far in- tendere la gamba al Cavallo , mentre nella maggior parte del- le Scole ce l’ accollano prima di darle l’unione , anzi alcuni cre- dono d5 unir il Cavallo , con farlo corteggiare , mà l’efperienza ino- ltra , che 3\ ter corteggiare un Cavallo difunito , ò le fà giocar la coda , ò le fà diventar il corpo in pezzi , mentre ( toltone li Caval- li Lib. I Capo XX1K io r fi naturalmente di corpo raccolto ) tutti mettono la groppa , e’I fianco in dentro , torcono la tefta , e ’l collo in fuori , che però non fi deve accollar la gamba , fe prima il Cavallo non è rifoluto, difciolto, unito, e che fii rotto alle mani, che , come faranno li Ca- valli à detto fegno , e s’evitano li fuddetti difordini , e , per lo più in uno , ò due giorni fe gli fà intendere , per elfere auvezzo ad unio- ne maggiore. Si fa intendere la gamba al Cavallo , non folo per il raddoppio, ma per renderlo obbediente à tutti li ajuti di gamba , e nel paf- fo , e nel trotto , e nel galoppo , come anche per sbrogliare , e tendergli difin volte , & agili le gambe. In quattro luoghi fi può accollare la gamba ; ò immediatamen- te dietro la Cigna-, e quello è 1 luogo proprio, & univerfale $ ò più indietro, ed è per Cavalli ,, che , le ben portano il fianco inden- tro , buttano la groppa in fuori 5 ò avanti le cigne , toccando con la punta del piede il Gomitello del Cavallo , & ivi così per mettere la fpalla in dentro , fe v' avelie difficoltà , come per follevare nel raddoppio la detta fpalla , fe fi atterrale. O nella fpalla del Caval- lo , fe avelfe grandiffima difficoltà à metterla dentro , come anco- ra per follevarla». E, fe bene è notiffimo il modo d’ accodar la gamba , ad ogni mo- do lo dirò , per qualche principiante , il quale leggerà quello libro \ acciò l’intenda fenza vergognarli à domandarlo. Deve dunque il Cavaliere fapere accollare la gamba , che non hà da elfere con il calcagno , perche oltre la brutta villa gli acofte- rebbe in confeguenza la punta dello fprone , che farebbe ajuto vio- lente , che per lo più li Cavalli ci li difendono , ò con incontrar- lo , che è , quando s’ arrancinano , e buttano quel fianco in fuori , e molte volte anco la groppa , ò con il giocare la coda , che è di- fetto brnttilfimo fc bene il giocar la coda può anche elfere difet- to naturale del Cavallo , ò con tirare calci con quel piede dalla parte dello fperone , e diverfi altri difetti 3 mà gli deve accollare il fianco del piede , cioè quella parte, eh’ è dal dito grolfo , fino al calcagno, e, per farlo con facilità, fi deve voltare bene il ginoc- chio nella fella , che così la gamba , & il piede vi verranno natu- ralmente ; & in quella maniera fi deve intendere , quando fi dice dal Maellro la polpa della Gamba. Si può ancora accollare la vera polpa della gamba , mà in que- llo cafo non s’accolla il piede , & il ginocchio" fi volta tutto all* oppollo di quello , ch’ho detto , mà non è la fola polpa , che fà 1* effetto , mà la voltata , e premuta di tutta la cofcia del Cavalie- ro , che in quella forma allegerifce la cofcia di dentro , e dà il pefo 102 Delt Arte del Cavallo pefo con quella di fuori , onde mette in dentro , e fotto la metà di fuori del corpo del Cavallo , mà detto ajuto è per Cavallo ob- bediente al cenno dell1 ajuto , e fono ò Cavalli perfezionati , ò di tanto fenfo , & unione naturale , eh’ obbedifcono ad ogni cenno * Ordinariamente alli Cavalli , che non hanno più fentito 1* ajuto della gamba , fi mettono con la tefta ad una tela di muro , e que- llo, acciò ad un’ajuto nuovo non fi disbarattino , ò con slanci , ò con fuggire avanti ; mà , come hò detto più volte , non vi è re- gola , per generalilfima che fia , che non abbi la fua eccezione in ordine alle nature de’ Cavalli. Così la tela del muro è buona per li Cavalli , ch’hanno la propenfione di andare avanti , come fono li Cavalli ardenti , diftefi , grevi della mano avanti , &c. mà li Cavalli raminghi , e trattenuti quafi fempre fi difendono col dare indietro , &; arreftarfi , che perciò quelli devono elfer prefi nel lar- go aperto, per poterli auvanzare. Di più alli detti Cavalli ramin- ghi, quando fono obbedienti alla gamba, e che nel paflb vi van- no trattenuti , fi corteggiano tutto un dritto sù’l trotto , e bifo- gnando anche di galoppo , e ciò giova non lòlo alla raminghezza, mà all' agilitarlo , e sbrogliarle le gambe. Nel principio vè di bi- fogno anche dell’ ajuto d’un uomo da terra , che con una bacchet- ta or lo minacci , or lo tocchi con la detta bacchetta nel fianco, ò nell’ Anca, dove conofce più il bifogno. Mà , fe il Cavallo s’ oftina , s’ hà da olfervare la caufa_^ , potendo nafcere dal non capire quel , che fi vuole , onde fenza cafti- garlo s’hà da procurare, fe non in una volta, in due, ò tre farce- la intendere , tanto maggiormente , fe folle Cavallo ardente , per non difperarlo, ò vile, che fi ftordilfe, e fi piantalfe , onde fi deve levarlo da quel luogo, caminandolo avanti, fenza accollarle la gamba per quella mattina , mà il giorno feguente fenza ribaldarlo con molta fatica fi procura in un largo , con dolcezza accollarcela , e , fe ’l Ca- vallo , per il difgufto fentito il giorno avanti , andalfe per far la fo- lita difefa , fubito fi divertifca con caminarlo , e levatoli d’ apprenfio- ne fi piglia una volta ftretta. Mi fpiego. S’ averete accollata la gam- ba dritta , perche cofteggiafie sù la mano manca , lui non la capifce , e fi difende ò con buttarfi sù l’iftelfa mano incontrando lo Ipero- ne , ò fi pianta , ò fi vuol slanciare , e voi voltate una volta ftretta sù la mano dritta , e nell’ ìftefi'o tempo accortateli lo fprone dritto , che per forza butterà la groppa alla mano manca per la tirata di ce- rta , che farete col Capezzone dritto ; allora fubito fattele carezze , e {montatelo , acciò capifchi quello , che volete , e feguitate in que- lla forma con carezze , che così in poche volte lènza ributtarlo lo gua- dagnarete . Mà , fe ’l Cavallo fi ftordilfe , & ortinaife , e voi fen- za Lib. I. Capo XX1K 10 3 za uomo à Cavallo , mà folo con una corda di Capezzone in ma- no , e con una bacchetta tirando la corda , e dolcemente battendo- le il fianco, li farete capire quel, che volete, & à poco, à poco lo renderete obbediente 5 e ciò nel principio non avendo intefo mai più detto ajuto. Mà, fe T avefl(e intelò altre volte, & obbedito, e poi s’oftinalfe, in tal cafo bifogna caftigarlo con la fperonata , e da terra con bac- chettate, perche nafce da non volere per cattivo cuore ; auvertendo- vi però, che ,fe’l Cavallo forte, e ftracco , e fdegnato da altre le- zioni, ecaftighi, non vogliate allora farle fare un’altra lezione fati- cofa , benché la fapelfe fare , perche lo fdegno gl* ha confufa la men- te, e facilmente vi difobbedirà, e volendolo poi guadagnare fi di- lperera . Nel principio, che s’infegna al Cavallo di corteggiare, il Cavalie- re hà da procurare , che 1 Cavallo auvanzl più. la fpalla , che l’ an- ca , e,doppo che s’è facilitato, deve farlo andare ugualmente tutto il corpo di corto j ò di fianco, toltone però quei Cavalli , che nel detto corteggiare s imbrogliano con le mani , e con li piedi , per- che potrebbero cafcare, onde à quelli s’auvanza più la fpalla, che l’Anca . Doppo che vi corteggieranno bene per il dritto , cioè , che vi vadino con il corpo raccolto , & unito , e con la tefta verfo quel- la parte , che vanno , perche altrimenti tenendo la tefta in fuori , cioè dalle parte contraria di dove volta , oltre la brutta villa, farà fempre difunito , e per lo più colcato , che vuol dire con il cor- po piegato verfo la volta , che , prefo quell* abito , lo vorrà fare anche nel raddoppiar la volta , il che non fatrà mai fenza eviden- te pericolo di cadere . Quando dunque corteggieranno bene il dritto , potrete andar vol- tando ad una volta larga , e poi à poco , à poco , andarvelo rtringendo ; con la folita auvertenza , tante volte detta , nelle no- ve lezioni contentarli del poco, e balla, che intendino, che poi le faranno con giuftezza . Et ecco , che hò procurato di moftrarvi con la maggior chiarez- za , e facilità, che ho potuto , il modo , e regole di ridurre all’ unione artificiale ogni forte di’ Cavallo , con la debita auverten- za delle nature di eifi , le quali hò procurato ridurre ad un nume- ro terminato; ben è vero, che deve il Cavallerizzo andarfi rego- lando col giudicio , per conofcere quanti gradi averà il fuo Ca- vallo sì di forza , come di agilità , e di fenfo , per poterfi re- golare nel darli Y unione , e farlo à quel fegno, che polli dal me- demo efter fofferta. Ri- xa4 Del? Arte del Cavallo Ridotto poi che farà il voftro Cavallo ad effe re rifoluto * Ipicciato , & in bona parte unito , potete , fecondo l’abilità, che vi dimoftra , metterlo à quel maneggio , che vi parerà abbi mag- gior difpofìtione . Quali fiano quelle operazioni , e quali le regole , che doverete offervare, procurerò con la maggior chiarezza , e facilità poffibile Ipiegarvelo nel tegnente libro. Il Fine del Primo Libro « DELL* DELLARTE DEL CAVALLO LIBRO SECONDO. In quante forte di maneggi pojji mflnmfi il Cavallo &* il modo d? cono J cere , in ornale fi debba inftruire , CAPO PRIMO, Sfendofi nel precedente libro ftabilito il fondamen- to di queft'arte , dal quale ne nafce non folo la vera giultezza , e grazia di tutta l'opera , ma quel, che più importa , la ficurrezza , mentre che un Ca- vallo non potrà mai operar giulto , con obbedien- za , grazia , e Scurezza , fe non è rifoluto , fpic- ciato , & unito , e che non abbi la tetta Torta , ferma, & incafciata , & avendo , per far ciò, det- to le vere regole , lecondo la natura de' Cavalli , patterò ad elfo alle operazioni, ò maneggi, ne'ouali fi dovranno mettere. Dovrà dunque il Cavallerizzo, doppo ridotto il Cavallo all' unione , & obbedienza detta nel libro antecedente , metterlo à quel maneggio , al quale., inoltrerà difpofizione , e per poter ben difcerner quello s'hà da fape- ie , che tutti li maneggi fi diltinguono in maneggi di terra , e d'aria .* .Quelli di terra fono i! palio, il trotto, il portante , il galoppo, la carriera. D’aria Tòno kCorbetta, Accorciata, Ballottata, Mez' aria, Aria del Montone, Capriola, e Pafso, e falto . Si dicono d' Aria à diftirzione di quelli di terra , perche in quelli, più che in quel- li? opera il Cavallo levato in Aria . . - Ora } O lofi Del? Arte del Cavallo ■Ora, effendo di due generi li maneggi, fi portone dividere itL.. tre , mentre un Cavallo può avere difpofizione alla Terra , e non all* Aria, ò alFaria, e non alla Terra, ò finalmente, che moftri abili- tà così alla terra , come all5 aria . Supporto ciò, il Cavallerizzo deve conofcere dalli fegni , che le mo- ftra il Cavallo , la fua difpofizione . Li Cavalli , che non hanno nertfuna vivezza d’Anca, che nella po- rtata hanno difficoltà di replicarla , ò replicandola non giocano nien- te Tanca , mà la cambiano , ò la ftrafeinano , non averanno difpofi- zione ad Aria nertfuna . Li Cavalli doppo, che àvran moftrato oltre alla leggerezza, e fa- cilità nel replicar la pofata , notabil vivezza d5 anca , che nel caulina- re anderanno fpeffo aggobbati , e con quel parto , e trotto , che fi chiama lupino , cioè Tema alzar le braccia , e piegar le giunture $ che per allegria, c forza così nel trotto , galoppo , ò nell5 andarlo trat- tenendo per pararlo, fpiccheranno qualche falto. Che nell5 ufeir dal Montatore, di prima fchiena , faran qualche falto pure d5 allegria, e forza , avran tutti difpofizione à qualche aria di più della Corbet- ta , beffando à quefta folo la facilità della pofata, con replicarla lenza difficoltà: finalmente averanno difpofizione alla Terra, & all5 aria quel- li Cavalli , che faranno con facilità la pofata , con piu , ò meno vi- vezza d5anca , mà che nel parto, e trotto avran moto, òche il mo- to lo faranno fininuzzato , oltre che, fe averanno difpofizione , e grazia nel galoppo , è facililfimo à conofcere , mentre dal trotto, ad un fifehio di bacchetta, da una toccata di fpaìla, da una piccola allargata di gambe , il Cavallo fi porrà nel galoppo, e fi vederà, come hò detto , la facilità , e grazia , che egli vi hà , mà non così facile farà il conofcere , oltre il galoppo , à qual Aria farà la loro dilpofizione , mà à fuo luogo ne tratterò . Nell5 opera di terra , fi come v5 è più d5 un maneggio , come paf- feggio ( e quello è su 51 partfo , sù 51 trotto , ò sù 51 portante ) galop- po , Raddoppio , &c. così vi fono Cavalli, che hanno grazia in tut- ti , & altri T hanno affai piu ad uno , che ad un5 altro . Onde il Cavallerizzo, fe bene il galoppo, e la Carriera T hà da far fare con la debita unione à tutti li fuoi Cavalli , ertfendo neceffario , che tutti li Cavalli abbino da faper galoppare , e correre per tutti gl5 accidenti, che portone occorrere, deve però confermali in quel maneggio , ne! quale vi hanno più grazia . Il perito Cavallerizzo, avendo ( dalli fegni, che di fòpra hò det- to) conofciuto, à qual genere, ò fpecie di maneggio faran difporti li Cavalli, dovrà à tutti inoltrargli il galoppare, màdiverfamente, perche à quelli, che non hanno difpofizione alla terra , il galcppo fe li mo- rtre- j Lib, IL Capo IL 1 oy ftrerà 9 e per dìlponerli meglio all* Aria , dovendoli molte volte chia- marli all’ aria dal galoppo , come fono li Cavalli , che hanno del Ramingo , ò arreftandofi nel far 1* aria , fi devono fcappare , come ancora , perche il Cavallerizzo , che dovrà, doppo d’effer fatto, farne moftra in una Piazza , occorrendo per auventura doverli galoppa- re , poffa altresì farlo , fe non con bella gratia , che non può e fo- gli data dall’ arte fola , almeno con giallezza d’ anca , e di mifu- ra , qualità , che fe li polfon dare , non ottante la poca difpofizio- ne naturale , vero è , che atti Cavalli sì fatti , come il lor meftiero non deve etter la terra , batterà moftrarglielo in quella maniera , e fi- no à quel fegno , che lo facci con qualche facilità . Tratterò dunque in quello fecondo libro di tutte le forte di ma- neggi, sì di terra, come d’aria, cominciando prima dalli Cavalli di Terra . Come fi debba cominciar ad ìnflruìr il Cavallo nel Galoppo 8 CAPO SECONDO. E Sfendo dunque il Cavallo perfettamente rifoluto , e {piedato , e più, che mediocremente, unito , fi deve cominciare à galoppare : che , fe bene non hà acquiftato 1* abito intiero dell’ unione , nelle le- zioni fulfeguenti vi fi confermerà ; oltre che 1’ unione non folo 1’ hà d’avere nel trotto, mà nel galoppo, & in tutte l’ altre operazioni ; e, fe nel principio fi difunilfe qualche poco, come fuccede ne’ Caval- li carichi, diftefi , languidi, &c. col lafciarlo nel trotto più unito , che fi può , riacquifta quel poco d’unione , che avetfe perduta . Di più li Cavalli diftefi, e carichi dalla mano avanti, con un poco di ardenza , ancorché nel trotto vadino con tutta l’ unione , e flemma , nel galoppo fi difuniicono, atterrandola fpalla , e mettendoli in mag- gior ardenza, s’ appoggiano alla mano, onde neU’iftdfo moto s’han- no da follevare , alleggerire , e metterli in flemma , come à fuo luogo ne parlerò . Regola dunque univerfale è , il cominciare à galoppare un Caval- lo per un dritto lungo, e fi fà ciò , e per principiare dal più fàcile, efiendo più facile il moto retto, che l’obliquo, e perche più nel drit- to , che nella volta , fi può unire il Cavallo , lènza che facci disba- ratti . Ho detto regola univerfale , perche per accidente fi muta regola , e ciò per lo più nafce con quelli Cavalli li quali con facilità vanno Cambiando l’ anca , ò falfificando la fpalla , ettèndo li primi di gran- de agilità , unione di fchiena , e con fenfo $ e li fecondi con fenlò sì , O 2, ma io 8 ì)elt' drte del Cavallo mà dirteli ; onde i ‘detti Cavalli , per confermarli all1 andar sfiliti $ devonfi principiare ad una volta , il più, che fi può, larga, provando in effia maggior incommodità nell’ andar fallì ; e, con,?, doppo< hanno acqtiiftato l’abito d’andar giuftì , fi poifono ailoia mettere mel drit- to in comprobazione di ciò, quelli Cavalli, che hanno ;grandiffima difficoltà di principiar giurti , benché fe li faccino le chiamate proprie , e fpecifiche, li principiamo à galoppare nella volta, e da quella ufei- mo per lo dritto , mà vi vuole gran fermezza di corpo , e di mano , con foftentare quella un poco in fuori , e con mantenere le dita al Cielo , mentre tali Cavalli ad ogni piccolo moto dubito falfifi- cano . : Mà per tornare al dritto. Àlli Cavalli principianti l’ ordinaria chiamata ufata generalmente da tutti fi è , il cafcare dal trotto ai galoppo , e ciò abbaffando à poco , à poco la mano , far, che da sè rteffi li mettino al galoppo. Or, lì come quella regola è buona 5 mentre li gioveni Cavalli non intendono lì ajuti ; così non rie- fee à tutti li Cavalli , mà folamente à quelli , che hanno mediocre fenfo , & unione naturale , onde à quelli balla folamente il prepa- rarli , cioè , fe volete, che galoppino con l’anca , e mano dritta avanti , e voi portando , e mantenendo la mano della briglia sù la mano manca , & in detto fito andarla abbaffando , mà con te- ner tirata la corda manca del Capezzone, fino che fi mettino sù ’l galoppo ; non balìa quella regola però ad alcuni Cavalli , come alli Cavalli Raminghi , alli quali bifogna aggiungervi ajuti, cioè l’al- largata di gamba dritta; alli Cavalli pigri, oltre l’allargata di gan> ba dritta , vi vuole la piccata dello fprone manco , e vice verfa , fe li chiamerete alla mano manca . Sarà contraria quella regola ad al- tri Cavalli , come fono li grevi dalla mano avanti , Cavalli dillelì, e Cavalli ardenti , perche col lafciarli abbandonare sù ’l trotto , per farli pigliare il galoppo , li grevi s’aggraveranno maggiormente sù la mano, li dirteli lì difenderanno più , e gl’ ardenti fi metteranno più sù la fuga onde à quelli è neceflario più torto forgerle , che dar- le, la mano , facendole le chiamate proprie , come al greve forge- re la] mano , con calar la bacchetta alla fpalla, fe balla , fe nò, toc- carle la fpalla , e forte , che fi è , darle tanto poco la mano , che balli folo à farli pigliar il galoppo. Alli dilìefi , & ardenti bifogna riunirli, e metterli in flemma, pure forgendo la mano , e, fe non balla , unirvi qualche refecati- na di Capezzone , e , fenza darli mano , chiamarli con un fdrufeio di lingua , ò fifehio di bacchetta ; mà nel difeorfo delle chiamate ne tratterò . E , fe ben pare , che io entri nelli ajuti , quelli però non fono di quelli , che nel trotto non abbino intefi li Cavalli , a n- lib.lLCstp.il. rl09 anzi dirò di vantaggio, che nel dare 1* unione al Cavallo per i! dritto , nella maniera della mia fcola , moltilTimi ajuti si danno , e di mano , e di fprone , e di bacchetta , alli quali il Cavallo vi è obbediente ; anzi quelli , che avranno enervato la mia fcola , avran- no veduto , che io , fenza aver mai porto li Cavalli giovani alla volta , in una fola mattina li averò fatti galoppar la volta , e cam- biar sù l’iftelfo galoppo di fuori , e di dentro , e ciò per il fonda- mento dell’ unione , & obbedienza , che fe gl’ è fatto acquiftare per il dritto. Certo è , che il Cavallo nel galoppare il dritto , non folo hà d* avere il corpo unito , e la tefta.al fuo luogo , ma hà da galoppar dritto j fenza attraverfarfi , ò portar il corpo piegato , e fìorto , e la fua tefta hà da elfer dritta , fenza intavolatura , portando anzi il moftaccio un tantino sii la mano , che galoppa , e ciò fi fà , con tirare il Capezzone da quella parte , e mantenere un poco la ma- no della briglia alla parte contraria , che altrimente vi portarebbe anche il collo , e la fpalla. Mà , lei Cavallo nel principio elee falfo , perche porta più torto la groppa in fuori , quello fi deve principiare , con mettere alfai la groppa in dentro ^ &, uicito che è giufto, andarfelo addrizzando nel medemo galoppo per il dritto , mà, le lui andalfe fubito à falfificare, buttando la groppa in fuori , e voi mantenetelo così attraverfato tutto il dritto, fino che acquifti l’abito della giuftezza d’anca, che, come l’averà acquiftata , l’ addrizzarete , quanto vorrete. E, fe bene quello modo pare brutto alla vifta , e viene (indicato da alcuni infarinati , li quali imbevuti di certe regole univerfali non ammettono diftinziom , mà s’ingannano , perche molte volte per rimediare un male eflfenziale è necelfario incorrere in un’ al- tro non naturale del Cavallo ; e chi non hà quella cognizione, e vogli cartigare , e non prohibire la caufa del difetto , con gran- dilììma facilità ributterà', e difpererà il Cavallo. Vi faranno Cavalli , li quali nel principio fi mettono gialli , mà nel progrelfo del dritto falsificano l’anca , ò la fpalla , ò tutte due in una volta , ò mutando prima una , e doppo l’altra , che per lo più ciò non fuccede , fenza difetto del Cavaliere , come l’efperien- za me l’hà fitto conofcere fopra me ftefib , mentre alcuni Cavalli di tanto fenfo , e agilità , che ad ogni, benché piccolo, moto di ma- no , ò di vita , che fi fà , fenza che l’ uomo fe n accorga , fubito rtravano , e per ajuti , che fe li dia , non aggiuftano , anzi li confondono , in quello cafo fi torna sù 51 trotto , particolarmente alli fuddetti Cavalli gioveni, e dal detto trotto fi richiamano, e per mantenerli , bifogna applicare à tener ferma la vita , e la mano 1 1 0 Delt Arte del Cavallo in quella politura , che vi trovafte , quando li richiamafte * Vi fono poi Cavalli di union di fchiena , li quali , fé bene fallis- cano qualche tempo, da sè s’aggiuftano , e voi feguitate pure à ga- lopparli , Senza tormentarli con ajuti violenti , mà , perche li Sud- detti falfifìcano per raccoglimento di Schiena , abballate quella con galoppo più auvanzato nel principio , che, come doppo, per la fatica Phanno abballata, ve lo raccoglierete al galoppo più Sorto, & atten- tato * OlServarete però , che Sempre che li Cavalli falsificano , nel progreS- fo del moto , rompono la lor battuta , benché infenfibilmente , ò con trattenerli , e voi nel principio , anzi nel punto , che Sentite , che va à trattenerli , dateli quel pochettino di mano , che balli à farli tor- nare nella loro battuta $ ò falsificano con auvanzare , & in conse- guenza abbandonandosi , e voi Sorgete la mano , tanto , che ripigli il Suo tempo, e da quella olfervazione n’hò cavato una regola univer- sale , cioè , il Cavallo Salfifica trattenendoli , e tu aggiuftalo auvan- zando, il Cavallo fallifica auvanzando, e tù aggiuftalo trattenendo. Mà , perche ho detto della Sua battuta , è di neceSlità , che il Ca- valiere conoSchi , quale è la propria del Cavallo , mentre non à tutti è Fiftefta . Vi Sono Cavalli dunque , che nel galoppo pigliano , ò , come pro- priamente Si dice, abbracciano afìfai terreno , & altri poco, e, li co- me quelli , per lo più , Sogliono fare il moto prefto , e corto , così li primi Sogliono avere il moto lungo , e più paufato ; di maniera che il Cavaliere ha da conolcere , quale è la battuta d’ uno , quale deir altro, & ancorché alli Cavalli principianti Se li permette il ga- loppo un poco libero , & auvanzato , col progreflo del tempo , fa- cendoli acauiftare tutta Tunione , Se li fa fcortare il moto , mà tan- to , che la natura loro lo polli Soffrire , perche volendola sforzare , oltre che li Cavalli fi difenderanno , il moto non Sarà bello , perche farà forzato , potendo bene un Cavallerizzo aiutar , mà non mutar la natura , non avendo io mai veduto , che un Frigione Sii diventato Ginetto di Spagna, nè un Ginetto Frigione. Avendo medefimamente detto delle chiamate , è bene trattare in quello luogo di eife , acciò nelle lezioni , che Seguono , li Sappia , che cofa Siino , e come Si faccino , fecondo le diverfe nature de’ Caval- li. Libro IL Capo III , 1 1 1 Chiamate • CAPO TERZO. CHiamare fi dice, quando fi vuole , che un Cavallo, dando fer- mo , facci qualche mozione , ò che da una operazione entri in un'altra , come dal palfo al trotto , al Galoppo , alla Carriera, overo alla pofata , Corbetta , ò altr' aria , & ancora chiamata è , quando , nell' iftefla operazione del galoppo fi vuol cambiar mano, ò, fe’l Cavallo nel galoppo falfifica , s'aggiufta con la chiamata 5 difendo chiamate tutti li ajuti , che fe gli danno. Le chiamate però devono elfere fatte con diverfi ajuti , diverfe elfendo le nature de Cavalli , e talvolta ancora unire li ajuti in- fieme, quando s'unifcono ne’ Cavalli li difetti. Di più fi mutano li ajuti , mutandofi le nature per accidente , per efempio , un Cavallo di forza , agile , & unito , può per la ftracchezza elferfi abbando- nato à fegno , che non avendo la fua agilità , e forza , quello fi chiama , come il Cavallo greve , e così dell3 altre . Le chiamate finalmente hanno da elfere fatte alli Cavalli , che f intendono , che altrimente non rifponderanno , ancorché fodero le proprie, e giulle. Che perciò il Cavallerizzo glie l'hà da far capire con piacevolezza , e contentar fi deve di ogni piccola obbedienza , particolarmente ne5 moti diverfi , come dal palfo , alla pofata , Cor- betta, &c. ma per venire à quelle del galoppo. Le Chiamate dal paffo al galoppo non fi devono fare , fe non à Cavalli , che prima fhanno intefe , e le faccino bene dal trotto al galoppo , perche , eflendo il palfo affai vicino alla quiete , & il ga- loppo al moto violente , per la dillanza grande , vi vuole molta prontezza , capimento , & obbedienza. Ma , perche è necellario, che il Cavallerizzo, nel voler chiamar il Cavallo dal trotto al galoppo , conofchi,s' è gufilo il detto trotto, da poterlo chiamare , e , fe ben mi fi può dire , che trottando il Cavallo unito , e con l'anca un poco in dentro , allora è in fiato da chiamarli , io , ancorché lo conceda , ad ogni modo dico elfervi un" altra offervazione , la quale , benché io & a Cavallo , & in terra conoide vo , nondimeno non trovavo la caufa di detta cognizione; finalmente ho oftervato, quanto vi dirò. Quando un Cavallo fi muove di palfo , ò di trotto , mette prima un piede in terra , e poi l’altro, di maniera che con un piede prin- cipia il moro , e con l' altro lo finilce ( intendo de' piedi , e non del- le mani , elfendo li piedi , che danno principio al moto , dalli qua- li fi i i 2, T)elt Arte del Cavallo ti fi fa roflervazìone ) mà , fe voi volete , che galoppi sù la mano dritta , e nel trotto avrà pofto prima il piede manco , e doppo il dritto, ufeirà giufto , mà, fe metterà prima il dritto, e doppo il man- co , ufeirà falfo , vice verfa , fè lo chiamarete alla mano manca, perche , non folo nel chiamarlo, s’hà da trovare col piede di den- tro in aria , mà che il piede di fuori abbia principiato il moto , e la ragione è, chel Corpo del Cavallo appoggia, e finifee il fuo moto sù 1 fecondo piede , che và in terra , cioè principia col piede dritto, và ad appoggiare il corpo sul piede manco, e cosi, sei manco prin- cipia, fimfee , & appoggia sul dritto 5 e per vedere , che fia vero, quanto vi dico , fattene^ la prova voi ftefio nel caminare , che vede- rne , fe cominciate con il piede dritto , il ve ftro corpo và à finire il moto sul piede manco , e feguitando li palli fempre fi toma à principiare col dritto , e finire , anzi ad appoggiare , e quafi ripofa- re il corpo sù 1 piede manco . Quella offervazione , fi come è evi- dentiftìma , così in due forti di Cavalli non pare tanto certa ne’ Ca- valli fatti , pronti , & obbedienti à tutte le chiamate , come per or- dinario li Cavalli di fcola , fe bene il lor moto nel trotto non è giufto , nella forma , che hò detto , ad ogni modo alla chiamata ufeiranno giufti , mà , fe oflerverete bene , vederete , che riuniranno Il Corpo , per cominciar giufto, e quafi parerà, che faccino un pic- colo faltetto . Così per lo contrario li Cavalli gioveni , e d’anca non naturale , ò pure , che hanno acquiftato l’abito à faìfificare , fe bene il moto del trotto è giufto , per l’abito cattivo , fe al primo tempo ufeiranno giufti, al fecondo falcheranno. E quefto , mi par, polli badare per conofcere dal trotto, quando fii giufto , da poterlo chiamare . Alcuni potranno dire , bafta , che io prima , che principi! à galop- parlo, lo prepari, con metterle l’anca dentro, che m’ ufeirà giufto » Rifpondo , che quella è la vera regola , e la caufa è , perche il Ca- vallo con tener l’anca dentro , forzofamente principia il moto dal piede di fuori , eftendole molto incommodo principiarlo con quello di dentro , mentre porterebbe il fuo corpo affli fuor della propor- zione , mà vi fono di quelli , che con tutta l’ anca dentro tanto prin- cipiano il moto col piede di dentro , e chi non hà quella conolcen- za la sbaglierà . Mi fi dirà , non fempre pofto vedere il principio del moto , vi tV Tpondo, che fi conofcerà , benché non fi vede il principio, perche il Cavallo dal primo moto al fecondo, dove lo finifee , è più prefto , benché infenfibile , che, finito il moto , è un tantino più tardo à ri- pigliar il principio del moto , e , fe guardarete bene , par, che facci, come una Zolfina , mà,come vi dico, è infenfibile^ Mà Libro IL Capo III. 1 1 5 Mà, per tornare alle chiamate , s’ hà da auvertire, che, prima di chiamare il Cavallo al galoppo , fi hà da prepararcelo , e ciò uni- verfalmente fi fa con portare un poco la mano della briglia in fuo- ri , cioè , fe volete , che galoppi su la mano dritta , fi deve portare la mano della briglia sù la mano manca , e bifognando tener tirato anche il Capezzone manco , acciò porti un poco 1* anca alla parte , dove deve galoppare , e quello preparare ferve per farlo ufcire gia- llo con facilità , mentre troppo incommodo le farebbe , aver , per efèmpio , l’anca sù la mano dritta , e portare il piede manco avan- ti , che ralfo farebbe 5 preparato dunque che Y ho , le farò la chiama- ta , e fe ben nel principio efce un poco attraverfato , infenfibilmen- te me Y anderò addrizzando , e fi fà , come ho detto , con tirare un poco il Capezzone dritto , mantenendo però la mano della briglia sù la mano manca . Alli Cavalli giovani dunque , e principianti , che non abbiano più galoppato, la regola è di chiamarli dal trotto al galoppo , anziché dal trotto cadano al galoppo, come ho detto , ad ogni modo, ef- fendo diverte le nature , diverfe hanno da effere le chiamate , per- che un Cavallo ardente , e con corpo diftefo , non fe gli hà da far slungar il trotto , con dargli la mano , perche tanto maggiormente lo slungarebbe , e vi fi abbandonerebbe, mà fi deve mantenere ad ain trotto unito , e baila chiamarlo con uno idrufcio di lingua , man- tenendo nell’ iftefib tempo la mano della briglia Torta , e , leva- to , che fi è , darle quel poco di mano , che baldi à farle pigliar il galoppo . Ad un Cavallo carico dalla mano avanti , ò ila per elfer carnuto di fpalle, ò per elfer balfo d’ avanti , lì fà Tildeifa prevenzione d’ unir- lo , e nel chiamarlo fe le cala la bacchetta alla Spalla , ò fi tocca con elfa , fecondo l’ardenza, e bifogno, anzi,fe l’ardenza folfe gran- de, che do se Iddio, con l’ abbandonarli , fi mettelfe sù ’l galoppo , baida à quello la refecata di Capezzone, acciò vi fi metta ò con unio- ne , e flemma , perche Cavalli delle fuddette nature , e di grand’ar- denza , e che , per trottarli così uniti , fi difenderanno con la pava- na , raccogliendoli in se ideili , fk avellerò pollo l’anca giufdà , e voi alfecondateli , con darli tanto poco la mano , quanto baldi à fegui- tare il galoppo, auvanzandoli quali infeniibil mente , &auvertite, che detti Cavalli così fenfitivi , ogni piccolo moto di corpo , ò di mano, è ballante à farli falfificare . E, perche, per la loro ardenza, continuando il galoppo, facilmen- te allungar do il lor corpo, fi vanno ad appoggiare, le non vi rime- diate , falfificheranno , o non li potrete tenere , che perciò avete da ftar auvertito a non farveli slungare , mà prevenirli , cioè nel primo P tem- I i 4 Del! Arie del Cavallo tempo 3 che fentite , che vanno con fughetta improvifa , e prefta , e voi forgete la mano , ma quel poco , che bafti à non farli pigliare la detta fuga , e mantenerlo alla battuta del galoppo , nella quale và giufto . Così, fe fi comincia à caricare , e voi fubito lo riunirete con la refecata di Capezzone , di fuori prima , e doppo quello di den- tro , ma è bene, che vi fpieghi la caufa di ciò. Nel galoppo fempre fi deve principiare à tirare il Capezzone^ di fuori, perche mantenghi Tanca , e doppo refecar quello di den- tro, che, fe cominciairimo con quello di dentro , falfificarebbe , perche portando dalla tirata la tefta dentro , in confeguenza Tanca yà fuo- ri. Alli Cavalli, ch’hanno del Ramingo , ò che fono pigri, à quefti il trotto ha da elfere più rifoluto, e da elfo cafcar al galoppo, ma qualche vol- ta non bafta , che vi vuole ò T allargata di gamba , particolar- mente alli primi, ò la piccata di fprone di fuori, eia detta allarga- ta di gamba di dentro alli fecondi , e ciò bafti per li Cavalli tanto principianti , à quali fi deve dal trotto calcare al galoppo , e verrò adelfo alle chiamate tutte , conforme le nature de’ Cavalli , & all5 olfervazione de’ difetti , per li quali elfi non efcono giudi , dandoli perciò gTajuti propri! per li detti difetti, e con renderli obbedienti alle chiamate , acciò col tempo rifpondino al folo cenno. Or , per venire più particolarmente alle chiamate , e che li Ca- valli comincino ad intenderle , dirò prima del dritto, dove, prima che alla volta, fi devono chiamare li Cavalli , per le ragioni dette à fuo luogo. E già , che ho da parlare del dritto , non ftimo fuor di proponto il dire , del galoppare in elfo giufto , ò falfo , sù la buona , ò non buona mano ; e ciò per qualche varietà d’ opinione , avendo qual- cheduno fìimato , che il galoppare il dritto sù la mano manca fof- fe falfo . ~ Dirò dunque , che così nelle volte, come nel dritto, feì Cavallo mette il piede dritto , e la mano manca avanti, ò viceverfa, fempre è falfo. Nel dritto propriamente non fi dice falfo d’anca , ò falfo di Ipal- la , come nella volta , mà fidamente falfo . Ho detto propriamente , perche per accidente fi può dire falfo d’anca , ò falfo di fpalla , e ciò farà , ò nel galoppare il Repolone , perche , avendo il Cavalie- re galoppato la volta , nelTufcire da effa, per andar à pigliar l’altra volta del Repolone , le farà la chiamata , accioche cambi mano , & anca , di maniera che intenderete , all’ ufcita di detta volta , aver prefa l’altra , e, fe bene v’è tutto il dritto, fe’l Cavallo non hà ob- bedito alla chiamata, e non v’ abbi mutato Tanca, ò la fpalla , fi dirà Lìb. IL Capo III. iij dirà falfo d’anca , ò di fpalla , ancorché fii per il dritto . Nel drit- to medefimamente , benché non s’abbia intentione di pigliar la vol- ta , fi può dire falfo d’anca , ò di fpalla , e ciò per la volontà dei Cavaliere , per la chiamata, che l’hà fatto, perche volendo , che galoppi con la mano , e piede dritto avanti ( che galoppare su la buona mano fi dice ) lo chiamerà , per efempio , allargando la gam- ba dritta , & accodandole la manca , s’ il Cavallo vi mette il piede avanti , e non la mano , fi dirà falfo di fpalla , ò pure la mano , e non il piede, e farà falfo d’anca, ò nè l’uno, nè l’altra , e farà fal- lò d’anca , e di fpalla. Chi dice poi , che galoppare per il dritto , sii la mano manca, fii fallò , non dice bene , perche falfa farebbe la regola , eh’ è uni- verfale , di^ far cambiare il Cavallo nell’ufcire dalla volta dritta , per andar à pigliar la manca. Di più il Cavallerizzo deve ridurre il fuo Cavallo obbediente , c pronto à galoppare così sul* una, come sù l’altra mano, dico per il drit- to , e perciò deve affuefarlo à galoppare anche alla mano manca; dunque quella regola tanto necerfaria farebbe falfa , e per brevità tralafcio tant’ altre caufe , che chiaramente farebbero conofcere l’er- rore, di chi la dima falfa. A tutti li Cavalli , prima di chiamarli al galoppo , fe gli devo- no preparare Tanche , cioè à dire, far, che mettino un poco Tan- ca à quella parte, dove volete, ch’efchino, e ciò per farli ufeir giu- fti , e quefto fi fa , con portare la mano della briglia un poco alla parte oppofta , e tirar anche bifognando il Capezzone di fuori , cioè, volete, che galoppi sù la mano dritta , avete da portare la mano della briglia sù la mano manca , tirando anche il Capezzone manco; da quefto ne nafee, che il Cavallo ufeirà giufto , mentre farebbe di troppo incommodità fua T ufeir falfo , perche farebbe af- fai fuori della fua proporzione. E, fe quefta regola par, che qualche volta fallifcha , farà , ò con Cavallo languidiflimo ai corpo , e che fi fii difunito , onde allora fvegliate , e riunite il corpo , prima con u n paro di fperonate , e forte di mano , e anche con refecate di Ca- pezzone, &, unito che è il corpo , lo chiamarete ; ò pure farà Ca- vallo, ch’avrà Tanca viva, e facile à buttarla in fuori , & à quello le gli deve preparare affai più , e mantenercela col Capezzone di fuori. Mà vengo alle chiamate più particolarmente . Ad un Cavallo di forza , agilità , e mediocre fenfo , preparato, che T avete , come ho detto , per efempio , portando la mano sù la parte manca , e nelTiftelfo tempo abballandola un poco , & allar- gando la gamba dritta ufeirà giufto di galoppo, e, fi come crefce, ò diminuifee il fenfo, crefcerete , ò diminuirete anche gl’ajuti , cioè, P 2 fe ì 1 6 T)elt Arte del Cavallo fe alla piccola allargata di gamba non ufcifle , aggiungetévi la picca- ta dello fprone manco , ò pure,fe non preparale l’anca conia fola portata di mano in fuori , aggiungetevi 1! accollata della polpa della gamba di fuori al fianco. Se il fenfo poi folle più , che mediocre , diminuite 1* ajuto dell’ al- largata di gamba , ballandole un picciol cenno ; e, fe il fenfo fi ri- duce à grand’ardenza, non vi va l’allargata di gamba , nè meno la data di mano , ma con la fola accollata di polpa di gamba e lo fdrufcio di lingua, con un poco di forra di mano, balla à farlo ufcir giudo , e fenza ardenza. Se il Cavallo poi folle di poca forza , é di grand’ardenza , & anche folle didefo , à quedo , non folo non fe le deve allargar la gamba , e badar la mano , mà con la fola accodata di polpa di gamba di fuori , uniteci la forra di mano , e bifoenando anche qualche refecata di Capezzone , per levarlo da quell’ardenza , ò siungamento , e difunione di corpo , e con un fdrufcio di lingua, ò calata fola di bacchetta alla fpalla , ufcirà di galoppo. E perche quedi Cavalli cosi didefi , e di grande ardenza , foglio- no per il dritto creder tanto l’ ardenza , che s’ appoggiano à fegno * che non fi pofiono tenere, & anco v’aggiungono il falfificare la fpalla, o l’anca; in quedo calo vi configlio ad udire dalla regola univer- fale del dritto , mà pigliarlo ad una volta larga , che così lo farà , non folo con meno ardenza, mà vi acquiderà l’ abito d’andar giu- do , fenza dravar così fpeflb l’ anca , ò la fpalla , e come poi l’ a- vete fatto acquidar flemma , unione , & obbedienza , potete tornar al dritto , c farcelo fare con l’ ideila giudezza . A Cavallo carico dalla mano avanti , e che abbi la propenfione d’ andarfi ad appoggiare , la chiamata ha da effer con la forta di mano , e toccata di bacchetta alla fpalla , come fe lo volelfimo chia- mar alla pofata , e forta , che è la fpalla , darle tanto la mano , quanto polli pigliar la battuta del ^galoppo. Ad un Cavallo pigro, ò ramingo vi vorrà , oltre l’ abballata di mano, l’allargata di gamba , anco la piccata di fprone di fuori al fianco, e, s’ il Cavallo folle tanto pigro , ò ramingo , che con tutte le dette chiamate non fapefle levarli dal trotto per metterli al galop- po , ci avete d’ aggiungere la piccola fcappata , e da quella andan- • c!o à poco , à poco raccogliendo , farlo venire al galoppo, nè irri- ta , che nel principio fi abbandoni , mentre , per ordinario , tut- Cuvalli raminghi hanno il corpo naturalmente raccolto , & il ga- - oprarli , un poco furiofi , li sbroglia , cioè agilità le fpalle , che fe ippo s’ andaffero troppo ad abbandonare , 1’ andare raccogliendo , là fempre auvivendo , acciò galoppino forti , e molliti . Au- Libro II. Capo III. n i y AuVeìtlte péro , che molti Cavalli fono pigri per la languidezza di corpo , onde à quelli , prima fe gli hà da fvegliar , e raccorre il det- to corpo con bacchettate al fianco , ò fperonate , e forte di mano , e fvegliato , e raccolto che è , con una piccata di fprone di fuori , & allargata di gamba di dentro , ma fenza darli mano , pochiffima , chiamarli al galoppo , &, acciò non perdino il tempo , s hanno da mantener fempre vivi , con piccate di fiorone , fdrufcio di lingua , ò fifchio di bacchetta , mà fenza darli mano , fe non quanto bafti à mantenere la battuta del detto galoppo ; e quelle fono le chiamate dal trotto al galoppo , come anche dal palio al galoppo , dovendo effer la chiamata dal palio, con un poco piu di Spirito, perche è da! moto piccolo ad un moto affai grande . Vi fono le chiamate nell’ illeffo trotto , cioè del galoppo , ed è\ quando fi cambia mano , & anche in quello s’ hà da avere il riguar- do delle nature , e , perche fi poffono far le chiamate cosi nell’ entra- re alla volta , e quelle fempre fono con forta di mano , & accollata di gamba , ò piccata di fprone di fuori , fecondo la fua ardenza , ò flemma , e la detta forta più , ò meno , conforme la leggerezza , ò grevezza de’ Cavalli ; come nell’ ufcire della volta , dove per ordina- rio fi fà la chiamata , mi riferverò di decorrerne ne’ luoghi proprii , per non replicar l’ illeffo, e ciò farà ne’ Repoloni, nel pigliar le mez- ze volte di fuori , e nel ferrar le volte in mezzo , & altre opera- zioni Avendo detto , che alcuni Cavalli fi chiamano con la forta di ma- no , e piccata di fprone , non à tutti fi danno li fuddetti due ajuti nell’ fileno tempo , mà deve precedere uno all’ altro . Serva dunque per regola univerfiile , che à tutti li Cavalli dillefi , fenfitivi , Carichi , ò baffi della mano avanti , ò languidi di corpo , prima fi forge la mano per unirli , e doppo fi picca di fprone. E la ra- gione fi è , che non potendo mutare il Cavallo , fe non hà la fch ie- na ( la quale dà la forza alla mutazione ) unita in sè fleffa , fe fi picca di fprone prima , che fia raccolta , la detta piccata per sè ftef- fa accrefce fpirito, & ardenza, e fà andare avanti, onde, unendolo prima con la forta , e, mantenendo la mano , la detta piccata da una parte fola , e di fuora , fveglia il corpo , e lo but- ta in dentro ; e , fe mi fi rifponde , li Cavalli propriamente tal- fificano, perche fi difunficono , & in confeguenza difendono, & abhaflfano la fchiena , replico , e dico , che è proprio de’ Ca- valli di corpo unito , & agile il falfificar Ipeffo , mentre , per 1’ agili- tà , e fchiena raccolta in sè fleffa , cambiano , e ricambiano con fa- cilità . Li Cavalli poi, che difunendofi falfificano, è, perche folleva- no la groppa appoggiando il corpo sii le loro fpalle, & inconfeguen- 1 1 B Deli Arte del Cavallo za alleggerircene Tanca , che nel refto, fenza unire in qualche for- ma la fchiena non pofifono mutare : e che fii ciò vero , li Cavalli d5 Alemagna, che mancano d’agilità ,fe fi mettono giufti, non falfifiche- ranno, e, fe fonofalfi, con difficoltà aggiufteranno, e ciò per la difu- nione della fchiena , & inagilità del corpo . Vi farebbe da dire la chiamata ad un Cavallo intavolato, mà, par- landone nel capitolo dell’ aggiuftar dell’anca , T ifteffa regola fervirà per la chiamata , come molte altre offervazioni nell’ ifteffo aggiuftar dell’ anca vi potranno fervire per le chiamate . E finalmente vi re- gola rete nelle chiamate , con la conofcenza delle nature de’ Cavalli , anzi in quale delle qualità difetta , come fe è di poca , mediocre , ò affai forza; poca, mediocre, ò affai leggerezza, ò agilità; poco, mediocre, ò affai fenfo; di più alla fimmetria, e fattezze del corpo, al buono , ò mal cuore ; e da quelle offervazioni , con quelle poche regole , e con la lunga prattica, & applicazione, arrivarete alla per- fezione dell’ arte : concludendo , che, come fiere bene fondamentati nella cognizione delli principii , de1 quali diftintamente ne hò dilcorfo nel primo libro , fe bene v* accaderanno de’ cafi non più olfervati , an- dando à trovare la caufa d’effi , che è nelle nature, vi tròvarete fu- bito il rimedio ; e , perche le diftinzioni fono infinite , il dirle tutte apportarebbe più confufione , che infegnamento , lafcio,che con il giudizio , e con il fondamento dell’ arte vi andiate regolando . Ingoia per aggiuftar l anca , b [palla % e l’una , e 1 altra * quando li Cavalli nel galoppo faljiftcano . CAPO QUARTO. E Fatto così commune in oggi il conofcere , quando un Caval- lo và giallo , ò falfo , che ogn’uno da terra Tofferva , e mol- ti vi fono , che con qualche ftudio n’ hanno lume à Cavallo ; po- chi pero fono quelli , che l’intendono perfettamente fopra tutti li Cavalli , & al primo tempo , anzi in aria , cioè nel principio del moto, che il Cavallo fà , per cambiare l’anca , .lo rompi , e non lo facci finire di falsificare . Alcuni Cavalli fono facili à fentirfi , altri difficili. Li facili fono quelli , che galoppano con una battuta lunga , paufata , e con il corpo , anche un poco abbandonato , come per ordinario li Cavalli Frifoni, cioè con corpo diftefo , ò corpo languido , ò corpo greve, e carico dalla mano avanti , li quali , per il moto lungo , & abban- donato, danno incommodità grande. Li difficili fono quelli, li quali hanno un corpo raccolto , che fono agili , che galoppano con moto uni- Libro IL Capo IV. i i 9 unito , piccolo , e pretto , alcuni de’ quali vanno con li piedi quali pari ( dico quali, perche non fono affatto jpari, ma ò portano un dito avanti il piede di dentro , & è giufto , o il piede di fuori , ed è falfo ) & il Cavallerizzo li hà da intendere $ difficili ancora fono quelli , che nel galoppare giocano affai l’anca. Poffono li Cavalli falfificare l’ anca fola , ò la fpalla fola , ò l’an- ca , e la fpalla. La cognizione nafce dalla commodità , che nel ga- loppare fi lente , quando li Cavalli vanno giufti , ed all’ incommodi- tà , quando vanno falli. Sentirete la commodità in quella maniera , galoppando il Cavallo, per efempio, sù la mano dritta , fentirete, che il voftro corpo fegui- ta il moto del Cavallo , con una battuta commoda , andando , per così dire , la voftra fpalla dritta feguitando con commodità la detta battuta del Cavallo. Se il Cavallo nel galoppo và falfo d’anca , fentirete l’incommodi- tà , non folo , dietro la fchiena , e fotto il federe , mà non fentirete quel moto giufto della fpalla dritta , mà al contrario fentirete por- tarvi la fpalla manca avanti. Se il Cavallo và falfo di fpalla , fentirete Tincommodità nel vo- ftro petto , e di più vi parerà , che vadi trattenuto , e con la fpalla atterrata 5 & in fatti nella volta avendo il Cavallo la fpalla fuor di proportione , non può troppo avanzare , e poco follevare . Mà , quando il Cavallo và falfo d’anca, e di fpalla, non fentirete ninna delle {ad- dette incommodità , fentirete bene la battuta gìufta , mà nella parte contraria , cioè quella giuftezza , in vece alla mano dritta , la fenti- rete alla mano manca. Or, ft come li facili con ogni poco di prattica, fi fèntiranno, così li difficili non li fentirà, fe non quello, il quale oltre la lunga prattica, abbi la perfetta cognizione dell’ unione del Cavallo, perche, come di- rò , l’andar il Cavallo falfo , è fempre con difunione de’ membri. Difficiliffimo ancora è à fentire , quando il Cavallo butta la grop- pa in fuori della volta , fe nel buttarla abbi falfificato , ò nò ; men- tre l’incommodità è l’ifteffa, anzi maggiore , e molti Cavalli but- tano la groppa , fenza falfificare , ed io ho vifto de Cavalieri in- gannarli, e darli gl’ ajuti proprii, che fono, tanto per l’uno, quanto per l’ altro difetto , mà per moftrar cognizione , hanno detto con la voce, aggiufta* or, perche l’incommodità è l’ ìfteffa, al primo tempo non vi potete afficurare , fe nel buttare la groppa hà falfificato , mà bene nel fecondo tempo, e la ragione è, perche nel fecondo tempo il Cavallo avendo di già la groppa fuori, feguiterà il galop- po, col moto quafi retto, &auvanzato, onde, fe è giufto, fentire- te la lolita commodità , e, fe è falfo, fentirete anche la folita incorni- modi- i 20 Dell ’ Arte del Cavallo modità , e, le bene al primo tempo il caftigo l’avete dato per i! buttamento di groppa , nel fecondo , fe è giufto3lo feguitarete, mày fe è falfo 5 nel principio del moto l’aggiuftarete . Ma quefta cognizione, fe bene s’hà da imparare con la lunga prattica à Cavallo, credo, che quefta lettura faciliterà maggiormente la ftrada alla cognizione , e fi ho vifto , e vedo con Tefperienza tlclli miei fcolari , mentre , con quefta mia communicativa , fi fono facilitati alla cognizione di efla . Certo è , che ordinariamente il falfificare nafee , che il Cavallo fi difunifee, dico ordinariamente, perche fi può dare , che per volerlo troppo unire , e trattenere nel galoppo, egli falsifichi; ò pure Cavalli d’un eftrema unione di cor- po , e nervo di fchiena , da fe fteflì raccogliendofi , vanno giocan- do T anca , mettendola ora dentro , & ora fuori . Il falfificare è un folo difetto , ma gl’ ajuti , ò li caftighi hanno da eftere diverfi , in riguardo alle diverfe caufe , e nature de’ Cavalli . "E, perche non tutti poflono ha ver la cognizione di dette Natu- re , m ingegnerò , quanto poffo , a farle conofcere dal moto , che fanno nel falfificare , e darli gl’ ajuti , ò caftighi proporzionati alli loro difetti , & errori. Li Cavalli falfìficano , ò con abbaflare la fpalla , & anco un po- co la tefta , alzando in confeguenza un poco la groppa , e quefti fogliono eftere Cavalli carichi , ò baffi dalla mano avanti , e grevi di tefta , e quefti s aggiuftano con forger la mano della briglia ( fempre intendo con portarla un poco in fuori ) e toccare la bac- chetta alla fpalla , come anche forgere la detta tefta , bifognando , con le refecate di Capezzone, e la ragione è , perche avendo lui falfificato con alzar la groppa , & abbaftar la tefta , e la fpalla , voi rimettete fotto la groppa , e la tefta sù , che così il Cavallo ritornerà alla fua giuftezza: ma, fe forgeffe la fpalla , e la tefta, e non aggiuftalfe , allora mantenendolo così forto , le darete una pic- cata di fprone di fuori più , ò meno gagliarda , fecondo il fenfo , che ha . O falfìficano con slungare il corpo caricandoli , e fono Cavalli di corpo diftefo , mà non languido , e quafi fempre hanno dell' ardenza , e quefti ò aggiuftano con riunire detto corpo , e ri- forgere la tefta , che col corpo hanno diftefa , con le refecate di Capezzone. Auvertite , che , fi come nel trotto fi principia à refecare quella corda, la quale sforza più la mano, nel galoppo , la prima corda, che fi refeca, è quella di fuori, perche, fe ’l Cavallo fi carica fenza falfificare , fe fi principia con la corda di dentro , facilmente falfifi- cherà , perche qualche poco fa portare la groppa in fuori , mà rele- gando prima con quella di fuori porterà la detta groppa un poco in Libro IL Capo IV. 1 2 f Indentro, onde, refecando doppo la corda di dentro , rimette il Ca- vallo nel Tuo èffere . Se 1 Cavallo hà falfificato , principiando da quella di fuori , e l’unifce , e facilmente Y aggiufta , così ancora fi fi- nifcé di refecare con la corda di fuori , per mantenerle Y anca dentro, mà,fe con quello non aggiufta , unitevi ò la toccata di fpalla , ò , non ballando , Y accollata , ò piccatina di fprone di fuori , e nell* ifteflb tempo di nuovo le refecate di Capezzone , acciò che la pic- cata non lo rimcui in ardenza , e gli facci diftendere il corpo. O falfificano con illanguidirè il corpo , e quelli fono ò di poca forza , ò deboli di Ichiena , che pai , che abbino quali diftaccate le parti d’ avanti con quelle di dietro ; or , fe bene fodero flemmati- ci 3 ad ogni modo mai falfificano , fe con 1* illanguidire non diften- dono anche un poco il corpo. E s ’ aggiuftano con la piccata di fpro- ne di fuori , e con la forta di mano nell’ iftelfo tempo , e ciò , perche la piccata /veglia il corpo , e la forta di mano nell’ iftelfo tempo fa, che il Cavallo fi raccogla in sè ftelfo , di più lo detto fprone di fuo- ri caccia avanti la gamba di dentro ,e Y aggiufta. 'Ma, le fofìe così languido il detto corpo, la piccata del detto fpr<> ne di fuori potrebbe mandarlo in dentro sì , ma non forgerlo abba- ftanza , perche mai il Cavallo può cambiar anca , fe non raccoglie la fchiena in sè ftelfa , & allora può mutare piede . E voi allora con la forta di manto , le darete ugualmente un paro di fpronate , e, fvegliato , e raccolto che è il corpo , potete allora , ò con la piccata di fprone di fuori , e portata di mano anche in fuori , ò con la toccata di bacchetta al fianco di fuori aggiuftarlo. Se poi unifeono li fuddetti due difètti, cioè d’ illanguidirli, e stan- garli , caricandoli alla mano , e quelli fono Cavalli diftefi , langui- di , di poca forza , e fono ardenti , onde per aggiuftarli bifogna guadagnar due colè , ma prima la più necelfaria , che è Y unire il corpo difìefo , con la forta di mano, e refecate di Capezzone , e, raccolto che è , fe non havelfe aggiuftato , piccar lo fprone di fuori , mantenendo però la mano forta in fuori , e refecando la medema corda di fuori del Capezzone , e ciò per fvegliare il cor- po illanguidito, e riunirlo nell’ ifteflo tempo $ la piccata però hà da elfere più , ò meno , fecondo la fua ardenza , e però col giudizio , e con la pratica fi deve ogni profelfore regolare , per non folo tro- vare l’ ajuto proprio , ma che non fii più , ò meno del bifogno , per- che conforme quello l’ aggiufta , il maggiore lo potrebbe mettere in tanta ardenza , che ò farebbe uno sbilancione , ò che s’ anderebbe tanto à caricare , che non fi potrebbe tenere. Vi fono Cavalli di forza , & agilità , mà di tanta ardenza na tu- rale , che falfificheranno con una improvifa fughetta , mà fenza Q àllan- 122 Deli! Arte del Cavallo illanguidire il corpo, e quefti saggiuftano con levarli la fuga , cioè con tenere le mani ferme , e con detta fermezza refecare il Capez- 7 ore , acciò non folo fi levi dalla fuga , mà unifca il corpo , che hà diftefo , e difunito , é, fe fuccedeffe , che per dette refecate per- dere il tempo del galoppo , cadendo sù 1 trotto , mantenete pur le mani ferme , é rauvivatelo con lo fdrufeio di lingua , acciò fi ri- metta con più flemma, & unione, e, fe fi rimetteffe falfo mà fen- za la fuga , allora potete aggiuftarlo , ò con la toccata di bac- chetta alla fpalla , ò pure , fe avefle qualche poco buttata la grop- pa in fuori , con la portata di mano in fuori , accoftata di gam- ba , e tirata’ del medemo Capezzone di fuori , e così à poco à poco sù l3 iftelto galoppo f unirete , e lo metterete in flemma , che come avrà acquiftata , le farete intendere tutti gl’ajuti , e le chia- mate . O falfificano con voltar la groppa in fuori , e quefti per lo più fono Cavalli di forza , e che partecipano anche del Ramingo , li quali unendo la lor fchiena r e trattenendoli cacciano la lor grop- pa in fuori , quefti s’aggiuftano con l’allargata di gamba di dentro, e nell’ifteffo tempo portar la mano in fuori, & accodarci la gam- ba di fuori , ò piccarci lo fprone, con la tirata pure del Capezzone di fuori ^ poflòno anche li Cavalli lènza arramingarfi , cacciar la groppa , e falfificare per il fenfo , che hanno , e per efler ftati fog- gettati più del dovere nel galoppo, & allora con li fuddetti ajuti, mà fenza allargar la gamba di dentro 1* aggiuftarete , ma poi mantenete- li à quella battuta di galoppo propria per loro , e che la poifino fof- frire , e foftentare . Anche li Cavalli di poca forza poflòno falfifica- re , con buttare la groppa in fuori , mà fempre v’accompagneranno il difunirfi , e diftenderfi un poco, onde à quefti’, in vece d’ allargar la gamba di dentro , forgete la mano , refecate un poco il Capez- zone, e piccate lo fprone pur di fuori per riunirlo , e rimetterlo , & auvertite , che doppo la piccata di fprone ., fe bene hà aggiuftato l’anca al primo tempo , al fecondo potrà falfificare , particolarmente, fe fiete obligato à voltare , onde doppo la piccata dovete tenerle la gamba accoftata , anzi premuta per più tempi di galoppo , che così vi mantenerà l’ anca ; neiriftefla maniera bifognerà fare , quando per farlo voltare fiete obligato à voltar il pugno , il quale però , à det- ti Cavalli , s’ hà da voltare , mantenendo le dita al Cielo , e que- llo unifee la perfezione della condotta della mano , mentre un ibi ta* glio di cortello , che s’ abbaili la mano , anzi col folo voltar le det- te dita à batto , verfo il pomo della fella , rinfrefea la bocca del Cavallo, e tà feguitare allo fteffo la fua battuta del galoppo; co- me anche, doppo aver aggiuftato l’anca, fapercela mantenere, e que- j Lib* IL Capo 1 2 3 fio £on la fermezza del corpo , e della mano , mentre ogni poco , che lo movete , ò che voltate la mano , etti falfificheranno . Vi fono Cavalli dotati di tanta agilità # e prontezza di moto di piedi , e quel Cavallo , che hà detto moto pretto , hà da aver in confeguenza una tal certa unione naturale , e nervo di fchiena , che ce la fa raccorre in sè fletta , non potendoli mutar piedi fenza agili- tà , & unione di detta fchiena . Detti Cavalli fpeffò , e particolar- mente nel principio, galoppano con li piedi uniti , e pari , il qual ga- loppo da profeffori vien chiamato di contratempo , cioè un mifto di galoppo, e corbetta , mentre giocano Tanca, come fanno nella corbetta ; li piedi però non faranno ugualmente pari , mà fempre auvanzerà , ancorché un dito, ò il piede di dentro , & allora galop- perà giufto , ò quello di fuori , e farà falfo . Il detto galoppare di contratempo è bellittìmo , quando però la fpalla venghi à follevarfi più dell’anca, e Toppofito , quando la detta fpalla è atterrata , alzan- do più la groppa . Or detti Cavalli , come che fono facili ad aggiuftarfi , per la loro agilità, altretanta difficoltà vè à mantenerli giufti, come non pic- cola quella d’intendere Tanca. S’aggiuftano per lo più auvanzandoli con piccole fcappate per at- terrarli T anca , e farcela diftendere ; mà nell’ filetto tempo accollarli la gamba di fuori , mantenendo la mano della briglia in fuori , ti- rando anche il Capezzone di fuori; e quello ajuto d’auvanzarlo , co- me hò detto, và, quando velo fentite falfificare, e trattenere, mà, s’ andatte rifoluto con la fua vera battuta di galoppo auvanzato , feguito, e falfificafle, batterà la fola portata di mano in 'fuori , acco- llata di gamba, e tirata di Capezzone di fuori, e, non aggettando, aggiungervi la piccata di fprone , ò pure la toccata di bacchetta alT Anca ai fuori. Et auvertite, che, fe tal volta voi date T ajuto appro- priato alla natura del Cavallo , & al fuo difetto , e lui non aggiu- fta , e con un’altro, men proprio, i’aggiufta, ciò nafce dal temere il Cavallo più l’uno, che l’altro caftigo , & ajuto; e per quello il bravo Cavallerizzo nella prima , ò feconda volta , ne deve fare T of- fervazione, e mutar partito nell’ filante , oltre che nell’ filante, e per accidente muta natura : fii per efempio , un Cavallo della fuddetta^ natura agile , e con la fchiena raccolta , & unita , che fuol falfifica- re trattenendoli , e voi per aggiuftarlo gli atterrarete la fchiena con le fcappate, come và fatto, s’il Cavallo per le dette fcappate, co- me per la lunga operazione fi diftendefle , & abbandonale , e falfi- ficatte , allora T ajuto hà da ettere , come alli Cavalli di natura gre- ve , cioè con forgere le mani , e toccar la bacchetta alla fpalla . Det- ti Cavalli però d’anca viva , mancando la forza , fe non fi ftà au- Q 2 ver- izq. jDelt Arte del Cavallo vertito, averanno più propenfìone di atterrare la fpalla , che Y anca* e falfificheranno più la fpalla , che Y anca , che però vi bifogna Y a- juto d’alzare la mano, e toccar la fpalla con la bacchetta, eforta, che quella è, allargar un poco la gamba di dentro, auvanzandolo avanti $ dico,doppola fatica, che, fe nel principio vi falfificaffe la fpalla , con la piccola {cappata Y aggiuftarete , e la ragione è , per- che non è fuo moto naturale , ed in confeguenza d’ incommodità , c fatica per lui, effendo fuor della fua proporzione , anche sù ’l fem- plice galoppo, tanto più le farà sù la fuga, e per quello, efsendo lui in forza , Y aggiullerà , e che fia vero , ofservate nella maggior parte_, de' Cavalli , che , fe per il dritto del Repolone galoppano falfo di fpalla , nell’ entrare alla volta , da per loro li vederne aggiuftare_> : non l’ aggrotteranno da per loro folamente li Cavalli , ò d’ una fpalla al maggior fegno lerda , e pigra , ò di gran carichezza dalla mano avantf, ò debolilfimi di fchiena , & à quelli per aggettarli vi _ vuole una gran forta di mano , toccata di bacchetta alla fpalla , e chiamata di voce, come fi fa alla pofata» Vi fono Cavalli, li quali, ancorché abbino l’anca in dentro, falfi- fìcano , e quelli per lo più fono Cavalli intavolati à qualche mano , Se oiTervarete , che nel tempo , che falfificano , cacciano ò poco , ò alfai la fpalla , il collo , e la tetta in fuori , e nell* iftelfo tempo , portando la groppa in dentro, dittendono , illanguidifcono , & ab- bandonano il corpo , or , fe voi li toccate la fpalla , fe ben la forgi- no , non follevano però il corpo , e non Y aggiuftano . Se voi piccate di fprone di fuori , e forgete la mano , le vi farà nel Cavallo fenfo , potrebbe raccorre il corpo , e forfè aggiuttar Y anca , mi per lo più lo rimetterà in dentro , & ancora falfo ; fi che il vero ajuto farà una regola, che parerà falfa ad ognuno, mà dal- le ragioni la trovarete propria , e vera , come anche dall’ efpe- rienza . Li detti Cavalli dunque s’ aggiuftano con allargare la gamba di dentro , ma fubito tirare il Capezzone di dentro , come fe lo volef- fe parare , & infallibilmente aggiufteri , come voi , quelli due mo- ti cf allargar la gamba , e tirare la corda di dentro , li fate in tem- po 5 e la^ ragione è, che,fe lui ha ditte fo il corpo , con cacciare la tetta in fuori , dandole quel poco di fuga, e tirando la tetta in den- tro , riunirà il detto corpo, mettendo l’anea fotto, & aggiullerà, e che fìi vera, quando voi trottate un Cavallo per lo dritto, e vole- te nel pararlo , che metti fotto piu un5 anca , eh’ un’ altra , per efem- pio, volete, che metti fotto l’anca dritta, glaliargate la gamba dritta con- farlo fcappare un mezzo corpo di Cavallo, e tirate il Capezzone drit- to, tutto in un tratto, che vederete, che per forza metterà fotto più Lib, II, Capo IV, 1 2 f il piede dritto con la falcata ; ora l’ filetta ragione milita nel fuddetto calo. A5 quella forte di Cavalli intavolati, ottervarete, che à tenerci la tetta alla volta non folo aggetteranno, ma vi manterranno anche 1’ anca, fenza falfificare, e la ragione è, che ogni volta, che s’intavola- no, slungano il collo , e con il collo vi feguita anche il corpo , e, difunito quello , fallilìcano ; con tener dunque la tetta alla volta , il Cavallo non potrà slungar il collo , in conleguenza nè meno il cor- po , derivando lo slungamento di quello 'da quello , e però vi fi mantenerà giufto . Vi fono ancora Cavalli , li quali nel falfificare unifcono più difet- ti infieme, potendo, per efempio , e cacciar la groppa , & illangui- dire il corpo , & atterrar la fpalla , &c. allora bifogna ancora unirvi gl’ ajuti , e caftighi , come portar la mano in fuori , per rimetter la groppa in dentro , piccar di fprone di fuori , per agilitarle , & unir- le il corpo illanguidito , e forger la mano con toccar la bacchetta alla fpalla , ma tutti tre quell’ ajuti hanno da elfere fatti in un tempo folo , altrimenti non ne cavarete il frutto . Regola univerfa UlTima poi è , che, fe il Cavallo vi falfifica tratte- nendoli, aggettatelo auvanzando, fe vi falfifica auvanzando, aggettatelo trattenendo, come in altro loco ho detto. Vi làranno ancora dell’ altre olfervazioni , cosi intorno al falfifi- care , come intorno alle chiamate , nel cambiar, che fi fa , da una mano , all’altra , facendo , ò repolone , ò pigliando le mezze vol- te di fuori , ò ferrando le volte in mezzo , ne’ quali luoghi mi rifer- barò à dire gl’ ajuti , ò caftighi per li difetti , netti quali pottono in- correre li Cavalli 5 fe bene chi praticherà bene quelli , con l’oflfer- vazione dette nature , potrà da sè in ogni operazione trovarli il partito , nondimeno per maggiormente facilitare le regole , ne dirò qualche cofa ancora in detti luoghi , e quello lo fò , perche 1’ illelfe regole avendole communicate atti miei fcolari , con l’atto prattico , e non dico fcolari principianti , mà à provetti , molti con tutta la communicativa non 1’ hanno capita , ed è flato di bi- fogno montar io à Cavallo per farcela vedere . Or, quanto è più dif- ficile ad impararla datti foli fcritti ? che però devo elfer compatito, fe qualche regola pare replicata , come fe là dico con più parole, di quello potrei fare. Quando poi il Cavallo falfifica d’anca , e di fpalla , fiafi di che natura fi voglia , fempre s’aggiufta con la forta di mano , unendo- vi ò la toccata di fpalla con la bacchetta , fe il Cavallo è agi- le , ò piccata di fprone , fe è languido , e ciò , perche , dovendo il Cavallo mutare anca , e fpalla , vi vuole maggior unione di corpo, e di fchiena per farlo. Da i z6 Dell 5 Arte del Cavallo Da quello dunque , che fi è detto', nelfaggiuftar 1 Cavalli, quan- do falfificano , potete vedere , che il falfifìcare è un effetto pre- ceduto da una caufa : à quella dunque bifogna rimediare , e per farlo è necelfario conofcerla, e conofciuta, applicarvi 1* ajuto proprio, t fpecifico , € vedrete al primo tempo aggiuftare il Cavallo vi è però di neceffità di una lunga pratica , & esperienza . Del palone largo y a differenza del pìccolo, che in Francia dicono le P affate. CAPO QUINTO. DOppo che il Cavallo galopperà con giullezza il dritto , fi dovrà porre al Repolone , che altro non vuol dire , che una lun- ghezza di palli trenta in circa , ch'abbia , à ciafcun de1 capi , un torno largo otto palli più , ò meno , dovendo efiere per li Cavalli giovani più largo , e per i Cavalli fatti più llretto $ ma quello à pia- cimento . Onde la fua vera definizione è . Il Repolone è formato di due volte dillaccate fra di loro, alla longhezza ai 30. palli in circa. Alli Cavalli principianti fi fà un giro folo per torno , ma ordi- nariamente fi gira due volte per cialcheduno torno , principiandoli , e finendo alla mano dritta , per necelfità poi fi fanno tre , & an- che più giri , come anche per bifogno , fi può principiare , e finire nella mano manca. Vuole il Grifoni feguitato da altri , che galoppandoli il Cavallo al Repolone , così neirufeire , come nell* filtrare , che fi farà alla volta fi debbano fare tre pofate , e lo chiama galoppar di tempo 5 e forfè con qualche ragione , perche perlo è quel tempo , che vi fi fpende 5 ò pur due , ch'egli chiama di mezzo tempo , ò finalmente con una, eh* egli chiama ai contratempo. Quello modo non folo mi pare fuperfluo , ma eziandio dannolò 5 fuperfluo , perche facendoli ciò , per unire il Cavallo , e prepararlo alla variazione del moto retto , al Circolare , ò dal Circolare al ret- to ; e potendoli ciò fare con una femplice forra di mano , tutto il di più è foverchio. Dannofo altresì, perche efiendo limili maneggi , co- me tante volte s* è detto , ordinati alla battaglia , nella quale ogni piccola tardanza può collare la vita , non può efiere , che di gran pre- judizio , l' auvezzare il Cavallo à fimili pofate galoppando : oltre che fe farà Cavallo leggerofo , e pronto , ogni volta , eh' il Cavallerizzo vorrà rauvivarlo, ò forger tantino la mano, farà la pofata , e fi pian- terà . Ma quelli auttori fcriflero in tempo , che il Capezzone era poco in ufo , nè fapevano fervirfene, per unire li Cavalli 5 onde fi aiutavano , come libro IL Capo V. 127 come potevano , e fapevano ; fervendofi anche di briglie gagliarde , e delle falfe redine legate all* Archetto della briglia , e racomman- date al pomo della fella , come in oggi vediamo alle mule . Un altra opinione di qualche antico vi è intorno al Repolone , feguitata da più d’uno de’ moderni, i quali Hanno forfè più attac- cati all* auttorità , che alla ragione , & efperienza . Vogliono elfi, che nell’ ufcire dal Repolone non fi deve far chia- mata, ma feguitare con l’iftelfa anca , con la quale fi è galoppato alla volta , gialla quale fi efce , fino al capo dell'altra volta , nella pjuale fi entra ; dove , per non entrarvi falfo , di necelfità bifogna for- ger la mano , piccar di iprone , e voltare con un moto tanto uni- to , che appena Cavalli fatti , & imbifcottati lo fanno con giallezza ; onde per lo più ò buttano la groppa in fuori , ò non cambiano anca , ò fpalla , ò fentendo un reftringimento di membri , & union di corpo , non più fentita , tal volta s’ appartono , e fuggono la vol- ta. E, perche io procuro d’elfer uniyerfale nelle mie regole , ufo an- che con li Cavalli giovani di cambiare anca nell’ entrare alla vol- ta , che vado à pigliare, e non nell’ ufcire; mà con Cavalli, eh’ han- no facilità d’ anca , e che nell’ ufcire dalla volta mi vogliono preve- nire. Non è dubbio, che, come il mio Cavallo è perfezionato 9 & imbifcottato ( come fi dice ) voglio, che non folo cambi , quan- do cfco dal Repolone , mà quando entro all’ altra volta , di più , che sferrando la volta in mezzo cambi, e ricambi nel dritto deldet- ! to Repolone , fenza ufcir il corpo dalla linea , come giornalmente lo pratico , e tutti l’ hanno veduto . Mà , per tornare al Repolone , io feguitando il mio Maéftro , e Pa- dre, mà più la ragione , e T. efperienza nell* ufcire dalla volta del Repolone, le dò un poco la mano , accioche il Cavallo giovine non auvezzo ad una unione grande, quella piccola libertà lo faciliti à cam- biare, come diftintamente dirò doppo, dirò ancora le diftinzioni in ri- guardo delle nature de’ Cavalli . S’ hà dunque da Papere li tempi di unno, e di gamba, che vi vo- gliono al Repolone j quando fi galoppa così nell’ entrare , come nell* ufcire dalle volte . Quando fi principia à galoppare per lo dritto del Repolone , come s* arriva nell’ entrare della volta , che propriamente è nella lettera A, come fi vede nella feguenie figura , mentre in detto luogo fi co- mincia à voltar; ivi s’ hà d’alzare la mano della briglia, più, ò me- no , fecondo la grevezza , ò leggerezza del Cavallo ; eilendo regola generale , & utililfima ogni volta ,che s’hà da pigliare la volta , fi deve alzare la mano , accioche il Cavallo s’unifchi , pigli la voi a in piedi , e forto di Ipalle , non folo , acciò facci bella villa , ma che f 2,8 Del t Àrie del Cavallo Hi fenza pericolo, la ragione è, perche, dovendo il Cavallo In aria voltar la fpalla , per formar la volta , e mettendo le mani in linea C angolare , fe lo fa con furia ] abbandonato su le {palle può facilmén- te cadere , e tanto maggiormente , quando il terreno fojfife fcofcefo, e bagnato. E, fe per quel poco alzar ai mano il Cavallo fi trattenere , à legno di perdere il tempo di galoppo , più to Ito , che darle la ma- nò, fi deve rauvivarlo, ò con fdrufcio di lingua , ò fifchiodi bacchet- ta, tolto però, che il Cavallo fotte d’un’eftrema raminghezza , e che bavette grandiilìma unione di corpo , potendoli in tal cafo darle un poco la mano, mentre per la fua unione, e trattenimento fà egli quel, che doviamo far noi, e ciò per quello appartiene la mano. Inquan- to poi alla gamba, fe 1 Cavallo ha propenlìone di cacciar la groppa in fuori, più la caccierà in pigliar la volta, che per lo dritto, onde li deve prevenire con appoggiarle la gamba di fuori al fianco un poco prima , che volti , e bisognando nel principiare a voltare , premerci il piatto dello fprone , per mantenercela . Quando fi efce dalla volta per andar à pigliar Y altra , non li deve, particolarmente alli Cavalli giovani , ferrare fino al capo d’effa , ma un corpo di Cavallo , e più , prima d’ arrivarvi , s’hà dà detto luo- go formare una linea , che vadi a tagliare Y altra linea del dritto , come dalla figura fi vede fegnata B, e C, e quella lii regola generale, quando li Cavalli per li loro difetti non ci obligano à far altrimen- te , come dirò doppo . Dal detto luogo fi deve ufcire per poter dare , nella linea retta , commodità al Cavallo di cambiare Anca , e fpalla. Li tempi poi hanno da ettere due della mano del Cavalie- ro , & uno della gamba nell’ ufcire dalla volta , mentre nell’ ettere il Cavaliere nel punto , dove è la lettera B, deve in un iftetto tempo abbattare un poco la mano della briglia , & allargare quella gam- ba , che era di fuori della volta , dalla quale fi efce , & un pochet- tino prima , che arrivi alla lettera C, deve cominciar ad alzar la mano. Ha d’ abballar là mano , & allargar la gamba , acciò che il Ca- vallo con detta chiamata cambi li piedi , e mano , che , fe il Ca- vallo Lib. IL Cap . V, 129 vallo non cambia , s* hà tutto il dritto del detto Repolone da poter- lo aggiuftare con più facilità, e con minor brutta villa, di quello fareb- be , fe folfe già entrato falfo nell’altra volta ; dico , con più facilità, perche , bifognandovi molte volte anche la fcappata , per aggettar- lo , fi vede chiaramente , che li può fare meglio nel dritto , che nella volta ; dico , meno brutta villa , perche è più vilibile alla maggior parte degli fpettatori nella volta , che nel dritto. Oltre ciò, fe per aggettarlo vi volelfe la forta di mano , la tirata di Capezzo- ne di fuori , e la piccata di fprone , &c. fi può fare anche per il dritto, come nella volta. Devefi poi alzarla mano ( che è il fecon- do tempo ) un tantino prima d’arrivare alla lettera C, perche in detto luogo li forma un pochettino di volta * e quello fà veder fal- fa la regola di quelli , che dicono doverli ufcir sù rifletta mano fi- no al capo del dritto , poiché , fe fi efce dalla man dritta nel det- to punto C, fi fà una piccola volta alla man manca , fi che , fe il Cavallo non muterà , mà ufcirà sù la man dritta , ogn’uno po- trà dire , che è falfo, nel punto B, dunque deve mutare, e non nel punto A. Per facilitare poi il Cavallo à fìar pronto alla chiamata , & à cam- biar , li deve prepararlo prima d’ arrivare alla lettera B , con por- tare un poco il pugno della briglia dentro della volta , in maniera però , che la fpalla , e mani del Cavallo folamente fiino dentro del- la volta , mà li piedi non efchino dalla pitta , che così avendo i! Cavallo l' anca dentro alla mano , che s’hà da pigliare , abbi più facilità à cambiare. Mà , perche diverfe fono le Nature de’ Cavalli , come à fuo luo- go hò dimoftrato , diverfe ancora hanno da eflere le chiamate , e per non ridire quali riflette cofe ; quelle ottervazioni , che hò det- to nel capitolo delle Chiamate , vi ferviranno così nel Repolone , co- me in tutti gl* altri maneggi di terra , che , fe ben quelle fono dal pattò , ò trotto , al galoppo , riflette fervono nel cambiare mano all’ filetto galoppo. Solo dirò , che atti Cavalli Raminghi , ò pigri, ò di corpo duro , li deve fare la linea , che interfeca la volta , ed il dritto più lunga , cioè più abbatto della lettera C, e ciò per darli maggior libertà , acciò pollino con facilità cambiare. A Ili Cavalli d’ e lire ma ardenza , Cavalli di corpo languido , ca- richi , e grevi dalla mano avanti ; non fi fà nè così lunga , nè co- sì dritta la linea interlecante , mà li ferra più la volta ; perche il Cavallo ardente nel dritto piglia maggior ardenza , che con fare la volta Uretra nell’angolo , e con forgere la mano della briglia s’uni- fce , e fi mette in flemma. Così il languido s’illanguidirebbe più , & il Greve s’abbandonerebbe maggiormente , che nel ferrar più la vol- R ta, i^o Delt Arte del Cavallo ta ,, tra la natura , che per voltare l’obliga ad unirfi da sè ileffo , e l1 ajuto voftro fi cambia con più unione , e giuftezza 5 ben vi ricor- do , che , bifognando à quelli la piccata di fprone di fuori per cam- biare , ha da precedere prima la forca di mano per unirlo , & , unito che è , vi và la piccata , che così con più facilità cambierà , e la ra- gione è 3 che nilTun Cavallo può cambiare , fe non unifce la fchiena, come vi ho moftrato in altro luogo , or , fé piccate prima d * unirlo 3 fpiccherà avanti , mà non cambierà . Vi fono poi Cavalli , che par , che abbino una Natura milla 3 cioè corpo duro , & ardenza j à quelli s’ hà da aver riguardo più al- la durezza del corpo , che all’ ardenza ; che però non fi ferra tan- to la volta , mentre per la lor durezza di corpo non mutarebbero anca in quella volta Uretra per mancanza d’ agilità , mà in quel dritto della linea interfecante fi chiamano , mà per 1’ ardenza , con forta di mano 3 e con piccata di fprone per agilitarlo . Medefìmamehte vi faranno Cavalli di poca forza , di fchiena de- bole, e con corpo , e collo molle (che di fico vien detto ) à quelli non fi deve ferrar troppo la volta , perche vi piegheranno troppo il cor- po , & il collo per la lor mollezza , e debolezza di fchiena , per la quale non potranno raccoglierli 3 per mutar anca , mà fi deve in quel dritto unir li corpi , & , elfendo uniti, fi devono cambiar 3 con tirar un poco il Capezzone di fuori , piccando nell’ iftelfo tempo con fperon di fuori ai fianco , che così cambieranno giulli , e la ragione è, perche, elfendo il corpo così unito, eia fchiena raccolta in sè fleflfa , cambieranno con più facilità . Vi fono anche Cavalli d* ardenza , mà di corpo dillaccato , co- me per lo più li Cavalli infellati , con quelli , fe vi riducete à farli la chiamata con quella volta flretta , ò vi fanno lo sbilancione , ò vi buttano affai la groppa , onde anche à quelli fi fa la prima chia* mata 3 mà con quella auvertenza , che è, prima d’arrivare al punto della chiamata, fe fono in’ ardenza, metterli in flemma con qualche refecatina di Capezzone , e , come fete nel fuddetto punto , dateli un pochettìno la mano della briglia , mà nell’ illeffo tempo una piccola tirata del Capezzone di fuori , che così ufciranno giulli , e fenza slan- cio , e 3 fe quelli tempi li fate giulli , cioè, nè più , nè meno , ne vederete l’effetto 5 mà in calo, che faceffe lo slancio , fatteli fentire il ca fìngo 3 & il proprio è una botta di Capezzone di fuori , & af- ficuratevi , che in poche volte il Cavallo s’aggiufterà , perche an- cor egli s’agiliterà, e fentirà il commodo della giuftezza. Finalmente vi fono Cavalli , e d’anca tanto naturale , e di to buona volontà , che non folo ad ogni , benché minimo , cenno di chiamata cambiano con prontezza , e facilità 5 mà appena arri- vati ' Libro IL Capo TL i ^ i catt ai luogo* dove fono fiati chiamati 3 prevengono il Cavaliere , fi che à quelli 3 per farli Ilare all* obbedienza , non fole fi fa il fuddetto Repolone 3 che vogliono gli Antichi 3 cioè conducendoli su rifletta anca , eh’ han fatto la volta 3 di dove fi efee 3 fino al capo dell’ al- tra volta 5 mà fi ferra la volta in mezzo , ufeendo per il dritto 3 co- me hò detto di fopra 9 e come vederete in quello difegno 3 e 3 già che fono entrato in quello Repolone 3 io non folo me ne fervo per detta caufa , mà Y ufo ne’ Cavalli perfezionati , mentre voglio , che li miei Cavalli fatti cambino anca con giullezza , e prontezza per l' illelfo dritto , fenza che efehino 3 nè con fpalla 3 nè con anca dal- la pilla , ò linea dritta , e per ciò fare 3 prima nel ferrare la volta, per efempio nella lettera A , non voglio 3 che auvanzate la fpalla del Cavallo alla lettera C , perche e non parrebbe il dritto ugual- mente dritto , e nel venire alla linea del dritto 3 con quella piccola portata , facilmente il Cavallo cambiarebbe 3 mà voglio , che 3 co- me le mani del Cavallo fono nella lettera A , voltiate 3 mantenendo la mano della briglia , un poco , sù la mano manca 3 che così con- durrete dritto il Cavallo nella linea retta $ e doppo 3 fenza che la fpalla efehi fuori della linea , nel voler far mutare anca , e fpalla , galoppando sù la mano dritta , dovete tenere un poco la mano del- la briglia sù la mano manca , e fargli la chiamata propria alla fila natura , mà in vece di portar la mano in fuori 3 voglio 3 che , fig- gendo la detta mano della briglia , voltiate forte le dita al Cielo , col pugno della mano in sù 3 portandolo folamente un dito 3 ò po- co più 3 sù la mano dritta 3 che con 1* ajuto 3 fe bene invifibile 3 del vollro corpo 3 e cofcie 3 con le quali allegerendo la parte manca 3 e premendo la dritta il Cavallo con tutti li detti ajuti muterà anca , e fpalla fenza attraverfar il corpo ; e così far varie chiamate all* una 3 e l’altra mano 3 fino che arrivate alla lettera B 3 dove li fa- rete la fua chiamata per entrar nella volta. Di più voglio 3 che il mio Cavallo fatto fcappi dalla mano con velocità 3 & unione 3 e fi rimetti nel galoppo fenza mutar anca 3 ò {palla . E 3 perche molti Cavalli ; ò nel principio della {cappata mu- tano anca 3 quelli fi frappano con darli pochilfimo la mano 5 di piu R 2 fe t$z Del? Arte del Camallo fe li deve mantenere tirato il Capetene di fuor! , Con aeeoflarlé anche la gamba di fuori 5 ò falfificano nel volerli cominciare à pa- rare , & à quelli fe li forge la mano , mà affai in fuori , e con le dita al Cielo , e fe le accolla anche la gamba di fuori , e bifognan- do 5 con il piatto dello fprone premuto al fianco , e ciò per infi- no 3 che abbi acquillato 1* abito dell’ufcire , e parare giullo. Delle niente volte per di fiori, capo sesto: PEr feguitare graduatamente dal largo al llretto , doppo il Repo- Ione fi viene alla volta, nella quale in più maniere fi cambia mano , e per principiare dal modo più largo , dirò delle mezze volte per di fuori della volta . Si deve però fapere , che la volta , per tonda che fia , s intende formata da quattro dritti , e quattro Ango- li, ò vogliam dire cantoni, come fi mollra nella prefente figura , nel- la quale fi vede formato un qua- drato nel circolo , & il Cavalie- re può formare il detto quadra- to pigliando quel punto, che__» vuole , di detto circolo . La mezza volta dunque per di fuori s’hà da pigliare negl’an- goli , e deve elfere larga, quan- to la metà della volta , & in ogni angolo , ò Cantone fi polfo- no pigliare due mezze volte, cioè una à mano dritta , & un5 altra à mano manca , quando però non vi fia impedito da muri , ò da altro, come, perefempio. Ga- , tl, loppandofi sù la mano dritta , fi può nell’angolo A, venendo dal angolo D , pigliare la mezza volta alla mano manca ulcendo da A , 9 tornando al D , e galoppando alla mano manca , pattando per l’angolo B, pigliare la mezza volta alla mano dritta, nel detto an- golo A, e tornare all’angolo B , e così in tutti gl altri. Or nel pigliare la mezza yolta per di fuori vi fono anche , come nel ufeire dal Repolone , due tempi di mano , & uno di gamba con quella fola differenza, che nelle mezze volte non fi fa quella pic- cola linea di dritto , mà fi arriva fino all’angolo , & ivi h piglia a mezza volta in quella forma . Galoppandoli V. G. sù la mano dnt- ta 5 Zìb. IL Capo VI. ' i3? ta> dovendoli pigliare la mezza volta sù l’ angolo A, come s’èpafi fato con la tetta del Cavallo l’angolo D , fi deve cominciare à por- tare un poco la mano in dentro per preparare l’anca , come hò detto nel Repolone , & ettendo nel mezzo detti due cantoni, fi deve da^rè un poco la mano , accioche il Cavallo muti Y anca , com e hò detto , & un poco prima d’ arivare all’angolo A, s’hà d’alzare la mano, e netto detto angolo pigliare la mezza volta . L’ filetta regola fi de- ve tenere nel pigliar la mezza volta alla mano manca , e quetti fo- no li due tempi, che univerfali li chiamiamo. S’alza [la mano un_ poco prima d’arrivare all’angolo, perche, fe l’alzate nell’angolo , ivi ancora avete da voltare , onde forzatamente il Cavallo per voltare vi butterà un poco l’anca in fuori ; ónde dovete ( come hò detto ) alzar la mano un quarto di corpo di Cavallo , almeno , avan- ti d’ arrivare all’ angolo , dove , moftratole il cenno idi voltare», , avete da ritornare à mantenere la mano detta briglia in fuori au- vanzando la {palla in fuori perche vi mantenga , l’anca . Per non replicare poi le colè dette , vi dico , che Y iftettè diftinzioni , chs hò detto nel Repolone , fi devono offervare , e nelle mezze volte , e nel fer- rare le volte, in mezzo, &in tutte l’altre figure, che fi fanno ; perche , fe il Cavallo è pigro di corpo , ci va l’ajuto detta piccata di fprone , più , ò meno gagliarda , conforme la fua pigrizia , fe è ardente , dan- do sù ’l fuggire , alzar la mano in vece di dargliela ; fe previene à mutar l’anca prima d’arrivar nel punto del mezzo, mantenerlo à non mutare fino all’angolo, dove s’ ha d’alzar la mano, & in fine, quan- do fi fanno le regole , e diftinzioni , & anco le nature de’ Cavalli, il giudiziofo , e pratico Cavallerizzo l’ ha da appropriare al bifogno . E, perche hòottervato, che non folo li principianti, mà anche mol- ti provetti , nel pigliar la mezza volta , incorrono in un errore di con- liderazione , e quefto è , ch’etti per portare la mano in dentro ( volen- do, come hò detto, preparare li Cavalli) non mantengono la pitta , cioè dovendo pigliare la mezza volta nell’angolo A, prima d’arri- vare all’ angolo D, cominciano à voltare il pugno in dentro detta volta, onde loro non fi fanno rubbare il terreno , mà nè meno vi preparano 1’ anca , come dalla linea E , fi può vedere, che l’anca non è preparata, & il terreno è rubbato ; che però fi deve fem- pre mantenere la pitta arrivando e qua- li pattando 1’ angolo D, e doppo andare voltando il pugno in dentro la volta , come s è detto . Vi fono poi Cavalli , eh’ hanno tanta facilità à portar la groppa or in fuori , & or 1 3 4 Deli Arte del C di) allo or in dentro ì anche con piccioli moti, e per Io più falfificano ; e , fé ben le fate la chiamata giufta, con tutto ciò, come farete all’angolo, ad ogni piccolo cenno di voltata di pugno per voler voltare , & elfi con una piccola buttata di groppa vi falfificano , onde bifogna quelli pre- venirli , con tenere bene accollata la gamba, & anche premuto il piat- to dello fprone al fianco tutto il detto angolo , auvanzando fempre , quanto più fi può, la Spalla in fuori , come vederete nell* angolo B, fino alla lettera E Bei ferrar la •volta h meTgo « CAPO SETTI MO . E ■ « ♦ % « L .* ' m m AVendo detto, che le mèzze volte per di fuori fi pigliano negl* an- goli; dicoadefifo, che lo ferrare, fpartire,ò tagliare (come fi dice ) propriamente fi fa nel mezzo del dritto delli due angoli , dividendo con una linea retta tutta la volta in due parti uguali , e detta vol- ta fi può tagliare in tutti quattro li mezzi , come in quello circo- lo vederete . Nel ferrare , tre tempi di mano vi fono • nel primo , nel voler ferrare la volta è , d" alzar la mano , perche ivi fi piglia , anzi fi forma un piccolo angolo , ò volta , il fecon- do farà , in elfere arrivato nel mezzo che (per regola univerfale) fida un poco la mano,p. accompagnandoci la chiamata dell’allargata di gamba , & il terzo , & ultimo tempo è nel fine del ferrare la volta , eh’ è in arri- vare all3 altro mezzo, dirimpetto à quello , che s’è ferrato ; e medefimamente è d5 alzar la mano, perche anche ivi s’hà da voltare. Sia per efempio , galoppando il Cavallerizzo su la man dritta , vuol andare à ferrare la volta nel mezzo A, deve prima d’ arrivarvi, cominciar à portar la mano in fuori ( fenza però ulcirj dalla linea del circolo) e ciò così per preparar l’anca, acciò e nel far quella piccola volta, dove è l’A, non buttila groppa in fuori , & anche per far detta volticella più larghetta , che fi può , e un tantin prima d’ arri- vare all5 A, deve alzar la mano , & ivi voltar il pugno , per volta- re , ma nell’iftefTo tempo deve auvanzar il Cavallo riportando la ma- no in fuori tanto , che formi quella linea dentro la volta , che va interfecando la linea del diametro , formando quelli due femicircolet- ti uguali fra di loro , come poi arriva nel mezzo, dove è la lettera Ej Lìb. Ih Capo VII. 1 3 ^ E , ivi è il fecondo tempo , mà prima di farlo fi deve portare la ma- no della briglia un poco sù l1 iftefla mano dritta , e tanto, che vi porti un poco la fpalla , e prepari 1* anca sù la mano manca , ef- fe ndo ivi il luogo, che fi piglia detta mano , mentre fino detto luo- go s'intende voltare sù la mano dritta , come fi vede , e , fatto ciò , fe le dà , nell’ifteflò tempo , un poco la mano, e s'allarga la gam- ba manca , e fi forma l'altro femicircoletto , e poco prima d'arri- vare alla lettera C, fi comincia ad alzar la mano nella forma , che s'è detto nella lettera A, che è il terzo tempo. L'ifteflo s'hà da of- fervare voltando alla mano manca andando à ferrare 5 per pigliare la mano dritta. Auvertite però , che , fe bene formate quei due femicircoletti , che appunto pare un S , roverfeio , ad ogni modo il circolo farà divifo in due parti uguali , che fe oifervarete , chi farà uguale l’S, roverfeio, vederete , che dal punto , che fi taglia il circolo ferrando , à quel- lo , dove fi và à ripigliare il circolo , come dall' A, al C, tirando una linea retta , verrà ad eflere un perfetto diametro ; e tutti quel- li , che non oflerveranno quefto , fi faranno rubbar terreno , e la volta non farà mai ben ferrata. Se bene, nel ferrar la volta , s' hà d'aver 1' iftefla oflervazione delle nature de Cavalli , come ho detto del Repolone , &c. con tutto ciò , anche in quella , dirò qualche cola , che forfè non s'è detta . Vi farà Cavallo , il quale , ò per non eflere ben rotto alle mani, ò per naturai durezza , nel ferrar la volta , non volterà ben la fpal- la . Se fà quefto con trattenevi , dovete voltar forte la mano della briglia , e tirar il Capezzone di dentro , mà fubito avete d'abbaf- far affai la mano della briglia , e , fe non auvanza , dateli la fperona- ta ; fe poi non volta la fpalla , e fi slunga allargandofi , avete da voltar il pugno , come di fopra , mà dovete forgere la mano . Au- vertite , che alcuni Cavalli non vi volteranno la tefta folamente , & à quelli con tirare folamente il Capezzone di dentro li guada- gnarete $ altri Cavalli vi fono , che vi terranno tutta la tefta ,. mà la /palla è fuori , à quelli fi volta il pugno forte con l'accompagnata del Capezzone di fuori . Vi farà tal Cavallo , che , appena voltato , fubito cambia l'anca, ò la fpalla , ò tutte due aflìeme , per pigliar !’ altra mano , fenza arri- vare nel mezzo , & , in confeguenza , falsificano , e buttano la groppa ; e ciò nafee , perche eflendo afluefatti à cambiare nel mez- zo , vogliono prevenire il Cavaliere , onde ; detti Cavalli , fi hanno da far ftar obbedienti alla volontà del Cavaliere , il quale deve cor- reggere l'errore , con aggiuftarle l' anca , ò la fpalla , e tornar à vol- tar ì $6 UeL9 Arte del Cavallo . tar sii l’ifteffa mano , ma doppo , deve lui prevenire il Cavallo, col rimedio oppofto all’ errore : m’ efplico . Il Cavallo , per cambiare , porta fubito l’anca alla parte, dove vuol voltare , cioè ferra alla man dritta , e lui , prima d’arrivare al mezzo , butta l’anca sù la mano manca ; or dunque, prima d’arrivare nel luogo , nel quale il Ca- vallo cambia , il Cavaliere deve non folo accollarle la gamba man- ca , e mantenere la mano della briglia , sù la mano manca , con ti- rare medefimamente ', bifognando , il Capezzone manco , ma così di collo , deve portarlo fino alla linea del circolo del lato dritto , & ivi farle la chiamata per cambiare , auvertendo , che , le da detto luogo non avete terreno d’ auvanzarlo , fenza ufcire dal circolo , do- vendo ivi voltar fubito , dovete forgerlo , come fe foffe Cavallo greve , benché folfe agile , e la ragione è, perche, elfendovi anda- to di fianco , il corpo del Cavallo è tutto sù la mano dritta , on- de per voltare in un fubito alla mano manca , è di necelfità unir il corpo del Cavallo , acciò non volti abbandonato , che farebbe con pericolo , vi dico però , che à detti Cavalli , che vogliono pre- venire , il proprio è , farli fare li quattro tornetti . Se un Cavallo farà Ramingo , ma lerdo , ò pigro di fpalla , det- to Cavallo facilmente , nel ferrar la volta , come farà nel mezzo , dove appunto fi fà la chiamata , acciò che muti, egli fi arramingherà, cioè trattenerà , e non folleverà la fpalla . Or effendo li difetti fra di loro contrarii; gli ajutifono anche frà d’effi opporti , mentre al- la raminghezza vi và l’ abbattuta di mano , & allargata di gamba, & alla lerdezza di fpalla v’è dibifogno l’alzata di mano per fol- levar detta fpalla . Certo è , che fi deve ( come hò detto altrove ) guadagnare , ò focorrere prima il difetto più effenziale , e doppo T altro . Or in quello cafo il più effenziale è il forgerlo , perche , fe le date la mano , & allargate la gamba prima , v’ ufcirà con la fpalla atterrata , e falfa , e dovendo , poco doppo , voltar , per ripigliar l’ altra mano , è con pericolo , che vi cada fotto , per aver la fpalla atterrata , oltre la brutta villa ; fi che dovete prima forger la mano , chiamandolo , come fe le volefte far fare la pofa- ta , mà fufiito, eh’ è con la fpalla in aria , le dovete allargar la gamba di dentro , piccar lo lprone di fuori , & abbaffarle la ma- no , auvanzandolo un mezzo corpo di Cavallo , e poi riforger li mano , quanto bifogna nel terzo tempo , eh’ è di ripigliar l’altra mano . Au venite , che io fuppongo, che il Cavallo, benché ramingo, e lerdo di fpalla, fii pronto all’obbedienza delle chiamate, così deir allargata di gamba, come à quella della pofata , che, fe fi arra- mingaffe affai , in tal cafo bifogna ufeir dalla volta fcappandolo per Lib. IL Capo VII i37 per lo dritto , e farle acquiftare quello , che le manca . Et in fine per non replicare quello, che più volte s’è detto ; il Cavaliere de- ve crefcere , mancare , e mutare gl’ajuti , e caftighi , conforme il bifogno . Io hò detto , che fempre, che s’ha da pigliar volta di galoppo, fi deve fempre alzar la mano, onde, febenun Cavallo s’ impigrifce , & illan- guidifce nel pigliar la detta volta , non fe gli deve dar la mano , ma ben tenerla forta, & rauvivarlo, ò conio fdrufcio di lingua , ò fi- fchio di bacchetta , ò piccata di fprone ; ma , fe un Cavallo folfe af- fai ramingo, e col corpo raccolto in sè ftelfo, in quello cafo, an- che nel pigliare la volta , fe le può dare la mano , e la ragione è , perche quell’ unione , che le dobbiamo dar noi , così per la bella vi- lla , come per la ficurezza , l5 ha il Cavallo da sè Hello . Colui poi, che ha la perfetta cognizione dell’ unione , che ha d’ave- re il Cavallo, e checonofca, quale è la vera battuta unita di tutti li Cavalli ( elfendo diverfa ad ogn’ uno ) fe manterrà la detta battuta , quella balla , e non ha di bifogno d’ alzare altra ma- no nella volta, mentre con la detta battuta mantiene l’unione necef- faria , ma quelle fono cognizioni da vero Maellro . Elfendo poi il Cavallo unito , & obbediente , che imbifcottato lo chiamiamo , fi ferrano le volte con le finte , fi pigliano alcune mezze volte llrettilfime per di fuori , ma in un’ angolo , e più beila pare , quando è il detto angolo in mezzo due muraglie . Si polfono piglia- re anche le mezze volte dentro l’ illefia volta , fi ferra anche in Cor- bette . Or il ferrar con la finta , per elfer bella , non s’ hà da ufcire dal Circolo , nel pigliar la detta finta , e quella hà da elfere all’ irn- provifo, in maniera, che gli Alianti non s’accorgano , che fi vuol fare la finta . Si ferra dunque la volta, e fi cambia nel mezzo, come all5 ordi- nario formandoli li due femicircoli, come hò detto , mà fidamente nel fecondo femicircolo , non s’ arriva affatto nella linea del circolo grande , ballando , che folamente 11 ftringa un palmo di terreno , e doppo, tutto ad un tratto, fi forge la mano, s’accolla la gamba di fuori , ò fi picca di fprone , e fi volta llretto , per trovarli al circo" lo grande . Auvertite però , che doppo la piccata avete da tenere la gamba accollata , anzi premuta , accioche il Cavallo non vi butti la groppa . Serrate dunque nella lettera A, mutate nel B, e nella lettera C, tutto ad un tratto avete . da fare la finta , e tornare nel circolo , e nell’ iftelfa mano, che galoppavate , prima per cambiar di mano , doppo, come farete vicino li due angoli del muro , andando perla lolita pilla , come farete vicino la lettera D, portarete un tantino la S ma- 1 3 8 Del? drte del Cavallo mano della briglia dentro la linea della volta y & tutto ad un tem- po pigliarete la mezza volta di fuori , con gl’ irteli! ajuti, che date nel far la finta , e tor- nante al Circolo nella lettera E, ma auvertite, come ho detto di fopra, di tener ben premuta la gamba, acciò per quella ftrettezza di volta non vi butti la groppa , e, voltato che ave- te , auvanzate il Cavallo , mantenendo la ma- no in fuori, acciò vi porti la fpalla , che co-D^s sì auvanzando la fpalla vi manterrà fan- '4* ca. Le mezze volte di dentro non diflfèrilcono in altro da quelle di fuori , fe non che devono eflere rtrette , che altrimente farebbe ferrar la volta, come dunque farete nella lettera F, forgerete lama- no , con gfaltri ajuti fuddetti, e pigliarete la mezza volta tornan- do nella lettera G, come vedete . Il ferrare in corvette , comincia- rete à chiamarlo in corvetta un quarto di corpo di Cavallo prima d'arrivare alla lettera A, formando li due femicircoletti tondi , & auvanzati > foccorrendolo piu con la gamba di dentro , fe fi colca nella volta , come più con la gamba di fuori , fe vuol buttar la groppa in fuori, e, come fete paffuto il mezzo , e che fete mezzo corpo di Cavallo ad arrivare alla linea del Circolo grande , E ave- te da chiamare al galoppo , con rabbuffata di mano , &. allargata di gamba di dentro ; e Eifteffo farete all" altra mano , potete an- che pigliar le mezze volte di fuori in Corvette. Io mi fono fervito di ferrar la volta in Corvette , per lezioni à Cavalli , che nel ferrare , ò per languidezza di corpo , ò per gre- vezza di fpalla s" illanguidivano affai il corpo , ò s'aggravavano af- fai sù la fpalla , e particolarmente nel far moftra , per nafcondere il più, che potevo, li difetti naturali di fimile forte de" Cavalli. Dilli due Tornì Attaccati % delti quattro? dentro la volta y della Cavalleria 3 e della 7{ofa. CAPO O T T A V O. Molti altri maneggi vi fono y come li due torni attaccati , che da Profefìfori vìen chiamato un Otto. In quello maneggio ga- loppandofi il Cavallo vi vanno E ifteffe regole , e chiamate , che hò detto nelle mezze volte per di fuori , così nelE ufcire da una volta , come nell' entrare nell' altra, ufcendofi nell1 A, ed entrandoli nella.»» lettera B, come in quelli due Torni fi vede. Vi fono medefimamente li quattro torneai attaccati fra di loro , mà Libro IL Capo Vili. i 3 9 ma dentro il Circolo grande , e quelli fi fanno à due oggetti , cioè, per romper il Cavallo alle mani , facilitandolo all1 obbedienza della briglia , come ancora fi fanno , quando li Cavalli vogliono preveni- re r intenzione del Cavaliere nell’ andare à cambiare nel luogo , do- ve han cambiato l’ altre volte , onde con fare quei torni fempre sù Liftelfa mano li Cavalli non fapendo , quando s hà da cambiare , necelfariamente afpetteranno la chiamata del Cavaliere ; il quale, fi- nito che hà tutti li quattro tornetti , può così pigliare una mezza volta per di fuori, ò ferrare la volta in mezzo , e tornate à fare li medefimi tornetti all5 altra mano . Per non moltiplicare figure , ho fatto il quinto tornetto nel mezzo, che è la figura della Rola , facen- dofi il tornetto di mezzo di raddop- pio , entrandofi in elfo, doppo fini- to il quarto tornetto , come fi ve^ de da quelli punteggiamenti ; ma quella figura con il raddoppio è per Cavalli perfezionati in elfo . Un altro maneggio v5è, che hà più nomi , come Cavalleria , Bifcia, Caracollo , ò Lumaca. Vien detta Cavalleria da quel modo di volteggiare, che fanno li fol- dati à Cavallo . BISCIA , perche le ferpi la formano; CARACOLLO, ò LUMACA per la forma di quelle fcale fatte à tal foggia . S 2 Et ,140 *Delf drie del Cavallo Et in fine; altro non è, che tante mézze volte attaccate fra di lo- ro . Ben è vero , che non fi ferra la volta , come quando fi piglia- no le mezze volte , ma nella maniera , che fi fà, quando s' cfce dal Repolone , come da quella figura fi vede. Nel principiare dunque la Cavalleria, più bella villa {ara il galop- pare uri dritto , è nel fine ds eftb fi deve cominciare à voltare la prima volta su la mano dritta, potendoli fare tre, cinque , ò fette volte , fe la lunghezza del Terreno lo permette , e tornare à finire su Tiftelfa mano dritta, potendoli anco terminare, fatto 1* ultima volta alla mano dritta con fcappare per il dritto , e parare avanti il Pren- cipe , ò più degna audienza . Se il fito non vi permetterle il far , che quattro volte , ò fei , e però venilfe à finir sù la man manca, fi può fare , purché tornando indietro leguitiate V iftelfa Cavalleria ; e finir r ultima volta à man dritta , ma, fe fi può finir fempre alla man drit- ta , come ho detto , è meglio . Le volte hanno da elfere uguali fra di loro : le chiamate da una voi» ta all' altra fono Y iftelfe , che fi fanno al Repolone , perche comin- ciando la Cavalleria sù là mano dritta nell'ufcire dalla volta , per andare à formare Y altra , in vece d,ì ferrar la volta fino all* angolo , come fi fà nel pigliare le mezze volte , che farebbe dalla lettera.^ A , alla lettera B , fi deve andare alla lettera C . Nella lettera A , dunque fi fà la chiamata , perche s’efce dalla volta , e nella lettera C3 sbalza la mano, perche ivi s'entra nell' altra volta. CAPO NONO. CHiàmanfi volte raddoppiate , perche nel Circolo il Cavallo fà doppia la volta, mentre con le mani forma una volta larga, e con li piedi un'altra più firetta. Que~ Lilro IL Capo IX, 141 Queftò maneggio è più vago , che utile , mentre così nella guerra > come ne3 Duelli è perniciofo , dovendo li Cavalli voltar la fpalla piu , che la groppa , come ancora nelle fette , toltone qualche opera- zione nel balletto à Cavallo . Ma, per fa pere il Cavaliere raddoppiare un Cavallo , hà da intende- re prima perfettamente il patteggiare la volta . Deve dunque, comin- ciando alla mano dritta, auv amare il fuo Cavallo un paifo avanti , e doppo con mantenere la mano della briglia in fuori , hà d’ accodarle la gamba di fuori , dovendo prima il Cavallo muovere le fpalle , & auvanzare innanzi , e Tanca deve feguitare la fpalla, che altrimente mo- verebbe prima l’anca . Se il Cavallo però a vette propenfione di buttar la groppa in fuori nel moverli , in tal cafo s’ accoda la gamba nel pun- to , che li muove . Si pòrta la mano in fuori , accioche il Cavallo for- mi le due volte fuddette, dovendoli fapere , che, per patteggiare bene un Cavallo la volta , hà da incavalcare le mani , mà non eh3 arrivi à toccartele una con T altra , perche toccandofele , farebbe la volta ò colcata , e fi correrebbe pericolo di cadere , mentre il Cavallo ver- rebbe ad abbandonare tutto il fuo corpo sù quella mano fola, eh’ è in terra . Hà d'auvanzare la volta fempre innanzi 5 non folo con le ma- ni , mà anco con li piedi , che altrimente fi direbbe rinculata , e fa- rebbe, quando, in vece di auvanzare li piedi avanti , voltafle con met- terli indietro , & alloia neceiTariamente , ò non incavalcarebbe le ma- ni, con mettere la mano manca Coprala dritta ,mà la metterebbe di lòtto; ò mettendole di forra toccarebbe T una coni' altra, & in detta manie- ra , oltre la brutta vida , è pericolofo à cadere . S’hà ancora da fipere , che , fe bene il Cavallo patteggiando la volta , ò raddoppiandola ^ hà da portare la groppa in dentro , e le fpalle in fuora , non hà però da tenere la tetta voltata in fuori 5 in maniera, che formi un’arco col collo , e ciò non folo, perche fa brutta vifta , mà perche non guardarebbe la volta , che farebbe con pericolo , andando fi può dire alla cieca , e di più in detta maniera fempre farebbe la fpalla un poco colcata . Mà, fe bene ( come hò detto ) hà da tenere la fpalla un poco in fuori , la tetta hà da ttar in linea retta sì , mà che guardi un poco la volta , e con unione la fpalla hà da feguitare la tetta , & il corpo raccolto hà da feguitare la fpalla , & in quella maniera ugualmente condurre il Cavallo per tutti li quattro quarti della volta , ftando fempre auvertito , che non arrivi ne’ fuddetti difetti , prevenendolo con gl’ ajuti proprii , come , nel voler il Cavallo andar a portare troppo la tetta in fuori , hà da tirare il Capezzone^ di dentro , acciò guardi la volta , mà nell’ iftetto tempo deve mantenere la mano della briglia in fuori , acciò che non fi ftrin- 1^.2 Dell' Arte del Cavallo Aringa , & anco che non butti la groppa in fuori I Vi fono Cavalli , che fanno un Arco del lor corpo , perche por- teranno la tefta in fuori , e parte della fpalla col fianco in dentro , e la groppa in fuori . A detti difetti dunque vi vogliono gl* ajuti proprii , cioè , tirar il Capezzone di dentro , e portar la mano della briglia un poco in fuori , ma voltar le dita della mano bene al Cie- lo, la gamba di dentro accollarla trà la fpalla , e ’l gomitello , e la gamba di fuori indietro affai , e fi procura d’ auvanzarlo avanti , & in quella maniera fi proibifce ancora , che il Cavallo non fi col- chi , e non rinculi . Se il Cavallo in un quarto Vaveffe guadagnato la groppa , con averla portata troppo in dentro , all* altro quarto , fe vorrete voltare , ve la caccierà fuori , onde dovete attondare la volta , con appoggiare un poco la gamba dì dentro , ma lo dovete auvanzare , anche bifognando , ufcir con la fpalla fuor della linea della volta , per trovarfi giufto all’altro quarto ; mà,fe ve lo fa vi- cino un Angolo di muro , dove con la groppa tanto in dentro v’andarebbe a dar di fianco , in tal cafo guadagnate il più necelfa- rio , eh5 è di voltare , che fi fa col portar la mano in dentro , ti- rando anche il Capezzone di dentro , ma, voltata che vi ha la fpal- la , auvanzateìo avanti il più , che v’è permeffo , & accortatele fu- bito la gamba di fuori , acciò che per quel poco di voltare non vi butti la groppa in fuori. Il pafieggiare la volta ordinariamente non ha da effere furiofo, che fii un trotto , in vece d’andar di paffo , particolarmente a Cavalli ardenti , & anco a Cavalli , che non hanno unione naturale , che, fe bene dall’arte fono uniti , ad ogni modo la natura fempre gli dàquel- la propenfione all’ abbandonarli , anzi quelli fi devono palleggiare la volta con flemma , trattenendoli , e fomentandoli . A quelli però uniti per natura , e che per lo più peccano di ra- minghi , e che da per loro fi tratteneffero , e non avellerò preftèzza ne’ piedi ; à quefti è permeilo il palleggiare la volta con qualche po- co di furia , e , le al trattenerfi , & arramingarfi v’aggiungeflero il non voler mettere l’anca in dentro , allora fi deve andarli follecitan- do con la gamba di fuori , e , non ballando la polpa , voltarci il piatto dello {perone , che con allargare la punta del piede , fenza levare la gamba dal fianco , fe gli accolla lo detto fperone , e mo- vendolo col premerlo nel fianco fi follecitarà più il Cavallo , e bi- fognando accompagnarci anco l’ajuto della bacchetta all’anca di fuo- ri , come da terra un aiutante può far il medefimo con la bacchet- ta , ò alla troppo pigrizia , con una frullra , e di più alla foverchia , pigrizia , e raminghezza , aggiungetele il caftigo della fperonata , e> medefi inamente della bacchettata , ma di rado , come di rado , & Libro IL Capo IX, 143 in gran bifogno , fe li deve dare^ 1’ aiuto dello fperone , accioche il Cavallo non vi fi addormenti , ò vero non giochi la coda per quel pizzicare di fperone , e,fe 1 Cavallo fi difendere con andarlo ad in- contrare , allora fubito fe gli deve dare gagliarda , e netta la fpero- nata di fuori . E, fe il Cavallo con tutti quelli ajuti vi andalfe an- cora trattenuto , allora ufcite della volta , e fatelo andare di fianco per un dritto lungo il più furiofo , che fia potàbile , à fegno che il detto dritto lo galoppi così di fianco , e con quella rifoluzione fmon- tatelo , & à detti Cavalli raminghi non fe li deve far fare la volta fretta , mà bensì larga , per poterlo fempre andar auvanzando avan- ti, e fappiate, che così in una volta llretta,come in una larga , & anco larghitàma fi può raddoppiare un Cavallo , mentre così nell* una, come nell’altra , fe gli può far formare li due torni con le mani , e con li piedi . Mà per palleggiar , e raddoppiar bene , e giullo un Ca- vallo à tutt’anca fenza colcarlo , e rincularlo , fi procuri di formar una croce dentro il circolo , come in quella figura , mà che ad ogni li- nea di detta croce fi trovi il Ca- vallo à toccare , e con le mani , e piedi la detta linea , e parten- do da elfa per andare all’ altra dell’ altro quarto , vi vadi con tal proporzione , che vi giunga , e fi trovi , come era nell’altra linea . Vi è anche il raddoppio di mezz’ anca , nel quale non v’è quella obligazione , mà il vero raddoppio è il primo, ed è bellitàmo; quan- do però il Cavallo lo facci forto in piedi, cioè follevato di fpalla, e col corpo raccolto , & unito , e che lo facci rifoluto, e che li; fempre auvanzato. Quello però di mezz’ anca facilita il Cavallo, nel cambiar le mani, à prepararle l’anca; di più, portando quel poco di groppa in dentro, affetta l’anca, e folleva la fpalla; intendo però à Cavalli, che fiino fatti con il vero metodo, & uniti; che li dan- niti tanto porteranno la groppa in dentro, & atterreranno la Ipalia, Patteggiando il Cavallo la volta con facilità, e giallezza , fi prin- cipia à raddoppiarlo, e, perche il moto del patto à quello del raddop- pio è lontano, per elfer quello più vicino alla quiete , e quello al furiofo, la chiamata deve elfere più vigorolà, e grande, col riguar- do però fempre delle nature de’ Cavalli, che per non replicare le co- fe dette , benché in altre occafioni , le trainici© . Gì’ Dell? Arte del Cavallo Gl’ antichi indifferentemente volevano, che nel principio fi conferì- raffino, che il Cavallo faceffe un quarto, ò al più una mezza vol- ta di raddoppio, & il refto della volta fi paffeggiaffe, e ciò, fino che il Cavallo e la capiffe, e v acquiftaffe l’abito della giuftezza, & unio- ne : ma , quando un Cavallo è ben unito nel trotto , e nel galoppo, e farà tutta la volta di raddoppio con giuftezza , e cambierà ancora „ Ben è vero, che non fi deve cambiare , fe non la fà giufta piu , e più volte. Alli Cavalli però di fenfo, & agilità, mà che hanno prò- penfione di buttar la groppa in fuori, nel principio le farò fare una me? za volta di raddoppio, & il refto di paffo, e, fi come lui và ac- quetando l3 obbedienza, e l'abito della giuftezza, crefco la volta. Co- sì ancora alli Cavalli grevi fò F ilteffo , acciò maatenghino con Y ar- te quell’unione, che non gli ha dato la Natura. Ridottoli il Cavallo à raddoppiare, e cambiare con unione, giuftez- za, e rifoìuzione, bella viltà fà, il pigliar le mezze volte tutt* in un tempo dalla mano dritta alla mano manca , e dalla manca alla dritta, fenza auvanzare, e per far ciò il Cavallo ha da fare perfet- tamente la croce,, cioè trovarfi col corpo dritto alla linea di mezzo* & ivi tutto ad un tratto fi cambia mano, e fi fà così; raddoppio,, per efempio, alla mano dritta, or come fono alla detta linea di mez- zo, tutto in un tempo, porto la mano della briglia sù la mano man- ca, la forgo, voltando le dita al Cielo, e picco lo fprone dritto, e vi fermo la gamba accollata, acciò cambi anca , & immediatamen- te volto un tantino il pugno sù la mano manca, acciò volti, e , vol- tato che è il Cavallo, Fauvanzo un tantino, con portar fubito la ma- no un poco sù la mano dritta , acciò non rinculi, mà mantenghi F anca dentro- Ordinariamente volendo raddoppiare, benché fii Cavallo fatto , pri- ma fe le fà conofcere la volta , paffeggiandovelo , e doppo fi chia- ma al Raddoppio , mà alli Cavalli raminghi , ò pigri ,■ ma che in- tendalo bene il palleggiarla , io volendoli raddoppiare, e particolar- mente in ima moftra non ce la fò paffeggiare,, mà dal galoppo; me lo chiamo al raddoppio , e quello lo fò per pigliarmelo con ri- foluzione , mentre , fe per la raminghezza , ò pigrizia , ve lo paf- feggiaffi , non m’ufcirebbe con quella rifoìuzione , che propriamente ri- chiede il raddoppio per far bella villa . V'è poi il raddoppio ftrettiffmo, cheli Francefi chiamano Piruetta, è per far detto maneggio il Cavallo hà d’avere forza , e grande agilità , e che fri affettato bene sù Fanca, Alcuni vogliono , che il Cavallo volti la fpalla , e k mani , fenza muovere li piedi , fe non che girarli follmente ; mà quello nell’ arte è errore , forfè per il pe- ricolo di cadere , perche non può di meno, che la volta non fii colca- lik IL Capo X. ì 45> colcata , & in conferenza con pericolo , che però il Cavallo tèm- pre deve auvanzare li piedi , benché un dito , ò due di terreno ba- tta . E, perche il Cavallo, nel formar la volta così ftretta , non but- ti à qualche quarto la groppa , fe ben fi volta il pugno della briglia in dentro , fi devono mantenere le dita della mano al Cielo , man- tenendo, nel principio, tirato il Capezzone di fuori, e ben premuto lo fperone di fuori , fino che il Cavallo vi acquitti T abito , che poi con la fola briglia lo farà , mà auvertite , che à quefto maneggio più , che à gli altri, li Cavalli fono facili à voltar etti da sè , mentre batta tal volta il prefentarli alla detta volta , che etti vi fi precipitano , che però avete da procurare , che ftiino obbedienti alli voftri ajuti 5 on- de in quefto calò ve l’avete d’allargare, e trattenere , dandoli gl’ ajuti oppofti al lor errore . E quefto batti intorno al Raddoppio , non la- rdando però di dirvi , che fi devono fare raddoppiare quelli Cavalli, che vi hanno difpofizione , é grazia , non già quelli , che non ve T hanno , perche farebbe un difcreditarli ; bensì per far conofcere la voftra arte , li dovete far fapere patteggiare la volta , mà poi li dove- te confermare nella loro avocazione , dandofi Cavalli , che nel ga- loppare v’ Ranno un aria , e grazia bellittmia, e nel raddoppio pa- iono carogne . ’ Del Popolane/ no } 0 'vero Pacate» CAPO DECIMO. ULtimo maneggio di terra è il Repoloncino , ò , come dico- no li Franceìì , Pattate , perche è il più difficile , e partico- larmente à tutta furia , & ingannato. La fua figura è rifletta del Repolone grande , mà ben affai più piccola , effendo le volte di etto di tanta grandezza , quanto il Cavallo ben unito , e sù Tan- che, vi polla fare tre tempi , cioè , uno nell’entrare appunto alla volta , l’altro nel formare il piccolo Circolo , & il terzo nel fer- rarlo , ilfcendo dalla volta , la longhezza del dritto , ordinariamen- te dovrebbe etter quindeci patti Geometrici in circa, mà, facendoli piu corto , ò più lungo , non farebbe errore ; anzi lo fcortarlo , & allottarlo , quando è fatto con giudizio del Cavaliero , fecondo l’abilità , e grazia del Cavallo, fà così bella villa l’uno , come T altro ( intendo nel far moflra ) fia per efempio , un Cavallo , che tutta la fua grazia T a vette nel pigliare quelle volte ftrette , in pie- di , sù Tanca , con unione , e con prontezza , mà che nel dritto, ancorché v’andatte con la vera Arte, e giallezza, non avette pelò quel moto naturale 3 e graziofo; à quello fi deve fare corto , acciò T coni- 14^ ‘Del? Arte del Cavallo eomparifca T abilità fua maggior , coprire l’inabilità ; così ancora, quando fi fa à tutta furia , fe 1 Cavallo nello fpiccare la Carriera lo fà con unione , e velocità , ma che non abbia la lena di mantener- la , facendola lunga , à quello ancora fi deve fare il dritto corto ; e per Toppofito à quelli , che la mantengono con Tiftelfa velocità, & unione di corpo , con la quale hanno principiato , deve effere più longo , come anco longo deve ellere il detto dritto à quelli Ca- valli , che galoppano con bella grazia , e bel moto. Or il Cavaliere deve prima palleggiare il fuo Cavallo nel Repo- loncino , il quale , nel principio , fi deve fare in una tela di Mura- glia , acciò che la detta tela ferva di a;uto à farlo andare dritto, fenza ufcir dalla pilla , e , cominciando per il dritto , deve andar à pigliar la volta alla mano dritta , il Cavallo per il dritto non ha da portar la groppa nè in fuori , nè in dentro , ma col fuo corpo dritto', non folo per la bella villa , ma perche, fe ha la groppa un poco in fuori, nella volta lì trova la groppa buttata , e,fe Thà in dentro, la volta neceffariamente farà larga , mentre la fpalla non può di meno di non formare il Circolo più largo , che fe’l corpo folle dritto ; in entrare alla volta , fi deve alzare un poco la mano della briglia , & accollargli la gamba di fuori , acciò non butti la groppa, ma la metti fotto , & un poco indentro . E quello è il pri- mo tempo , al fecondo tempo lì volta il pugno in dentro , acciò volti , r altro terzo di volta lì deve far andar di collo ugualmente, fino la linea del dritto , acciò fii ben ferrata , e con la fpalla , e con Tanca , perche, fe vi voltate la tella fola , vi butterà la grop- pa nel detto terzo di volta , e , ferrata che T hà , fubito dovete mu- tarle gamba , lorgendo , e portando la mano con le dita al Cielo sù la man dritta , & auvanzarlo , per andar à pigliare la mano manca nelTiftelfa maniera , cioè un tantino con Tanca prevenuta al- la volta , che sJ hà da pigliare , ma non in maniera, che fi vadi tan- to , che fii di fianco , e, come il Cavallo lo fà con giallezza , fi può cominciar à chiamarvelo di galoppo. Effendo il Cavaliere , per efempio , nel mezzo del dritto, principierà di galoppo, & anderà à pigliare la mano dritta , accollandole la gamba di fuori poco pri- ma di voler voltare , & , alzando la mano della briglia , deve pi- gliare la volta forta , e sù mezz'anca, e Tempre auvanzata , e fer- randola , come ho detto di {opra , ivi pararlo , acciò capilca il Cavallo la lezione à ferrar bene , ed à Ilare alT obbedienza del Cavaliere 5 ripigliando poi il palio , andar fino al mezzo del drit- to , dove arrivato , deve tornarlo à chiamare di galoppo , e farT iflello alla mano manca . E , facendoli quello bene , potete fenza pararlo feguitare di galoppo tutto lo Repoloncino* Libro IL Capo X. 1 Ma, fe ’1 Cavallo aveffe del greve , e del pigro , ferrata che avrà la volta , la chiamata farà con forgere prima la mano della briglia , e , follevato che s’ è , fubito piccarle lo fprone di fuori -, & allargarle la gamba di dentro , acciòche s unifchi , e follevi , e feguiti la fua battuta di galoppo , Se poi il Cavallo fofte ardente , che da per se ftefto fi mettefte su la fuga , bafta il forgere la mano, e cambiar le gambe fenza violen- za , acciò cambi , fenza metterli in fuga . Alcuni Cavalli vi fono di tanta prontezza , & obbedienza , che vogliono prevenire il Cavaliere , onde avendo fatta la prima volta ftretta , anderanno à pigliar la feconda da per loro più ftretta -, e per lo più la volta non farà auvanzata, à quelli fe gli hà da mantene- re la mano in fuori, con allargarli più dell3 ordinario, formando an- che la volta più larghetta , e , fe ciò non bafta , fe gli deve accolla- re la gamba di dentro alla fpalla , con tenere T altra di fuori al fian- co, & in cafo, che 1 Cavallo vi fi colcafte con il corpo, e 1’ ajuto alla fpalla non baftafte -, all’ ora acciò eh3 attondi la volta , fi leva la gamba di fuori, e s'accolla la gamba di dentro al fianco , ma fola- mente tanto , che abbi attondato la detta volta * Altri vi fono, che nell’ufcir dalla volta prevengono, col cambiare Tanca, fenza finire di ferrar la volta; à quelli non folo ferrate, co- me ho detto di fopra , ma conduceteli sù T iftelfa anca tutto il. dritto, fino all3 entrar dell3 altra volta, &: ivi fatele la chiamata, ac- ciò cambino. Vene fono alcuni, che per finir prefto, e sfuggire la fatica, feor- tano il camino, con voltare prima d’arrivare al luogo prefilfo , ò, fe pure v’arrivano, prevengono la chiamata ; à quelli fe gli deve, non folo , far paftare il luogo , ma non pigliare la volta , fe non fi conofce, che fiino rimelfi all’obbedienza della chiamata. Et in fine la vera volta del Repoloncino, per efter bella, averebbe da eftere in tre tempi , come hò detto di fopra ; potendo anche eftere di due tempi, ma è difficililììma, perche vi bifogna un eftrema agilità, union di corpo, prontezza, & obbedienza di Cavallo, con grande mifura di mano, e di gamba del Cavaliere, acciòche il Cavallo, ò non la rinculi, ò che nel fecondo tempo, dovendo il Cavallo ferrare la vol- ta , non vi buttila groppa in fuori; oltre che, fe bene il Cavallo vi avefte abilità grande à farla , non fi deve farcela fare fpefto , mà di rado, perche facilmente verrebbe poi à ftringerfi da per sè. Facendo il Cavallo di galoppo il detto Repoloncino , con la ve- ra giuftezza , fe gli potrà farcelo fare à tutta furia . Come dunque farà à capo del dritto , avendo principiato à galoppare , potrà (pic- care il Cavallo à tutta furia , e prima d’ arrivare al capo della voi* T % ta 14.8 Delt Arte del Cavallo ta un corpo di Cavallo, deve andarlo tenendo su V anche, facendo* le fare qualche falcata d’ anca , nella maniera appunto , che fi E 5 quando fi fcappa un Cavallo , e poi fi vuol parare , che fe gli fa fare tre falcate almeno , così nel Repoloncino , fe bene non s’ hà da finire di parare, hà però da rimetterli sii l’anca , e nella flemma, e non deve pigliar la volta, fe non di galoppo, e fenza furia, e, pi- gliata eh’ hà la volta , e ferratola , & addrizzato il Cavallo , fe le toma à fare la fcappata, e tenuta, prima d’ entrare alla volta, come ho detto. 11 detto Repoloncino à tutta furia , -anco fe gli hà da far fare dirado, perche li Cavalli, tacendolo fpeflfo, vogliono preveni- re con la fuga ; & in detta occafione bifogna tornarli sii la flemma , e di galoppo , e di paflo , lafciandoli per lezione sii quefto : fe non folfero Cavalli di tanta raminghezza , e pigrizia , che la fuga 1* ave£ fc à fervire per lezione, e devefi fapere, che nel Repoloncino à tutta furia, li dritti non hanno da elfere molti, nè molto lunghi, perche li Cavalli, perdendola lena, perdono anche la velocità. Si fa anche il Repoloncino mezzo di galoppo , e mezzo à tutta furia; cioè, prefo che s’hà la volta , non fi fcappa , mà galoppan- dolo con flemma la metà del dritto , & ivi fi fcappa , mà fi piglia la volta di galoppo , come hò detto di fopra ; e così , oltre la bel- la vifta , fi fà conofcere la maggior obbedienza del Cavallo. Si può fare anco il Repoloncino con le volte ingannate, così di galoppo, come à tutta furia , e per farlo , come s’è arrivato al capo della volta , e fatto il primo , e fecondo tempo , in vece di ferrar la volta , con il terzo tempo , lì cambia gamba , cioè levando quel- la , che era accollata, & accodando l’altra, ò piccando con que- lla di fprone , conforme il bifogno , & alzando la mano della bri- glia in un iileflo tempo ; e , forto eh’ è il Cavallo , auvanzandolo un pochettino avanti , voltate il pugno della briglia , mà con la gamba di fuori accollata bene , per mantenerci l’anca , pigliarete la mezza volta di fuori, che forma l’ingannata , &, addrizzato eh’ è , fpiccate- lo così dritto di galoppo , ò di carriera , fe fi fà à tutta furia . Il Repoloncino alla muraglia fi fà al Cavallo principiante in det- to maneggio , acciò che quella tela Ili d'aiuto à farlo andar dritto, fenza ufeire dalla pilla, mà,come lo fà giullo , s’hà da ufeire nella campagna. larga , facendolo nel mezzo d’ ella ; dove il Cavaliere hà d’avere una gran giullezza di mano , per portarfelo dritto , fenza slargarli , ò llringeifi dalla pilla del dritto , ch’hà da formare , men- tre per lo più li Cavalli fono inclinati à llringerfi , & il Cavaliere inef- perto, per fuggire quello errore , porta tanto la mano in fuori , che lo fà ufeire dalla pilla , e particolarmente nell’ ufeire dalla volta , ac- ciò che il Cavallo la ferri bene , porta tanto la mano in fuori , che IÀb> IL CdpO X L i lo fa ufclré dalla detta pitta . Che però ferrandola , cóme è arrivato alla pitta , deve mantenere la mano ferma nel fuo fito , foftentan- dola però con il pugno voltato al Cielo , e così foftenuto auvan- zarfelo per la pitta , tenendole accoftata la gamba , acciò manten- ga la groppa; e, fe il Cavallo , fi come nel principio , hà difficol- tà di ferrare, così all* ultimo , fè fi butta tutto col fianco , in tal ca- lo , in arrivare per 1* appunto alla pitta , eh' è il fine della volta , pic- cate fubito lo fprone al fianco , dove fi va à buttare , e dateli gl* ajuti fuddetti, che vufeirà giufto. Se poi per lo dritto vi voleffe but- tare la groppa in fuori , mantenete la mano della briglia foftenuta , con le dita affai voltate al Cielo , e con la gamba accoftata , che non vi butterà Tanca, e, fe v* avefle prevenuto , caftigatelo con la fperonata da quella parte ; non lafciandovi di dire , eh’ è difficile il farli intendere col folo fcritto , fenza T efempio delTattO prattico , che però devo effere compatito, fe fono proliffo. Quello maneggio è ’l più difficile , mà il più bello , e neceffario particolarmente per li Duelli à folo , à folo , dove confitte per lo più la vittoria , dal fapere guadagnare la groppa alT inimico. E la volta ingannata medefimamente è utile , anzi neceffaria ; perche efi» fendomi , per efempio , T inimico vicino à guadagnarmi la groppa , nè effendo io à tempo di voltare prima di lui , con far T inganna- ta , non folo mi levo dal fito del pericolo , mà poffo anche gua- dagnare la groppa à lui. Vengo adeffo alle operazioni di aria. *DeW CAPO UNDECIMO. IN queft* arte li principii, li quali à qualcheduno parranno li più facili, in foftanza fono li ‘più difficili, mentre nello rifolvere, fpic- care , & unire li Cavalli , fe non fi hà riguardo alle loro nature , le quali fono diverfe, come vi hò dimoftrato, non folo fi opera alla cieca, mà per lo più diamo caufa alli fuddetti Cavalli di difenderfi , le quali ditele nafeono anch’effe dalle tre caufe , cioè di non pote- re , di non fapere , e di non volere . Di più nel trotto fi dà T unione, mà, quando non fi fà, come fi de- ve, nelTifteffo trotto fi difunifeono li Cavalli, come à fuo luogo v’hò detto ; onde dovendo effere il detto trotto rifoluto , fpiccato , unito, follevato , compartito , e feguito . Il Cavallo può difettare in una , ò più delle qualità, & a quelle, in che difetta, fi deve rimediare con gTajuti proprii, e fpecifici, oltre infiniti riguardi, che deve un Cavalle- ì yo Del! Arte del Cavallo rizzo avete , dovendovi una lunga pratica , buon giudizio 3 coft^ qualche infarinatura almeno di filofofia , matematica , e Meccanica . Nell’operatione doppo della Terra, v8 è un infinità d’ offervazioni, nè balla F intelletto folo , il quale è perfpicace, e pronto , mà è di ne- ceflità aflùefare il corpo airiftefifa prontezza , altrimente non fi è à tempo agrajuti, òcaflighi. Vi fono anche difetti , li quali nafcono da più caufe, onde gl* ajuti in un illeffo tempo devono effere diverfi , fi che da tanti requifiti ne argomentarete la grande difficoltà . Refla, eh" iodifcorra del mettere un Cavallo in aria, operazione à pa- ragone della Terra affai facile, mentre vi vogliono pochi ajuti, effendo la difficoltà maggior il conofcere , fe il Cavallo v’ ha difpofizione , & in qual aria ve babbi, pigliandofi in ciò fpeffi equivochi, mentre non fem- pre il giocar d'anca , che il Cavallo fà nel galoppo, indica difpofizio- ne all8 aria , nè meno tutti li falti , benché di allegria , ò forza , co- me procurarò di moftrare ne’fuoi luoghi. Mà, perche fino adeffo, fi come da alcuni s’èprefo equivoco da una ad un’altra aria, così non l’hanno detto tutte 5 effendo però diverfi li moti d’effe non folo nell* altezza , mà nella forma , devono effere diverfe le denominazioni , appropriate però alle loro qualità . Girolamo Santa Paulina mio Pa- dre , e Maeftro ( dal quale nconofco quello poco, che io sò ) in fet- te me le deferiffe , cioè Corvetta , Accorciata , Ballottata , Mezz’ aria , Aria del Montone , Capriola , e Pafs’ e Salto , dalla defini- zione d’effe, come fentirete in ciafcheduna parte, vederete , che real- mente fono fette , e non più , nè meno . Delta Corvetta . CAPO DUODECIMO. HAnno gl’ Antichi dato quello nome alla Corvetta , da quell’ in- corvare, che fà’l Cavallo delle fue gambe di dietro , metten- do fotto l’ anca , e follevando la {palla , e per effer bella deve qua- li allettare Tanca; non lafciando però di giocarla per ribatterla . Corvetta dunque è quella, quando il Cavallo folleva la Ipalla , pie- gando le mani , alzandole da terra due palmi almeno, anzi, quanto più l’alza, più bella è, dovendo però effere alta ad unfegno, che poffi rellar al Cavallo vigore nella fchiena da ribatterla con li piedi , li quali s’alzeranno da due dita almeno, fino ad un palmo fecondo la vi- vacità della fua anca , & in ogn’ una di quelle altezze può efsere^ bella ; fe però {alleverà , come ho detto, la detta fpalla più del dop- pio del palmo . Non fi devono mettere li Cavalli alla Corvetta , & à qual fi fia aria Libro li. Capo XII, i p i aria, fe prima non fanno la pofata con facilità, fincerità, e tutte quelle condizioni , che nel trattato della pofata ho detto , e che con 1’ iiletta facilità ne facino , quante ne vogliamo . Nel principio li deve il Cavallo ( per maggior facilità ) condurre ad una calata non molto rapida , e, facendo ivi bene le pofate, chiamarlo doppo alla Corvetta con gl’ajuti propri alla fua natu- ra , mentre che, fe farà Cavallo ardente, fi deve pigliare con flem- ma , fe farà ramingo , ò pigro, fi chiamerà con rifoluzione , come fi dirà . Benché li Francefi non approvano nella Corvetta l’ajuto della gam- ba per la brutta villa , che rende . Io, fi come nè meno Y approvo alli Cavalli fatti, particolarmente ne* patteggi publici, mentre il Ca- vallo fatto deve andare fenza ajuti , ò col folo cenno d’etti , come ancora è piu permeilo 1' ajuto della bacchetta alla groppa folamente, parendo, nel fianco, ò nella fpalla, difficoltà d'operare del Caval- lo , come medefimamente mancando il Cavallo , fvegliarlo più tofto con un paro di fperonate , anche replicate , chel foccorrerlo col menar la gamba . Così il giocar la detta gamba con li Cavalli gio- vani li facilita maggiormente , e fi fà più pretto , fenza caftighi , e tormento del Cavallo. La difciogliezza della gamba dunque è necettaria , anzi ettenzia- le , mà non è così facile averla perfettamente difciolta , perche il moto non hà da ettere duro , che lo farebbe , quando nafcette dalli nervi della cofcia del Cavaliere , onde il detto moto hà da na- fcere da fotto il ginocchio , dovendo ettere così la cofcia , come la detta gamba flofcia, e quello moto s’acquifta con li Cavalli di Cor- vetta , mà che lo faccino con facilità , mentre tenendo la gamba un poco avanti , mà fenza durezza , il Cavallo nel far la Corvetta da- rà il tempo , e la difciogliezza, che, quando farà à perfezione, potrà non folo giocarla con moto ò lungo , ò corto, fecondo il bifogno, mà anche fermarla , e giocarla con l’ filetta difciogliezza fempre , che vorrà , & in tempo , nè mai di contratempo. Si deve però fapere, che cofa fia tempo , e contratempo. Di tem- po è, quando il Cavallo principia d'andar con le mani in sù , il Cavaliere deve portare le fue gambe avanti , e così nel principio di venire il Cavallo con le mani in giù, il Cavaliere hà da venire anche lui con le fue gambe vicino il fianco del Cavallo , e, facendo il con- trario, l’ajuto farebbe di contratempo . La ragione fi è, perche, quando le gambe vanno avanti , il Cavallo forgerà ìe fpalle , e, quando ven- gono indietro, giocherà la groppa. E difficile però à conofcerfi , quan- do il Cavallo fà con preftezza la Corvetta. Si deve condurre il Cavallo principiante, come hò detto, in una Ca- lata , 1^2 I)elH A/ie del Cavallo lata , ò che fia concava, accioche il Cavallo non fi polfi buttar in qua , & in là , ò almeno , che da una parte vi fia il muro , & in detto luogo fi deve continuare , fino che il Cavallo le facci con faci- lità , e fenza appartarfi, e principiando con la pofata , l’uomo à Ca- vallo deve giocar la gamba , & il Cavallerizzo da terra hà da toc- carle la groppa con la bacchetta minuta , replicata , e fpelfa , elfen- do quello r ajuto della bacchetta alla Corvetta , crelcendo , ò dimi- nuendolo , fecondo la vivezza della groppa del Cavallo; anzi, fe liavelfe la groppa troppo viva , e pigra , ò lerda la fpalla , allora così l’uomo à Cavallo deve forgere la mano, e calar, ò toccarla bacchetta alla lpalla , come il Cavallerizzo da terra deve ancor lui, con la fua bacchetta foccorrere la detta fpalla, e Y ajuto della gam- ba à quelle forti di fpalle, lerdi affai, e gran vivezza d’anca, fi de- ve dare alla fpalla, col piatto del piede nella forma , che fi chiama al- la pofata . Alla fpalla non tanto lerda , & anca viva sì , mà non vi- viffima la difciogliezza , ò moto della Gamba deve effere piccolo , & avanti , cioè dalla fpalla fino le Cigne . Se 1 Cavallo aveffe la fpalla follevata , e 1* anca morta , 1’ afu- to della gamba fe gli hà da dare lungo fino al fianco ( intendo l’aria della Gamba fenza arrivare lo fprone al fianco del Cavallo) ina mancando, ò impigrendoli, con Y ifleffa difciogliezza di gamba, fe le dà un paro di fperonate , e doppo fi fcguita 1' ajuto della-, detta gamba . Se folle poi un Cavallo pigriffimo, è permeffo arri- varvi lo fperone al fianco più volte, mà quello di rado , e per la brutta villa , & acciò non s addormì , e fi facci familiare lo fprone; anzi i detti Cavalli pigri, prima di principiar la Corvetta, fi fvegliano con due bacchettate , e fperonate al fianco , con for- gere però Tempre la mano della briglia , acciò che nell’ ifleffo tem- po fi fvegli , & unifea . Può il Cavallo nel fir la Corvetta , ò per- dere il tempo , ò tenerli il tempo. Perdere il tempo è, quando il Ca- vallo elfendo con le mani in terra non viene in sù, mà vi fi ferma un tantino , e fi dice perdere , perche avendo cominciato da terra , finilce il tempo principiato , onde non venendo sù, 1’ hà perfo . Te- nerli il tempo è, quando in aria fi trattiene à venire giù , & in con- seguenza le lo tiene. Quando dunque perde il tempo, fi forge la ma- no, e nell’ iflelfo tempo fe gli dà un pajo di fperonate, accioche con Sa Torta venga sù, e con la fperonata fi fvegli , elfendo egli morto nel moto . Mà , quando fi tiene il tempo , non fe gli può dare altro ajuto, che darle la mano, accioche venga in terra , e , come è in terra , fe farà Cavallo flemmatico, fi può fvegliare, come hò detto difopra. Ora fermandofi egli in aria , fe il Cavaliere feguita à giocar la gam- ba, verrà à darle f ajuto di contratempo, onde deve il Cavaliere fer» man- 1 Uh. IL Capo XII. i ^ mandofi il Cavallo in aria fermar ancor lui la gamba avanti, fino che il Cavallo principia à venir giù, dovendo anch’egli principiare à venir con le fue gambe verfo il fianco ; lezione facile à dirfi , ma difficile à praticarfi . Vi fono Cavalli Raminghi , li quali nel far la Corvetta non folo non auvanzano , ma vi ci arredano , & anche tal volta vanno in die- tro , à quelli fe gli dà la rifoluzione con farle una frappata , e fenza parare fubito fi chiamano alla Corvetta', portando la mano della bri- glia un poco avanti verfo la tella del Cavallo , e quelle poche Corvette, che fa, fiino auvanzate , e con detta rifoluzione fi devono fmontare . Quelli tali Cavalli fi galoppano un dritto per poco fpazio , e fenza pararli fi chiamano alla Corvetta nella forma , che ho detto di fopra, e contentar fi deve il Cavaliero, che ne faccia poche , e con rifoluzione , dandoli erba, e fmontarli, acciò conofrhino quel, che fi vuole . Altri Cavalli vi fono, che nella Corvetta s’appartano buttandofi ò alla mano dritta, ò alla manca; in tal cafo, le fi butta alla ma- no dritta , avete da fermare avanti la gamba manca , e giocare la gamba dritta, e, fe queflo non balla, appoggiatele al fianco la gamba dritta, e giocate la gamba manca, e Infognando darle una, ò due fperonate col piede dritto, non lafciando però d’ aiutarlo con la ma- no della briglia portandola alla parte contraria , mà con le dita vol- tate al Cielo . Se fi butta sù la mano manca , farete l’ ifleffo con la gamba manca , come v’hò detto alla mano dritta: facendo con fa- cilità il Cavallo le Corvette per il dritto , così nella tela del muro , come nel mezo , fi può mettere in corvette alla volta , che anco fi di- ce raddoppiare in Corvette ; e , benché fi dice così , non s’ hà da fare le Corvette con l’anca tanto in dentro, come fi raddoppia nel moto del galoppo, dovendo efiere la volta, che fi fa in Corvette, tonda, ò al più con un pochettino d’ anca in dentro , particolarmente à Ca- valli , che aveffero la propenfione di buttar la groppa in fuori . Principiando à metterlo in volta deve il Cavaliere prima farcelo fare di paflo , e doppo deve chiamarlo in Corvette facendocene fa- re tre, ò quattro perii dritto, e doppo andar voltando, auvanzandolo fempre, e, come hà fatto mezza volta, deve ufcire con altre tre’Cor- vette , per lo dritto, e pararlo, fe hà fatto bene, mà, fe hà fatto male , deve fuggire il caftigo alli Cavalli principianti in una lezio- ne nuova, mà, offervando il difetto , hà da prevenire con l’ajuto pro- prio , e fpecifico, toltone, fe’l difetto nafcelfedaun gran mal cuo- re , eflendo in tal Cafo neceffario il cafligo. Può dunque difettare con buttar la groppa in fuori , allora s’hà da portar la mano della briglia in fuori , mantenendo il Capezzonc V an- i ^4 Z)eL* Arte del Cavallo . anche di fuori , e giocar la gamba pure di fuori , e fermare avanti quella di dentro, e,fe non bada accodarle quella di fuori , é gio- car con quella di dentro , & effendovi di bifognodel caftigo della fperonata di fuori, in quello cafo fe gli deve dare , fe però non foflfe d’edrema ardenza , potendofi allora fare le Corvette fino al luogo, dove fuole buttar la groppa , & ivi feguitare la volta , ma di paf- fo , mentre tali Cavalli per la troppa ardenza , srimbriacano , e canno in difetti maggiori , ma con fa flemma , e col tempo fe gli fa conofcere quello , che fi vuole , & à poco y à poco fe gli fa ac- quiftare T abito della giudezza. O fi colcano alla volta , & allora fi ferma la gamba di fuori , e s ajuta con quella di dentro , e fi tira la teda alla volta col Capezzone di dentro ,5 ma fi porta bene la ma» no della briglia in fuori.. O s’ arramingano , e s’ auvanzano Tempre avanti con formare la vol- ta il piu largo , che fi può. O atterrano la fpalla , e fi forgono con la mano della briglia , e con toccate di bacchetta alla (palla . O non giocano T anca , e quello ò caminandola , e s’ ajuta la groppa con la bacchetta fortemente , e con Tajuto di gamba indie- tro affai, e con qualche piccata di (prone $ ò fi ftralcinano Tanca, e fe gli danno li fuddetti ajuti , mal Cavaliere deve portare il fuo corpo avanti per levarle il pefo nell’anca. Facendo giuda la mezza volta il Cavallo in Corvette , le farà fa- re tutta la volta , ricordandovi di non dufarlo nelle lezioni nuove, perche fi ributtano , anzi fi devono lafciar con animo , e con gu- flo , che cosi ve lo trovarete il giorno appreifo tutto volenterofo alla lezione,, che gT ha codato carezze , e poca fatica'. Facendo perfettamente la volta , fe gli fa cambiare così di fuori con le mezze volte, come di dentro y con ferrare la volta in mezzo,, nè vi replico gT ajuti, perche fono gfìdefli, procurate però , che nel cam- biare auvanzì Tempre , ma follevato , e che giochi Tanca , e, facen- do con perfezione tutto quedo , le potete far fare un Repoloncino in Corvetta, una Cavalleria , e tutte quelle figure , che vorrete ; di più galoppare la volta , e ferrare in mezzo in Corvette, anche il dritto del Repoloncino di galoppo , ò di carriera , ò di pigliar le volte in Corvette 5 & io alli Cavalli didefi , ò grevi alla mano avanti nel galopparli la volta fpelfo ferravo in Corvette , e così co- privo il difetto del Cavallo , e venivo à darle la lezione bifogno& alla fua natura, mentre doppo ferrava la volta di galoppo più Tolle- rata , e con maggior unione. Vengono finalmente le Corvette in Croce, cioè avanti, di codo, alT ima parte , e l’altra , & indietro tornando avanti fino dove, fi comin- ciò^ Quede però non fono tutti li Cavalli idonei à farle , intendo copi Lib. II: Cap. XII. i ^ con buona grazia , e con facilità , e non sforzatamente , ma fola- mente quelli Cavalli , che fono dotati di forza , e particolarmente d’unione di fchiena -, d’ agilità , fenfo, e ben fimmetrizati , cioè che non fiino diftefi nè troppo corti: nel farla di collo, fe bene 1’ ajuto della gamba hà da effere dalla parte contraria , dove fi vuol colmeg- giale , e Y ajuto della mano della briglia s’hà d’andar portando' ai tempo in tempo alla parte , che fi cofteggia , e con le dita voltate al Cielo ; e, fe vi ha difficoltà di andarvi , fi deve crete l’ ajuto della gamba er tutti gl’ordini, che devono precedere aH’aria,€ villo, che inclina a quella in /pecie, come, oltre alle fuddette difpofizioni , fi potrà ar- gomentare da alcun tem^o , che ne facelfe da se medefimo , quando farà tentato nel dritto , o con filchio di bacchetta , ò altro , s’ hà di bel nuovo ( fe ne averà di bifogno , come per lo più auviene ) da rinfrefcarle la pofata al quanto più alta , e più replicata del folito , e facendola con tutte le perfezioni d’ ugualità , fermezza di tella , prello ripigliamento , allora nel medefimo tempo, che li chiama alla pofata, elfendo il Cavallo , con le mani in aria, uno da terra l’hà d’ ajutare con la bacchetta sù la groppa , tanto che venga ad alzar an- cora la groppa, il che facendo, benché con difficoltà, fi deve accarez- zare , e (montare $ e doppo la feconda volta fi deve tornare di nuo- vo nella medefima maniera ; tanto che almeno fe ne cavi uno , ò due tempi, che, buoni, ò mali che fiino, per lafciare il Cavallo con animo, fi deve fubito fmontare. Così fi deve continuare, fin che fi comprenda, che il Cavallo abbia intefa l’ intenzione del Cavaliere , e, venendo con facilità, allora pian piano fe gli faranno replicare tre , e quattro tempi , l’ uno doppo l’altro, con far, che vadi fempre più tollo rinforzando, che mancan- do , fi che l’ ultimo tempo fia il più alto , & allora fmontandolo re- itera con animo , che indubitatamente nel montarti un’ altra volta sfiderà da se medefimo il Cavaliere, il quale lo deve fecondare , fino che vede ,che il Cavallo n’hà acquillato la facilità , anzi l’abito. Mà doppo deve procurare non più di far levare il Cavallo, le lo fà da sè, mà di romperlo, e far, che dia alla chiamata , e doppo di correg- Libro IL Capo XV, *59 gerlo non già con caftighi, mà con ajuti in quegrerrori,che commet- terà, come ò di levarli più del dovere dinanzi 3 ò con ia groppa, nel che oltre del tento, ò mifura della mano hà d’adoperare grajuti della bac- chetta , della Gamba , e dello fprone più innanzi , ò più indietro fe- condo il bifogno , cominciando Tempre dal poco , e non dare in vece d’un mediocre aiuto , che faciliti , ò corregga il Cavallo, un rigorofo cafligo , che lo ftordifca , oltre che avendo per fine tutti li maneggi d’aria , il doverne far moflra nelle public he felle , può bene penfarfi, che riulcita è per fare un Cavallo , che Ila auvezzo ad andar, come fi dice , à furia d’ Alabarde. Si deve ancora olfervare nel principio , a quali ajuti obbedi/ce con più facilità il Cavallo , e con quelli aiutarlo di più , fe temelfe troppo l’aiuto da terra (benché necelfario nel principio, non potendo foloT uomo à Cavallo far tutto ) fi deve tralafciare per non fare disbarat- tare il Cavallo, mà ben doppo, che averà acquillata qualche obbe- dienza , far, che 1’ uomo da terra le dii erba , facci carezze , e cami- nando di palfo li vadi al fianco , levandole Timprelfione , che lo pof- fi caftigare ; e , fe bene l’ uomo à Cavallo lo chiama , quello di terrà lo deve feguitare vicino al fianco, mà per alquante volte fenza aiu- tarlo , e doppo à poco , à poco fenza far vedere al Cavallo la bac- chetta, fi può aiutare ,» che così in poche volte fbarà ad ogni ob- bedienza . Nell’ Arie baflfe hò detto , come fi deve dare 1* aiuto della gam- ba , mà nell5 Arie alte , cominciando dalla mezz’Aria, fi come il cor- po del Cavaliere deve ftar unito, e particolarmente, quando il Ca- vallo viene sù , s’hà d’annervare, e raccogliere in sè fletto il corpo, e quali tenerfi il fiato per cacciarlo fuori, quando il Cavallo viene giù , e , fe bene nel faltàre ordinariamente la vita fi porta un poco indietro, non deve però ufcire dal fuo centro, perche oltre la brutta villa , e ’l non potere elfere forte , fenza quell’ unione , e raccogli- mento di corpo , il Cavallo non verrà alto , quanto potrebbe .• La gamba fi dovrebbe tenere ferma a Cavalli, che faltano con agilità , e forza , mà mancando l’ajuto deve elfere così; venendo il Cavallo $ù , il Cavaliere deve darle l’ ajuto col piatto dello fprone al fianco , mà vicino le cigne , e venendo giù deve tornare là gamba avanti. Ridotto che il Cavallo farà à far l’Aria con tutte le giuflezze requifite, potrà il Cavaliere porlo , fecondo il nervo , che vi conolcerà , à tut- ti li maneggi di volte femplici, ò raddoppiate, come s è detto dell’ altre Arie * Dirò una mia oflervazione riufcitami con refperienza. Qualche Ca- vallo , che per lo dritto fcorreva affai , e volendo , chi v* era sù, trattenerlo , e il Cavallo rompeva , ò perdeva il tempo dalla det- ta i6o Del? Arte del Cavallo ta tenuta ] ancorché il Cavallo foffe principiante , lo chiamavo in una volta , ma larga , e così non mi fcorreva per quel poco di voltare , e che di neceflità dovea fare , e così fenza la tenuta , & ajuto dell'uomo à Cavallo , per lo quale rompeva il tempo, il Ca- vallo fi teneva da sè, ma doppo , confermatoti alli tempi giufli , e non così auvanzati, lo rimettevo per il dritto. Le Calate, ò Pendìi, per Tarie fono di grande ajuto , ma come all5 arie bade la Calata più rapida è meglio , così all5 Arie alte la Calata lunga , mà pochif- lìmo rapida , è più profittevole . E perche li Cavalli fatti hanno d5 andare fenza 1* ajuto da terra, il Cavaliere à Cavallo deve lui ajutar- felo con la bacchetta alla groppa , ò fotto mano , come fi fà all* Arie balfe , ò fopra mano , mà col braccio deliro largo , & ànner- vato , e la mano alta , acciò la punta della bacchetta pofii batte- re la groppa , mà giufìo nel mezzo di elfa , slargando la mano tanto , quanto la detta punta vadi à battere nel mezzo della grop- pa per Tappante , TJellJ (Aria detta del Montone . CAPO DECIMOSESTO. NEI fare il Cavallo quell5 aria s'alza quali ugualmente col di- nanzi , e col di dietro , alto ordinariamente più , che nella mezz'aria , e fornito il moto violento dall5 andare all5 insù nel voler cominciare à venire in terra , accennerà il calcio con le garrette nel- la maniera appunto , che fanno i Montoni , onde hà pigliato il no- me l’aria del Montone. Pafqual Caracciolo nel lib. 5. carte 425. feguitato dal Fiafchi par , che vogli, ch’in quello folto debba il Cavallo tirar calci, come nella capriola , & affegna trà quello , e quella una differenza , cioè , che nella capriola il Cavallo debba abbracciar paefe , feorrendo innanzi , e che nel falto del Montone cada fopra la medefima pilla ; fecondo che nella capriola , sbara il calcio nel venire à baffo $ mà nell'aria del Montone nell5 andare alT insù , mà fecondo noi , oltre che non di- ftingue bene , dice cofa , che viene affai di verfo mente perfuafa dalT efperienza , e dalla ragione. E per prova di quello noftro giudizio, dico , che non è ballante lo feorrer più , ò meno à diftinguer un' aria dall’altra, che , fe ciò foffe , fi darebbero molte fpecie di cor- vette , accorciate , mezz’arie, &c. Nè quella diftinzione dello sba- rare è vera , auvenga che così in quello del Montone , come nella capriola , Tuno accennando , e l’altra tirando il calcio , il Ca- vallo non potrà alzar la groppa , che non sbafi! il dinanzi nel me- defimo Libro IL Capo XVL i 6 1 defimo tempo , ma tutto il falto del Montone confitte nel moto violento , e non interrotto all’ insù , e nel moto naturale , e non interrotto all’in giù; mà , fe non può tirar calci fenza alzar la grop- pa , e fenza sbaffar il dinanzi ; certo è , che , non potendo la me- defima parte far due moti contrarii tutti in un tempo, fe ’l dinanzi s hà d’abbaffar per tirar calci , non potrà effere nell’andare in sù, che s’inalza . Siegue dunque , che in tutte l’ arie , dovendo il Cavallo sbarar il calcio , lo farà neceffariamente nel venire à baffo , onde per que- llo capo non poffono effere di fpecie diverfa la capriola, & aria del Montone . Non potranno nè meno efferlo per lo feorrer , che fà la capriola , e per lo cadere nella medefima pitta del falto del Mon- tone, prima per la ragione , ch’ho detto, che lo feorrer , ò nò, non può conflituire fpecie diverfe , auvengache fi darebbero corvette , accorciate , e mezz’ arie di fpecie diverfa , facendofene {correndo , e da fermo à fermo: fecondo nè meno è vero , che il Montone ca- da nel medefimo luogo , anzi , come aria molto violente , & alta , non potrà effere continuata dal Cavallo , fenza feorrer alquanto innanzi per ajutare col moto progreffivo naturale il violento . Che , fe per auventura fi aveffe offervato , che alcun Cavallo faceffe quell’aria fenza feorrere innanzi , per effere dotato di ftraordinaria forza , e leggerezza , ciò non dovea pattare in regola generale . Ol- tre che 1’ifteflb fi potrà dire etterne flato riferito d’un Cavallo in Francia , che faceva molte capriole con la tetta al muro. Avendo dunque à baftanza provato , che Taria del Montone, e la capriola non poffono diftinguerfi dallo feorrere , ò nò , e del tem- po , nel quale tirano li calci , fiegue , che , non potendoli affegnare altra diverfità, è quella , che io dico , cioè , che nella capriola i! Cavallo tira li calci , e nell' aria del Montone folamente l’ accenna . Conferma quella mia opinione quella ragione, che, fe ciò non fof- fe , feguirebbe , che quel falto , che fi là con accennare li calci , non fotte flato nè conofciuto , nè nominato dagl’Auttori, il che non è verifimile . Gl’ajuti effendo gl’ifteffi , che fi danno nella capriola per non mol- tiplicare , anzi replicare gl’ ideili , mi rimetto nel difeorfo di detta capriola . X 1 6z Delt Arte del Cavallo Bella Capriola . CAPO DECIMOSETTIMO, E La capriola un falto , che fa il Cavallo , alzandofi ugualmente in aria , e pervenuto al moto violento , nel punto deì venire à ballo sbara ugualmente con l’uno , e l’altro piede il calcio ; e, benché de’ Cavalli ve ne fiano , che vanno in capriole più , e meno balle , ad ogni modo la natura di quell’ aria richiede , che Tempre lì levi il Cavallo à notabile altezza , altrimente verrà ad aver pofato le braccia in terra nel tempo , che levarà la groppa in aria per sba- rare il calcio 3 il che in vece di capriola farebbe quel falto irregola- to , che vien per difefa communemente chiamato contratempo , at- to più , che à far bella villa , à buttar giù , ò almeno fcomporre il Cavaliero ; oltre che , non havendo il Cavallo tempo quafi di for- nire li calci prima di venire con le mani in terra , facilmente riceve- rà lefione nell’ unghie delli piedi d’ avanti , e nelle braccia medefime, che vengono à patire tutto il pefo del Cavallo. E, fe bene tutte l’arie , nelle quali il Cavallo fi folleva con braccia , e piedi, polfono elfer chiamati falti , la capriola però , come più nobile per la villa più vaga , e per la maggior difficoltà , merita quello nome con qual- che particolarità . Si dice capriola , perche è limile à falti , che fanno li Cavrioli, e nell! fccoli palfati lì inoltrava à Cavalli di Guerra , per poter sbarat- tar gl’inimici, il che non farebbe profittevole adeffo per 1’ ufo dell1 armi da fuoco. Nel Cavallo, che s’hà da porre à quello maneggio, prima fi ri- cerca l’inclinazion naturale, che la moltrerà facilmente nel fare del- la pofata, nella quale per lo più fpiccherà quel falto con lo sbaro de* calci ; nel trotto , che fuole effere lupino con non molto moto , con la fchiena unita, & aggroppata; con fare , nel volerlo rauvivare , & unire, qualche falto. Secondariamente s’hà d’ aver riguardo alla for- za, leggerezza, vivezza d’anca, qualità, che tutte hanno da fic- car notabilmente nel Cavallo ; oltre à ciò in fpecie fi richiede ottima unghia , e gamba , & un corpo , anzi mezzano , & unito , che fmi- lurato , e languido. Se à tutte l’ altre Arie è neceffaria la pofata , à quella è non fo- to neceffaria, ma hà da effere più alta , e che pieghi il Cavallo bene le mani, efsendo facile per l’altezza dell’aria, che nel venir giù non difendi le braccia, ch’impalato fi direbbe. E, facendola con facili- tà, & agilità, fi conduce il Cavallo in una Calata, mà non troppo erta, Lw, IL Capo XV IL i 6 \ erta, ò, non avendola, in una tela di muro, & un uomo intendente da terra con una bacchetta lunga , mentre nel tempo , che il Ca- vallo sbaverà levato d’ avanti, lui l’ajuterà di dietro nella groppa con una toccata forte , acciò sbari il calcio . Da Francefi, e fuoi feguaci s’ufano per far sbararé varii ftromenti, con li quali pungono fieramente il Cavallo , ma , quanto ciò fii mal fatto, ciafcheduno lo potrà conofcere , auvengache ò’I Cavallo avrà difpofizione à fimil’aria , ò nò, fe ne averà, non bifognano altri aju- ti violenti , e ballerà la bacchetta folamente , e , fe non v’hà difpo- fizione, non vi fi deve porre dall’ efperto Cavallerizzo. Di più tutti li falti hanno per fine , come s’.è detto , il far moftra ne* luoghi publi- ci, dove non fi poflbno , nè devono dare gl’ajuti così violenti , e di tanto brutta villa . Mà per tornare alli noftri; l’ ajuto dell’ uomo da tèrra deve efsere continuato , fino che il Cavallo abbi acquillato 1’ abito della perfe- zione , e della facilità del faltare , e sbarare , e doppo il Cavaliere à Cavallo folo fe l’hà dJ aiutare con la bacchetta, mà non già di fotto mano , come nella corvetta , & altre Arie più bafse , mà di fopra mano , nè quella fi dà per fopra la fpalla delira del Cava- liere, per la brutta villa, màconil braccio dirtelo, tenendo il tron- co della bacchetta frà il dito pollice , & il medio , e dando l’ ajuto deve slargare il braccio , & alzar la mano con durezza , e difin vol- tura infieme , toccando con la punta della bacchetta in mezzo la groppa del Cavallo, potendo fare una toccata, che farà giufto nel fine del moto violente dell’ andare il Cavallo in sù , ò due toccate , la pri- ma , come s’è detto , e fubito la replicata più forte, acciò sbari. Vi fono Cavalli, che temono 1’ uomo di terra, alcuni de’ quali in vece di faltare fi pongon à fuggire, in tal cafo, non e (fendo più (la- to chiamato, deve l’uomo à Cavallo da sè toccarle con la bac- chetta alla groppa, ò all’ Anca, e, come sbara, fe li deve far carez- ze , e fmontarlo , che intendendo quello, che fi vuole, à poco, à poco , farà l’ Aria , nella quale avendoci difpofizione , e conofcen- docila facilità, farà tutti li tempi , che fi vorrà con farlo anche inten- dere l’ajuto dell’ uomo da terra, il quale dovrà toccarlo con la bac- chetta alla groppa , doppo eh’ averà principiato à (altare . E quello non fervirebbe , fe 1 Cavallo col folo ajuto , di chi v’ è sù, an- dane con giuftezza , e sbarafie tutti due li piedi , mà non potendo l’uomo à Cavallo ajutarlo d’ avanti, e di dietro, elfendo giovine, mentre ò feorre troppo , ò fi leva affai d’ avanti , ò troppo di die- tro, è neceffario, che lui applichi con gl’ajuti d’avanti, e l’uomo da terra al di dietro . Può anche il Cavallo giovine andar ad incontra- re l’ ajuto di terra con torcerfi , e sbarar il calcio di fianco per col- X a pire i <54 ^Delt Àrie del Cavallo pire Fuomo in terra, quello lo può fare, benché fii Cavallo linee- rò, mà di fenfo, volendoli difendere dal caftigo di terra, & in que- /lo cafo il più proprio devefi far andar di pano , e 1* uomo da ter- ra /larvi vicino al fianco , con erba in mano , & andarlo accarezzan- do , e non farfi vedere la bacchetta alta in mano , tenendola piu na~ feofta, che può, e, mantenendoci costai fianco, doppo che è afficu- rato, far, che lo chiami colui, eh’ è à Cavallo, e quel di terra devé aiutarlo con piccole toccate, che, fe farà fenfitivo, ballerà, e Cubito accarezzarlo con darle dell'erba , & in fine far, che il Cavallo fi levi F apprenfione dell' offefa . Il maggior ajuto ali’ arie alte è 1 fermarli à Cavallo , coir inner- varli , cioè indurire il corpo , e particolarmente nell’ andare su il Cavallo raccogliere in sè ftefio il corpo, contenerli il fiato, ripiglian- dolo, ò cacciandolo fuori nel venir giù; enei principiare, anzi far- lo principiare à venir sù , col forgere la mano , e nel principiare à venir giù deve abbacarla l’uno, e l’altro più, ò meno, quanto è il infogno 5 mà quell' abito di giallezza s’ acquifta con la lunga pra- tica * Se il Cavallo è di fenfo, & agile, il fopradetto ajuto balla , mà, s’è mancante ò dell’uno, ò dell’altro, v’è il foccorfo della gamba, cioè nel venir sù , accollarla al fianco, rimettendola avanti nel venir giù, e quello ajuto fi può anche crelcere , e/fendovene il bifogno con la piccata di fprone , in vece dell’ accoflamento * Del P affo Salto „ CAPO DECIMOOTTAVO. IL Pafio«e folto in altro non differilce dalla Capriola , fe non che in quella maneggiando il Cavallo, doppo una capriola, fi chia- ma all* altra ; nel palfo , e folto fi frapone un palio trà una Caprio- la, e l'altra, dal che ne trae il nome d’un palfo, & un folto . Li fegni, che s’ hanno da olfervare nel Cavallo da porfi à quell' Aria, fono li medefimi, che quelli della capriola , anzi il Cavallerizzo deve porli tutti alla capriola , mà vedendo , che '1 Cavallo tra 1 un tem- po , e Y altro feorre uno , ò più palfi , nè per diligenza^ vorrà fubito ripigliarlo, potrà argomentare, che ’1 Cavallo, fe bene hà inclinazione alla capriola, non hà però tutto quel nervo , & unione di fchiena , che vi Infognerebbe ; onde per levarfi più facilmente in aria s’ajuta col pigliare furia, facilitando il moto violento col progrefììvo; fi co- me Libro II. Capo XT^flf. ì 6 ^ me tal* or vediamo farfi da ballarini , che volendo toccar il fiocco piglian furia con alquanti palli . Dovrà dunque il perito Cavallerizzo contentarli all* ora di non por- re il Cavallo alla capriola , che non potrebbe mai farla bene , ma fe- condando la naturai difpofizione , e compatendo la debolezza difci- plinarlo al palfo , e falto . Or, per non replicare le medefime cofe, elfendo il Cavallo rifoluto, fpicciato , & unito , e facendo con facilità , e perfettamente la po- fata, nonfolo in una Calata , ò pendio, mà anche in un dritto pia- no ; nell’iftelfo fi chiamerà , cambiando per elfo di palfo , fe pi- glia fu^a fcorrendo affli 5 ò, fe vi fi piantalfe , & il Cavaliere, che’ è a Cavallo, lo chiamerà con alzarla mano, e con la voce nell* iftelfo tempo , e bifognando con la polpa di gamba alla fpalla , fe farà greve d’ avanti , ò vicino le cigne , e nel principio Y uomo da terra, follevatoche è *1 Cavallo, deve toccarle la groppa con la bac- ' chetta , acciò che sbari , e quella toccata non hà da elfere minu- ta , e replicata , come nella Corvetta , e nè meno poco gagliarda , come nell’ altre arie balte, mà, fe ben paufata, & à tempo, deve elfer gagliarda, come fi dà alla Capriola, perche hà da sbarare, e, fatta la Capriola , il Cavaliere non hà da mantenere la mano torta , mà glie la deve dare un tantino, acciò che polfi pigliare il palfo, & in fi- nirlo deve trovarli pronto à rilorgerla , acciò che facci la feconda Capriola , e così di tutte Y altre : facendo però il Cavallo princi- piante due tempi foli , deve fubito il Cavaliere accarezzarlo , darle dell’erba , e fmontarlo, e così di mano in mano , la feconda mat- tina fe le faranno replicar tre tempi , e sonderà così crefcendo , re- nando fempre con animo il Cavallo. Elfendo verilfimo , che, fe è necelfario di confervar Y animo à Cavalli in tutti gli altri maneggi, maggiormente ciò fi deve olferva- re in quei maneggi , che fono difficililfimi , e di llraordinaria fa- tica. Mà, sei Cavallo principia Ife , fcorrendo alfai, fi deve fermarlo; e così fermo fi chiamerà alla Capriola , ò falto. Se poi hà del ramingo , ò pigro , e che fi pianta , ò arrefta , quello fi chiama sul galoppo. Tutti gli altri difordini , che occorrono in quell’aria, fono quali ^l’iftelfi della Capriola , come balzarli men del dovere d* innanzi , o di dietro , il non sbarare , ò sbarar con un piede , lo fcorrer foverchio . Nelli quali ci anderanno gl’ajuti proprii , ò di forgere più dell* ordinario per follevarlo , ò di foccorrerlo con la piccata di fprone al fianco; al non alzarli troppo didietro, & al non sbarare , T uo- mo da Terra deve toccarlo più forte, ò sbarando con un piede folo , il Ca- Del? Arte del Cavallo Cavaliere à Cavallo deve piccarle con lo fprone al fianco in quel- la parte , che non sbara 5 e l’uomo da terra deve toccarlo con la bacchétta nella medema anca , che non sbara 5 allo fcorrer troppo il Cavaliere 9 à Cavallo deve quafi niente darle la mano doppo fat- to il falto , & in fine fi devono crefcere , ò diminuire gFajuti fecon- do il bifogno^ II Fine del Secondo Libro @ DELL3 l 6y DELL'ARTE DEL CAVALLO LIBRO TERZO. Come devo, Bar il Cavaliere à Cavallo . CAPO PRIMO, A3 nel fuo volume mìo Padre infegnato il mo- do di conofcere , di domare , e di ammaeftrare il Cavallo ; ne punto ha fatto parola dell3 ufo di quello Cavallo . Pare, che, non elfendo paffuto più oltre, abbia egli lafciato di inoltrare il fine, per il quale ha fpefa tanta fatica . Ma ciò non può effer fiato in lui nè difetto di trafcuraggi- ne , nè mancanza di cognizione ; forfè gli farà ò mancato il tempo, ò la Morte gli lo averà impedito. Or , come farebbe colpa d’ un fuo Figliuolo riprenderlo , ò condan- narlo , così farebbe temerità , fe avelli in animo di correggere , ò perfettionar l’opera fua. Aggiungo quelli pochi capitoli per dar à ve- dere , che li Cavalli , contro il parere di molti , non fi ammaeftrano per le fole Cavallerizze , e lo fò con intentione di fempre più accen- dere il Cavaliero di defiderio di efercitarfi in quella bell’ arte , ino- ltrando lui , quanto effa, come degna del favore di tutti i Prencipi, fudi al di lui vantaggio gloria , & honore . Prima però di venir à quello , panni neceffario il difcorrere del - la politura del Cavaliere , cioè , come deva ftar il Cavaliere à Ca- 1 6*8 Deli '* Arte del Cavallo . Cavallo operando, tanto più, che non vedo concordar tutti in una* ma effer diverfe le pofiture. Li Signori Francefi hanno la loro; li Signori Spagnuoli la loro, e noi altri Italiani la noftra ; ciafcuno tiene la fua per buona , nè io voglio effer giudice in quello , poiché # come Italiano , farei {li- mato partiale della noftra ; che però dirò le ragioni , per le quali noi altri Italiani ci ferviamo della noftra*, lafciando poi il giudizio à chi è difmtereftato, il quale, riflettendo bene alle ragioni dell' u- na, e l’altra parte, facci poi la decifione à favore di quella {li- merà migliore , e più propria . Lì primi vogliono, che il Cavaliere ftia tutto dritto, à fegno che, fe fi tirafle una linea retta dalla cima della Tefta fino alla pianta deli! Piedi, quella neceflfariamente paffar debba per tutti li membri del Corpo. A quella per oppofizione io trovo, che il corpo non_ Uà nella fua forza , & in confeguenza , non potrà far alcuna ope- razione con quel vigore , e difinvoltura , che fi richiede , poiche_, , dovendo far la forza per tenérfi così dritto, non potrà farla nell’ al- tre operazioni ; che non fia nella fua forza , mi par à baftanza pro- vato con quella rifle Alone. Un’uomo dritto dritto non è mai nella fua forza, e l’efperienza ne moftra nel tirar di fpada , nel qual efercizio non fi ftà dritto, mà piantato; così nella Lotta, & in ogn* altra operatione , che dobbiamo fare con il corpo . Quella politura così dritta gl’ obliga di più à ftar con le flafte lunghe affai , dai che ne procedono due inconvenienti: l’uno è, che, fe il Cavallo fà un contratempo , overo un latratore , il quale fempre folleva qual- che poco il corpo , per forte che uno ftia à Cavallo ; e così folle- va ndofi , non viene ad arrivar più con il piede alla ftaffa , e con facilità efce di piede . V altro è , che nella Guerra , dovendo dar un colpo di fpada , e trovando quell’ appoggio della ftaffa così lun- go , non lo darà con quella forza , che lo farebbe trovandolo cor- to; ragione, per lacuale li Spagnuoli, e Turchi cavalcano cortiflìmo, come dirò appreffo . Mi poflono dire , che loro ci danno forti ; il che glie lo voglio concedere , mà non mi negheranno, che vi vuole un lungo abito à pigliarci forza ; il che non fuccede nella noftra^ , e che fìa così, pigliate due, che non fiano mai dati à Cavallo , e fategli piantare uno nell’ una politura, e l’altro nell’altra , e vedete, quaf delii due fi alfuefarà con più facilità, certo quello, che piglie- rà la noftra ; cofa , che fà conofcere , che quella è più naturale di quella , & in confeguenza quella , che non è naturale , farà affettata , clic è incommoda , e brutta. Lì Spagnuoli fogliono cavalcar con le ftaffe corte affai , al che io trovo per oppofizione, che con la ftaffa così corta in occafione di dover Libro 111 \ Capo I dover operar con fona , fi folleva tanto dalla Sella , che il Ginoc- chio non potrà far la fua forza nel luogo debito , & in confeguen- za , fe il Cavallo farà qualche contratempo , farà facile à cafcare : ol- tre che , ftando cofi corto , non potrà mai effer naturale , che è quello , che noi vogliamo , non folo per la bella vifta , mà anco per poter far le operazioni tutte con giuftezza , quali è quafi im- polfibile poter fare , quando il corpo non fia nella fua pofitura giu- fta , Naturale , e non forzata . Nella noftra pofitura dunque deve il Cavaliere ftar à federe à Ca- vallo , e dal mezzo in sù deve ftar dritto , come vogliono li Signori Francefi , cioè che ftia come una Linea retta ; le Spalle eguali , che una non auvanzi un dito dall1 altra, la tefta alta, e dritta , &, ope- rando , deve guardar in mezzo l’ orecchie del Cavallo , e non la vol- ta , come fanno alcuni : Dico operando , intendendo nel maneggio, dove T applicazione non deve eflere , che nell5 operar giufto il Ca- vallo , per altro nel correr lande , e nelle battaglie , ò finte , ò ve- re , fi deve fempre aver l'occhio all’inimico : nelle Fefte fi deve di volta , in volta , riguardar i compagni per venir giufto, &à tempo nelle Figure, e nelli palleggi è permeflo riguardar quello , che più aggradite , pur che fi va ia eguale con il compagno , & in debita diftanza da quelli , che fono avanti. Le braccia devono cader egua- li , & à drittura del corpo , e che il gomito non fia ne avanti , nè in dietro del detto corpo $ non devono effer nè attaccate alla vita, che cucite fogliamo dire , nè tanto larghe, che pare fiano le Ali, che vogli volare. Deve effer il Gomito piegato", e che la mano venga à mezzo del petto , all’altezza di due , ò tre dita fopra il pomo della fella , il pollo deve venir dritto , acciò la mano non pieghi nè verfo il pet- to , nè verfo la tefta del Cavallo , nè verfo il pomo della Sella , mà più tofto in sù , perche nelle tre prime maniere la mano par ftorpiata , & è fuori della fua forza , che nell* ultima piglia fempre più la fua forza , maggiormente voltando le dita al Cielo , come fi deve far nel forger la mano ; e per fegno , che fiete nella politu- ra giufta, oifervate, che, tenendo il pugno ferrato, li primi nodi vici- no all’ unghie faranno voltati verfo il voftro petto. La mano dritta, operando , fi deve tener eguale con la mano della Briglia , e che li nodi di mezzo di ambe le mani fi guardino inficine. Onerando con la Briglia fola , alcuni fanno tener la mano dritta appoggiata su la Cofcia dritta , il che non difapprovo , mà meglio mi pare uni- ta con F altra , come ho detto di fopra , perche tenendola sù la co- fcia viene à ftar più indietro dell’altra , il che non farebbe errore, fe non la feguitalfe la Spalla , mà è cola faciliilìma , che quella là Y fegui- I jo JDelt Arte del Cavallo feguiti , il che farebbe difetto , perche verrebbe à ftar il Cavaliere in fpalletta , errore elfenzialilfimo ; & oltre di quello, effendo la mano dritta unita con l’altra , farà più pronta à dar gFajuti. Quello è, come deve llar dal mezzo in sù , che infino qui ci ac- cordiamo con i Signori Francefi ; dal mezzo in giù, noi vogliamo, che il Cavaliere ftia à federe à Cavallo , mentre in quella pofitura farà più commodo , & in confeguenza , con più Facilità , farà tutte le operazioni . La^ Cofcia dunque non deve venir in giù à linea retta , mà con una linea trafverfale , e formando un angolo ottufo , venga la det- ta Cofcia à linea retta verfo la punta della fpalla del Cavallo, ac- ciò venghi à trovar rincontro, ò Borrone d’ avanti della Sella. La Camba poi deve cader giù naturale, e, che venghi à cadere giullo in faccia la fpalla del Cavallo ; la punta del piede deve elfer dritta , e non voltata verfo la fpalla del Cavallo, come vogliono alcuni; e, le bene tutti i Cavallerizzi ricordano , la punta del piede verfo la fpalla, overo orécchia del Cavallo, non è per quello , che deva llar il piede in tal forma , anzi io dico , che deve la punta più tollo llar in fuora , mà pochilfimo , che in dentro ; e quello , prima per- che in quella forma è più naturale , che è quello fi deve olfervar in tutte le parti del corpo, l’altra , che, dovendo dar un paro di fpero- nate , lì troverà più pronto, e con un tempo folo, che, avendo la punta del piede alla fpalla del Cavallo , ne doverà far due , uno di addrizzar il piede , F altro di dar la fperonata : mà tutti ricordano , la punta del piede verfo la fpalla del Cavallo, perche tutti li prin- cipianti tengono le punte in fuori , e però , per addrizzarle , dico- no la punta verfo la fpalla , per altro deve llar il piede in politura naturale , che è, come ho detto di fopra . La llaffa non deve elfer nè corta , nè longa , perche corta folleva il Ginocchio , e non può far la fu a forza per tenerli à Cavallo ; lunga farà la forza in stan- gar il piede per tenerla , e la leverà al Ginocchio , dove vi fi deve far tutta . Deve dunque elfer in una lunghezza aggiuftata , e quella è , che il Calcagno lìa un dito più balta della punta del piede ; quella mifura però ferve nel maneggio , perche marciando di palfo in Campagna , fi deve tener un tantino più longhetta , acciò il pie- de vi venga à trovar il fuo appoggio giullo , e commodo , il che non farebbe , fe folfe longa , ò corta : mà nel maneggio , dove F opera- re fempre folleva un tantino , fi deve tener più corta , perche quel poco, che folleva Foperare , fà trovar la llaffa giufla ; & alli fallato- ci, & alli Cavalli, che operano con fchiena, fi tiene ancora mezzo pun- to più corta , perche follevando più quell’ operazione , la llalfa vie- ne à trovarfi giuda * in Lìb. III. Cap, IL 1 7 1 In quefta politura dunque deve operar il noftro Cavaliere , pro- curando di ftar più naturale , che fia poflibile , e sfuggir 1’ affettazio- ne , quale Tempre è di brutta vifta , & incommoda ; oltre il natura- le , deve operare dilcìolto , e con difinvoltura , e non legato , e con forza , che così sfuggirà T affettazione , mà opererà con facilità , fen- za fatica , e farà bella villa , à chi 1’ olferva , ricevendone il dovuto applaufo. Delle oper adoni à Cavallo, CAPO SECONDO. AVendo determinato, quale debba effere la pofìtura del Cavaliere à Cavallo , pafferò alle operazioni , che fecondo le congiuntu- re occorre di fare, e per le quali fi riduce il Cavallo alla perfezio- ne , detta ne5 libri antecedenti . In quattro forte di funzione , à mio parere , ferve il Cavallo da Sella , e fono , il Viaggiare , la Caccia , la Guerra , e le Felle . Quanto alla prima , poco mi ci devo eflendere , poi che non è quefta cofa particolare di Cavaliere, mà commune àtuttele forti degl’Uo- mini, e per tal effeto vi fono li Cavalli da Vettura , i quali non fan- no , cofa voglia dir unione , ma folo fono auvezzi ad andar di paf- fo , ò vero galoppare per correr la pofta , e quefto lo fanno con con- tinue botte di mano, come è folito farfi dalli Vetturini , e gl* aflùefat- ti à quelle non fanno andar in altra maniera; che però mireftringo folo à dar qualche auvertimento nel viaggiare, per sfuggire, quanto fia poflibile, li pericoli. Àuvertir dunque deve il Cavaliere nel viaggiare , ò correr la po- fta , al terreno , e, quando trova fanghi , ò terreni bagnati , e duri, per i quali fia inevitabile il paffarvi , non vi andar furiofo , quanto può il Cavallo , perche, più furiofo che è , è Tempre più abbandona- to, & in confeguenza più pericolofo al cadere , che però bifogna te- nerlo con la briglia più raccolto , che fia poflibile , e contentarfi di metter più tofto un ora di più nel viaggio , che farlo più prefto , con il rifchio di romperli una gamba , e di più ancora , che Dio non voglia ; per li detti terreni, oltre l’andar piano, auverta di non vol- tare , se è poflibile , e , dovendolo fare neceffariamente , farlo più largo, e più piano, che fia poflibile, perche il moto obliquo è Tem- pre più pericolofo del retto , e più ftretto , e , più furiofo che è , è Tempre più pericolofo ; che però dobbiamo sfuggire , quanto che fia poflibile , il pericolo . L’altro auvertimento è , che li Cavalli da vettura per ordinario Y 2 affa- 172, Delf Arte del Cavallo affaticati su le fpalle , & abbandonati , con facilità fclpucdattG ; Sd à quello ho veduto univerfalmente incorrer tutti in un errore , che è , quando il Cavallo fcapuccia , caligarlo con un pajo di fperona- te , e forfè anco replicate ; il che vi dico elfer errore , perche il fca- pucciare , che fa il Cavallo , non è errore di volontà , mà d'impo- tenza , mentre , per elfer affaticate quelle gambe , non le può leva- re 5 e però non deve elfer cailigato. Cofa parerebbe à voi, fe3 quan- do fcapucciate , uno vi dalfe un gran pugno ? fate conto , che Fiftelfo direbbe il povero Cavallo, fe potette parlare; oltre che s'in- corre in un’ altro errore , & è , che un altra volta , che il Cavallo fcapuccia , afpetta la fperonata , e però fi mette in furia , e trovan- doli mal in gambe, eflendo imbrogliate per lo fcapuccio prefo, con grandilfima facilità vi può cadere; e, come ho detto, in quell’erro- re tutti v’incorrono, per il che nc fegue, che tutti li Cavalli da vet- tura , doppo aver fcapucciato , fi mettono in ardenza , & io gl'hò trovati tutti così , che però , quando mi fono toccati limili Cavalli , doppo aver fcapucciato gl'hò fermati , e fattogli carezze , acciò un* altra volta non mi fi mettino in ardenza ; ben è vero, che doppo bifogna llar più auvertiti , e con la briglia raccolta , e con qualche piccata di fperone andartelo mantenendo più unito , che fia polfibi- le , per sfuggire con ogni diligenza i pericoli . Un' altro necelfariilfimo auvertimento è con i Cavalli ombro!! , par- ticolarmente viaggiando dietro la riva di qualche fiume , ò per qual- che montagna , con un precipiti© alla parte : può intravenirvi , che il Cavallo fi adombri di qualche colli , che fia avanti , e dalla parte contraria del Fiume , ò del precipiti© ; in quello cafo il proprio del Cavallo ombrofo è di tirar F orecchie verfo la cofa , che li fà paura, e dar indietro verfo il precipitio ; in tal cafo il rimedio naturale di tutti è procurar di cacciarlo avanti con fperonate , mà il Cavallo, avendo tempre più paura , e credendo, che quelle fperonate gli ven- ghino da quella cofa , che gli fà paura , tanto più dà in dietro , e molte volte precipita, con chi è à Cavallo. Il rimedio dunque più proprio , per evitar quello pericolo , è , di llar fempre auvtrtito, quando fi camina per tali luoghi , e con Cavalli di fimil natura , e tenerfi più lontani, che fia polfibile, dal precipitio ,e, venendo il cafo, che il Cavallo abbia paura , fubito che comincia à dar in dietro , voltategli la tella al precipitio , così fate due cofe , una è, che gli le- vate da gl' occhi quella cola, che gli fà paura, l'altra, che gli fate vede- re il precipitio , molto ben conofciuto dal Cavallo , particolarmente di tal natura , e non vi fi butterà ; ben è vero, che, fermato che è, vi configlio fmontarlo , e prefo à mano pattar quella cofa, che gli fà paura , e poi tornar à montar sù , così ho fatto io in fimil congiun- tura. Zib, ITI, Capo IH 173 tura , non effendo quello luogo -proprio da contraffare . Auvertite pe- rò di non vi ridurre sii Torlo del pericolo , à voltargli la tefla , per- che potrefte incorrere in un altro pericolo , che è , nel voltargli la te- fta , vi poffì cader dentro , & in vece di falvaryi , precipitarvi da per voi ; che però bifogna voltarlo fubito nei principio della paura , per ayer luogo da poterlo voltar verfo il precipitio ; e però tenetevi lontano dal pericolo acciò., fuccedendovi il cafo, poffiate metter in efecuzione la regola datavi » Per la caccia poco pollò aggiungervi-, mentre Piftefse auvertenze , che vi hò dato nel viaggiare , polTono fervirvi nella caccia ; cioè T au- vertenza al terreno , e non fia tanta la gola di correr dietro un Le- pre , ò un Daino , ò altro animale , che vi faccia perder la cura delle volére gambe : nel voltar manco furia , che fia polfibile : con le altre auvertenze di già dette ; folo aggiungo per configlio à queftì Cavalieri-, che hanno tal dilettazione , di tenerli un Cavallo appe- lla per tal divertimento , e farlo trottare alla Cavallerizza , acciò pi- gli unione 5 perche così gli fervirà meglio , e farà più ficuro. Reità adelfo la guerra , e le felle , che è il mio fine primo , efsendo co fa propria del Cavaliere ^ che però di quelle anderò più diffùfamente ragionando. Qualità, 9 che fe richiedono al Cavallo da Soldato ? in eguali ope* ra^oni debba efercìtarfe » CAPO TERZO. CHe la Guerra fia un arte -, la quale non cède in nobiltà ad al- cun altra , ne lo fà comprendere il vederla éfercitata non folo da pedone nobili , mà da Prencipi , e Monarchi iftelfi ; fe così è, come non vi è dubbio , perche non dobbiamo metter tutto lo ftu- dio , & applicazione per ridurre un Cavallo à tutta quella perfezione, che fi richiede in tal affare , tanto più , che un Cavallo in una Bat- taglia può elfer caufa e della falute , e della perdita del fuo Pa- drone. In quello capitolo dunque tri accingo à dimoftrarvi, quali de- vano effer non folo le qualità di un Cavallo -, che alla Guerra deva fervire , mà in quali operazioni devafi efercitare , acciò il Cavaliere alToccafione fe lo trovi pronto. Il Cavallo da foldato à mio Giudizio non deve efiere nè molto grande , nè troppo piccolo 5 Grande , perche oltre Tincommodo dì montarvi , e fmontarvi alT occorrenze , vi è, che diffìcilmente fi uni» fee leggerezza , & agilità in una macchina grande. Piccolo , perche oltre lo Vantaggio , che fi hà nel combattere fopra un Cavallo picco- lo, 1 74 Delf jlrte del Cavallo lo , non potrà mai relìBere alla fatica , come uno di giuda taglia ; avendo in Italia per proverbio , che il piccolo fa quello puole , & il grande quello vuole. Deve dunque efler di giuBa altezza, che à mio giuditìo farà di quarte nove , e mezza in circa di mifura Padovana, che corrifponde alli palmi fei , e mezzo Romani , poco più , ò poco meno. Il mantello fcuro , mentre li Signori Soldati mal volentieri lì fervono di Cavalli Leardi , particolarmente gl’offiziali , elfendo que- lli più facili ad effer fcoperti , e prefi di mira . Le fattezze fiano belle , cioè buon traverfo , buon incontro, cioè largo di fpalle , mà che non fìano cariche di Carne , perche farebbero grevi , pigri , e tardi , cofe tutte perniciofe ad un foldato , e però da doverfi sfug- gire ; fìa (carico di Collo , e di TeBa , che abbia buona bocca , effendo molto incommodo un Cavallo, che fi carichi alla mano , co- fi che fuol luccedere alli Cavalli grevi, e carichi dispaila , e di Col- lo 3 avendo quelli per ordinario la Barra carnuta , il che fà , che fi carichi ; ne meno la Barra tanto fcarnata è buona , poiché , effendo Loffo quafi (coperto, fà,che ad ogni poco di forta di mano fentono 1* offefa all’offo , e ne deriva il batter alla mano , cofa aitai incom- moda , & alle volte perniciofa , mentre può occorrere, che nelfab- baffar Ir mano , per il bifogno di fcappare , il Cavallo afpettando la forta fi può metter ad alzar la Telia , e batter alla mano , e co- sì non frappare con la debita prontezza 5 che però deve aver buo- na bocca , e buon appoggio , per elfer pronto ad ogni chiamata , e che foffra ancora qualche botta di mano, che accidentalmente nel combattere fe li potefte dare 5 che abbia buone gambe , e partico- larmente buon piede , cioè buona unghia , effendo molto incom- modo al foldato un Cavallo , che con facilità perda i ferri , e che dovendo per neceflità caminar fenza poterli rimettere, fi azzoppila, e poi fa necefìtato Bar qualche giorno , per non dir Settimana , fenza poterfene fervire : deve dunque aver buona unghia , per tener i fer- ri, e, che, fe per dìfgrazia ne perde uno, non gfincommodi il cami- nar, anche una mezza giornata fenza di elio. Trovato il Cavallo delle lliddette qualità, fe gli deve dar la debita unione , giulle le regole dette nel primo libro , quali Bimo fuperfluo replicarle qui ; con le già date regole dunque devefi darli f unione, alla quale venuto , è necelfario farlo pronto allTma , e Y altra mano, sì di paffo, come di trotto , e galoppo , quale deve fare con faci- lità , e prontezza à tutte le mani , che fcappi con velocità , ritorni fui galoppo con flemma , e bifognando anche fui paffo , & occor- rendo Bar fermo fenza moverfi . Il Raddoppio non è neceffario al foldato , mà bensì , che inten- da la gamba con prontezza , & obbedienza , e non che vadi ad in- con- Ltb . ///. li \ ljr« contrar lo fperone , ò tirar il calcio ad ogni piccola accollata di gamba 5 ma che la foffra ; e lo fperone ancora e Y obbedifca con prontezza. La pofata , Corvetta , ò altr’aria non folo non è necelfaria, ma perniciofa , poiché un Cavaliere non molto pratico può dar up ajuto , per chiamarlo al galoppo , ò alla fcappata , e non difendo proprio, potrà il Cavallo rifponder con la pofata , ò Corvetta , che può elfer di gran pregiudizio , e molte volte maledicono li Cavalle- rizzi per quella caufa , fi che dunque le pofate , & arie tutte fiano bandite alli Cavalli da Soldato. Ridotto à quella perfezione fi deve alficurare al fuoco non folo di Pillolla, ò Schioppo , al quale non deve moverli, come fe non lo fentifi fe , ò vedelfe , ma anche ad un fuoco ordinario , per il quale, occor- rendo, deve palfarvi fopra fcnza sfuggirlo . Il modo di farcelo fare , fe olferverete le* regole dette ne’ primi li- bri , facilmente verrete in cognizione., che deve farfi con le carezze , e far conofcere al Cavallo , che quel fuoco , e quel rumore non è per fargli danno , e però le prime volte fargli fentir T archibugiata un poco lontana , e fubito trovarli il garzone con erba , dandoglela, e facendole carezze , e poi à poco à poco andarli auvicinando fino à sbarar la Pillolla quello, che è à Cavallo , & anche vicino al mollac- elo , mà fempre con erba , e carezze, lino che lia afficurato; così fui fuoco farlo paffar, prima fui fuoco fpento , & in poca quantità , é di carriera , prima , perche trovandoli il Cavallo in quella fuga , è più dif- ficile, che fi pianti, r altra , che occorrendo quello cafo fuppongo, che non li dovrà fare , fe non di carriera 5 come poi palla con ficurezza il poco, andar crefcendo à poco , à poco, fino à farlo palfar per la fiam- ma. Occorre con facilità nella guerra il dover caminar fopra cadaveri , mà quello è difficile il poterlo auvezzar fuori di guerra , con tutto ciò llimo, che alfai relleranno alfuefatti con metter Gabbani, e facchi di piglia, & altro, e così afficurarlo fopra quelli, che poi anelerà con piu facilità fopra quelli . E necelfario,che falti un follo con prontezza, e leggerezza, come anche una liepe ; al primo con facilità fi trovano in campagna fof- (ètti piccoli per andarlo auvezzando , e poi andar crefcendo : alla fe- conda, fi fà nella Cavallerizza medema,con farvi portar un fafeio di fpini, e farvelo patfare , perche , fentendofi pungere le gambe, con più facilità fi metterà à fallarli , e,fe bene le prime volte non li falta net- ti, non vi dia fallidio , mà vi balli, che capifea quello volete ; e fate- gli carezze , che poi in dieci , 0 quindici volte lo farà fenza molto ìlimolo , e quello vi ferva in tutte le altre operazioni nove , ballan- i y6 Delt drte del Cavallo dovi, che al principio capifca quello volete , e per farglielo capire quali mai con rigori; perche, quando un Cavallo non capifce quel- lo li vuole , à caftigarlo tanto più fi confonde , e più tofto darà in difperazione , come già à fuo luogo fi è detto . Necelfario ancora ad un foldato è, che il fuo Cavallo palli un Fiu- me , & occorrendo anche à nuoto : che però anco à quello è necef- fario alfuefarlo , olfervando le regole fopradette di principiar fempre dal poco ; che però principiar in poca acqua , e poi andar crefcendo lino à palfar un Fiume à nuoto r Ridotto il Cavallo à quello fegno par à me, che lia quello polli defiderar ogni gran Prencipe , che facci il foldato , ne polli bramar di vantaggio „ Delle Cavalcate , e Caro fello , CAPO QUARTO. TErminato , e mollrato, quali frano le qualità, che fi richiedono al Cavallo da foldato , & in quali efercitii debba facilitarli ? lafcierò da parte le regole da olfervarfi nella Guerra , non elfendo quella arte mia, nè quello, che mi fon prefo per alfunto di inoltrar- vi, e palferò alle felle, che fi fanno à Cavallo; e, perche trà le felle à Cavallo può numerarli anche una Cavalcata , ò fia palfeggio , di- rò brevemente , che in quelle develi folamente olfervare Y uguaglian- za , cioè andar del pari col fuo compagno, dovendoli nelle cavalca- te andar à due , e folamente il Prencipe, fe vi è , va lolo ; andando dunque à due , develi ofìervar Y uguaglianza non folo del com- pagno, ma anco di quelli, che fono avanti, e quelli di dietro , ef- fendo quello quello, che fa il bel vedere in una Cavalcata, e non il tormentar fempre un povero Cavallo, òin corvette, ò in palfeggio. Non dico, che qualche volta non li de va chiamar in corvette , aven- do Cavallo, che facci tal operazione , mà, fatto il fuo dritto di fei * ò otto tempi, tornar à pigliar il palfo , e rimetterfi nella fua di- sianza ; e fi auverta, che, chiamandoli Cavallo in corvette, fi de- ve metter il capello in teda , e non tenerlo in mano , ò fat- to il braccio , come fanno molti , perche fa bruttilfimo vedere ; di più, quando fi vuol far un dritto di corvette ad una Carrozza, òfi- neftra di Dame , fi deve chiamar il Cavallo prima di arrivarvi , e quando fi è in faccia, fermarlo , e cavarfi il Capello con falutare , e quefto farà il fegno, che fon fatte per loro ; e non fare all’ufo di molti , i quali ìeguitano à far corvette , anche doppo paffate , il che è errore, mentre fi devono fempre fare in faccia alla pedona per la quale fi fanno : Nelle cavalcate ancora non fi deve tener la bac- che:- Lib, 111. Capo lì?. 1 77 dietta alta ali* ufo della fcuola , mà balfa calata dalla fpalla dritta del Cavallo , e fi tiene ora nella man dritta , & ora nella manca , e particolarmente in quella, quando fi faluta, dovendoli conia dritta pigliar il Cappello , e con elfo, melfa la mano in Fianco, inchinarli , non dritto, perche, fe il Cavallo dà un alzata di tefta, vi romperà il nafo , mà alla banda verfo la perfona , che volete {aiutare . Si deve ancora procurar di ftar con piùdifinvoltura,che fia polfibile, e fenza affettazione . Quello è quello , che fi può ricordare nelle cavalcate , dove non li và,che di palfo ; vengo adelfo alle felle d'operazioni , quali per ordinario fogliono principiarli ò con Carofeilo, ò con Battaglia, à con Campo aperto , ò con Giochi di telle , e doppo una di quelle finire con un balletto . E {olito ancora farli femplicemente una cor- fa d'incontro di Quintana, ò di Anello , fecondo il Genio di chi le fa,ò F occafione, perche fi fanno j di quelle dunque ne difcorrerò ad una per una . Mà prima di entrar nelle operazioni dirò, che le comparfe fona quelle , che nobilitano le operazioni , poi che io sò , che in molti luo- ghi, dove fi fon fatte di tali felle, e da Prencipi grandi, tutto lo sfor- zo è fiato nella comparfa 5 poi che fono venuti in Campo con un treno degno di quel gran Prencipe , che le faceva , e poi Y operazio- ni non hanno confiftito, che in una femplice corfa di telle , ò di Quintana, ò di Anello. Le comparfe dunque più numerofe , che fono, fanno fempre più bella villa ; e quelle fiano ò con Carri, ò con equipag- gio , del che ne meno ne devo difcorrere,per elferne fiato Icritto da un Padre Francefe, per nome Claude Francois Meneftrier , nel fuo libro intitolato, Tra ittè des Tournois , jouftres , Caroufelles , & au- ties fpettacles publics . Nel quale in follanza non difcorre,che delle comparlè, mà non delle operazioni , che è il mio afiùnto ; e procure- rò moftrarvi con la maggior chiarezza , e brevità polfibile, quali fia- nolefuddette operazioni, & il modo di farle. Comincio dunque dalla prima, che è il Carolello. Quella fella prende il nome dal Carolello, che fi adopra in elfa, il quale non è altro, che una balla fatta di creta, della groifezza di un ovo grolfo d} Gallina, ò vero di un pomo piccolo, elfendo an- co fatto su la fimilitudine di quello , mà voto di dentro , e sbufato dall' una , e l'altra parte ; di quelli fe ne fà buona provifionc , quale deve elfer portata in un cello da un Servitore , per fervirfene , come fi dirà : da quello dunque, che Carofello fi chiama , prende la denomi- natione quell'operazione, della quale anderò trattando. Il Cavaliere deve comparir armato di un feudo, di competente grandezza , quale deve tener nel braccio finiftro . Fatta la compar- Z i a , / 178 Delt -Arte del Cavallo là, e , paleggiato il campo, fi devono metter le fquadriglie, ciafcuna al fuo porto , dove fanno provifione di alquanti Carofelli , che fi met- tono nelli diti della mano finiftra : elfendo tutti in ordine, partono due della prima fquadra , i quali di paflo fe ne vanno fino alla fquadra contraria, dove danno la disfida, con gettar due Carofelli con galanteria à gl’auverfarii; e fubito gettati pigliano la volta alla man dritta , fpiccando il galoppo verfo la loro fquadra ; fubito due degl' altri gfefcono dietro, caricandoli con i Carofelli; i primi di quando, in quando fi vanno voltando, & allora li fecondi alzano la mano, moftrando di volergli gettar il Carofello, e quelli devono con lo feu- do coprirfi la Telia di "dietro , nel qual feudo devono procurar gl* altri di colpire, perche, rompendoli in quello il Carofello , dà alli Ipet- tatori maggior il diletto , che però non deve efter molto groffo , ac- ciò con facilità vada in pezzi ; quando li primi faranno vicini alla loro fquadra , fpiccheranno la carriera , e fi anderanno à ritirare dietro alli loro compagni , de quali due faranno pronti per ufeir à caricar quelli , che caricavano; quefti, vedendo pigliar la carriera al- li primi, devono pigliar Involta , e ricever la carica nell’iftefta ma- niera de gl’altri , e cosi andar facendo fino , che T abbino fatta tutti una , due , ò più volte , con l’au vertenza di non ftufar gli fpettatori . Fatta cosi , à due, à due, fi fa poi ò fquadriglia, per fquadriglia, e quefti poflbno farlo alla sfilata , incontrandofi per il dritto , e get- tandoli li Carofelli uno contro F altro , procurando fempre di colpir nello feudo , e però fi devono fempre incontrar su la mano manca, perche, avendo lo feudo nel braccio finiftro, con più facilità potran- no guidar il Cavallo , anche coprirfi il yifo dal colpo del Caro- fello , il che non potrebbero fare , fe fi paflafiero sù la mano dritta. L’ incontrarli fi può far yoltando per il mezzo , ò vero da gl1 angoli, procurando d1 incontrarli li primi fempre nel mezzo ; e nel fi- ne incontrarli tutti di fronte , e fare anche una , ò due pattate ; e quefto ad arbitrio del compofitore , il quale deve procurar di far quelle gite, che faranno miglior vifta, & in fine pararli tutti di fron- te , doppo di che fi può far tutti infieme qualche Bilcia , ò qual- che altra operazione , e cosi finir la fefta. Quefto è quanto fi può dir fopra il Carofello, lafciando poi l’arbitrio di accrefcere , o di- minuire al buon gufto di chi dirigge Y operazioni. Quella fefta di Carofelli viene aftai praticata in fpagna , e vien chiamata col nome di Alcan^as , & anco in vece di Carofello fi fervono di alcune Cannette lunghe , e quelle chiamano felle di Cannas , che in altro non fono differenti dall’ Alcaneias , fe qon che in quelle fi fervono delle Cajiné , & in quelle de Calo- felli , Libro III. Capo IV. 17 9 felli , quali come hò detto di fopra , fono balle di creta vote. Altra fella fogliono fare in Spagna, che la chiamano correr Paréjas, il che non è altro, che una corfa,che fanno à due, à due in mez- zo à due lizze piantate nella gran Piazza , e vanno di tutta carrie- ra da un capo all’altro, con una Torcia accefa per uno nella mano, e fempre uniti da fpalla à fpalla , confillendo in quello la vaghez- za dell’operatione , e la difficoltà è di ftar, fi nel partire, come nel mezzo , e nella parata fempre uniti , fenza, che uno vada un pal- mo più innanzi dell’ altro, e che i Cavalli vadino di tutta carriera 5 per la qual cofa hanno i lor Ginnetti, che per tale effetto fono ma- ravigliofi . Quello correr così uniti lo fanno ancora nel principio de las Can- nas , & Alcancias , correndo così à due , à due per tutte le dillanzc della piazza , e poi , caracolando con diverfé figure , vengono in ulti- mo à las Cannas , ò Alcancias . In quelle felle fanno tutto lo sfor- zo nell’equipaggio , facendolo numerofo affili di llaffieri feguiti dal Treno , ò Bagaglio , che confile in Muli carichi di Scudi, Canne, e Carofelli per il gioco . Quando fanno quelli giuochi, devono comparir i Cavalieri Arma- ti, mà quando {blamente corrono lasParejas, vengono in abito all’u- fo della natione, mà di qualche colore capricciofo, fecondo le loro divife, con piume compagne al Cappello, e con Cavalli riccamente bardati. Vi è ancora in Spagna la fella de Tori, che Tonare dicono, & è fella propria loro; mà di quella non ne difeorro, non effiendo fe- lla compolla, ò determinata, mà folo vi bifogna una grande efpe- rienza , e prontezza del Cavaliere, in faper sfuggir Y incontro del To- ro , e nell’ illeffio tempo ferirlo , come anche vi vuol una grand’ obe- dienza del Cavallo, per effier pronto ad ogni cenno del Cavaliere , e però molto bene ammaellrato , non come hò letto in un certo libro Francefe intitolato , Voyage d’Efpagne , fenza nome dell’auttore , il quale dice , le Chevai ne doit pas étre drefsè , mais feulement en- tendre bien le talon , & avoir Donne bouche . Quello però non bi- fogna , che fia molto fuo melliere 1’ ammaellrar Cavalli , poi che , quando un Cavallo hà buona bocca, che vuol dir, che intenda be- ne la brìglia , e l’obedifca , e che intenda la gamba, fi può dir quafi perfetto, con tutto ciò dico, che hà da haver^ tutte le altre qualità , & efler perfettamente fitto « Di quelle felle però della Spagna io non ne ho molta pratica , non avendole mai vedute , mà folo ne hò veduta qualche relazione manoferitta , e mi fono Hate dette da chi l’hà vedute, che però non ne sò tutte le dillinzioni: pafferò ora all’ altre operazioni , ^ 1 Dille €DdÌ Arte del Cavallo i8q ? - Ddìe ‘Battaglie finte» CAPO QUINTO, LE Battaglie 3 che fi fanno nelle felle, le chiamo finte , perche tali veramente fono $ pajono vere , perche fi devono ofìfervar le re- gole di buon foldato , e fono finte , poi che i colpi di Pillola non fo- no, che con fola polvere , e quelli di Spada non fi danno , che di ta- glio fopra Tannatura , e fi pigliano ancora fpade fenza taglio , per sfuggir tutti gT accidenti , & in vece di dar un trattenimento d'alle- gria alle Dame , fargli veder un fpettacolo di compaffione. Dilli, che fi devono offervar le regole di buon foldato , perche fi devono aver tutti i riguardi, che ha un foldato, cioè di pigliar T ini- mico su la mano più facile à ferirlo ; come per efempio con la Lan- cia , e Cherubina sii la finiftra ; con Pillola , e Spada su la drit- ta , e così di tutte T altre $ per altro poi è permelfo qualche licenza nelle Gite 3 elfendo che quelle fono fatte per allettamento di chi Uà a vedere , e però fi devono far più vaghe , che fi puole , ancor che occorrdfe per farla bella di paifar vicino alle fquadre nemiche : il che non fi farebbe in Guerra fenza il pericolo di rellar ò morto , ò pri- gioniero : anco quello però fi deve procurar di sfuggire più, che fia jpoflibile , elfendovi Tempre qualche Critico, che vuol dire , che però? fe bene è permelfo qualche licenza , nulla di meno procurar di dar materia di difcorrere il meno fi puole. Ma per tornar à noi dico, che fi può pigliar qualche licenza : per efempio , fe combattendo da folo ù folo, facendo una pallata per il dritto, per far più bella la gita , fi venilfe à pigliar la volta vicino alla fquadra nemica , farà un poco di licenza , ma per vaghezza dell’ operatione , dico , che fi può fare . Errore elfenziale farebbe , fe , avendo la Spada , ò Pillola alla mano, fi voltale sù la man finiftra ; con la Pillola però non fi deve mai ga- loppar dritto, ma in Bifcia , e però per neceftità fi volta anche alla finiftra 3. e quello galoppar in Bifcia è necelfario , per non dar alTini- jmco quel punto dritto da ferire , &: in confeguenza meno fallace dell' obliquo 3 anzi quell'operazione folita à farli da foldati à Caval- lo hà prefo la denominatione di Cavalleria. Oifervando dunque il più fia polfibile le regole militari , fi deve procurar di far venir i Ca- valieri à ferirli con il colpo di Pillola , e poi di Spada , con gita va- ga , e che dia allettamento etili fpettatori . Si fuol , e fi deve prin- cipiai da lblo , à folo , & in quello poche figure fi pofsono fare , come fi puole à fquadra, per fquadra : e già, che ho nominato figu- re , mi par necefsano il dirvi , che le figure nelle Battaglie devono Lib. III. Capo VI. 1 8 1 farli Tempre nel moto , e non fermandovi!! , come nei balletti, de quali à Tuo luogo ne farò la debita dichiaratone • Nelle Battaglie dunque fi fanno le figure in moto , cioè , quando fi vengono ad incontrare, lo faccino tutti in fito, che formino figu- ra , come per efempio, fe fono quattro truppe perfquadra, far, che ogn’una di effe incontri Paverfaria ne gl* angoli , & in ciafcheduno di elfi far, che fi battino ; quella ne farà una: poi farli palfar ad al- tra , e cosi di mano , in mano , fecondo il buon gufto del compofi- tore, che deve in quelle cofe fpiccare , non potendofi dare , che alcu- ne regole generali , come di venirfi ad incontrar su la man dritta, con le armi , che da quella parte fi ferifce , che fono Ipada , pillola ; & sii la man manca , con quelle , che fi ferifce su la manca , come lancia , e Cherubina . Sempre che fi combatte da folo , a folo , ò da fquadra , fi devono incontrar nel mezzo , e non dalle parti , per non lafciar il rello del campo voto , il che fà brutta villa , e però è necelfario mantenerlo pieno il più , che fia polfibile . Se combattendo tutti infieme fi dividono le fquadre , procurar, che tutti in una volta li ferifchino , à la gita , che fà uno da una parte , la facci V altro dall" altra , e cosi, fe fodero divifi in quattro , ogn uno dal fuo canto deve far fi iftelfo . Si principia da folo à folo , come hò detto , e fi và crefcendo di mano in mano , per venir poi alla fine tutti infieme , per finir con calore , & in quell’ ultimo fi deve procurar di occupar tutta la piaz- za, e, più mescolati che fono, fanno più bella villa; è neceftàrio però , che fia un difordine ordinato , & una mefcolanza con giullez- za , acciò pollino poi tutti fenza confonderli tornar al fuo capo , & alla fua fila , per far la ritirata , quale deve farfi con auvertenza , e con ordine , Dell’ incontro 5 e Campo aperto . CAPO SESTO» HOrà che hò detto quel poco , che fi puole, intorno alle bat- taglie in molti , decorrerò di quelle , che fi fanno da corpo à corpo., che fono il Campo aperto, e l’incontro ; e, perche cosi nell’uno, come nell’ altro di quelli, l’ arma principale, che s’adope- ra, è la lancia, ne decorrerò in prima le olfervazioni rigorofe , che in ella fi devono avere ; dico rigorofe , poiché al giorno d’ oggi , effendo difmelfo l’ufo d’elfa nelle Guerre , è rcllato folo nelle felle, quindi è , che folo fi attenda alla vaghezza , e niente all’olTerva- zioni, per la falvezza del corpo „ In quelle due operazioni dunque 182 Del? Arte del Cavallo imitandoli il Combatter antico , e combattendoli effettivamente uno contra l'altro , dobbiamo perciò ofiervare rigorofamente le regole per difenderli , che però di quelle difcorrerò in quello Capitolo ; & in quello della Gioftra poi mi riferverò à trattare della vaghezza , 8z errori , che al tempo di oggi s'olfervano, La Lancia dunque deve tenerli bene impugnata, appoggiato il tronco sii la cofcia delira, con la punta alta, e dritta, mà pendente sù Limano manca, e quello, perche , dovendoli ferire fempre sù la mano manca , lia la punta fem- pre verfo il centro, ch'è 1' inimico. Nel partirfi di carriera fi deve far Y aria , ò levata , che vogliam dire, quale li fa per levar la lancia dalla Cofcia, e metterla sùl'ar- rella ; quella levata non deve elfere molto ariofa , perche , difenden- do il braccio, fi viene ad aprir Y armatura nelle giunture, & in con- feguenza dar luogo da poter elfer ferito , oltreche , elfendo cosi lar- go, feà cafo incontrate rinimico prima del luogo prefittovi , non po- tete elfer fubito à ferirlo con quella facilità , che lo farete , elfendo con la mano vicino al corpo , dal urial fito con la fola abbalfata di Lancia potrete ferirlo. Tre dunque fono ledevate, che fi polfono fare, la prima è, con follevar la lancia dalla Cofcia, & abballarla fino al luogo dell5 im- pugnatura della fpada , poi follevarla fino à dirimpetto della bocca fua , e fubito abbacarla sù Larrefla . L'altra è, con fare un mezzo circoletto , mà non abballarla , ne alzarla più del fito fuddetto , & allargarli à proporzione ; Terzo è levarla dalla Cofcia , & à drit- tura venir alla bocca , e fubito metterla sù barretta * E, già che ho nominato barretta, hora dirò, che cofafia quelTarre- fla . De veli dunque fapere, che arrefta fi chiama un ferro, che è attac- cato à mezzo il petto dell' armatura , verfo il fianco deliro, della lun- ghezza del dito medio , ò poco più , fopra del quale devefi ap- poggiar la lancia , fotto bimpugnatura della quale v5 è un cerchio di ferro della larghezza di due dita in circa , e quello deve appog- giarli à detto ferro , per refiftere ad un incontro gagliardo . E per andar per ordine à gb errori , nei quali fi può incorrere in quell'aria, comincierò dal principio à dire, à quello fi deve olfervare, eh' è, che la lancia fìia fempre con la punta alla man manca , nè mai alla man dritta ; che nel far quella piccola levata fi mante nghi fempre con la punta nelbifteflbfito, fenza vacillare , nè fommazzare , che vuol di- re , che non fi abballi , ò fi alzi , vadi da una , ò^ dall'altra parte . Nell' abballar la lancia, per venir alb arrefta , venga à drittura la pun- ta verfo l'inimico, acciò non fia, nè troppo, nè troppo poco at- traverfata, che fimo, e l'altro è errore; elfendo con la detta pun- ta alla dirittura , ò altezza -della faccia dell' inimico , non deve ab- bai*- Libro III, Capo Vi, 183 baffar più , per non effere obligato à tornarla ad alzare , per ferirlo nel volto , che ferire di Cotto in sù fi chiama , & è errore , e molto peggio farebbe , fe tocaffe con la lancia la Lizza . Che nel ferire fia giufto sù V arrefta , cioè à dire , che la lancia fia col tronco appoggiato fopra Y arrefta , & il cerchio , che è fotto Y impugnatura, tocchila detta arrefta , potendo in tre maniere non effe- re in arrefta , la prima ò troppo avanti , che il fuddetto cerchio non tocchi T arrefta , il fecondo troppo largo , che fia fuori di det- ta arrefta , il terzo che fia fotto Y arrefta . Deve dunque effe- re con il tronco , & il cerchio appoggiato all’ arrefta , per poter con più forza refiftere à qual fi fia incontro , che poteffe au venire . Fe- rito che fi è , fi deve addrizzar la fu a lancia , e con buona grazia rimetterla sù la cofcia , che ricuperar fi dice . Quelli fono g Y errori , che nell’ incontro devono offervarfi , ma alla Quintana, ò anello, do- ve per vaghezza l’arie fi fanno più ariofe, ne fegue, che s’incorre in più errori, come dirò à fuo luogo. Detti gli errori, che fi devono offervare nella lancia, quando fi cor- re uno contra Taltro, devedirfi, qual fia rincontro, e quale il cam- po aperto. E , principiando dal primo, è da fapere , che rincontro non è altro, che un correr lancie uno contro l’ altro , e ,per dire il modo di far quella fella, devefi anticipatamente far il Cartello di disfida , quello per ordinario il Cavaliere con nome luppofto prende qualche affunto à foftenere ; e per darvene un efempio ve ne mette- rò fotto gli occhi uno di quelli , che in un’ incontro , che fi fece in Bologna l’Anno i<5p2. fu meffo fuori da uno de Cavalieri , che cor- fe , & è quello . Altabergo d’ Ardenna à i Cavalieri di Felfina . Il nome folo della mia patria balla à far nota l’indole del mio genio . La felva d’ Ardenna famofa fino à tempi d’Artù non hà d’uopo d’ef- fere defcritta à menti di Cavalieri erudite in ciò , che afpetta al- la Gloria . Felici quei fecoli, in cui le di lei piante rifuonavano fempre à colpi de Cerri impugnati da delire onorate. Ora, per quanto io l’habbia paffeggiata più volte, ho ben fempre trovati i di Lei Tronchi fecondi di lande perle Battaglie, ma non Guerrieri, che le maneggino. La fama delvollro valore, ò Cavalieri, mi fece intendere ,efferfi trasfe- rito fui voftro Reno il più bel preggio d’ Ardenna , e che le voftre piazze offrono libero lo fteccato alle prove de Generofi . Quindi varcato tutto quello fpazio di Mondo, che mi divideva da voi, ec- comi à mantenervi, che TUnico Oggetto, di cui nacque Nobile, de- ve effere il folo H onore fcompagnato dall’utile, e dal Diletto. Que- lla maffima , che mi nacque , e m’ alberga nel cuore , col fangue m’in- fpira al feno il coraggio, al braccio la forza di fcriverla à note di colpi sù le voftre ardite fronti. O’ vinto, ò Vincitore, so, che non 184 Deh9 Arte del Cavallo* poflo sfuggire la gloria con sì grandi Emoli. Spero però, che le {Iel- le , da cui fcendono influttì guerrieri à gli fpiriti nobili , fiano per atti- fiere alla giuftizia della mia caufa , nè io vò fare ingiuftizia all* im- peto, che in me muovono coi piu trattenerne gl* effetti . Diafi fiato alle Trombe. Molte altre cofe fi dovrebbero dire intorno al Cartel- lo : come parlar bifognarebbe anco de Capitoli concernenti alle Gio- ftre, ma, perche di quello, e di quelli da molti altri Auttori n’è fia- to diffufamente ragionato, mi rapporto à quelli, e principalmente à ciò, che ne fcrive Bonaventura Piftofilo nel libro primo del fuo volu- me intitolato il Torneo. Che, fe bene parla egli delle regole , che fervono all’ operazioni fatte à piedi, poffono le medefime fervire à quelle , che fi fanno à Cavallo ; intendo però fempre di parlare à ciò , che concerne , e à Cartelli , e à Capitoli . < Per venire dunque al modo di far la fuddetta fella , viene alla^ Piazza deflinata à quell’ effetto il Cavaliere armato di tutta pezza^ affittito da due Padrini, e quattro Cavalieri, che l’accompagnano. Giunto alla Piazza deve mandar atti Signori Giudici , che devono effere in un palco appotta in faccia la metà della lizza , per pigliar la licenza d’entrare, quale ottenuta, deve entrare con tutto il fegui- to , fir una patteggiata attorno il campo , nel qual tempo vengono dai Cavalieri del feguito difpenfati li Cartelli, e, fatta la patteggia- ta , fi viene à metter fotto il Palco detti Signori Giudici : vengono poi fufleguentemente , e nell’ filetta forma introdotti gl’ altri, &,ef- fendo venuti tutti , datti Signori Giudici viene cavato à forte , da qual parte ciafcun deve correre , e contro di chi , e chi primo : il che fat- to , fè ne vanno al luogo, che gli farà toccato, e prefentatofi atta lizza da uno de Padrini gli farà data in mano la lancia , quale de- ve effere prima riconofciuta , & approvata datti Giudici . L’altro Pa- drino deve ftar fotto il palco detti Signori Giudici per foftenere le ragioni del fuo Cavaliere . Effendo così in ordine devono far dar il fegno detta chiamata dal fuo Trombetta , e rifpofto dall’ Averfario , devono afpettar quelli detti Giudici, quali fonando la carica, de- vono partirfi di carriera, uno da una parte, l’altro dall’altra detta lizza, e, fatta la piccola levata , veniifi ad incontrar nel mezzo, con le lancie in retta , e ferirfi , doppo di che ricuperata la lancia venir à parare al fine detta lizza . Pofcia vengono tolti dal Padri- no , e condotti fotto il Palco detti Giudici , per riconofcere le bot- te, quali dai Giudici devono etter notate, e quelle fono tali, cioè, dall’occhio in sii fe ne notano tre, dall’ occhio atta bocca due, e dalla bocca al cotto una , e fotto del cotto fi perde una botta . Doppo corfe tre Carriere per ciafcheduno, fi vede, chi hà fatto più botte, e quello viene publicato datti Signori Giudici per bocca d un Lib. III. Cap. VII. ’i un Trombetta per vincitore , in cafo di patta è rimelfo alli Si- gnori Giudici T Arbitrio di farla decidere in una , ò più corfe // Gl’ errori da olfervarlì li hò già detti di fopra , ma in oggi poco fi of- fèndano, attendendoli folamente à quelli, peri quali fi perde la car- riera , che però devono elfere bene olfervati dal Padrino contrario . Quelli fono il perder nella Carriera Spada , lancia , Sperone , ò lfaf- fa , develi però dal Cavaliere bene applicare à quelle cofe , che_, Pano bene aggiuftate, perche, perdendone una d’ effe, perde la Car- riera , ancorché avelfe fatto tre punti . Dichiarato il Vincitore fa egli una palleggiata per il campo con il premio avanti , e trombet- ti, e così fe ne va à cafa , come fanno gl’ altri. Il Campo aperto è affatto in difufo , che però me la palferò con defcrivervi brevemente , cofa fia. A quella fella vi và il Mallro di Campo con i fuoi aiutanti 5 vengono li Cavalieri armati di tutta pezza, e, prefa licenza, come di fopra , ma dal Mallro di Campo, vengono nel Campo, come di fopra. Qui non v’è lizza , e però fi dice Campo aperto , corrono uno incontro l’ altro con la lancia , fi- nita la corfa, gettano la lancia , e con la fpada alla mano voltano di galoppo , tornano ad incontrarfi , e procurano ogn’uno di gua- dagnarli la groppa , e cofi voltando llretto uno adolfo all’altro fi martellano à colpi di fpada fino , che il Mallro di Campo fi viene à mettere in mezzo, e dividerli , e vedendolo venire devono {pic- care tutti due , e tornarfene al fuo pollo , e così di mano in mano gl’ altri . Ma , elfendo, come hò detto, affatto in difufo tal forte di fe- lla, balla l’avervi detto il modo di farla , e palferò adelfo alla G10- flra , & anello , che è il più ulìtato , e dove ci è molto da decor- rere circa i difetti. Della Gìoflra , dindio, CAPO SETTIMO, Glollre propriamente fi chiamano tutte quelle operazioni , che adopra la lancia , così che anche l’incontro è Gioftra 5 on- de per dirlo in una parola la Gioffrà è nome Generale , che include in fe varie felle 5 mà in oggi pare , che Ila particolarizato , e che folo voglia dire la corfa , che fi fa al Saracino , ò facchino , che vogliam dire , ò vero Quintana. Anticamente ufivano armar un facchino , & in quello correva- no , e così è rellato il nome di facchino , adelfo hanno inventato, il far un bullo di legno, quale fi mette fopra un palo all’altezza di un uomo à Cavallo , e di quello armato fi ferve fenza mettere un A a mifero i S 6 Dell ? Arte H el Cavallo mìfero uomo à quel tormento. A quello bullo dunque fe gli dà nome di Saracino , ò vero Quintana , & alcuni ancora continuano col nome di facchino ; in quello lì corre , avendo i Tuoi punti nell’ ideila maniera , che hò detto nell3 incontro , e quella Fella propria- mente lì chiama Giollra , della quale in quello Capitolo particolar- mente voglio decorrere . In varie maniere lì fa quella fella , prima lì fà à chi fa più punti , feconda à fcavalcare , terza un Manteni- tore. Le comparfe lì fanno fecondo Y invenzione , mà,come hò detto nel capitolo del Carofello , non è quello il mio fine , e però le tra- lafcio , e dico folo, che in quella fella , in ogn’una delle tre manie- re , deve avere ogni Cavaliere li fuoi Padrini ; lì pianta la lizza in mezzo 3 e dalla banda del Saracino fi fà il palco adequato per li Signori Giudici . La prima maniera dunque fi fà con correr tutti tre lande per uno, e quello, che fà più punti, guadagna il premio , & in cafo di Patta quelli, che l’hanno fatta , tornano à correre una , ò vero altre tre lancie , ad arbitrio de Giudici, fino fia decifo. L’altra è di fcavalcare , e quelli faranno per efempio in otto , corrono pri- ma à due per due cavati à forte dai Giudici ; finiti di correr le quattro coppie, ne rellano quattro vincitori , e quelli fi tornano à cavar à forte, chi deve correr contra Y altro , e così reflano due , e quelli due tornano à correre , e chi di quelli rella vincitore guada- gna la giollra , & il premio . La terza poi d’ uno, che fi fà manteni- tore , e tutti corrono contro quello , uno per volta , e cialchedu- no il fuo premio , & il mantenitore vinca , ò perda, deve fempre correr con gl5 altri . Nell3 ultimo poi così in quella , come nell3 altre maniere fi fi la Folla, cioè , che tutti corrono, un dietro l’altro à refu- fo lènz’ordine, & in quelle Carriere fi fogliono far arie galanti, co- me di buttate , & altre fervendo quelle per galanteria , nè fi guar- da à punti . Terminato di dire ilJ modo di far la giollra , mi rivol- gerò à decorrere della maniera di correre bene una lancia , e degli errori , ne quali s’incorre in quello efercizio , acciò il Cavaliere», fe ne polli guardare , c poi dirò quello di far le arie per sfuggire d’ incorrer nei detti errori . E prima cominciarò dal corpo del Cavaliere , il quale in tutte l’ operazioni à Cavallo deve elfer bel- lo , mà nel correre più , che in ogn3 altra . Deve dunque il Cava- liere nel correr llar dritto à Cavallo , e non gobbo , ò troppo la vita indietro, che colcato fi dice, ò troppo avanti, che impozzato fi fuol dire . Le Ipalle egualmente dritte , che nè una, nè l’altra fia più avanti , che correre in fpalletta fi fuol dire , e tutti i princi- pianti fogliono difettare nel portar la {palla dritta in dietro , e que- llo deriva da due caufc , una , che , dovendo abballar la man della briglia Libro III. Capo VII. 187 briglia, la portano avanti , & in confeguenza la fpalla la feguita , e così quella della lancia retta indietro ; l’ altra , che nel far Y aria, particolarmente nel venire in giù, portano la mano in dietro , e la fpalla feguita la mano, t così vengono in fpalletta. Per non incor- rer dunque in quello errore, deve auvertir nell’ abbaffar la mano di non portarla avanti , ma al pomo della fella , e nel venir giù del primo tempo venir con la mano à dritcura del fuo ginocchio , e così procurar di mantenere la fpalla dritta avanti , e fìar dritto . Nel far l’aria non deve in alcun modo feguitar la mano con il corpo , ma lafciar, che la mano con il braccio operi , & il corpo ftia fermo , & immobile , e quello intorno ai corpo. Vengo alla lan- cia . Le arie , che fi fanno con la lancia , fono varie , mentre ogn’uno le può far à fuo modo , batta non incorrere nei difetti , che futte- guentemente dirò; con tutto però, che Y arie, come hò detto, fi facci- no à beneplacito , pare , che tutti fi riduchino ad un aria , la quale fi chiama la gran levata , &,ettendo quella la più commune, da qual- che maeftro vien chiamata la prima , & infegnata quella per la pri- ma ; da mio Padre però non m’è fiato infegnato così , ma per pri- ma faceva Y altra , che quello chiama feconda , che fi fa con i veri tre tempi , come dirò appretto. Io dunque leguitarò mio Pa- dre , e mio Maeftro , perche mi par più proprio principiar da un a- ria facile , e venir alla difficile , che cominciar da una difficile , e doppo venir alla facile . Prima però mi par necettario di dire il mo- do differente di correre , che fanno i Signori Francefi da noi altri , acciò con le ragioni vediamo, qual modo dobbiamo tenere. Quei Si- gnori pigliano la mezza volta a un piccolo galoppo , & in quello fanno Y aria , e nel venir all’ arrefta lafciano venir il Cavallo di car- riera , e tutto quel fpazio, che è più di due terzi della detta carriera, ftanno con la lancia in arrefta , il che a me pare , che facci bruttif- fima villa , perche pare fi pigli la mira ; e già che il correre non è più per guerra , ma per fette , dobbiamo procurar di fare più bella villa, che fia poffibile, e tutti gli errori, che appretto dirò, vederete, che per lo più non fervono , che per la bella villa : oltre di quello lo ftar tanto in arrefta può far incorrere in due errori ettenziali , uno , che , non potendo tener la lancia tanto tempo ferma , verrà ò à vacillar la punta , ò vero à ferir di fotto in sù , che fono errori notabililfimi . Noi dunque, addrizzato eh’ è il Cavallo alla carriera, lo lafciamo andare , e dividendo la carriera in tre fpazii , e la lancia in tre tem- pi , in ogni fpazio facciamo un tempo , tanto che nel fine del terzo fpazio finiamo il terzo tempo , e fubito fi ferifee , il che mi pare fac- ci conofcere più la Maeftria , & in confeguenza facci più bel ve- A a 2 dere 1 8o 2)*7/5 Jirte del Cavallo dere dell4 altra maniera , e però io, ho tenuto quefta , è quefta Iti-' fegno . Nella prima levata dunque fi diftinguono fpiccati li tre tempi % mentre il primo fi fa con andar giù , quanto puole il braccio , fe- condo con andar in su fino pattata la falda del Cappello, terzo con venir in arrdla , e ferire . Quefta è Taria più facile, e nella quale s'impara à dividere li tre fpazii nelli tre tempi, e , come è più facile à farli, è ancora più facile à ferire, e però in Firenze, quando ve- dono, che nelle Gioftre qualche Cavaliere fà quell’ Aria, fogliono di- re , quello corre per il pentolino , che vuol dire per guadagnar ficu- ro non per la bella villa . Per farla dunque bene, deve , efiendo il Cavaliere à Cavallo , & andando per correre, tener la lancia impugnata in modo , che non fia forzata dentro il pugno della mano, nè meno, che la tenga con le punte delle dita , ma che venga 1’ impugnatura della lancia lungo la palma della mano, il dito police appogiato fopra detta impugnatura , T indice ancor lui nell’ iftelfa maniera , ma dritto dalla parte di fuo- ri, & il medio, & anulare, che abbraccino la detta impugnatura , e la punta d’elfe dita venghi voltata verfo il petto del Cavaliere , e così ancora Fauriculare . Il tronco deve elfere appoggiato fopra la cofcia dritta, e la punta fempre alla man manca, raà in manierata- le, che non copra il vilo, dovendo quello fempre elfere fcoperto per vedere l’inimico, nè, facendo V aria , lì deve mai venir con la lancia à tra verfo d’elfo ; il gomito deve elfere alto , ma non eforbitante- mente, come fanno alcuni , ma che fi parta dalla fpalla con una li- nea quali paralella alla terra, dico quali, perche ha da pendere un tantino verfo d’efia,non in sù, come fanno molti ; in quefta politura deve andar lino al capo della lizza, e nel pigliar la volta deve fol- levar un poco la lancia dalla cofcia ( e non folo in quella , ma in tutte l’arie ) e quello, perche, mettendoli il Cavallo un poco in ar- denza ò nel pigliar la volta , ò principiando la carriera , non vadi la lancia vacillando, ò fommozzando ; prefa dal Cavallo la carriera, de- ve lare il primo tempo, eh’ è d’andar in giù, e quello lo deve prin- cipiar con lolle varia prima tre dita con un moto prefto , che ferve per dargli un poco di grazia , & anco per non urtar nella cofcia nell’ andar in giù , che però in quel poco di levare deve infenfi- bilmente portar" il tronco fuori della cofcia, mantenendo fempre la punta alla man manca , mà che non copra il vifo , fubito poi deve andar in giù rifoluto , mà finir dolce , e non con forza , però non deve diftendere il braccio , quanto può , mà nè meno , che rcfti inarcato , mà fia diftefo , e nella fu a forza , e deve fermarfi giufto in faccia al fino ginocchio ; nel finire ; che la lancia non lommozzi, Ltb.-IÌI. Capo VII. i29 che vuol dire , che non $ abbalfi un poco 3 che vada giù tutto in un tempo , e la mano vadi à drittura nel fito, dove fi deve fer- mare , e non, giunta che è abbalfo , dringerfi verfo il Ginocchio , ò vero aHargarfi , nè andar avanti , ò indietro ; nell’ andare vadi con una linea retta , e non curva , e che la mano fia quella , che dia principio al moto , & il braccio la feguiti , e non abballar il go- mito prima della mano . E per far bene quello , fatta la poca^ di alzatina detta di fopra , fc portato il tronco in fuori, deve lafciar andare la lancia, che da per fe vadi à balfo compagnandola con il dito police , & indice , e gli altri allargandogli, e venendo in gin con la lancia nel fito dellinato, verranno come à ripigliarla con le punte voltate verfo la terra , & il dito auriculare verrà con la punta ad appoggiarli al fi- ne della impugnatura fervendo^ come di puntello-, acciò la punta non facci T errore detto di fopra d’abbalfarfi , che fommozzare fi dice . La mano non deve effe re nè voltata in fuori, nè tròppo indentro, ma dritta , e naturale , e la lancia ferma , & immobile , e così fermar- li un tantino tanto , che palli il primo fpazio . Entrando nel fecon- do fpazio deve il Cavaliere far il fecondo tempo , e quello è d an- dar in su con moto prello , e rifoluto , ma con finir dolce -, come ho detto nell’andar in giù, l’altezza non deve edere tanto in sii, che la mano efca dalla fua forza , tanto più , che in quel fito la lan- cia vien più dominata dal vento , e però bifogna , che la mano fia nella fua forza, per poterci contraltare , e refillere. Il fito dunque proprio , e giulto fora due dita fopra la falda del Cappello. Bifogna anche auvertire, che la mano venghi voltata in modo , che nei venir in arreda non fi fia obligati , ò di girar la mano, che arrodire fi dice , ò vero venir à ferire , con la mano voltata , con i diti , e palma della mano verfo la terra , che oltre la brutta vi- lla , parendo la mano dorpiata , viene ad elfere fuori della fua for- za , e perciò pericolofa in un incontro d’ufcir la lancia fuori di mano , Per venir dunque in quel fito giudo , deve principiar il mo- to con la mano , e non ritirando il braccio , voltando la palma ver- fo il fuo petto, e così deve andare in su feguitata dal braccio, con moto predo , e rifoluto , e con linea retta , paifondo alla dirittura dell’ orecchio, lafciando fempre il vifo libero, e fcoperto, &, arrivata così al luogo fuddetto, deve fermarli con dolcezza, e non con for- za , il che facendo , Y obligherebbe à ritornar un poco in giù, il che è errore, e fà brutta vida 5 ma deve fermarfi nel fito, dove, che arriva fenza moverfi piu , è la palma della mano , e polfo voltati verfo la fpalla finidra. La punta della lancia deve elfere fempre vol- tata alla mano manca, e che penda fopra Y orecchio finidro del Ca- vallo, i pò Dell' Arte del Cavallo vallo , nè mal voltarla su la mano dritta , che fvanita fi dice , del che 5 come dell’ arroftire , ne dirò nella Gran levata , come in un aria § dove più facilmente s’incorre in quelli due difetti. Venuto dunque nel luogo fuddetto , e fermatofi il fecondo fpazio di Carriera , deve nel terzo fare il terzo tempo , eh’ è di metterla in arrelta , e ferire . In quello terzo tempo fi conofce la Maeftria del Cavaliere, mentre deve partir quello fpazio in tutto il terzo tem- po , che , arrivando al Saracino , fi trovi giufto con la lancia balla à ferirlo* Per far bene quello deve far al contrario degl’ altri due tempi , mentre hò detto in quelli , che il moto deve venir dalla ma- no , la quale deve fervir di guida al braccio , e quello tutto il con- trario , deve il braccio fervir di guida alla mano , e però tenendo la mano ferma con la lancia foda , & immobile , e la punta alta riti- rar il gomito , e così fecondando la mano , ma verfo il petto, arrive- rà al luogo dell’ arrella ; che per conofcere quello luogo auverta, quando il dito indice farà dirimpetto alla fua bocca, farà il luogo predetto , onde allora fermando la mano in quel fito , cioè , non la ritirando più, abbalferà la punta, attraverfandola verfo il Saracino, mà fempre foda , & à poco , à poco , e venir à ferir di su in giù , e non di lotto in sù , che, è quando avendo per accidente abbalfato troppo la lancia fia obligato ad alzarla , allora fi dice ferir di fiotto in sù, il che è errore, & in quello facilmente vi fi incorre, quando fi Uà troppo in arrella, per aver fatta troppo prello l’aria . Non fi deve dar fioccata , mà tener la mano ferma , & immobile , e lafciar ferir dal moto, e furia del Cavallo, e non la mano. L’altra auvertenza , che bifogna avere è , che la lancia non tocchi in alcun modo il pet- to , perche col moto del corpo la punta non fiarebbe falda , è però permelfo toccar il braccio , mentre quello non pregiudica al moto del- la lancia , e provate à tenerla , che tocchi il braccio , e fate moto con il corpo , che la lancia fiarà ferma , il che non farà , fe toccherà il petto . Un altro modo di ferire vi è , che è di più bella villa , mà più difficile; quello fi chiama ad archetto , ò vero, come dicono altri, à Lichetto ; quello fi fa con venir con la mano fino al legno, eh’ hò detto, dell’ arrella , e mantenendo la punta alta venir fino al Saraci- no , e là abballandola tutto in un tempo ferire , facendo fare alla punta della lancia, come un arco, e quello è più bello , mà mol- to difficile , e però bifogna , che il Cavaliere fia molto pratico. Ferito che averà, deve ricuperar la fua lancia , e quello fi fà con alzar la punta , & andar giù con la mano nell’iftdfa forma , che fece li primo tempo , poi fubito follevandola con un lemicircolo , c vero tornandola ad alzare, come il fecondo tempo, mà non tanto Libro lì 7. Capo VII. i 9 t alto ritornar con la lancia su la colcia , e cosi parare , e finir la fua carriera : Auvertendo , che, eflendo molto più breve il fpazio dal ferir alla parata , che non è dal principio della Carriera al feri- re, così non v’è tempo di far quella ricuperata con flemma, come nel far la levata, come fanno alcuni tornando à far la levata. Ma bifogna farla prefio , mentre parato il Cavallo la lancia deve efler su la cofcia. Paflo hora alla gran levata , quella vien chiamata grande , per- che in effetto è la piu grande, e la più ariofa di tutte. Li Signori Francefi anche in quella fi inoltrano differenti da noi altri Italia- ni , mentre il primo tempo lo fanno prello, come nella prima levata fermandovi!! un poco , & il refto dell5 aria , eh5 è un lemicircolo, pure prello, e tutto quello, come hò detto di fopra, di Galoppo , e venuti alF arrefta lafciano fcappare il Cavallo , e fe ne Hanno indet- ta arrefta fino al ferire. Che quell5 Aria fatta in quella maniera fia errore, io non lo poffo dire , mentre Farie fi fanno ad arbitrio , e, purché mantenghi quel- la punta nel fuo centro , che vuol dire , che non la fommozzi , che non vacilli , che non fvanifchi , e non attraverfi , non fi può dire, che fia mal fatta , ben è vero , che io dico , che fatta nella noftra maniera mi pare facci affai più bella villa , e di molta più Maellria , e però più difficile. Il modo dunque , che noi facciamo la gran le- vata , è queflo. Voltato il Cavallo , e principiata la carriera , principiamo Faria con dargli prima quel poco di grazia , coinè hò detto nella prima , poi, andando giù con un moto uguale , e feguito, andiamo fino al luogo del primo tempo della prima , & ivi fenza fermarfi , mà fe- guitando , con Fifteffa ugualità di moto , formar un femicircolo , il più largo , che fia poflibile , mà folo con il braccio , e non feguitar- lo con la vita, venir all5 arrefta , e ferire . Molti fonò gf errori , che: s'incorre in quell'aria , e per andar con ordine tornerò da princi- pio . Nel venire in giù non bifogna feguitar con la fpalla , che ca- fcar di fpalla fi dice , che la punta fia ferma , é vada giù con una linea retta , e non s’abbafli , che fommozzare fi dice 5 venuto giù , fino ad elfere diftefo il braccio , mà fenza abbaffar la fpalla , come hò detto di fopra , deve con Fiftefla egualità di moto allargarli fen- za voltar il pugno , mà tener la mano ferma , dove fi trova , & il polfo fermo , e la punta ferma in quel centro , e folo con il tron- co allargarli, e quello, per non incorrere nel difetto delFarroftire , come dirò à fuo luogo . Allargato così , deve andar in sù, e la mano deve efler la prima à follevarfi tanto, che, eflendo il braccio dritto, la mano fia più alta del polfo, e qui è il pericolo maggiore dello tpz D eli’ Arte del Cavallo dello fvanire, che è, che la punta vadi sù Ja man dritti, che è er- rore notabiliflìmo , non deve nè meno elfer troppo sii la mano man- ca, che attraverfata lì dice, ma deve eiTere alla drittura dell1 orec- chio diritto voftro, nè deve far altro, che abbalfarfi, & alzarli De- vono tutti li diti in quell’aria far la loro funzione, e però efferenti luogo proprio, il Police, & il medio, tener, e foftentar la lancia, l’in- dice ferve per tenerla, che non fvanilca, che però bifogna , che fia la mano, cioè il polfo un tantino piegato verfo la teff a del Cavallo, che così l’indice farà tutto per di fuori , & in luogo da poter far forza per mantener la punta in dentro ; l’anulare , & annodare poi fervono per tener la lancia, che non fi attraverfi troppo. Venu- to poi di’ è all’altezza dovuta, che farà, quando il voftro braccio farà largo, e dritto sì, mà un tantino in sù, allora deve fermar il brac- cio dalla fpalla al gomito , & il reftante dal gomito al polfo de- ve andarli raccogliendo , e ftringendofi , mà feguitando il femicirco- lo . Qui s’incorre in un errore , che in qualche Città della Lom- bardia è ftimato neceflario , anzi dicono, che dà grazia , mà da mol- tiftìmi altri è notato per difetto , quella è l’arroftire , e quella arroftire non è altro , che in quefto raccogliere’, che lì fà di lancia, il farlo girare , quefto dunque da molti è notato per difetto , men- tre vogliono , che facendo quell’aria quell’ala , ò parte di lancia , che è per efempio verfo il collo del Cavallo , vi ftia fempre , e co- sì in confeguenza l’ altre fempre verfo l’iftelfa parte , e nonio fa- cendo dicono , eh’ è arroftita , e lo notano per difetto 5 gl’ altri dicono, ch’è necelfario per romper l’aria, e che dà grazia , mà il non farlo non lo notano per errore , che però ftimo meglio il non farlo , che così non farà notato per errore da alcuno, che, facendo- lo ,vien da alcuni detto errore . Per far dunque quefto bifogna of- fe r va r quella regola , che ho detto di fopra, nell’ allargarfi , perche, fe allora girarete la lancia , neceflariamente bifognerà tornarla à gi- rare nel raccogliere , chi non vuol fare, come alcuni , che per non arroftire vengono con la mano voltata in forma , che tutti i diti fono voltati verfo la terra , èc incorrono nell’errore detto di fopra nella prima aria . Se dunque il Cavaliere averà l’ avvertènze, che ho dette di fopra, verrà con la mano al fuo luogo , e fenza arroftire 5 & in quell’aria bifogna avere l’ auvertenza , che la lancia fia fempre in moto egua^ le , e non ora più predo , & ora più piano , e con fodezza , é fermezza , che così parmi facci più bella villa . Venuto alla drittu- ra della fua orecchia dritta, deve venire in arreda nella forma det- ta di fopra nella prima aria , ferire , ricuperar la lancia , e così finir la fua carriera. Varie altre arie vi fono, quali, come che fi fan- no Lbro III. Capo Vili , i 9 3 tio ad arbitrio , troppo lungo farebbe à volere parlare dillintamen- te di tutte; mi balla aver difcorfo delle due più ordinariamente ufate e da mio Padre, e da me , credute le migliori, dalle quali fi può comprendere la giullezza di tutte T altre , olfervando le regole det- te in quelle, cioè, che venga il terreno compartito , & i tempi eguali , la punta Tempre al centro , e guardarfi da tutti gf altri er- rori , ricordati di fopra . Vi fono ancora le volate , quali fi fanno per galanteria , e quelle pure fono ad arbitrio , e , benché pajono più difficili, fono però le più facili, mentre , quando fi è prefo il tempo di buttar la lancia avanti , per poterla ripigliare , fi è fat- to tutto , non incorrendoli in quelle ne gl’ errori , come nell1 arie fode , non abbadandofi , che ad appagar la villa de gl* Afpettato- ri , e però , più alte che fono le volate , fono Tempre più belle , e la fola auvertenza , che fi ha d’ avere , è , che più alta , che fi butta la lancia , deve buttarli anche più avanti , poiché , llando più in aria il Cavallo , che è in carriera , avanza Tempre più , che è quanto fi può dire con brevità : nè voglio lafciar di dire un modo di tener la lancia alla Spagnola , quale tiene anche il nome Spagno- lo , e fi chiama la Perdida. Quello non è altro, fe non, che nel prin- cipiar a correre tengono la lancia tutta sii la man dritta , e però fi dice perdida , perche la lancia è perfa , elfendo fuori del Tuo centro , e fanno quello , perche il vifo fia feoperto , e non aver avanti l’im- pedimento di quella Lancia , fubito però , che il Cavallo principia la carriera , ricuperano quella Lancia perfa , con portar la punta sù la man manca , e poi principiano l’aria . Quello fi può far per ga- lanteria , ma, correndo fodo, fi deve tener la lancia , come hò det- to di fopra , poiché fi può tener la punta alla man manca , e non coprirli il vifo . Il correr all’anello poi non è in altro differente dalla Quintana , ò Saracino , fe non , che a quello nel venir à ferire, quando la ma- no è al fegno di abbalfare , fi attraverfa la Lancia , & all* anello vien giù dritto , perche quello deve palfare fopra il Cappello del Cavaliere , e quello è dall’altra parte della lizza , del rello V arie , c gl’ errori fono gli ileffi , che però non mi diffondo in replicargli. De Giochi di T cfte . CAPO OTTAVO. LE felle à Cavallo, comehò detto di fopra, per ordinario fi prin- cipiano con battaglia , e quella ò d’uomini contra uomini , ove- ro d’uomini contro moftri , ò animali; & à quelli fe gli da nome di B b Gio- ì 9^ Deli drte del Cavallo Giochi di Tefte ; quelli fi poflono fare in due maniere , una è con moftrì movibili , cioè , con uomini veftiti da Moftro , ò da fiera , IJ altra con moftri ftabili, cioè fatti di legno, ò di ftracci . La prima può riulcir più vaga, mentre, movendofi i moftri , fi può far varie figure , che li fecondi necelfaria mente ftanno fempre fermi ; decor- rerò adefìo di quell’ ultimo modo , mentre da quefto fi potrà poi ve- nir in cognizione dell’altro . Li Giochi di Tefte fi fanno con quan- te Tefte fi vuole, e piantate, in che forma fi vuole, elfendo à libe- ro arbitrio del compofitore di piantarle , e far le gite à fuo modo . Il Gioco di Tefte ordinario, che fi fa nelle fcuole per apprendere il maneggio delle arme , è di quattro Tefte , per ordinario fi Tuoi fer- vire della lizza ordinaria , & il Saracino ferve per una Tefta , bai- mi fi mette ad un terzo di carriera alla medefima lizza à drittura del Saracino , e V altre due dall' altra parte , che formino un qua- drato . La gita è la feguente . Si principia dal luogo folito del cor- rer la lancia , e fi fa la fua carriera con ferir con la lancia il Sa- racino , che ferve per prima Tefta , finita la Carriera , fi feguita fenza fermarli , ma di galoppo, voltando alla man dritta , nella quale volta deve effere un ftaffiere , per pigliare la lancia , qua- le fe gli deve gettar con galanteria , e fubito pigliar il dardo , quale fi tiene fotto la cofcia deftra , con la punta voltata in sù , e, mettendo la mano di dietro , fi verrà à pigliare con la punta dalla parte del dito auriculare, alzatolo sù con galanteria, fi feguita il ga- loppo verfo la feconda tefta, che è quella dalla parte della lizza à drittura del Saracino, e così fi viene fino ad una diftanza proporzio- nata, con far una girata al dardo, e, voltando la punta verfo la te- fta, fi lafcia il Cavallo di Carriera, e portando indietro il dardo, per dar più vigore al colpo, e più galanteria, fi lancia nella tefta in di- ftanza 5 che fi veda il dardo fpiccàto, fubito gettato il dardo pi- gliando la volta alla man manca, fi piglia la pillola alla mano, al- la quale tirato sù il cane fempre con galanteria, e difinvoltura fi al- za galoppando verfo la terza Tefta, che è quella in faccia del Sara- cino , alla quale in propria diftanza fi fà il colpo di pillola , doppo del quale fi piglia la volta sù la man dritta attorno la detta Te- fta , fi rimette la pillola , e fi mette mano alla fpada , e fi galoppa verfo la quarta , & ultima Tefta , nella quale fi fà il colpo di fpa- da : fi può aggiungere la quinta tefta , quale fi fuol mettere in ter- ra, in diftanza di un tiro di Pillola d'ali’ ultima tefta , che fi fà il col- po di fpada , così che feguitando la carriera doppo il detto colpo di fpa- da fi palfa vicino la detta tèfla , & abballandoli , fi piglia sù di terra infilzandola con la punta della fpada , e così fi para nel luogo iftefio, dove fi è principiato. Quella è la gita ordinaria, che fi fa nel gioeo Libro 111 \ Capo Vili 1 95* dLa'efte ordinario, che fi fi per imparar à maneggiar V armi, delle quali ne tratterò brevemente con (Minzione . Il maneggio deir ar- mi deve effer fatto con difinvoltura , e galanteria , e fenza affetta- zione , e però più grande che è i’ arma , è più difficile ad effere maneggiata , fi che la lancia , come arma più grande dell' altre , è più difficile 5 à quello vi s’ aggiunge, che con effa fi fanno più , e va- rie operazioni, e tutte di carriera, nella quale quell’ arma lunga vie- ne à pigliar vento , e però più difficile à maneggiare ; di quefta pe- rò à badanza ne hò difcorfo nel capitolo antecedente , che però paf- fo all’altre , Levatane la lancia , con l’ altre armi non fi fa levata , ò Aria po- fitiva, folo il dardo fe gli fa una mezza girata , come hò detto di fo- pra, mentre levandolo eli fotto la cofcia, dove fi tiene con la punta in gito , & alzando la mano difendendo il braccio , viene ad effere la òunta verfo la groppa del Cavallo , che però Infogna voltar la punta verfo il modro, che è avanti , quello fi può far in due manie- re; Una è, tenendo il braccio fermo, e girando il dardo così, che la punta fi venghi ad abbaffar verfo la terra , e formando un circolo venir verfo la teda, & effendo dritta fermarla, e, ritirando un poco il braccio, per dar più tratto al colpo, lanciarlo verfo la Teda . L’al- tra maniera è di girar il fuddetto dardo fopra la fua Teda, & addriz- zato andarà ferire nell’ ideffa maniera detta di fopra , ma fempre con galanteria , e difinvoltura , e fenza affettazione . La pidola fubito le- vata dalla fonda fi deve tirar in punto , e quedo fi fa con pigliar la pidola con la mano Sinidra à mezza canna , e con la dedra ti- rarla, come hò detto; vi fono alcuni, che lo tirano sù con appog- giarlo al fianco , e dar una fiaccata , e così farlo andar sù ’l pon- to , quedo fi può fare ancora ; à me però non par tanto ficuro, per- che, fe non è bene sù’l ponto, nel tirarla via dal fianco può con fa- cilità sbarare . Qiieda moda era più praticabile, quando fi adopera- vano l’arme a ruota con le quali era facile in quella forma l’abbaf- larvi il cane, overo le martelline, perche dando sù’l cane non fi de- ve far altro, che abbaffar la martellina , ma adeffo,che ufano quedi azzalini, dimo meglio il pigliarla con l’altra mano. Meda dunque in punto fi deve alzar con galanteria , e nel venir a ferire fi deve vol- tar un tantino in banda , cioè che il fcudellino fia di fopra , che co- sì la polvere cafcherà verfo il focone , e non farà tanto pericolofa a non pigliar fuoco, nè fi deve dar tanto pigliando di mira, che non fa bella vida , mà venuto alla didanza adequata con pidola alta s’ abbaffia drizandola verfo la Teda , e fubito fcroccare , poi fubito con predezza , e difinvoltura metterla nella fonda , e metter mano alla fpada; quedo fi fà in due maniere , uno che è l’ordinario, B b 2, è per « 1 96 Del? -Arte del Cd'Odllo è per di fopra il braccio finidro , e quello fi la , aCCiOche ne! tirar fuori la fpada non fi taglialfero le redini della briglia , Y altra maniera è , di fotto il braccio finiftro , ma , pigliata la fpada nell* impugnatura con la delira , con la finillra fi piglia il fodero , e , te- nendolo con la detta mano, fi tira fuori la Spada , che così non vi è pericolo di tagliar le redini, quali fono nella mano finillra , la qua- le tiene il fodero , & in quella maniera non vi è pericolo , che la fpada venghi fuori con il fodero ; Y altra maniera però è la più accollumata , ma bifogna legar il fodero , acciò tirando la Spada venghi fenza d’elfo . Si può adoperare ancora qualche altra ar- ma, come Mazza, e pugnale, nelle quali, come in qualfivoglia al- tra , devono olfervarfi le regole dette di fopra , cioè ferir con difin- voltura , e galanteria, e fenza alfettazione. Hò detto di fopra, che li giochi di telle fi polfono fare, con quante telle fi vuole, elfendo ad arbitrio del compofitore : il fòlito però è di quattro, ò di fei, c piantate , come fi vuole , mà bifogna abbino la proporzione , e l’uguaglianza, perche nel far le gite fi deve avere Tauvertenza, che quello fa uno da una parte, l’ iftelfo facci Faltro dall* altra oppofta, mentre fi fuol fare à due per volta, overo à quattro, Se ogn* uno de- ve far la fua gita , la quale è limile alf altre, e, quello fa funo, fanno tutti , con una differenza, che, quando due voltano à man dritta , gl* altri devono voltar à man manca , e qualche volta tutti all’ ideila mano , al che non fi può dar regola particolare , mentre confile nel buon gudo del compofitore ; balla folo , che tutti fi tro- vino à ferir nell’ideffo tempo, tutti pigliar la volta nell’illeffo tempo, e tutti finalmente venir à parare neiriftelfo tempo. Un gioco di te- de feci io in Roma nel tempo , che avevo l’onor di fervire di Ca- vallerizzo la gloriofa mem. della Maedà di Chridiira Regina di Sve- zia, nel quale con quattro telle piantate in quadro operavano otto Cavalieri, quattro con una gita e quattro con un1 altra ; quattro duelli con lancia , dardo , pidola , e fpada , e gl* altri quattro con dardo , mazza , piftolla , e fpada . Li primi quattro partivano di carriera due per parte, uno contra Taltro , in tanto gi’altri quat- tro à due, à due, fi venivano incontro per il mezzo, con un picco- lo galoppo tanto , che , quando i primi ferivano , i fecondi fi tro- vavano nel mezzo , e fubito pattati fi voltavano verfo le tede , e fpiccavano à ferirli; intanto i primi, gettata la lancia, con il dardo al- la mano, venivano ancor elfi à ferire , e così vicendevolmente tanto, che tutti otto aveffero ferito tutte quattro le tede con le loro quat- tro arme , e così fi vedevano fempre quelle tede ferite. Si fuol fare an- che in truppa , cioè il capo d/una truppa avanti feguitato dalla fua truppa alla sfilata in debita didanza , e quello , che fa il capo , devo- Lìb. Ili, Capo IX, 197 no fare gl’ altri feguitandolo Tempre , è quello fi fuol fare in ultimo , mentre fi principia ad uno, ad uno, e poi à due, e finalmente tutti. Un altro modo y è di far giochi di tefte, & è con inoltri movibili, cioè con far veftir uomini aa Orli , Leoni , ò altro Moltro , ò ani- male; e quello riulcirà più vago, mentre, movendoli anco i mollri, li polfon far varie figure , tutto il male è , che dovendo far con per- sone idiote , quali per ordinario faranno quelli , che fi veltono da mollri, farà difficile fare , che venghino alla figura giulta in tempo. Le gite , e le figure devono elfere vaghe , uguali , e diltinte , nè altra regola fi può dare , elfendo necelfario , che qui prevaglia il buon gulto del Compofitore ; e di quelli uno ne fù fatto à Modona , an- ni fono , e sì fece prima con fei mollri fermi , e poi doppo , battuti quelli , venne una macchina , dalla quale ne andavano uìcendo quat- tro alla volta , i quali da quattro Cavalieri venivano battuti , e re- fpinti dentro il Mòllro , dal quale ufeivano , di dove ne ufeivano al- tri quattro differenti , & altri quattro Cavalieri con armi differenti gl’ andavano battendo, e così andorno feguitando fino al fine . Si che dunque e le gite , & il modo d’ andar à ferire , confille nel buon gulto di chi compone , e 1’ operare con difinvoltura nell’elpe- rienza del Cavaliere. De* 'Balletti, CAPO NONO. HOra , che hò parlato delle Battaglie , che fi fanno in occafio^ ne di felle , paffo à favellare dei Balletti , con i quali per ordinario è bene terminar la fella , la quale facendoli in congion- tura d’allegrezza, com’è folito non mi par proprio debba finir in Battaglie , fia ò con mollri , ò con uomini , elfendo Ipettacolo orri- do , ma meglio fia in fpettacolo di gioja ; e quello è il Ballo, del quale, come hò detto, m’ accingo à parlare . Si chiama Balletto, perche in foltanza è Ballo , & è folito farli con illrumenti , formandoli le figure à tempo di Tuonò , in cadenza . E difficile il poter dare tutte le regole , e la maniera di far i balletti , & io non vedo al- cun libro , che ne parli , e quelli , che hanno voluto metter alle llampe alcune felle fatte, come per le Nozze della Maellà dell’ Impe- ratore, del Sereniffimo gran Duca di Firenze, & altre, hanno def» critte folo la forma della comparia, le Macchine , il nome de Cavalie- ri , e poi hanno dilegnato , e llampate le figure , fenza mettervi le gite , che è il modo d’andar da ima figura all’altra , il che /limo il più difficile , effendo quell’ operazione , che più diletta l’ audien- za ; ip8 Dell7 Arte del Cavallo za ; DÌ quella dunque intraprendo di darne qualche poco di lume al meglio , che potrò , lafciando poi à chi doveri comporre , che facci fpiccar il fuo fpirito , e buon gufto . Due dunque fono le co- le da olfervarfi nel Balleto,una le figure , l’altra le gite. Quanto al- le Figure varii fono fiati li Balletti , che fono fiati ftampati , come hò detto di fopra , ne quali hanno difegnato le figure , che però da quelli fi può prendere norma , nulla di meno per darvi qualche re- gola vi dirò 5 che dovete aver mira , che la voftra figura fia vaga , e diftinta , e non imbrogliata , e che riempia più , che fia poffibile, il teatro, ò piazza, dove fi opera , & in quefto devono aver la mira 1 Cavalieri , che operano con venir à quella figura in egualità di di- ftanza , e farla più giufta , & eguale fia pofiìbile , acciò non refti vuo- to in qualche parte il campo. Si polfono fare di figure allufive , co- me Tarma di qualche Prencipe , overo il nome , mà quefte oltre la difficoltà , che venghino giufte, per ordinario vengono riftrette , e non empierono il Campo , e non tanno bella vifta . Óltre di che poco campo fi può dar à gT alianti di confiderarle , e così non intendendo cola fia , ò cofa vogliono dire , vedono folo il difetto, che è diveder quel campo vuoto, il che dà fubito nell’ oc- chio, e fà bruttiffimo vedere , che però la mia opinione è di la- ici ar fimili figure , quando però non venilfero naturalmente à far bella vifta . Non entro à dire , cofa fia figura, perche fuppongo, che ogn’ uno lofappia, poiché, fe nonavera vifto balletti à Cavallo, ne averà però yifto à piedi , e quelle figure , che fanno i Ballarmi nei Teatri, fono Tifteffe , che fi fanno à Cavallo , con il riguardo però , che molti fi polfono far à piedi , che à Cavallo non fi può , nè à Cavallo fi polfono fare quei feurzi di vita , per far bella la figu- ra , mà folo nella pofitura , dove fi ferma , deve formar la figura , nella quale , come hò detto , devefi olfervar la diftanza , eguale da uno all’altro , e piantarfi in faccia giufto al fuo compagno , che ope- ra dall’ altra parte , formando giufta quella figura di circolo , ò qua- drato , ò oltra , che fia . E per far bella l’operazione non balla nel parare venir à piantarfi nella giufta diftanza , mà è neeelfario olfer- varla , anche operando, acciò, quando fi viene à parare, fi venga tut- ti in un tempo, e, fe fi puole, fenza più muoverli, per pigliar T uguaglianza 5 e T olfervar quella diftanza è quello, che fà fpiccar più T operazioni, & in quello tutti bifogna vi ftiano attenti, parti- colarmente quelli delle fquadre , poiché , fe T operazioni di mezzo fo- no più difficili , riguardo all’operazion medefima , T operazion del- le fquadre è più difficile, riguardo al mantener la diftanza , & al- cuni Cavalieri, che dicono, che balla feguitar quello, che è avan- ti , sJingannano affai , e credono il falfo , perche non balla olfer- vare L/uro II L Capo TX ‘ ipp vare quello , che è avanti , ma che fia in ugual dillanza , con quello , ch’è dietro , e di più , con quello , eh’ è dall’altra parte, cioè, fe è il fecondo, con il fecondo deir altre fquadre, e voltar lui, quan- do volta quello, & elfere nell’illdfo fito, cioè, fe nell" angolo, tutti quattro negl’ angoli, elfendo per ordinario quattro le fquadre , e così in tutto il reftoj fiche, à mio parere, molto s’ingannano alcuni Ca- valieri , i quali f degnano operar nelle fquadre , come cofa più facile , & io dico , che ad operar con giullezza v’ è più difficoltà ideile fquadre, che nelle parti di mezzo . Vengo ora alle gite . Gite fi chiamano quel movimento, che fanno i Cavalieri, per andar da una figura all’altra, quelle fi fanno di palio, di galoppo, di Raddoppio, di Corvette, e di tutt’ altre forte d’aria, e quello ad libitum del com- pofitore , il quale fi deve regolare , fecondo i Cavalli , che ha , e fecondo l’abilità, & efperienza de Cavalieri, che operano; non v’ è però dubbio , che , più forte d’operazioni che entrano nella fella , riefee fempre più vaga , e più bella , mà però bifogna aver fempre la mira di quelli , che operano , poiché, fe voleffimo metter Cavalie- ri principianti ad operar in aria, ne gualteranno più rollo l’opera- zione , che darli abbellimento , & è meglio far operazioni facili , e che le faccino giufle , che difficili , e che confondino tutto , & à me toccò nel tempo , che avevo 1’ honor di fervile il Sereniffimo Duca di Mantova Ferdinando Carlo, far una fella di Dame, e Cavalieri in numero di 24. per forte , dove operava anche la Sereniffima , e non v’ era altra operazione , che palfo , e galoppo , mentre la de- licatezza delle Dame non permetteva introdurvi altre operazioni , e pure fù non poco gradita dalla nobiltà , che la vidde , tanto più, che le Dame fecero fpiccare il loro fpirito , & in particolare la Sere» niffima Signora Duchelfa , la quale , con tutto che fi folfe dellinato, che le Dame non operalfero , che di palfo , volfe farne varie di galoppo , il che fù fecondato con fpirito dalle Dame , e fù termi- nata con applaufo . Voglio dire , che , quando F operazione è vaga, e fatta bene, riceve applaufo , benché non vi fiano varie forti d’ope- razioni , non è però , che elìendovi non faccino più bella villa , per chi intende . Come ho dunque detto, tutte l’ operazioni fi polfono mettere nelle felle , mà l’ordinarie fono galoppo , raddoppio , e cor- vetta ; gl’ ultimi due fono per le parti di mezzo , l’altro perle fqua- dre . Dico parte di mezzo , perche nelle felle per ordinario quelli fo- no in abito differente dalle fquadre , e fogliono venir doppo la Battaglia , mollrando di venir per la concordia , e per la pace , e per mutar la guerra in gioco ; quello però è ad arbitrio del Compo- fitore delle parole , e delfinvenzion della fella . Si può anche per le parti di mezzo pigliarne uno per fquadra , ò due fecondo il biffi" 200 Del? Arte del C avallo gno , e fecondo la quantità de Cavalieri : ina vengo all* opera- zioni , che è il mio aflunto. Quelli, che operano in Corvette, poca gita poflono fare prima , perche l’ operazione è faticofa, l’altra, per- che poco avanza , e , fe dovefle far gita lunga , non la finirebbe mai , che però fi fuole, dovendo neceflariamente far gita lunga, prin- cipiarla in Corvette , poi fpiccar di galoppo , e prima di parare tor- nar in Corvette , e così parare ; bifogna però aver l’ auvertenzà , come che per lo meno faranno quattro ad operare, di fpiccar tutti in una volta il Galoppo , ripigliar tutti in una volta la corvetta , e parar tutti infieme ; quando è gita breve , fi fà tutta in corvette , e quella non può eflere , che ò dritta , ò in volta , ò vero metà per forte , & in queflo vi vuol la direzione di chi compone nel far la gita à proportione di quello può operar il Cavallo . Nel Raddoppio fi poflono far operazioni più vaghe , mentre non è di tanta fatica al Cavallo, & avanza piu: le operazioni poi fono, ò di farli raddoppiare tutti in una volta groppa , à groppa , che formano come una croce, ma quella è operazione affai difficile , mentre bifogna mantener queir uguaglianza , e che il raddoppio fia à tutt’anca, con la groppa Tempre nel centro , fi poflono anco far raddoppiare ogn’uno da per fe nei quattr’ angoli , ò nei mezzi , fecondo il fito , che fi hà , qua- le viene dalla politura de Cavalieri delle fquadre ; dal fito , e luo- go dunque , che abbiamo , dobbiamo far le operazioni , che però non fi poflono dar fe non regole generali , mà poi tocca al compofitore \ adattar l’ operazioni ne’ luoghi proprii , e che poffino far più bella villa . Mofle , e fermate le parti di mezzo , che fono quelle , che danno principio alla mutazion della figura , devono per ultimo del- la figura moverli le fquadre , quali fogliono operar di galoppo , e quella , come operazion più facile , fi può far più lunga , fi può ope- rar largo , & , eflendo in molti , fi poflono far molte operazioni , come bifcie , intrecciamenti , pallate , & altre , fecondo il buon gu- ilo , e F invenzione di chi compone ; non potendoli dar regola par- ticolare , mentre per ordinario la politura ai quelli , che fono fer- mi , danno motivo all’operazione , che fi deve fare : La maggior au vertenza , che fi deve avere , è nel paflar da una figura all’al- tra , che , dovendoli i primi fermar prima , che le fquadre fi mo- vino , é dovendovi flar fino , che i fecondi operino , non venghi- no à metterfi in fito , che faccino brutto vedere , ò in luogo , do- ve già fono ferme le fquadre 5 mà procurar , fe fi puole , che ven- ghino à metterfi in fito voto , e che non dedichino alla figura , e così la figura feguente deve aver qualche riguardo all’anteceden- te , e bifogna ancor aver mira di darli luogo da far qualche ope- razione vaga 5 è permeilo però in tanto > che gl’ uni iànno qualche Libro III. Capo IX. 201 operazione , I* altri moverfi un pa(To , ò due per metterti alla poli- tura , per efempio , fi muovono quelli di Corvetta , e per andar al- la politura giufta , per la figura feguente , doverebbero metterfi in un fito , dove fono le {quadre , ò vero in luogo , dove difpare ; in quello calo fi va à fermare due , ò tre patii in dietro , e fubito, partite le fquadre , andarti pian piano à metterfi nel fuo luogo giufto; dico pian piano, perche bifogna , che fia fatto con manco oflervazione potiibile , l’altra auvertenza , che devono avere i Ca- valieri, è , di venir alla parata tutti in una volta, e, perche quefti balletti fono foliti farfi con illromènti , bifogna procurar di venir alla parata in cadenza , e , fe féntono à venir la caden za , più pre- fto auvanzar , ma tutti d’ accordo ^ per venir infieme alla parata , e, le veniflero troppo prello , andar trattenendo, e,fe quello non balla , parare , e chiamare il Cavallo in pofate , e così feguitar , fino alla cadenza finita ; in follanza ci vuol anche il giudizio di chi opera , per venir tutti infieme , & in cadenza alla parata , e per quello le arie per i balletti fi fogliono fare con fpetie caden- ze , perché , fe non viene in tempo ad una , viene all’altra , le fquadre particolarmente farebbe neceflario veniflero à parare nell* ultima cadenza finitiva , mentre quell* è il fine della figura , e, quan- do vengono à parare quelli di Corvetta , ò quelli di raddoppio , de- vono lubito immediatemente partir gl’ altri , fuor che le fquadre , le quali, come che terminano la figura ,aevonvifi fermare un tantino, tan- to che fi veda la figura , & io llimarei bene , come fon flato folito di pratticare , che, finita la figura , gl’iftrumenti faceflero una picco- la replica piano , nel qual tempo tutti devono ftar fermi , per dar campo à gl’ alianti di veder la figura piantata ; Li Balletti fogliono dividerli in tre parti , la prima con aria vaga , e 1* operazioni lar- ghe , e facili ; la feconda con un’ 'aria grave , & i Cavalieri di paf- fo movendoli tutti fare due , ò tre figure , le quali , come che li fanno di patio , fi poflòno fare con gite difficili , come d’ intrecci , c voltate ftrette , doppo di quella con aria*più allegra , e più vaga , fi fanno altre tre , ò quattro figure , con operazioni un poco più diti ficili , e più vaghe , & in ultima , movendoti tutti in una volta , far qualche operazione vaga , e venire ad una gran parata , e^ di gran fronte , ò di mezza luna , ò di fquadrone , come più parerà proprio à chi compone . Doppo di che , fatta la mufica fecondo l’invenzio- ne , fe ne sfileranno due , à due , dietro il carro , ò altra macchi- na , che è la Conduttiera , e così patteggiato il campo , falutando le Dame , fe ne partiranno . Li faltatori , quando ve ne fia , perche in ^utta la fella è diffìcile poflìno refiftere a faltare , fi polfono intro- dure nell’ ultima parte 3 come più allegra , è quella operazione ancora C c alle- 20 2 * Dell? Arte del Cavallo allegra , & il proprio è , il fargli operare terminata la fignn in quel tempo , che fi (laverebbe far il piccolo ritornelo che così fervono per far vedere la figura ; fe ne può introdurre uno , ò due , ò anche quattro 5 e fecondo le figure fargli operare in quei fpazii d’effe; Nel qual cafo bifogna che il Compofitore facci le figure in modo 9 che diano luogo ai Saltatori , che è quanto pare à me poter dire in quella materia . Del ‘Batter fi à Cavallo in Guerra . CAPO DECIMO. Avendo difcorfo di tutte Y operazioni , nelle quali fi adopera il Cavallo , e del modo di adoperarlo in effe , vi reità folo di di- Icorrere fopra del Batterfi à Cavallo , ma non vorrei , che nel legger il titolo di quello capitolo , mi foffe fatta un* obiezione di credermi poco Chriftiano, decorrendo di cofa proibita, ma s ingannano , e Tappino , che mi glorio d’effer nato nel grembo di S. Chiefa Apofto- lica Romana , & in quella viver , e morire , con il divino ajuto , fenza tranfgredir , per quanto poffo , i di lei Santi precetti 5 e per dub- bio , che non fia mal interpretato quello Capitolo , andavo divifan- do di lafciarlo , ma , fatto rifleffo , che effendo à fronte T armate , e facendoli delle Scaramuccie , può facilmente fuccedere, come fpeffifììmo accade di dover combatter da corpo , à corpo : per quella caufa vi ho aggiunto in Guerra ; ho dunque giudicato, che le regole , che io fo- no per dire , pollino non poco giovare al noltro Cavaliere, quindi è, che ho intraprefo di difcorrerne, proteftandomi fempre, che intendo di parlare del batterfi à lòlo , à iblo contro il commun nemico , nè mai tra Chrilliani , che volgarmente Duelli à Cavallo fi chiamano , quali aborriico , e detefto, come cofa proibita , e detellata dalla S. Madre Chiefa Apoflolica Romana . Se dunque nel batterfi à piedi è proficua l’arte, nel batterfi à Cavallo è neceffaria, mentre la Vitto- ria dipende quali tutta dalL’arte. E per andar per ordine , dirò delle qualità , e difciplina , che deve aver il Cavallo, che deve fervir in tal funzione ; e, fe bene nel ter- zo capitolo di quello libro hò defcritto le qualità, e fattezze, che deve avere un Cavallo da foldato , non mi par fruftatoiio il replicar- ne qualche parte in quello capitolo, trattandofi d’ un’ operazione, nel- la quale più, che in ogn’ altra confille la falvezza del Cavaliere , dalla prontezza , & obbedienza del Cavallo . Dovendo dunque il Cavaliere montar à Cavallo in giornata , nella quale gli polli acca- dere tal congiuntura , deve avere un Cavallo di buona forza , e di gran buona faccia , coraggio , agilità , e leggerezza , moderato fen- Lìb, IFI, Capo JC. 205 fo , di mediocre taglia , e che non fia lungo , perche non può unire così facilmente il corpo, nè meno tanto corto, elfendo quello fog- getto nella fuga ad arrivarli con li ferri , e cafcare , oltre l’ altre buone qualità di gambe , e traverfo , come hò detto nel terzo capi- tolo, per poter refiftere à gl’ incontri . Che fcappi con velocità ad ogni cenno di chiamata , e che ad ogni accollata di gamba fia ob- bediente, anzi precipiti al piatto dello fprone, non che alla punta , ò piccata d’ elfo $ che non li metti in Balca , ò ardenza , doppo la fuga f e che non li fpaventi , non folo alla Pillolettata , mà nè me- no ad un colpo, che potelfe ricevere al mollaccio . Che però fi de- ve affuefare , e per l’ardenza di quietarlo di palfo, doppo la fu- ga , e di farle fentire li tiri di Pillola , & in Italia , & à Cavallo , & una volta almeno darle una botta nel mollaccio con un bafto- nc , e lùbito doppo farle carezze , acciò non refti fdegnato , e che non li fpaventi alla villa , e minacciata del ballone . La Ièlla , con tutto , che molti lodino le felle affatto^ rafe , io per me loderei , che folfe di mezzo borello, e quello più tollo alto per Hard forte, non folo ad ogni moto improvifo del Cavallo , mà anche per refiltere , fe fi veniffe alle prefe col nemico . Devono effere li Borroni un po- co larghetti , per poter ufeir di fella con prontezza ad ogni acci- dente , e difgrazia , il fullo d’elfa- deve elfere d’ una lunghezza , che abbracci bene il Cavallo, e non fvolti. La Telliera, e redine, e portamorfì han da elfere di buon curarne doppio , per refillere ad un taglio dell’ inimico . L’ imboccatura , fe ben propria alla bocca del Cavallo , con tutto ciò , fe fi può sfuggire il Cannone non_ è , fe non bene per efsere la più foggetta ad aprirli nel Tompagno. La guardia , la più corta che fia polfibile . Non_, difeorro dell5 armi ,• perche parlando con foldati credo , c!k_, meglio di me làpranno l5 armi , che fono necelfarie , nulla di meno, per dir la mia opinione , dirò , che le Pillole devono elfere di giu- fla grandezza , che corrifponde alli due palmi Romani , ò poco meno. La fpada deve elfer di quattro palmi di lama , per poter aver il forte fufhciente da reprimere , e fcacciare una fioccata , ò imbroccata , che abbi taglio, e punta, mà quella ad oliva. La guar- dia , che copri la mano , e che vi lì polli metter un dito , non al- la Todefca , che farebbe il dito grolfo , come tifano li Todefchi , mà l’indice. Con la Pillola alla mano deve il Cavaliere aver la mira di non tirare il colpo , che di alto , à balfo , avendofi que- llo vantaggio , che la bocca della Pillola defeendendo trova tutta via berfaglio neh corpo dell’ inimico , ò del fuo Cavallo , addrizzan- do il colposa quella parte del petto, che è frà le braccia , come la parte più fpaziofa di tutto il corpo. Nel caracollare li deve an- G c 2- dar 204 T) elì Arte del Cavallo dar di un piccolo galoppo , mà lontano^ dall5 inimico quattro , Ò cinque corpi di Cavallo , fi deve fcappar à tutta furia , e, perche la Piftola è fallace per fe fletta , fe ben fi sbara , ettendo fermo , tanto più lo farà nel moto violente della fuga , e di tutti due, e però non hà da sbarare , fe non è ficuro di ferire , cioè, quando il fuo Cavallo con la tetta è à dirimpetto , e quafi , che tocchi la tetta del Cavallo dell5 inimico. V'è opinione , che con la piftolà alla mano fi deve far sbarare prima alfinimico , per etter poi Patrone della vita d5eflo 5 quefto ancor io concorrerei in opinione , fe fi dovette combatter con la fo- la Piftola , mà, ettendovi la fpada , dico bene , che non fi deve sbarare , fe non fi è quafi ficuro di colpire , come hò detto , mà, ettendo nella mifura , e quafi ficurezza , io sbararei , perche hò pronta la fpada alla difefa, & offefa, con più ficurezza della piftola, mentre quefta può fallire , che la fpada nò . Et in comprobazione di quefta verità, fe dovetti combattere' con uno , e dovettimo aver uno la fpada, e V altro la piftola, io fempre rieleggerò la fpada, perche l'inimico, per colpire, non deve sbarare, fe non è alla diftanza fo« pradetta , & io nell5 iftetti diftanza potto ferir lui con la Ipada , la quale non hà F incertezza della piftola, come di non prender fuoco , ò di non colpire , e poi F efperienza ce F hà moftrato in moltiffime occafionL E, perche tutto il vantaggio confitte nel guadagnar la groppa, per- ciò , come la tefta del fuo Cavallo è alla groppa del Cavallo aelF inimico, hà da voltar in un fubito, de efferle fempre addotto, ò con l'altra piftola, ò con la fpada. Non ftimo male nel tèmpo, che fi hà la piftola alla mano, aver la fpada sfoderata nella mano della briglia, e quefto, acciò fi potti aver pronta, fenza imbarazzarli, e nel pomo- 10 d5etta fpada legarci un cordone di feta, per a volgertelo al polfo, e detto cordone fia grotto, acciq ftia largo, e perche vi potti entrar la mano in un fubito. Nel incontrarli con la fpada , fi come in ter- ra vi è la fua guardia , così ancora à Cavallo vi è la fua , e quefta hà da ette re in modo , che fi dia una porta fola all'inimico, £ quefto farà con tenerla impugnata trà la feconda , e terza , per ef- fer più propria alla difefa , & offefa , e che la punta d'effa guardi, anzi vadi à finire nel mezzo della tefta del Cavallo ; fi deve a u ver- sare , che , combattendo con la Spada fola 3 tutto il pericolo è nell* incontro . Mi vien riferito , che li Signori Francefi più pratichi di- cono , che il Cavallo ferve di difefa , ond' elfi non badano , che all* offendere, portando il braccio dritto , e tefo , e la Spada dritta verfo il petto del nemico , mà per lo più fi ferifeono tutti due. 11 noftro Cavaliere hà da applicare non meno alla difefa , che all5 offefa , e però hà da fituare la mano della fpada fopra il borrone d5 avan- . Lìb. Ili . Capo X, 205 d’ avanti della fella , ma quafi , che lo tocchi , per dare alFinimi- co una porta fola , tenendo la detta mano tra la terza , e feconda guardia , come ho detto , e la punta d3effa fpada vadì verfo il mez- zo della teda del fuo Cavallo , mà più todo , che guardi Y orecchio dritto del detto Cavallo , perche, fe fotte voltata verfo il manco , fa- rebbe troppo voltata , e troppo lontana al ferire ; & in quella ma- niera darà all’ Inimico una porta fola , e , benché larga , farà più ficura , che dandogliene due , ò tre ancorché llrette , come le porte di fuori , di dentro , e di fotto. Deve dunque afpettare , che Y inimico venghi à ferire , dandole folamente la porta di fuori , come hò detto , e parerà il colpo , con voltare la mano, anzi il pugno di feconda , e nell3 filetto tempo deve voltare la fpalla dritta in dietro , e la fpalla manca avanti , acciò mettendo il fuo corpo in profitto, non folo dà meno corpo all3 ini- mico , mà crefcerà maggior forza alla parata . Nel parare hà ben da voltare il pugno di feconda , mà non hà da levare la punta del- la fua fpada dal centro del petto dell3 inimico, nè meno deve tirare la fioccata , mà hà da tener la mano ferma , perche la velocità di tutti due li Cavalli portano Fimbroccata : mà in cafo , che con la parata avelfe portato troppo la punta della fpada in fuori, allora deve volta- re folamente la fua mano di quarta, & un poco alzarla , perche, fe non ferirà l3 inimico di punta , lo ferirà di taglio nel moflaccio . E fa- piate, che, fe volettimo, fubito pattato, dare una cortellata , per la velo- cità delli Cavalli , non farete à tempo. Quella dunque è la propria guardia , e l3 unica difefa , & ofìefa , che fi può fare , con ficurezza . Vi farebbe ancora nel tempo , che l3 inimico fpinge il braccio per ferire , e voi nell3 ideilo tempo potete abbalfar tutto il corpo sù la man manca del collo del voflro Cavallo , e drizzar la punta della vodra Spada al petto dell3 inimico , mà , fi come non è tanto ficuro , cosi non auverete la prontezza di rimettere il voflro Cavallo, per gua« dagnarle la groppa , eh3 è quello fi deve procurare , come hò detto di fopra . Mà , fe F inimico è prattico , facilmente fi può venir alle flrette, che, fe è più forte di voi, dovete fchivarlo con voltare fubi- to la teda del voflro Cavallo al fianco del fuo ; che cosi potrete an- che pigliarlo di fianco , che è , fe vi trovade con la teda del vodro Cavallo verfo il fianco del fuo, &, avendo un Cavallo pronto , potete dargli tutta la mano, e con un paro di fperonate invedirT inimico, che trovandolo per fianco , & in confeguenza più debole del vodro , che è dritto , facilmente potrete arroverfeiar per terra lui, & il Cavallo . E, per far ciò con più facilità, nel tempo , che voltate il vodro Caval- lo , piccate forte col vodro {perone dritto il fianco del vodro Caval- lo; e così, fenon lo pigliarete di fianco, almeno non verrete alle Eret- te zotf Dell airte del Cavallo* te, e vi ridarete tutti due in volta, & in quello cafo dovete procu- rare ò di dare una corteilata raà di rovericio al mollacelo del Ca- vallo dell' inimico , ò mantenendoli Tempre fuor di mifura, dare una; ferita ^ ò cortellata alla mano , ò braccio dell" inimico ; che , fe ciò vi riefce , le levate Tofiefa , Se poi volete sfuggire Y incontro della fpada^ nel tempo giufio , che T inimico fpinge il Cavallo, per venirvi à ferire , e voi con una piccata di fprone , mantenendovi la gamba dritta accollata con una portata di mano alla parte manca, fate andar di collo il volito Cavallo , che così vi levarete dalla milura r e nell’ illelfo tempo voltate un taglio alla mano , ò braccio deir ini- mico,. perche rfe fete fuor di mifura del corpo, facilmente non lo farete della mano , e fubito voltando il Cavallo , ò lo pigliarete di fian- co, ò le guadagnante la groppa Mà bifogna, per far ciò, aver Ca- vallo , che abbia tutti li requifiti dettr di fopra , che fii pronto alla gamba, e bifogna alfuefarlo à tale obbedienza della gamba, che alla' loia accollata d’elfa fi precipiti all’altra parte e quello non folo da: fermo , eh’ è facile , ma fui galoppo. In cafopoi, che il nofiro Cavaliere avelie Cavallo cattivo, e r inimico avelie Cavallo pronto, e prefio, come fogliono elfere i Cavalli Turchi il più ficuro , per non farli guada- gnar la groppa, è r afpettar l’ inimico , flandó fermo , e, il come lui và girando di galoppo per guadagnarla. mano , e voi con un piccolo palfo dovete fidamente voltar Tempre la tefia del- vofiro Cavallo ver- fo l’inimico; mentre , fe vi è. il difavantaggio di poter effer colpito dalla pillola dell’ inimico mentre fi colpifce con più facilità uno, ftando fer- mo, che in moto, e tanto più moto violente ; & io vi dico , che coni più licurezza colpirà uno fermo ad uno , che galoppa , ò corre, che quello à quello, che Ila fermo. Nel rello quello, ch'ha cattivo Cavallo,^ non potrà fare quelle lezioni di portarli il fuo Cavalloni fianco, e gl’ altri moti d'agilità, ma con voltare Tempre la tefia del fuo Cavallo all5 Inimico, quello per ferir fi ha d’auvicinare, onde il pericolo così è dell9 uno, come dell’altro. Quella regola è univerfale , e provata dalli bravi Tolda ti ; l’hò voluta con tutto ciò ricordare . Tutte quelle regole , che ho detto al nofiro Cavaliere, polfono anche elfere note all* inimico ,• che però deve fiar pronto, perche facendogliela 1* inimico non lo trovi fprovifto, mà fiar sù la difela , & andarli regolando fecondo che trova i* inimico con valore, mentre, fe non v’ è tutto , Tinvefiirlocon riloluzione facilmente lo feomponerà , e ne farà Patrone : mà, fe il valore folfe gran- de, bifogna andar più cauto. Che è, quanto hò potuto mitrare dall’efpe- sienza* Il tutto per infegna mento , e regola del nofiro Cavaliere ». Il Fine del T rr^o s Ultimo Libro, INDI 207 C E DE CAPITOLI libro primo. 1 che tempo debbafi rimetter in fidi- la il Tolledro , e come principiava cavalcarlo fino ad asolarlo. Cap-pri- mo . ' pag. $ Come doppo d' effer afjolato il Tolledro} bà da trottare fino al fegno di porgli la Briglia . Cap - II» 7 Dell' ufo del Tiliere , e fefia giovevole , ò dan- nofo per ridurre con maggior facilità li Ca- rdili à perfezione . Cap. III. 1 1 Dei fito j e fe fia utile faticar li Tolledrì nel- le Majefe , ò Solchi d' Aratro , come infe- gna il Grifoni , & altri , e de Falfi , e co- me , e con quali Cavalli devono ufarfi ; e del fiar fermo al Montatore . Cap. IV 16 Del porre la Briglia al Tolledro , e quale deb- ba effer , e fe fi deve continuar il Capez- Zpne-i dove s” ef aminerà Ì opinione de' Trance fi- Cap.V. 17 Del trottar [picei ato ye che co fa fia, Cap. fi- 20 Del dare in dietro. Cap- VII. 22 Della Tarata , fua definizione , e come fi deve dare , col riguardo dell ’ età , forza , &c. Cap. VII l _ 24 Deli unire '.li Cavalli in genere 3 cofa fia9 è quanto importi . Cap. IX. 3 2 Modo di trinciar il Cape^Zpne , e del fito 3 nel quale s' han da tenerle mani. Cap. X. 37 Del Porgere . fermare , & ìncafciare la tetta del Cavallo , [cagioni del moto [concertato attà 7, Agofto "'"t A ' . i F erìgo Marcello Proc, Ref. | Afcanio Giuftinian II. Cav. Ref. «=> -5 | yfgoftitio Gad aldini Secr* / J f -, \ o